La Prima battaglia del Tembien
Se i combattimenti sul Tacazzè e nel Tembien del
dicembre e la fulminea offensiva del generale Graziani sul Ganale Doria ed
il Daua Parma avevano prontamente ed energicamente rintuzzato le velleità
offensive dei vari Capi etiopici, non per questo, però, costoro avevano
deposto ogni speranza di riscossa.
Dalle notizie, sempre più attendibili, che pervenivano al nostro Comando
Superiore risultava che i Comandi etiopici perseguivano da tempo un sogno
ambizioso quanto ardito: si progettava, in sostanza, di attaccare con le
forze di ras Cassa e ras Sejum, dislocate come è noto nel Tembien, il fianco
destro del nostro schieramento, in direzione del passo Abarò e di Hausien,
così da interporsi tra le nostre posizioni di Macallè e quelle di Adua,
recidendo la linea di comunicazione. Se questa mossa fosse riuscita,
sarebbero passate all'attacco, prontamente, anche le masse di ras Mulughietà.
contro Macallè, e quelle di ras Immerù, dallo Scirè.
Al nostro Comando si presentavano due soluzioni: attendere l'attacco
abissino o prevenirlo, attaccando. A questa seconda soluzione decise di
attenersi, con elevato spirito strategico, il Maresciallo Badoglio.
Nei primi giorni di gennaio, l'attività nemica nella regione del Tembien
andò facendosi sempre più intensa: l'aviazione avvistava e segnalava la
presenza ed i movimenti di forti nuclei di armati abissini, i quali
probabilmente si proponevano di attaccare qualche nostro posto avanzato. Da
direzioni diverse, quindi, il nostro Comando faceva avanzare due colonne,
una di nazionali ed una di eritrei, nell'intento di prevenire e stroncare le
mosse avversarie. Nella località di Mai Shibba, presso l'Amba Betlem, la
colonna nazionale si scontrava con un gruppo nemico ed impegnava
combattimento; in questo intervenivano, successivamente, anche gli eritrei,
costringendo gli avversari a ripiegare disordinatamente, verso ovest, dopo
aver subito perdite considerevoli.
Un altro tentativo nemico di avvicinarsi alle nostre posizioni, a passo
Doghea, veniva frustrato dall'attenta vigilanza di nostri eleménti avanzati,
forniti di stazioni fotoelettriche; tiri bene aggiustati di artiglierie
infliggevano agli avversari nuove perdite.
Nei giorni successivi, fino al 18 gennàio, aviazione, artiglieria e
pattuglie di fanteria esercitavano, da parte nostra, attività sempre più
intensa su tutta la linea, fra Macallè ed il Tacazzè.
Il giorno 19, il nostro Comando iniziava le operazioni dirette a stroncare
la progettata offensiva avversaria.
Precedette una mossa del III Corpo d'Armata, intesa ad impedire che le forze
avversarie, concentrate nella regione di Antalò, potessero spostarsi verso
ovest, per fare blocco con quelle del Tembien. Forti nostri scaglioni,
quindi, avanzavano a sud-ovest di Macallè, occupando i villaggi di Debri e
di Neguidà, nella valle del Gabat; il giorno 20, poi, con vivi
combattimenti, veniva espugnato il costone che domina da settentrione la
vallata dello stesso torrente. In tal modo si riusciva ad impedire che le
truppe di ras Cassa e ras Sejum potessero ricomporsi da est, e si
intercettava inoltre la via di comunicazione più corta della valle Calamino,
lungo la quale le truppe del Tembien ricevevano i rifornimenti dalla
direttrice Dessiè-Amba Alagi.
II mattino del 20, il generale Pirzio Biroli faceva muovere da Mai Merella,
in direzione ovest, verso le posizioni avversarie di Melfa, due colonne,
composte di Camicie Nere e di Eritrei. Sulle alture di Zeban Kerkatà
avveniva il primo scontro con gli abissini, i quali, attaccati
impetuosamente, venivano costretti a ripiegare, lasciando sul terreno oltre
un migliaio di caduti, tra cui vari capi.
Intanto, allo scopo di sbarrare al nemico il passo verso nord, il nostro
Comando aveva fatto occupare dalla divisione CC.NN. «28 ottobre», comandata
dal gen. Somma, l'importante posizione di passo Uarieu. Alle dipendenze
tattiche di questa divisione erano posti anche due battaglioni di CC.NN.
(Diamanti), il IV gruppo Battaglioni eritrei (Butta) ed un altro
battaglione, pure eritreo (il XII).
Il giorno 21, si sviluppava la nostra azione generale, su tre colonne: la
colonna del Console generale Diamanti effettuava una dimostrazione verso
Abbi Addi; e le due altre (colonna principale e colonna Butta) da Amba
Sciama e da Zeban Kerkatà puntavano su Melfà.
Dopo combattimenti asprissimi, nella giornata stessa,
la colonna principale espugnava le posizioni avversarie del monte Lata e
quella del Ten. col. Butta s'impadroniva del monte Curii. La colonna
Diamanti si spingeva fino ai roccioni del Debra Amba; ricevuto, quindi,
l'ordine di ripiegare, ridiscendeva in piano, e qui si vedeva attaccata da
forze numerose, che tentavano tagliarle la ritirata. Benché serrati
dappresso dall'avversario e provati da dure perdite, i due battaglioni,
validamente protetti da una compagnia mitraglieri, che si sacrificava
eroicamente sul posto, riuscivano, dopo sanguinosa lotta e dure perdite, a
disimpegnarsi, rientrando sulla sera a passo Uarieu.
Contro questo passo, però, il nemico faceva massa, con l'intenzione evidente
di forzarlo per aprirsi un varco verso nord ed annullare i risultati da noi
precedentemente ottenuti.
Benché asserragliati dalla sera del 21,
i legionari della «28 ottobre», con i già provati due battaglioni eritrei
reduci dal Debra Amba ed il XII battaglione eritreo, resistevano
impavidamente, reagendo col fuoco incessante contro le imbaldanzite schiere
avversarie, mantenute anche sotto il tiro preciso delle batterie di
artiglieria.
Fino alla sera del 23 durava questa eroica resistenza. Alle ore 13 di quel
giorno un aereo, sorvolante a bassa quota nel cielo del Passo, lasciava
cadere un messaggio, recante l'incitamento e l'elogio del Maresciallo
Badoglio: «Coraggio, mio Somma, resista e avremo la vittoria! Le sue Camicie
Nere scrivono una pagina magnifica». Elogio meritato, ed incitamento
pienamente raccolto.
Il 23 sera la pressione nemica appariva già in declino. Rapidamente,
intanto, marciavano verso il passo Uarieu, in soccorso della «28 ottobre»,
due gruppi eritrei (il VI ed il VII) partiti dal passo Abarò: alle ore 8 del
24, i primi scaglioni della colonna di soccorso apparivano sulle alture di
Enda Micael. Immediatamente si organizzava una sortita dal passo Uarieu:
preso tra due fuochi, il nemico batteva in disordinata ritirata. Il suono
disperato dei corni annunciava, giù per le forre del Tembien, la rotta delle
truppe dei due imperiali cugini.
II giorno 24 stesso le nostre truppe iniziavano il rastrellamento della
regione e l'opera di assestamento.
Durante lo svolgimento di questa prima battaglia del Tembien (20-24 gennaio)
saldissima ed instancabile, come sempre, fu la cooperazione offerta
dall'aviazione, sia bombardando, anche da bassa quota, l'avversario, sia
segnalando con attivissime ricognizioni i movimenti delle truppe avversarie,
sia provvedendo anche a rifornire dall'alto le truppe combattenti di viveri
e di munizioni.
All'azione magnifica ed allo strenuo valore dimostrato dalle truppe non
mancò neppure l'alto riconoscimento del Duce, il quale così telegrafò al
Maresciallo Badoglio: «Il tentativo nemico di forzare l'ala destra del
nostro schieramento sul fronte nord è stato annientato nella vittoriosa
battaglia del Tembien.
«A V. E. che ha idealo la manovra, agli ufficiali ed alle truppe nazionali
ed eritree che l'hanno eseguita, va il mio fervido elogio. Desidero che tale
elogio sia in particolare modo diretto alla divisione CC. NN. «28 ottobre»,
per la tenacia eroica con cui essa difese il passo Uarieu e respinse il
nemico dopo due giornate di accanito combattimento. Le prove vittoriose del
Tembien sono certo auspicio per le lotte future».
L'alta parola del Capo, così, consacrava tutta l'importanza ed il valore
della vittoria. Il disegno audace dei Comandanti etiopici era caduto
miseramente in frantumi, e la nostra linea di comunicazione poteva
considerarsi ormai al sicuro. Il Maresciallo Badoglio poteva pensare, in
piena serenità, all'esecuzione ulteriore dei suoi piani offensivi.
AMEDEO TOSTI
Si inizia ora la terza fase della guerra con una
grandiosa offensiva strategica. Il Maresciallo Badoglio, battendo ad uno ad
uno i quattro eserciti nemici che, con propositi offensivi, lo
fronteggiavano, rapidamente conquista, insieme a vasti tornitori, la libertà
d'azione necessaria per le ardite manovre che dovranno portarlo alla
battaglia decisiva. Su tale fase sono già state comunicate al Paese le
incisive, chiare e tacitiane relazioni dello stesso Maresciallo Badoglio.
Il documento prende qui il posto della narrazione.
Relazione riassuntiva della battaglia dell'Endertà
(10-15 Febbraio XIV)
Verso la metà di gennaio notizie in mio possesso precisavano che le forze etiopiche nel settore Tembien-Endertà erano divise in due masse. Una massa forte di 40.000 uomini, al comando di Ras Cassa e Ras Sejum, fronteggiava il Tembien, mentre una massa forte di 80.000 al comando di Ras Mulughietà fronteggiava le nostre posizioni a sud di Macai le. Compito della prima massa era quello di puntare su Hausien, compito della seconda massa era la riconquista di Macallè una volta isolata e messa in critica condizione dall'azione della prima massa. L'azione nel Tembien prevenne gli intendimenti di Ras Cassa; la nostra offensiva e la successiva tenace resistenza ai reiterati controattacchi nemici, sconvolsero le previsioni del nemico e fecero fallire la prima parte del piano etiopico. La scarsezza di munizioni, lo scoraggiamento per le ingentissime perdite, il ritardo nell'arrivo degli invocati rinforzi, hanno imposto un atteggiamento passivo alla massa di Ras Cassa che mi ha consentito di rafforzare le posizioni del Tembien e di assumere atteggiamento offensivo nell'Endertà concentrandovi le truppe ed i mezzi all'uopo necessari.
L'organizzazione di una vasta azione a massa nel settore di Macallè, oltre a
consentirmi di battere sicuramente l'armata di Ras Mulughietà, avrebbe
determinato probabilmente l'abbandono del Tembien: ed io avrei potuto essere
in condizioni di prendere alle spalle tali forze ripiegantesi.
Di fronte a Macallè, a circa sedici chilometri. Ras Mulughietà, ministro
etiopico della guerra, aveva sistemato a difesa il massiccio di Amba Aradam,
che si estende per otto chilometri da est ad ovest e per tre chilometri da
nord a sud. Su tale massiccio erano concentrate molte forze, mentre altri
forti contingenti erano dislocati sul costone Antalò-Debrà Alla. Le
posizioni scelte erano strategicamente molto favorevoli perché permettevano
al Ras di proteggere sia le comunicazioni che dai passi di Amba Alagi
attraverso all'En-derlà portano a Macai le, sia quelle che attraverso il
Seloà portano da Socotà nel Tembien. Tatticamente la posizione era un vero
baluardo con fianchi a picco e con poche vie d'accesso facilmente
difendibili, con molti anfratti che permettevano l'occultamento delle
riserve all'osservazione ed alle offese dei nostri aerei.
Contro tale organizzazione difensiva che dominava e proteggeva Io
schieramento offensivo di Ras Alulughietà, ho orientata la mia azione
offensiva per attanagliare Amba Aradam col I Corpo d'Armata ad est e col III
Corpo d'Armata ad ovest, appoggiati entrambi da un potente schieramento
della massa di artiglieria di manovra.
Nel primo tempo l'azione si è svolta in tre giorni successivi : giorno 10: i
due Corpi d'Armala attestano sulla sponda sinistra del Gabat fuori
dall'osservazione e dalle offese del nemico; giorno 11 : mentre il III Corpo
d'Armata manteneva le sue posizioni col duplice scopo di garantire il fianco
destro dello schieramento ed ingannare il nemico sulla nostra direzione di
attacco, il I Corpo d'Armata si portava con uno sbalzo sulle alture
immediatamente a sud del Gabat ed organizzava un forte caposaldo verso le
provenienze del bassopiano orientale, dalle quali, secondo insistenti
notizie, il nemico poteva facilmente effettuare un contrattacco redditizio.
Nella stessa giornata anche le artiglierie di medio calibro avevano assunto
uno schieramento arditamente offensivo; giorno 12: tutta Tarmata avanza su
tutto il fronte. Il I Corpo d'Armata occupava le alture dominanti la conca
di Buie; il III Corpo d'Armata superava il fiume Gabat. su di un terreno
scosceso e strapiombante, compartimentato da ripidi speroni scendenti da
Amba Aradam.
Mentre il nemico era assente sul fianco sinistro del I Corpo d'Armata,
reagiva con reiterati attacchi sull'ala destra, impegnata all'attacco del
costone di Enda Gaber scendente da Amba Aradam. Masse nemiche, appoggiate da
qualche batteria di piccolo calibro, animate da forte spirito aggressivo e
da sprezzo del pericolo, si precipitavano sulle nostre colonne, per quanto
battute con evidenti effetti dalle nostre artiglierie e dalle nostre
mitragliatrici.
L'ala destra del I Corpo d'Armata riusciva a raggiungere i suoi obiettivi
solo all'imbrunire.
Sul fronte del III Corpo d'Armata il nemico effettuava numerosi
contrattacchi tutti respinti dalla potenza del nostro fuoco e dalla saldezza
dei nostri fanti, che raggiungevano gli obiettivi loro assegnati prima
dell'imbrunire.
Secondo notizie pervenute, il nemico, tratto in inganno sulla direzione del
nostro attacco, avrebbe sgombrato le posizioni fronteggianti il III Corpo
d'Armata per concentrarle contro il I Corpo d'Armata; per poi nuovamente
dividerle onde contrastare l'azione di entrambi i Corpi d'Armata. Comunque
le sue azioni di contrattacco rapide, decise ed irruenti confermavano la sua
intenzione di resistere da Amba Aradam.
I giorni 13 e 14 furono dedicati ai
movimenti per sistemazione di reparti, spostamento artiglierie,
organizzazione dei servizi ed apertura di piste. Tale lavoro si svolgeva
regolarmente e con tenaci sforzi da parte di tutti.
All'ala sinistra del I Corpo d'Armata il mattino del 13 il nemico tentava la
sua preferita, ma preveduta manovra.
Circa 3000 armati, di cui alcune centinaia a cavallo, attaccavano le nostre
posizioni di estrema sinistra dello schieramento, ma contenuti e
controattaccati venivano brillantemente respinti. Uguale sorte subiva un
contrattacco, per quanto sostenuto da artiglieria, sulla sinistra del III
Corpo d'Armata.
II giorno 14 fu caratterizzato da calma assoluta da parte del nemico, e da
intenso lavoro nostro per completare in ogni campo la nostra organizzazione.
II. bilancio di questo periodo preparatorio della battaglia si chiude col
nostro completo successo. Gli obiettivi sono stati tutti completamente
raggiunti, la sistemazione per i successivi sviluppi pienamente assicurata,
lo spirito delle truppe non solo elevato, ma man mano in tutti insorgente
malgrado il maltempo insistente con pioggia, freddo, nebbia durante quattro
giorni e quattro notti consecutive.
Conclusosi il primo periodo preparatorio della battaglia, la sera del giorno
13 emanavo gli ordini ai dipendenti Corpi d'Armata per avvolgere Amba Aradam
procedendo arditamente lungo entrambi i suoi fianchi, ricongiungendo le
colonne oltre l'amba stessa.
Alle ore 7 del giorno 15 le colonne muovevano contemporaneamente dalle loro
posizioni ed avvolte da fitta nebbia procedevano in primo tempo senza
incontrare resistenza.
Diradatasi la nebbia il nemico percepiva il movimento ed opponeva una
tenacissima resistenza su tutto il fronte, ovunque superata dai nostri
valorosi fanti col concorso efficacissimo dell'artiglieria e dell'aviazione.
Nel tardo pomeriggio, raggiunti tutti gli obiettivi, le colonne si
congiungevano sulla linea monte Boera Ogazen-Antalò, mentre le artiglierie e
l'aviazione inseguivano e bersagliavano torme numerose di armati che
cercavano scampo ritirandosi verso sud e verso sud-ovest.
Il nemico ha subito perdite ingentissime; ovunque esso ha tentato di opporsi
alla nostra avanzata ha lasciato il terreno letteralmente coperto di
cadaveri, ai quali molti se ne devono aggiungere per effetto dell'aviazione
e dell'artiglieria inseguenti i fuggiaschi col loro fuoco.
Si possono calcolare da 5000 a 6000 uccisi ed almeno il numero doppio di
feriti; numerosi prigionieri, ingenti quantità di fucili e di armi bianche,
mitragliatrici e fucili-mitragliatori, sei cannoni, grandissima quantità di
munizioni, di materiali, di quadrupedi e di derrate sono rimaste nelle
nostre mani. Ras Mulughietà nella sua rapida ritirata ci ha abbandonato
persino la sua insegna di comando, le sue decorazioni, la sua grande
uniforme ed il suo archivio personale.
Il Maresciallo d'Italia PIETRO BADOGLIO
L'Ordine del giorno alle Truppe
La battaglia dell'Eliderla, iniziata il giorno 11 febbraio e combattuta
quasi esclusivamente da truppe nazionali contro la massa di armati, di Ras
Mulughietà, ministro della guerra etiopico, è stata vinta.
Essa è stata vinta dalle forze armate dell'Italia Fascista in fraterna,
intima, affettuosa cooperazione.
Mi è difficile, come comandante, formulare elogi e giudizi singoli; ma mi è
facile formulare un giudizio complessivo: il mio Stato Maggiore, i
Comandanti, gli Stati Maggiori delle grandi unità, l'Intendenza, le truppe
del R. Esercito, della R. Aviazione, della M.V.S.N., i carabinieri, il
genio, gli avieri, i servizi, gli ascari ed i gregari, tutti animati dal più
ulto spirito, teso solo verso la vittoria, con aranti a loro, lontana, la
figura luminosa e sempre più grandeggiante della Patria che la Maestà del Re
impersona e sublima ed il Duce governa, hanno compiuto il loro dovere. Più
del loro dovere hanno compiuto coloro che si sono immolati per la vittoria :
ad essi va il pensiero riverente e commosso della Patria.
Amba Ghedem, 16 febbraio 1936-XIV.
Il Maresciallo d'Italia PIETRO BADOCLIO
Il Duce a Badoglio
«Maresciallo Badoglio, Macallè — L'annuncio della grande vittoria di Amba
Aradani ha fatto fremere di orgoglio e di esultanza l'anima del popolo
italiano. A V. E. che ha diretto la battaglia, agli ufficiali ed alle truppe
che hanno con romana virtù conquistata la l'ittoria giunga il mio fervido
elogio e la gratitudine della Patria. — MUSSOLINI».
S. E. Badoglio ha così risposto al Duce:
«Ringrazio V. E. per elogio rivolto a me, agli ufficiali, alle truppe. Esso
ci sarà di incitamento a nuove lotte fino a completamento grande impresa.
Per volere di Vostra Eccellenza, per virtù di capi e di truppe, i morti di
Adua finalmente vendicati riposano in pace.
BADOGLIO».
Il compiacimento del Re
« S. E. Maresciallo d'Italia On. Cav. Pietro Badoglio Marchese del Sabotino
Comandante Superiore A. O. — Africa Orientale.
Sono molto lieto di esprimere a Lei e alle sue valorose truppe il mio
vivissimo compiacimento per la brillante vittoria.
Aff.mo Cugino VITTORIO EMANUELE».
Amedeo Tosti