La battaglia dell'Ogaden
Secondo le fonti più attendibili mi risultava che
l'armata dell'Ogaden, agli ordini del degiac Nasibù Zamanuel, aveva, alla
data del 1° marzo u. s., circa 30 mila uomini, ottimamente armati con fucili
moderni, moltissime mitragliatrici e numerosi cannoni.
Capo di S. M. dell'Armata era il generale turco Wehib, con uno Stato
Maggiore composto di una diecina di ufficiali europei di varie nazionalità.
Le forze risultavano schierate su due linee: la prima nella zona di
Sassabaneh; la seconda, più a nord.
Entrambe le linee erano appoggiate ad organizzazioni difensive -
potentissime per condizioni di terreno ed impiego di mezzi - la cui
sistemazione era stata particolarmente curata dal generale Wehib Pascià.
Mentre erano in corso azioni nella regione di Neghelli, sull'Uebi Gestro,
fra questo fiume e l'Uebi Scebeli e lungo l'Uebi Scebeli stesso, preparai
l'operazione contro l'armata dell'Ogaden che, fra le masse etiopiche, era
ancora quella più solida per comando, per qualità di truppe e le cui
munitissime posizioni si trovavano a grande distanza dalle nostre basi.
Mio concetto operativo: agire con direttrice generale il Faf, manovrando per
la sinistra per isolare e distruggere l'armata di Nasibù.
Avanzata dalle basi di partenza su tre colonne: colonna di sinistra, al
comando del generale Nasi, lungo la direttrice Danane-Segag-Dagamedò-Dagabur
(chilometri 280) (reparti nazionali di carri d'assalto, di artiglieria e del
genio - Divisione Libia - reparti eritrei, bande di dubat e bande irregolari
di Olol Dinle e di Hussen Ailè) e servizi vari: colonna centrale, al comando
del generale Frusci, lungo la direttrice
Gorrahei-Gabredarre-Sassabaneh-Dagabur (km. 213) (reparti nazionali di
mitraglieri autocarrati, di autoblindate, carri d'assalto, di artiglieria e
del genio: raggruppamenti arabo-somali; bande di dubat. servizi vari):
colonna di destra, al comando del luogotenente generale Agostini, lungo la
direttrice Gherlogubi-Afdub-Uardere-Ado-Curati-Bullale-Dagabur (km. 260)
(reparti Carabinieri Reali autocarrati, coorte di Milizia forestale,
elementi del genio, bande del Mudugh. Nogal e della Migiurtina; servizi
varii.
Altre truppe in mia riserva autocarrate.
La riunione delle forze e dei mezzi destinati all'operazione fu effettuata
vincendo enormi difficoltà logistiche, derivanti partico-larmente dalle
grandissime distanze, dalla natura del terreno e dalle precipitazioni
atmosferiche. che resero alcune strade quasi impraticabili.
Basti pensare, ad esempio, che la Divisione «Libia» dovette compiere un
percorso di mille chilometri da Brava per attestarsi a Danane.
Il 14 aprile si inizia il movimento della colonna di sinistra.
Il 15 questa colonna (Nasi) raggiunge Gianagobò, ove trova forte resistenza
dalle truppe avversarie del degiac Abbebè Damtou, fratello di ras Desta
Damtou, e l'ostacolo del torrente Corrali in piena. Durante l'azione si
hanno un centinaio di perdite.
La colonna Frusci occupa con forti avanguardie Uarandab, a protezione degli
equipaggi del genio che gettano ponti sullo Uadi in piena, per permettere
l'avanzata alle truppe attestate fra Uarandab e Gabredarre.
La colonna Agostini completa i propri mezzi e spinge elementi avanzati a
Gorile per sistemare la strada.
L'aviazione, malgrado il tempo pessimo, è attivissima ovunque. Cinque
apparecchi sono ripetutamente colpiti. Due sono costretti ad atterrare entro
le nostre linee; uno capotta. Due feriti (tra essi il tenente pilota Valli,
richiamato, corrispondente del Popolo d'Italia. Ovunque le piogge ostacolano
i movimenti delle truppe, provocando interruzioni stradali. La volontà degli
uomini e lo sforzo delle macchine si tendono al massimo.
Il giorno 16 il nemico continua ad opporre alla colonna di sinistra, sul
torrente Gianagobò. tenacissima resistenza (approfittando delle
anfrattuosità del terreno), che costringe le nostre truppe a snidare
l'avversario caverna per caverna, ciò che presenta difficoltà non lievi. 11
nemico ha subito fortissime perdite. La colonna cattura molti fucili,
qualche mitragliatrice e prigionieri. Le perdite della Divisione «Libia»
sono, alla sera del 16. di circa 200 uomini: tra essi 2 ufficiali morti e
tre feriti.
L'aviazione ha 3 ufficiali feriti, tra cui il tenente colonnello Liberati,
colpito da pallottola dum-dum.
Metto a disposizione del generale Nasi la colonna autocarrata del generale
Venie, allo scopo di sfruttare il successo non appena sarà rotta la fronte
nemica a Gianagobò, dove il nemico si batte accanitamente.
La colonna Frusci raggiunge Uarandab, allo scopo di accentuare la pressione
anche da questa parte ed impedire l'affluenza delle riserve etiopiche verso
la colonna Nasi.
Tengo la colonna Agostini in potenza a Uarder perché intendo pronunziare il
suo intervento allorché il centro sia avanzato verso Hamanlei.
Cominciano ad affluire, a mia disposizione, altre truppe autocarrate, man
mano che si rendono disponibili autocarri.
Il giorno 17 il nemico, sfruttando le caverne e le anfrattuosità del terreno
impervio e protetto dalla piena del torrente Gianagobò. continua ad opporre
tenacissima resistenza alla colonna Nasi, tentando anche ripetutamente di
aggirare le nostre ali. Ma le truppe metropolitane, libiche e somale, in
concordia perfetta di sforzi e di intenti, magnificamente dirette dal
generale Nasi, nonché sussidiate costantemente dall'aviazione, che
interviene a ondate continue, sostengono validamente per due giornate e
mezzo l'asprissima lotta e infliggono alfine all'avversario una disfatta
completa, in seguito ad un accerchiamento per le ali perfettamente riuscito.
Le truppe nemiche sono snidate dalle caverne con lotte corpo a corpo e
mediante l'impiego di carri armati e di artiglieria.
La divisione riprende intanto la sua avanzata verso Bircut, lasciando
indietro clementi per debellare le ultime resistenze e transitando il
torrente su un passaggio praticalo dai pontieri del genio sotto il fuoco
nemico. Le perdite inflitte all'avversario sono rilevantissime e la
compagine di questa aliquota dell'armata dell'Ogaden può ritenersi
completamente disciolta.
Le nostre perdite sino al mattino del 16 sono di dieci ufficiali
dell'esercito tra morti e feriti, di tre ufficiali feriti dell'aviazione e
di alcune centinaia di uomini di truppa indigena tra morti e feriti.
Sul campo giacciono per contro qualche migliaio di morti nemici tra i quali
vari capi importanti. Si sono rastrellati circa 1000 fucili, diecine di
mitragliatrici e 1 cannone, m: il rastrellamento è ancora incompleto.
Allo scopo di tagliare la ritirata ai fuggiaschi predispongo perché una
colonna autocarrata al comando del luogotenente generale Vernè sia lanciata
sulla strada di Maleicò, con obiettivo Segag.
La colonna centrale (Frusci) raggiunge la piana a nord di Uarandab compiendo
una marcia di 47 chilometri. La colonna di destra (Agostini) si sposta su
Gorile e spinge elementi avanzati su Curati, pronta a lanciarci al momento
opportuno.
L'aviazione si prodiga oltre ogni misura, costretta ad uniformare la sua
quota a quella bassissima delle nubi, riportando quindi numerosi colpi negli
apparecchi e perdendone due. nelle nostre linee.
Il giorno 18 la Divisione «Libia» raggiunge Bircut e la colonna autocarrata
Vernè arriva presso Segag.
La colonna Frusci, oltrepassato Uarandab. si trova a 100 chilometri oltre
Gorrahei senza avere incontrato il nemico. Fa gittare due ponti da 10
tonnellate e due da 27 sui torrenti in piena per permettere il passaggio
agli automezzi.
La colonna Agostini giunge a Curati, a 140 chilometri dalla base di Uarder,
pure senza prendere contatto con l'avversario.
La zona centrale della resistenza nemica si è precisata nel quadrilatero
Sassabaneh-Bullàle-Gunugadu-Hamanlei.
Il raggruppamento celere somalo del generale Navarra ultima il
rastrellamento del campo di battaglia di Gianagobò, raccogliendo ancora 700
fucili e altre mitragliatrici e segue poi la divisione libica.
L'aviazione è attivissima, specialmente nella zona di Rullale-Gunugadu, ove
provoca esplosioni ed incendi. Il giorno 19 la colonna Nasi raggiunge Bircut,
dopo avere sopravanzato con la sua celere marcia, residui nemici che, al
comando di due degiac, l'hanno alla mattina attaccata in coda
disperatamente, per cercare un passaggio verso il nord. L'attacco è stato
respinto con gravi perdite del nemico.
La colonna autocarrata Vernè giunge a qualche chilometro oltre Segag, ove
taglia inesorabilmente la ritirata ai fuggiaschi.
Il 20, la Divisione «Libia» - che deve procedere lentamente per guadare il
torrente Osbolei in piena - si unisce, la sera, a sud di Ducan. per poi
proseguire verso Segag.
La colonna autocarrata Vernè sosta a Segaga ove attende rifornimenti.
La colonna Frusci è costretta a sostare essa pure a Seic Hosc, in attesa che
sia ultimato il gittamento dei ponti.
Il giorno 22 la divisione «Libia» continua la sua faticosa marcia verso il
nord, eliminando nuclei di sbandati e fuggiaschi che, per El Fud, Segag e
Dagamedò, tentano sfuggire al nostro inseguimento, ignari di trovare la
strada tagliata a Segag. La grande unità sosta la sera col grosso a nord di
El Fud, di dove, con una marcia di 60 chilometri, su terreno asprissimo e
senza acqua, dovrà portarsi a Segag.
Fra il bottino catturato da questa colonna sono otto autocarri,
un'autovettura Ford, la divisa di gala ed indumenti vari del degiac Abbebè
Damtou. nonché abbondante materiale sanitario e da campo.
La colonna autocarrata Vernè - che e costretta a sostare a Segag per
l'impossibilità di guadare il torrente Sullul in piena - cattura una
carovana di 600 cammelli, appartenente alle truppe del degiac Abbebè Damtou,
in marcia verso Dagamedò.
La colonna del generale Frusci, rinforzata dal raggruppamento di Legioni
Parini e dal battaglione studenti, è attestata a 30 chilometri dalle
posizioni nemiche di Hamanlei, che attaccherà il 24.
Alla destra, la colonna Agostini è attestata a soli 12 chilometri dalle
posizioni etiopiche di Gunugadu, che attaccherà pure il 24.
L'aviazione bombarda Hamanlei, Sassabaneh. Gunugadu, Builale e Auarech,
realizzando notevoli effetti distruttivi.
La colonna di sinistra, del generale Nasi, continua la marcia verso Segag,
ove sta giungendo un suo battaglione autocarrato, in sussidio della colonna
Vernè, che sosta a 8 chilometri da Dagamedò.
La colonna del centro viene rinforzata dal raggruppamento Navarra,
autotrasportato da Dabanach, e raggiunge la zona di Gabrehor, ove sosta per
muovere l'indomani all'attacco.
La colonna Agostini si trova con reparti avanzati a dodici chilometri da
Gunugadu.
L'aviazione bombarda le sistemazioni difensive nemiche e le zone di
probabile occultamento di truppe avversarie a Bullale, Sassabaneh, Gunugadu
e Dagamedò, impiegando in tale azione 25 apparecchi e lanciando dodici
tonnellate di esplosivo, con evidenti risultati distruttivi.
Il giorno 24 la Divisione «Libia» continua a serrare su Segag. Il nemico,
alle ore 6 attacca, in forze, le nostre truppe a Uagamedò.
Il generale Vernò respinge l'attacco infliggendo agli abissini gravi perdite
e catturando molto materiale. Da parte nostra venti morti e 50 feriti di cui
2 nazionali.
Al centro la colonna del generale Frusci combatte accanitamente per tutta la
giornata, conquistando le prime posizioni dell'organizzazione difensiva di
Hamanlei. Il nemico oppone tenace resistenza nelle caverne e nelle
anfrattuosità del terreno, che rendono la lotta assai sanguinosa. La Legione
Parini ha il battesimo del fuoco.
Alla destra la colonna Agostini occupa alle 10,30 Gunugadu, strenuamente
difesa dai nemici che resistono sino al loro annientamento e spinge elementi
autocarrati verso Bullàle.
L'aviazione contribuisce col solito valore alle operazioni, prodigandosi con
slancio superiore ad ogni elogio col bombardamento mitragliamento e la
ricognizione.
Sono impiegati 40 apparecchi, con una media di quattro ore di volo per
ciascuno. Sono lanciate 16 tonnellate di esplosivo. Si hanno 7 apparecchi
colpiti; due piloti feriti dei quali il capitano Cianfrani colpito da
pallottola esplosiva.
La colonna centrale attacca all'alba del 25 aprile risolutamente lila
baionetta e dopo accanita lotta sloggia il nemico dalle caverne e
anfrattuosità del Faf, infliggendogli perdite gravissime.
L'avversario lascia sul terreno un migliaio di morti e fugge incalzato da
nostri.
Hamanlei è in nostro potere.
Nostre perdite fra il 24 e il 25 : dieci ufficiali del corpo indigeni morti
e due volontari della Legione Parini; feriti: dieci ufficiali di cui uno del
corpo indigeni e uno della Legione Parini e nove militari di truppa. Inoltre
circa 600 fra morti e feriti del corpo indigeni. Queste perdite dimostrano
l'asprezza della lotta e la tenace difesa del nemico.
Si segnala per il suo eroico contegno in tale lotta il VI Battaglione
indigeni che, pur avendo riportato il giorno 24 oltre il 40 per cento di
perdite, tra le quali 6 ufficiali morti e un ferito, attacca ancora il
giorno 25 gagliardamente alla baionetta.
Sono catturati un autocarro Chevrolet, un cannoncino Oerlikon, molti fucili,
alcune mitragliatrici e abbondanti munizioni. Si ricuperano anche la
mitragliatrice dell'aeroplano della medaglia d'oro Minniti e i 3 carri
veloci rimasti impantanati nella valle del Fafaf novembre scorso.
La colonna di destra (Agostini) riprende il movimento su Rullale, spingendo
avanti elementi autocarrati, che incontrano viva resistenza da parte di
nuclei nemici.
Le perdite che questa colonna ha inflitto nei giorni 24 e 25 al nemico
superano i seicento tra morti e feriti. Nessun avversario si è arreso. I
prigionieri sono tutti feriti. Le bande dei Carabinieri Reali hanno avuto a
Gunugadu il battesimo del fuoco, scrivendo nuove pagine di gloria nella
storia dell'Arma.
La colonna continua il rastrellamento della zona attraverso eccezionali
difficoltà.
Vengono annientati ad uno ad uno numerosi presidi in caverne e buche scavate
nel terreno dove mitragliatrici e fucili sparano attraverso piccole feritoie
robustissime, che nascondono completamente armi e tiratori e che occorre far
saltare con pezzi di artiglieria leggera, appostati a distanza minima,
spesso non superiore a 50 metri.
Da parte nemica vengono lanciate anche bombe a mano di recentissimo modello.
Nelle caverne si rintracciano lettini da campo, riserve di viveri, acqua,
munizioni e persino cognac.
Altri appostamenti nemici sono costituiti da buche accuratamente scavate
entro le radici di grossi alberi, con feritoia affiorante sul terreno e
coperture di legno e terra, molto abilmente occultate verso la fronte.
Queste buche sono disposte in modo da incrociare i fuochi sulle strade. In
tali condizioni l'aviazione non può rilevarle, anche perché le caverne sono
intercomunicanti sotto terra e perché sulla fronte sono occultate da zeribe
naturali o confuse da altri scavi incompiuti fatti per ingannare.
L'aviazione si è prodigata col solito valore, bombardando gli appostamenti
avversari di Hamanlei. Sassabaneh e Bullàle. Sono stati impiegati 25
apparecchi, con una media di volo di 4 ore per velivolo.
Il giorno 27, nonostante le piogge violente che cadono su tutto il teatro
delle operazioni, si proseguono i lavori di preparazione per l'ulteriore
avanzata.
Merita di essere segnalato il gittamento di due ponti lungo la direttrice
della colonna centrale e cioè, uno sul Giarer, da 24 tonnellate e della
lunghezza di 45 metri, costruito in sole 19 ore lavorative e un altro sul
Faf, da 10 tonnellate e della lunghezza di 40 metri, costruito in sole 2
ore.
La Divisione libica continua il suo attestamento su Dagamedò.
La colonna Frusci provvede a risanare il campo di battaglia e a raccogliere
le armi e le munizioni abbandonate dal nemico.
La colonna Agostini continua il lavoro di riorganizzazione delle truppe e
dei mezzi.
L'aviazione, nonostante le condizioni atmosferiche assai avverse, bombarda
efficacemente gli appostamenti difensivi di Sassabaneh e Rullale.
Il giorno 28 diramo alle 3 colonne gli ordini per l'attacco del sistema
difensivo di Sassabaneh-Bullale-Dagabur.
Il giorno 29 la colonna di sinistra lotta per tutta la giornata contro
difficoltà opposte dalle violente piene dei torrenti Sullul e Fafan. Sul
Sullul i militari nazionali del Genio con l'acqua e il fango sino alla
cintola e sotto la pioggia battente riescono alle 13 a costruire con sassi
un primo passaggio sul quale cominciano verso le 14 a transitare elementi
della Divisione libica e della colonna Vernè.
La colonna del generale Frusci avanza con foga ammirevole e coprendo una
distanza di circa 40 chilometri oltrepassa Sassabaneh. dove è colta da un
violentissimo nubifragio, che rende la strada impraticabile e provoca sullo
uadi Sassabaneh una piena della velocità di 8 metri.
La colonna inizia subito il gittamento di un ponte da 10 tonnellate e spinge
intanto pattuglie verso il nemico.
La colonna Agostini occupa nel pomeriggio Bullale subendo lievi perdite e
lanciando suoi nuclei all'inseguimento.
L'aviazione rende, in tutta la giornata, servizi utilissimi e mi tiene al
corrente della situazione ora per ora. Il giorno 30 le avanguardie delle tre
colonne, con perfetta sincronia, entrano in Dagalnir. Il nemico è in fuga.
Con l'occupazione di Dagabur si è completato il primo ciclo dell'avanzata su
Giggiga e Harar.
La manovra strategica si è svolta come previsto ed è stata condotta giorno
per giorno dal comando delle forze armate che ha guidato le colonne operanti
a sboccare su obiettivi in perfetta sincronia su una profondità di circa 300
chilometri.
Nel campo tattico le singole colonne hanno operato con altrettanta perizia e
valore.
L'aviazione è stata, sia nel campo strategico come in quello tattico, di
grandissimo aiuto alla battaglia.
Questa ci è costata 50 ufficiali tra morti e feriti nonché 1800 uomini di
truppa fra morti e feriti dei quali 1400 volontari libici e somali. Sono
comprese le perdite dell'aviazione.
Quanto abbiano cooperato l'intendenza e il genio è stato già da me
illustrato.
Ugualmente ho detto del valore delle truppe, dei comandanti e degli
ufficiali in genere.
Il bottino comprende sinora circa 2500 fucili, circa 80 mitragliatrici, 5
cannoni, 10 autocarri, un'autobotte, un ospedaletto, fortissimo quantitativo
di munizioni per armi portatili, munizioni per artiglieria, ccc.
L'armata di Nasibù, costituita in gran parte da regolari benissimo armati ed
addestrati e inquadrati da ufficiali europei, e sussidiati da ottima
logistica, si è battuta tenacemente perdendo non meno di 5000 uomini. Se la
manovra strategica non avesse fatto cadere il sistema fortificato
Sassabaneh-Bullàle-Dagabur, con cinque ordini di reticolati, appostamenti in
caverne, ecc., la lotta, nel campo tattico sarebbe stata assai più dura e
forse insuperabile in quel punto dato l'asprezza del terreno, l'ostacolo del
Faf e degli altri torrenti in piena.
Il nemico ha ripiegato in fuga precipitosa verso Giggiga.
L'armata di Nasibù, che si riteneva invincibile, è stata completamente
dissella, per quanto non sia da escludersi che i suoi resti possano opporre,
in unione al contingente di Giggiga, una ulteriore resistenza.
Le nostre truppe vittoriose si stanno riunendo per l'ulteriore sbalzo in
avanti.
Generale RODOLFO GRAZIANI
Rodolfo Graziani