Coniata nel bronzo nemico.
La decorazione italiana per commemorare la Grande Guerra e l’Unità della Nazione.
di Zamboni Davide
Il 4 novembre 1918 terminava, per il Regno d’Italia, la campagna Italo Austriaca cominciata il 24 maggio 1915. La guerra, la più cruenta vissuta fino ad allora dal giovane stato italiano, vide la mobilitazione di una forza bellica come mai si vide nella Penisola dai tempi dell’Impero Romano: i mobilitati furono più di 6.000.000, tra uomini in armi dei diversi corpi e specialità, ausiliari delle Forze Armate (Croce Rossa Italiana, Sovrano Militare Ordine di Malta, ecc.), operai militarizzati nelle industrie, ecc..
Gli anni della guerra, come ampliamente risaputo, furono lunghi e duri al fronte. Dopo due anni dalla fine del conflitto, nel 1920, con il Regio Decreto n° 1241 del 29 luglio dello stesso anno per appunto, venne istituita la MEDAGLIA COMMEMORATIVA DELLA GUERRA ITALO AUSTRIACA. La decorazione veniva concessa ai militari, ai militarizzati, agli assimilati ed al personale dei corpi e reparti ausiliari, che avessero prestato servizio almeno per quattro mesi in zona di guerra ed in zona giurisdizionale della Armate italiane impegnate al fronte.
Questa medaglia oggi è tra le più comuni e reperibili sul mercato collezionistico italiano, vista la grande produzione che andò avanti dal 1920 fino al 1923 (fonti citano il conio di più di 1.800.000 medaglie), e, purtroppo, snobbata dalla maggior parte dei collezionisti che non la prendono in considerazione, ma forse non tutti sanno che è una decorazione dalle innumerevoli sfaccettature che andremo ad analizzare e per questo interessantissima. Fu portata con orgoglio da tutti gli insigniti, in armi o in congedo.
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Console Comandante della MVSN in uniforme Mod. 31 - Amerigo Fazio, morto a Bales il 21 gennaio 1936-XVI. È visibile la medaglia commemorativa della Grande Guerra (la seconda a partire dalla sinistra del Console). (Su gentile concessione collezione privata © Luca Maiorano – Rimini). |
In questa trattazione non verranno presi in considerazione i diplomi allegati, le fascette degli anni, le varianti mignon, le diversità di produzione, ed altro ancora; questo perché si vuole fornire uno studio completo ed esaustivo sulla semplice e più comune medaglia italiana.
Importante è indicare che la medaglia, proprio per la sua caratteristica denominazione, riportata infatti anche sul verso della stessa, “coniata nel bronzo nemico”, veniva per appunto coniata fondendo i cannoni tolti agli austriaci.
La decorazione raffigura al recto il busto di S.M. Re Vittorio Emanuele III, il Re soldato come venne chiamato, volto a sinistra, in uniforme da campagna mod. 909 (colletto in piedi, stellette al bavero, ecc.) e con il capo cinto dall’elmetto italiano, di derivazione francese, Adrian mod. 1916. Attorno a questa effige, nel giro, è riportato il motto GUERRA PER L’UNITA’ D’ITALIA intervallato fra le parole dalle classiche fronde d’alloro che tanto ricorrono nella simbologia medaglistica italiana. All’altezza del bavero di S.M., alla destra, è incisa a rilievo la firma dello scultore “S. Canevari”, ovvero Silvio Canevari noto artista dell’epoca. Al verso è rappresentata una Vittoria alata posata su piedistallo formato da scudi sorretti da soldati italiani. Non è chiara l’origine iconografica di tali scudi, ma svariate ipotesi, condivise anche dal sottoscritto, li danno come scudi da trincea italiani che tanto hanno accompagnato, nel bene e nel male, la vita dei nostri soldati nella guerra di posizione. La Vittoria è contornata, come per l’effige del Re al recto, da una frase: CONIATA NEL BRONZO NEMICO. La motivazione di tale frase è già stata spiegata sopra.
L’attacco del nastro sulla medaglia è a staffa a forma parallepipeda. Il nastro della decorazione è identico a quello della Medaglia Commemorativa delle Campagne Risorgimentali italiane: difatti la Grande Guerra è storicamente considerata già da allora l’ultima guerra per l’Unità nazionale e la redenzione delle popolazioni italiane assoggettate al dominio dello straniero. Il nastro è composto da diciotto righe verticali di eguale larghezza alternate da sinistra dai colori nazionali: verde, bianco, rosso. Non è difficile ritrovare oggi medaglie con il nastro montato al senso contrario da quanto appena descritto.
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Recto della medaglia © collezione privata Davide Zamboni |
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Verso della medaglia © collezione privata Davide Zamboni |
La medaglia venne coniata dalle maggiori aziende del settore come di seguito elencate:
SACCHINI
STEFANO JOHNSON
FRATELLI LORIOLI & CASTELLI
M. NELLI
S.I.M. ROMA
Queste aziende produttrici impressero il loro marchio (o logo) al recto, sotto il busto di S.M., tutte tranne la ditta Stefano Johnson che impresse il suo marchio, le iniziali S J sotto la fronda di alloro centrale sotto lo stesso busto appena citato. Esistono, comunque, molti esemplari di medaglie che non recano l’indicazione del conio, risultando perciò di produzione anonima. E’ azzardato andare a fornire indicazioni di produzione basandosi solo sul tipo di conio o sui materiale utilizzati, essendo stati entrambi innumerevoli e diversi durante tutta la produzione di questa decorazione.
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Particolare dell'incisione della Ditta M. NELLI INC. © collezione privata Davide Zamboni |
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Particolare dell'incisione della Ditta Sacchini Milano © collezione privata Davide Zamboni |
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Particolare dell'incisione della Ditta Stefano Johnson Milano © collezione privata Davide Zamboni |
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Particolare dell'incisione della Ditta S.I.M. - Dalla foto si nota la semplice incisione del logo S.I.M. rispetto alla variante della foto successiva. © collezione privata Davide Zamboni |
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Particolare dell'incisione della Ditta S.I.M. - A confronto con la precedente, il logo cambia per l'aggiunta della dicitura Roma. © collezione privata Davide Zamboni |
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Particolare dell'incisione della Ditta Lorioli e Castelli. - A differenza delle altre aziende produttrici, questa non incise per esteso il suo nome, ma inserì un logo unico. © collezione privata Davide Zamboni |
Sul nastro, già descritto sopra, potevano essere applicate le fascette recanti l’anno di combattimento o di servizio, durante la Grande Guerra, dell’insignito. Queste venivano applicate in un numero pari agli anni solari nei quali l’insignito avesse prestato almeno quattro mesi di servizio attivo, requisito essenziale anche per ottenere la decorazione stessa. Le fascette non sono un’invenzione post Prima guerra mondiale sul panorama medaglistica italiano, ma fanno già la loro comparsa dal 1865 quando vennero istituite a ricordo delle Campagne risorgimentali italiane. Tornando alla descrizione delle fascette queste sono rappresentate con il disegno a rilievo di fronde di alloro ed al centro di ogni fascetta veniva coniato il millesimo di un anno di guerra; così abbiamo rispettivamente fascette per gli anni 1915, 1916, 1917 e 1918. Come la medaglia anche le fascette erano prodotte in bronzo.
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Medaglia con barrette Mod. 1865 recanti gli anni 1916, 1917 e 1918. È ben visibile, alla destra del Sovrano, la firma dello scultore della medaglia: Silvio Canevari. © collezione privata Davide Zamboni |
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Centurione della MILIZIA ORDINARIA in uniforme Mod. 31. È visibile la medaglia commemorativa della Grande Guerra (la prima a partire dalla sinistra del Centurione). (Su gentile concessione collezione privata © Luca Maiorano – Rimini). |
Di certo questa decorazione non vive ancora la smania di ricercatezza che altre medaglie hanno da tempo come, ad esempio, quelle risorgimentali o quelle napoleoniche del Regno d’Italia o di altre a seconda del campo collezionistico, ma mantiene innato il suo fascino e il suo significato: per la prima volta l’Italia unita ha combattuto in armi con uomini provenienti da tutte le parti della Nazione, con grande coesione e spirito di sacrificio, e tale sforzo fu riconosciuto conferendo a chiunque ne avesse il titolo, indistintamente, questa medaglia. Oggi, nell’86° Anniversario della fine della Grande Guerra, sono testimoni di questo sacrificio le parole del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi espresse proprio in occasione di questa ricorrenza, Festa delle Forze Armate e dell’Unità Nazionale:
Il 4 novembre è un giorno di memoria e di festa.
Ricordiamo coloro che, in tutte le guerre, combatterono con coraggio,
con sofferenza, con eroismo, con dignità, con senso del dovere permettendo
di completare e consacrare l'Unità d'Italia.
Con il loro sacrificio hanno reso possibile l'edificazione dello Stato
repubblicano, con le sue istituzioni democratiche a garanzia della libertà,
del progresso e a difesa della pace.
La loro memoria è una ricchezza, uno stimolo per continuare ad adempiere
i nostri doveri rafforzando in Patria, in Europa e nel mondo un progetto di
armoniosa convivenza fra i popoli e le Nazioni.
A nome di tutti gli italiani in questa ricorrenza renderò omaggio ai
caduti presso il Sacrario di Redipuglia, visiterò i luoghi della memoria
cara alla Patria e celebrerò il 50° anniversario del ritorno di Trieste
all'Italia.
Il 4 novembre è anche giorno di festa per le Forze Armate.
E' sempre ben impressa in voi la via da seguire per onorare gli impegni
assunti con il giuramento.
A voi il vivo compiacimento della Nazione per la dimostrazione, in ogni
circostanza, di organizzazione, efficienza e spiccata professionalità, e per
la capacità di integrazione e cooperazione ad elevato livello in coalizioni
alleate al servizio della sicurezza internazionale.
Per il vostro quotidiano operato in Italia ed all'estero, gli italiani
vi sono particolarmente vicini esprimendo solidarietà, ammirazione e
riconoscenza.
A voi porgo il mio affettuoso saluto come rappresentante dell'Unità
Nazionale e Capo delle Forze Armate.
Viva le Forze Armate
Viva l'Italia
Roma, 3 novembre 2004
Bibliografia:
Armi ed equipaggiamenti dell’Esercito Italiano della Grande Guerra 1915-1918, Nevio Mantoan, Gino Rossato Editore
La Guerra Italo Austriaca 1915-1918, Paolo Marzetti, Ermanno Alberelli Editore
Le decorazioni del Regno di Sardegna e del Regno d’Italia – Le decorazioni commemorative – VOL II, Costantino Scarpa e Paolo Sèzanne, Uffici Storici Esercito – Marina – Aeronautica
Sito ufficiale della Presidenza della Repubblica www.quirinale.it
FOTO:
© Collezione privata Davide Zamboni - FERRARA