La riconquista della Cirenaica
L'avvento del Governo
fascista, anche in Cirenaica, doveva volgere a ben deciso nostro favore le
sorti di quella Colonia.
Il Senusso Idris, ben comprendendo quanto si doveva attendere, fuggiva in
Egitto lasciando in Cirenaica, a rappresentarlo, il fratello Mohammed er
Redà.
L'azione del generale Bongiovanni. - Il 30 gennaio 1923. assumeva il
governo della Colonia il generale Luigi Bongiovanni.
Primi suoi atti furono quello di conferire ai «Commissari di Governo»
facoltà eccezionali per l'applicazione di misure di polizia contro ribelli
ed agitatori e quello di addivenire ad una rapida soppressione dei «campi
misti», divenuti autentici covi di insidie. Compiuti con grande segretezza i
necessari preparativi. in uno stesso giorno - 6 marzo 1923 – venivano
sorpresi e in gran parte annientati i campi di Slonta, Tecniz, EI Ahiar, El
Me-chili, El Acroma.
Poco dopo, anche Scleidima e Carcurà, venivano rioccupati.
I Senussi, sorpresi da tanta inconsueta energia, si affrettarono a
raccogliere le sparse forze intorno alla capitale dell'emirato, Agedabia.
contro la quale naturalmente si portò subito l'azione del generale
Bongiovanni. che decideva operare celermente contro quella località.
Ai primi di aprile,
venivano concentrate nelle località ora nominate, 7 battaglioni, 5
squadroni. 3 batterie, oltre a copiose aliquote dei vari servizi. Il 20, le
nostre forze muovevano verso Agedabia su tre colonne e, nella giornata
seguente. dopo vivo combattimento, vi penetravano respingendo i ribelli.
Subito dopo veniva denunciata dal Governatore la decadenza di tutti gli
inconsulti accordi precedenti e con essi tutti i vantaggi e privilegi
concessi alla Senussia.
Seguì un periodo di relativa calma, interrotto soltanto da una sorpresa
tentata il 10 giugno contro una nostra colonna di rifornimento in località
Marsa Brega, nella Sirtica. La mattina seguente, anche una colonna leggera
di due compagnie eritree veniva attaccata da forze ribelli superiori e
quasi. completamente distrutta.
Furono ordinate spedizioni in varie direzioni per punire i ribelli, ma essi
oramai avevano sgombrato la regione di Agedabia per portarsi alquanto più
all'interno, nella zona montagnosa del Gebel.
La campagna del 1924. - Nel marzo dell'anno seguente, 1924, il
Comando italiano decideva di operare nella zona del Gebel. Due colonne, agli
ordini del generale Pizzari, muovevano il 20 marzo su Gerdes e, incontrato
un grosso gruppo di ribelli, circa 500, li mettevano in fuga dopo breve
combattimento.
Nei giorni successivi colonne celeri continuavano a percorrere il
territorio, sostenendo altri combattimenti, fra i quali notevole quello del
2 aprile a Sidi Selim.
Complessivamente, l'avversario, perdeva circa 300 uomini; assai inferiori le
nostre perdite.
Senonché non appena le nostre colonne rientravano alle basi. le bande
ribelli si ricostituivano e ritornavano a scorrazzare taglieggiando le
popolazioni e disturbando i presidi, di guisa che l'organizzazione militare
avversaria non veniva seriamente intaccata malgrado la saggia condotta e lo
slancio delle truppe.
Occorreva oramai seguire altra linea di condotta:
localizzare le zone di dissidenza isolandole dal retroterra;
operare per linee esterne con più colonne convergenti da ogni direzione (e quindi anche da sud a nord) in detta zona;
dare a queste colonne forza e capacità operativa (tre armi) adeguate, autonomia massima e maggior velocità: largo impiego di truppe montate e, ove il terreno lo permetteva, di truppe autoportate e di automezzi armati (autoblinde);
agire di sorpresa, sia nel tempo e nello spazio, sia riguardo ai mezzi (fra cui un più largo impiego di aviazione) sia riguardo ai metodi.
Il nuovo governatore,
generale Mombelli, assunto in carica fin dal 24 maggio 1924, decideva di
operare secondo tali criteri adottando anche modalità particolari e
precisamente: concentramento di tutte le forze nel Gebel; esclusione delle
truppe di colore da tutti i compiti territoriali, da affidarsi invece alle
truppe metropolitane: costituzione in ogni settore di gruppi mobili delle
tre armi per agire in qualunque momento e in qualsiasi direzione; costituzione di
perni logistici di manovra, coi quali accrescere l'autonomia delle colonne;
più intenso impiego dell'aviazione in modo da facilitare la sua cooperazione
coi gruppi mobili sia nella ricognizione e nel collegamento sia nell'offesa
diretta.
I nuovi metodi rivelavano subito la possibilità di raggiungere risultati più
importanti.
Avendo appreso che grossi nuclei di armati fra maggio e giugno 1924 si erano
concentrati nella regione del Gebel Auaghir, veniva decisa in quella
direzione una rapida incursione, che portava ad un vivace combattimento
presso Gasr el Benia e poco dopo, il 31 luglio. presso Utnm el Gíuabi. I
ribelli subivano numerose perdite. Venivano catturati anche 1.500 cammelli e
circa 17.000 capi di bestiame. Inoltre numerose frazioni si sottomettevano.
La campagna del 1925 - Occorreva non dare tregua all'avversario, c
pertanto le operazioni venivano riprese attivamente anche nell'anno
seguente.
Le nuove operazioni venivano iniziate, per sfruttare anche la sorpresa, in
piena stagione invernale col concorso anche dell'aviazione. Nella seconda
quindicina del dicembre 1921 veniva bombardato il campo nemico di cl Gesscia
e ai primi di gennaio veniva iniziato il rastrellamento del Gebel ivaghir.
Successivamente veniva operato quello del Gebel centrale. La linea marginale
della nostra occupazione veniva completata coi presidi di Gerdes, Gerrari e
Chaulan. Seguivano nostre fortunate operazioni contro i Braasa, gli Hasa e
altri dor (accampamenti di armati), infliggendo ai ribelli gravi
perdite, ma si confermava lo strano fatto che l'avversario riusciva a
ricostituire i suoi campi con stupefacente prontezza. il che stava a
dimostrare che importanti fonti di rifornimento a suo favore non cessavano
di esistere.
E pertanto venivano presi provvedimenti per impedire il contrabbando alla
frontiera orientale a mezzo di pattuglie autoportate. Inoltre, nel dicembre
1925, veniva finalmente firmato al Cairo, da Zivar Pascià e dal Marchese
Negrotto di Cambiaso, un accordo con l'Egitto circa la frontiera orientale
della Cirenaica.
L'accordo, pure soddisfacendo largamente tutti i desideri e le richieste
dell'Egitto, in cambio del riconoscimento dei nostri sacrosanti diritti su
Giarabub, ebbe un reale valore in quanto portò una determinazione precisa
dei confini fra l'Egitto e la Cirenaica, ponendo finalmente termine alle
corrosioni a nostro danno dello hinterland libico e consentendo di adottare
misure definitive contro il contrabbando. Qualche difficoltà sollevò in
seguito la delegazione egiziana incaricata, insieme con una nostra, di
definire il confine sul terreno. L'Egitto si prestò anche a una manovra dei
Senussi che cercavano di ottenere la cittadinanza egiziana; ma l'Italia non
acconsentì a questo, concedendo in compenso nuovi vantaggi territoriali
attorno a Sollum. L'accordo era finalmente ratificato dal Parlamento
egiziano nel dicembre 1926.
La campagna del 1926 - L'occupazione di Giarabub. - Riconosciuto
all'Italia il possesso dell'oasi di Giarabub, ne veniva decisa l'immediata
occupazione, per venire in possesso dei principali capisaldi della frontiera
e per intensificare la vigilanza sul contrabbando.
Le truppe destinate all'operazione venivano concentrate a Tobruk e a Porto
Bardia, dove era costituita la base di rifornimento della colonna operante.
Prima di allora, era stato fatto solo qualche rilievo del terreno della
Marmarica a sud di Tobruk, fino a 250 chilometri circa nell'interno e ad una
quarantina da Giarabub, ma nessun reparto di truppa vi era mai giunto (1).
Per facilitare il movimento della colonna venivano costituite basi
intermedie ad Amseat, a circa 35 chilometri a sud di Porto Bardia, e a Bir
esc-Scegga, a circa 100 chilometri.
Oltre questa seconda base la colonna doveva avere con sè tutti i mezzi per
vivere e per combattere.
La colonna, agli ordini del colonnello Ronchetti, era composta di due
battaglioni eritrei con otto sezioni mitragliatrici, uno squadrone
meharisti, una squadriglia di autoblinde, una sezione artiglieria da
montagna autoportata, una sezione carri d'assalto, una squadriglia di otto
carri armati, tre sezioni di vetturette Ford armate, tre stazioni
radiotelegrafiche. Inoltre, pei vari rifornimenti, 350 autocarri:
complessivamente 77 ufficiali, 636 bianchi. compresi alcuni reparti della
M.V.S.N., 1.300 indigeni, 115 muletti.
La colonna partiva da
Amseat il 1° febbraio 1926 e già il 7 il tricolore veniva innalzato sulla
città santa dei Senussi, senza incontrare nessuna ostilità. Il notabile
senussita Sciaref el Gariani veniva nominato custode dei luoghi santi di
Giarabub: la moschea, la tomba del fondatore della confraternita. la zauia
senussita.
Le operazioni nel Gebel cirenaico. Contemporaneamente, allo scopo di
impedire che il Capo ribelle cirenaico Omar el Muchtar inviasse armati a
Giarabub, erano state ordinate operazioni nel Gebel da parte di nostre tre
colonne: Garelli, Lo Cascio e Spernazzati. Combattimenti ebbero luogo a Gasr
Tecasis il 29 gennaio e ad Abiar es Zozat il 30, contro retroguardie dei
ribelli in fuga.
Le operazioni venivano quindi sospese sino al maggio, epoca in cui venivano
riprese per impedire infiltrazioni dei ribelli nei territori a noi
sottomessi. Operarono quattro colonne: Nicastro, Moramarco, Ferrari e
Piatti. in alcuni scontri della colonna Nicastro lungo la carovaniera di Bir
Gerrari i ribelli erano respinti. fn una
ricognizione sull'Uadi el Ge reich cadeva il maggiore Ferrari.
Altro vivace combattimento aveva luogo 1'11 luglio presso Sidi el Gheilani,
nei dintorni eli Ghemines, sempre con nostro felice successo.
La campagna del
1927 - Nel novembre 1926, il governo della Cirenaica era assunto da S.
E. Attilio Teruzzi, che si propose subito di estendere la nostra occupazione
nel sud bengasino, anche per assicurare definitivamente. per via di terra,
le comunicazioni fra Bengasi e Agedabia e per procedere poi a future
operazioni destinate a ricongiungere le due Colonie.
Tranne qualche scontro sfortunato, come quello del 27 marzo 1927 contro un
grosso dor poco a sud di Gerdes, nel quale cadeva il maggiore Bassi,
le altre operazioni avevano esito felice.
Nel giugno venivano apparecchiate sei nostre colonne: Mezzetti, Spernazzati,
Montanari, Poli, Lorenzini e Piatti, le quali avevano il compito di fiaccare
l'organizzazione dei ribelli stili altipiano centrale per poi far massa
nella Sirte contro i Mogarba e attuare, in cooperazione con le truppe della
Tripolitania, la sutura delle due Colonie e l'occupazione delle oasi del 29°
parallelo.
Il movimento ebbe inizio il 9 luglio e, dopo alcuni scontri con perdite
sensibili da parte dei ribelli. le colonne entravano nella zona dell'Uadi el
Cuf e negli ultimi giorni di luglio, con marcia convergente. riuscirono a
stringere il cerchio intorno ai ribelli che subirono altre gravi perdite.
Furono anche catturati depositi di derrate e materiali nascosti nelle
caverne.
Altre rapide incursioni seguivano nel mese di agosto. Nel settembre nostre
forze rilevanti rastrellavano la Gesseia, catturando altri numerosi ribelli.
Così si chiudeva il ciclo delle operazioni estive del 1927. In ottanta
giorni erano stati uccisi circa 1.300 ribelli e catturata ingente quantità
di bestiame, viveri, armi e materiali.
Da parte nostra si erano avuti 68 uccisi (fra cui due ufficiali) e 170
feriti (fra cinque ufficiali).
Si otteneva così un periodo di relativa calma sul Gebel e potevano
senz'altro organizzarsi le spedizioni per la progettata azione sulle oasi
del 29° parallelo.
I Mogarba, che ci erano rimasti ostili fino al principio del 1927, vedendosi ora minacciati da vicino dai. nostri preparativi. facevano atto di sottomissione, e con loro anche parte degli Auaghir.
La resa del Senusso. - Alla fine del 1927, alla vigilia dell'inizio
delle operazioni nella Sirtica, anche Saied Mohammed er B.cdà. fratello e
vicario di Idris in Cirenaica, si sottometteva al Governo italiano e sì
presentava il 3 gennaio ad Agedabia. Veniva subito trasferito in Italia,
come segnalava la Stefani:
Sabato sera, a bordo del postale, è partito per l'ltalia, convenientemente
scortato, Saied Mohanuued er Redà es-Senussi, che da quasi cinque anni, dopo
l'esodo del fratello Saied Idris in Egitto, era il più autorevole dei membri
della famiglia senussita rimasti in Cirenaica.
Il 3 gennaio, lo stesso Bedà, accompagnato dal vecchio Adular Abd el Aziz el
Isaui e proveniente da Gialo, si presentava al nostro comando di zona di
Agedabia per fare atto dì incondizionata sottomissione, dichiarando di
rimettersi interamente alla generosità del Governo italiano. Per
disposizione dell'autorità competente il capo senussita dovrà risiedere
nella località del Regno alla quale è stato assegnato.
Giova ricordare elle nella primavera del 1923. quando le nostre truppe dopo
l'avvenuta denunzia di tutti i patti e gli accordi vigenti con la Senussia,
occuparono Agedabia, e Saied ldris stimò opportuno e prudente fissare la
propria dimora in una salubre stazione di villeggiatura egiziana, egli passò
al fratello Redà l'incarico (li guidare gli affari politici e amministrativi
della Confraternita in Cirenaica; il loro giovane cugino Saft ed Din
assumeva dal canto suo il titolo pomposo di comandante generale delle forze
senussite in Libia. Nei vari avvenimenti cine seguirono, poco lieti per le
sorti della Confraternita e della famiglia stessa dei Sentissi, e anche dopo
il ritiro di Safi ed Dir), battuto e disanimato, in Egitto, quella del Redà
rimase pur sempre una figura di secondo piano quale comportava naturalmente
il carattere dell'uomo, debole, indeciso e pavido.
Non è dubbio che egli è stato indotto al giudizioso atto di remissione
dall'insistente, tenace martellamento delle nostre truppe, per quattro anni
continuato sulle formazioni ribelli in Cirenaica; più ancora nell'estate
scorsa dalle brillantissime operazioni nel Gebel centrale e infine or sono
poche settimane, dall'improvviso apparire di nostri arditi meharisti,
provenienti dalla lontana oasi di Giarabub, a Gieberra, alle spalle di
quell'oasi di Gialo, dove Saied Redà dimorava e si riteneva irraggiungibile.
All'atto del Redà sarebbe inopportuno attribuire una intrinseca possibilità
di conseguenze politiche; esso riveste persi indubbiamente un significato
assai importante quale indizio caratteristico dei risultati che la politica
di fermezza e di energia, - adottata dopo l'avvento del Fascismo nei
confronti della Senussia e ancora maggiormente accentuata da un anno, - va
realizzando anche in Cirenaica per la pacificazione della Colonia e per la
totale instaurazione della sovranità italiana.
I suoi figli. Saddig e Hassan, erano in procinto di seguirne la
determinazione allorquando il suo avvenuto confinamento in Italia apparve ai
loro occhi un tradimento da parte nostra.
Saddig fuggiva avanti alle nostre colonne avanzanti nella Sirtica e riparava
in Egitto, Hassan restava presso i residui dei dor sul Gebel, ridotti a
vivere di predonaggio. Conuuulue, questo inesperto giovinetto non poteva
avere e non aveva alcuna personalità; egli non era altro che il
vessillifero, presso i residui della ribellione, di una potenza ormai
tramontata.
Sul territorio della Colonia non restava, nella lontana Cufra, che Mohammed
el-Aabed, disinteressato in realtà alle vicende politiche della Cirenaica, e
ben più preoccupato di mantenere per lui attivi gli interessi commerciali e
salvare, se del caso, con ravvicinamento al nostro Governo, vantaggi e
privilegi per la sua famiglia.
Isolato dai membri più influenti della famiglia ai quali era anche inviso
per il suo assenteismo nelle cose della Cirenaica, poco stimato dalle
popolazioni per il suo contegno ondeggiante nei confronti del Governo, nella
stessa Cufra l'autorità di questo senusso era assai scarsa.
E quindi non era certamente questo personaggio, rimasto nel territorio della
Colonia ed in località così eccentrica, in condizioni di esercitare una
qualsiasi influenza contro di noi.
La sutura delle due colonie e le operazioni sul 29° parallelo - Alla fine del 1937, la linea marginale della nostra occupazione nelle due colonie - Gadames-Derg-Misda-Birel - Geddahia-Gasr bu Hadi-Sirte- agedabia-Ghemìnes-Tailirnùn-Soluch-el-Mechìli-Bir Hachèim-Giarahùb - presentava ancora una vasta interruzione in corrispondenza della regione sirtica e, oltre la predetta linea, esistevano tuttora numerosi campi dì dissidenti che costituivano urla continua preoccupazione. Taluni nuclei degli Orfella e di altre tribù scorrazzavano la Sirtica centrale, mentre i Mogarha spadroneggiavano la Sirtica orientale.
E pertanto, allo scopo di ottenere la sutura delle due Colonie. venivano preparate nuove operazioni che si proponevano:
in primo tempo, l'occupazione delle oasi situate a un dipresso sul 29° parallelo nord e cioè: Giofra, Mrada, Augila, Gialo;
in secondo tempo. la sutura materiale delle due Colonie libiche lungo l'arco sirtico; in terzo tempo. il consolidamento del nostro dominio su tutta la zona a nord del 29° parallelo.
Precedute da intense operazioni di «grande polizia» per garantire la sicurezza delle basi di partenza e dall'occupazione di Agheila nell'autunno 1927, le operazioni in grande stile avevano inizio nel gennaio del 1928 e si potevano raggruppare in tre fasi:
nella prima fase - sino al 5 febbraio - azione concorrente su Nufilia e Merduma da parte di truppe della Tripolitania (gen. Graziani) e della Cirenaica (gen. Mezzetti). Terminavano con l'occupazione di Bu Ngem, da parte delle truppe tripolitane e dell'oasi di Faregh da parte delle truppe cirenaiche. Le due spedizioni procuravano numeroso bottino: circa 20.000 ovini, 8.400 cammelli. 1.000 fucili, 3 cannoni, 13 mitragliatrici, 300 tende, 650 prigionieri e 900 sottomessi. Perdite nostre assolutamente miniale;
nella seconda fase - sino al 18 marzo - venivano occupate le oasi della Giofra (Socna, Hon, Ueddan, Della) da parte delle truppe tripolitane. contemporaneamente a quelle di Augila e di Mrada da parte delle truppe cirenaiche.
Partecipava valorosamente a tali operazioni anche S. A. R. il Duca delle Paglie, che aveva occasione di distinguersi nei combattimenti di Zella c di Tegrift.
Il combattimento di Tegriff. - Così descriveva quest'importante combattimento il colonnello Gaibi, nella sua opera più volte citata:
La colonna Graziani, lasciato un
battaglione con. una sezione di artiglieria di presidio a Zella, muoveva il
giorno 23 febbraio diretta verso nord, con le seguenti forze: un battaglione
libico, un battaglione eritreo, un gruppo montato al comando di S.A.R. il
Duca delle Puglie, il gruppo irregolare della Giofra, una sezione di
artiglieria sahariana.
Marciando senza contrasti nei giorni 23 e 24, giunse il 25 in vista dei
pozzi di Tegrift, dove da parecchi indizi intuì esservi concentrate le forze
nemiche.
Si collegò allora a mezzo dell'aviazione con la colonna Mariotti proveniente
da nord, ma detta colonna solo in quel giorno s'affacciava alla conca di
Gifa, ed era perciò ancora troppo lontana per concorrere all'azione.
Il generale Graziani decise di riprendere senz'altro la marcia verso nord,
ma dopo poche ore prendeva contatto coll'avversario che rivelò subito
l'intenzione di resistere.
Attaccato a fondo dagli ascari del gruppo Gallina, il nemico resistette
addossato alle alte dune di fronte (nord), e lanciò nello stesso tempo un
forte attacco sul fianco sinistro e verso il tergo: attacco che il generale
Graziani, intuito il pericolo, parò con un furioso contrattacco sul fianco
destro avversario, pienamente riuscito.
Approfittando del momento di crisi, il generale Graziani, protettosi
opportunamente sul fianco destro e fatta serrare la colonna, mosse
decisamente all'attacco con tutte le forze.
Ma poiché la conca, ove trovansi i pozzi, è sbarrata da un'alta muraglia su
cui si accaniva la resistenza nemica, diede ordine di aggirarla da est e da
ovest al gruppo sahariano di S.A.R. La brillante manovra, riuscita
pienamente, obbligò il nemico a sloggiare da questo forte baluardo al quale
s'era tenacemente aggrappato.
Alle ore 15, il nemico in fuga disordinata lasciava in nostro possesso la
conca e i pozzi di Tegrift.
Ripresa la marcia verso nord dopo il vittorioso combattimento, che costò al
nemico dure perdite, la colonna Graziani, affiancatasi alla colonna
Mariotti, sempre rastrellando il terreno e catturando ingente quantità di
cammelli, raggiungeva Nufilia il 3 marzo.
Contemporaneamente - come abbiamo accennato -
le truppe cirenaiche, agli ordini Mezzetti, procedevano, nel febbraio 1928,
verso l'oasi di Augila, ove giungevano, senza incontrare resistenza, il 24.
Nei giorni seguenti, venivano occupate anche le oasi di Gialo e di Zella e
infine, il 18 marzo, quella di Mrada.
Compiute queste operazioni dalle truppe della Tripolitania, nella seconda
quindicina di maggio aveva svolgimento la terza fase col rastrellamento
completo della Sirte occidentale. Venivano pure occupati stabilmente i pozzi
di Tegrift.
Operazioni complementari. — L'occupazione delle oasi del 29° parallelo seguii, ano le operazioni complementari, per il consolidamento dei nuovi territori conquistati.
Esse venivano così riassunte nell'opera Le guerre coloniali dell'ltalia (edit. Corbaceio) dai generali Cabiati e Grasselli:
Durante le operazioni sul 29° parallelo. le
tribù nomadi della Ghibla si erano mantenute tranquille, ma poco dopo
diedero segni manifesti di una rinnovata attività ostile, facente capo a
Gheriat, e tendente alla zona di Misda-Garian. occupata stabilmente da
qualche anno. l n tentativo del maggio 1928, attuato da una colonna uscita
da Misda, non ebbe esito fortunato per la eccezionale siccità e per un
violentissimo « ghibli a che portò la temperatura a 30 gradi all'ombra. L-n
gruppo di irregolari, fedeli al nostro dominio, ritentava la prova, e, dopo
un aspro e sanguinoso combattimento (12 luglio 1928), disperdeva i libelli.
puntando il giorno 15 sull'oasi del Gheriat. La aviazione, al comando del
tenente colonnello Ranza, collaborò efficacemente alla vittoria e
all'organizzazione della lunga e difficile linea di comunicazione. Un
successivo e brillante attacco dell'oasi di Tabornia metteva definitivamente
in fuga verso il sud le tribù dei Miseiascia, che da qualche tempo
infestavano la regione della Ghibla. In queste operazioni rifulse la enorme
importanza del segreto e della sorpresa, si collaudò l'entità del contributo
dell'aviazione e si ebbe ancora una volta a constatare l'utilità delle
formazioni indigene speciali, soprattutto se ben comandate ed impiegate da
capi decisi e circondati dì personale prestigio.
Alla fine di ottobre (1928), una forte mchalla ribelle si riprometteva di
raggiungere Hon (nord est di Sogna) per ricostituirvi un centro di
operazioni ai nostri danni. La colonna mobile di quel settore (tenente
colonnello Amato) accorse alla difesa e, all'alba del 31 ottobre, veniva
violentemente attaccata nei pressi dei pozzi di Bir el Afic. Il
combattimento fu lungo e 'cruento. ma alla fine i ribelli furono decisamente
ricacciati verso il sud.
Ben meritata parola di elogio va tributata ai Capi delle nostre valorose e infaticabili colonne, elle, al comando del generale Graziani. operarono in quegli anni nella vasta regione, sotto clima torrido, di fronte a nemico insidioso, attraverso regioni inospiti. Ricordiamo Pintor, Garelli, Simone, Mariotti, La Viola, Maletti, Malta, Natale. Ferrari Orsi. Morarnareo, Lorenzini, Belardinelli.
Note
1) Prima di questi avvenimenti, la località di Giarabub era stata Idris, il Gran Senusso; nel 1922 dal capitano Alvisi e da altri due toccata solo tre volte da Italiani; nel 1913 dal tenente Virgilio, prigio. ufficiali dell'Esercito italiano, i quali pure vi si erano recati col Mero; nel 1919 dal capitano Lami, che vi si recò in automobile con Gran Senusso.