Storia delle Unità
Colonna Agostini
Data di costituzione |
8 ottobre 1935 |
Comandante |
Luogotenente Generale Augusto Agostini |
Vice Comandante |
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Motto |
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Composizione della Colonna
Reparti |
Comandante |
Colonna "Agostini"
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Luogotenente Generale Augusto Agostini Seniore Amedeo Verger |
Storia Operativa (*)
In Africa Orientale, la Milizia Forestale, comandata dal L. Generale A. Agostini, venne inquadrata come forza combattente a fianco dei Carabinieri Reali e costituì reparti mobili autocarrati, che operarono e si distinsero in numerosi fatti d’arme (Vallone della Morte – Dana Parma 21-01-1936, Dagahbùr 14-04-1936, Gunu Gado 24/25-04-1936). Alto fu il contributo dato dalla Milizia forestale per la conquista dell’Impero. Quarantadue decorati di cui una medaglia d’oro alla memoria e quattro d’argento, oltre il conferimento dell’Ordine Militare di Savoia al suo Comandante con una splendida motivazione.
Una Coorte di volontari della Milizia Forestale, si imbarcò a Napoli il giorno 8 ottobre 1935, diretta in Somalia ed ai primi di dicembre era schierata in prima linea fra Dolo e Malga Rie dopo aver fatti traghettare i suoi numerosi automezzi, nottetempo, oltre il Giuba. Una centuria proseguiva oltre il Daua Parma per far parte del sistema difensivo assieme al 4° Rgt. fanteria ed al XIV Btg. mitraglieri Arabo Somalo, all'artiglieria, a sezioni autoblindo e lanciafiamme e a reparti di Dubàt. Il comando di tutto questo raggruppamento fu affidato al Luogotenente Generale Augusto Agostini, già comandante della Milizia Forestale in Patria.
Da informazioni ricevute, si dava per imminente un attacco dell'esercito di Ras Destà che aveva come obiettivo lo sfondamento dei reparti italiani posti a guardia di quel settore. Si diede quindi luogo, rapidamente, a lavori difensivi di consolidamento (reticolati, trincee, appostamenti per mitragliatrici, strade di arroccamento). Grande fu l'impegno dei forestali per preparare il terreno dello scontro, attraverso un duro lavoro di disboscamento con lo scopo di sgombrare il campo al tiro delle mitragliatrici, terreno che il nemico avrebbe dovuto necessariamente attraversare in caso di attacco. Dopo diversi giorni di lavoro, le opere apprestate si potevano ritenere non superabili dal nemico [1]. Il 28 dicembre 1935, dopo aver visitato il settore, il Generale Graziani ordinò che la Coorte Forestale con sezioni autoblindo e reparti di Dubat muovesse su Sadei dove risultavano in marcia o in sosta truppe di Ras Destà. L'avanzata ebbe inizio il 12 gennaio 1936; la Coorte mosse su 57 autocarri e traghettò il Daua ingrossato a Malga Rie [2] su quella pista camionabile creata nei giorni precedenti alcune pattuglie di CC.NN. forestali e Dubat. In serata arrivarono all'Uadi Iigon e nottetempo ripresero la marcia per arrivare all'Uadi Bou Bou, e il giorno dopo a Lebidei.
Il nemico intanto si era spostato e le retroguardie erano ancora a Lebidei. Manovrando velocemente e superando ogni tentativo di resistenza, la Coorte, alle ore 8 del 15 gennaio occupa Sadei. Marciando in testa alla colonna, i forestali ripresero l'avanzata cercando di raggiungere il nemico che si ritirava e cercando almeno di catturargli le scorte di bestiame. Superata Callegia 1a e occupata Callegia 2a, data l'impossibilità di proseguire in autocarro per l'asperità del terreno e la fitta boscaglia, i reparti appiedati si lanciarono all'inseguimento degli abissini. Si verificarono così brevi e accaniti combattimenti con reparti nemici che si arrivava ad agganciare, procurando gravi perdite al nemico. A seguito di queste operazioni di rottura, fu catturato il sultano dei Digodia ancora con le armi in pugno. L'avanzata complessiva fu di 130 km. A mezzanotte del 18 gennaio la colonna si avviò verso Marsa Ghersi dove risultavano essere importanti forze nemiche. Nel corso di questa operazione si ebbero violenti scontri con elementi avversari infiltratisi nelle nostre linee e vinti solo dopo violenti corpo a corpo dalle CC.NN. forestali e dai Dubat [3]. Per fiancheggiare l'attacco del Generale Graziani su Neghelli che mirava a sconfiggere definitivamente gli abissini di Ras Destà, la colonna lasciò il fiume e mosse incontro al grosso del nemico, addentrandosi tra i monti. Le CC.NN. forestali, venuti a contatto con gli abissini durante la notte, si lanciarono in mischie furibonde usando le bombe a mano ed i pugnali. Solo alle prime luci dell'alba gli abissini volsero in fuga attraversando il fiume. Tra il 21 ed il 23 gennaio la colonna, vincendo tenaci resistenze nemiche, arriva a Malga Libai, non senza aver provveduto alla costruzione di alcuni chilometri di camionabile. Tra il 6 ed il 7 febbraio, terminata la costruzione della strada e anche del traghetto del Daua, la Colonna Agostini si limitava a seguire per circa 50 chilometri il confine con il Kenia, da Malca Murri in direzione Mega [4].
Verso la fine di marzo la Coorte Forestale, superando una distanza di oltre mille chilometri, venne trasferita a Uarder, dove si riunì ad altri reparti (due batterie di artiglieria, un migliaio di Carabinieri, reparti del Genio e circa 3.000 Dubat), per costituire, sempre agli ordini del Generale Agostini, una colonna destinata alla battaglia dell'Ogaden. La colonna avrebbe marciato per oltre 300 km. verso l'alto Ogaden sul percorso Gunu Gadu - Bullaleh - Dagabur. Il nemico, l'esercito di Ras Nasibù, che aveva per consigliere militare un alto ufficiale turco, Wehib pascià, aveva organizzato da lungo tempo un vasto campo trincerato. Erano inoltre presenti numerose buche mimetizzate, tra di loro collegate e che sfruttavano ogni minima ondulazione del terreno, nelle quali trovavano posto armi automatiche e fucili che potevano ottimamente servire per un fuoco incrociato. La modernità delle opere difensive organizzate dall'ufficiale turco, prevedeva anche numerose trincee nelle zone non direttamente presidiate dagli abissini e che avevano principalmente lo scopo di ingannare le truppe assalitrici. Il 24 aprile, dopo aver reso camionabile la pista che da Uarder conduce a Curati, la colonna attacca decisamente le posizioni fortificate dagli abissine a Gunu Gadu. Carabinieri e Dubat attaccarono per primi e la battaglia fu subito durissima; i difensori trovarono riparo nelle numerose caverne, gli assalitori dovettero stanarli espugnandole ad una ad una facendo ricorso alle bombe a mano, al tiro diretto e ravvicinato dell'artiglieria, all'uso dei lanciafiamme e bottiglie incendiarie [5]. Grande fu il sacrificio e l'eroismo da entrambe le parti. Ripresa la marcia la Colonna, cui vennero aggregati una sezione Autoblindo ed il Btg. universitario «Curtatone e Montanara» della 6a Divisione CC.NN., dopo vari scontri a Sassabaneh, entrò il mattino del 30 aprile a Dagabur. Il 6 maggio è a Giggiga, l'8 a Harrar, il 9 a Dire Daua.
NOTE
[1] Il 29 dicembre, il Maresciallo Graziani, che il giorno prima aveva minutamente visitato il settore, così telegrafava al Luogotenente Generale Agostini : "Sia il motto rinnovellato del Piave il nostro crisma battesimale - Qui non si passa - scrivetelo a lettere cubitali al limite occidentale ed a quello nord. Spingete i tentacoli sempre più ferrigni verso il covo nemico. Addentatelo".
[2] Questo raggruppamento è conosciuto anche con il nome di "Colonna Agostini".
[3] Con l’occupazione di Callegia 1a e di Callegia 2a erano stati raggiunti alcuni importanti obiettivi, tra i quali notevole l’isolamento di gran parte del territorio confinante con il Kenia. Ma con il movimento del 18 verso Malca Ghersi, nella cui zona erano stati segnalati consistenti reparti abissini, la Colonna si ritrovò ad occupare un fronte troppo vasto, favorendo il tentativo di infiltramento delle forze abissine sparse in tutta la zona.
[4] Le truppe della Colonna Agostini innalzarono un cippo in pietra con la dicitura: "La Colonna Agostini qui giunse aprendosi col fuoco e col piccone la strada". Dopo il felice esito delle operazioni tenute dalla Colonna, il generale Graziani inviò il seguente messaggio al Luogotenente Generale Agostini: "Nel momento in cui V.S. con Coorte Milizia Forestale lascia codesto settore ove ha prodigato opera ammirevole per slancio, ardire e decisione, che in qualche momento ha avuto spunti veramente epici, mi è grato tributare a V.S. ed ai Militi mio vivo compiacimento e riconoscenza concorso dato all’azione generale. Riprenderemo presto il cammino costà o altrove".
[5] Per certi versi, vista la conformazione orografica del terreno abissino, questo combattimento è del tutto simile a quello tenuto dai soldati americani nelle isole del Pacifico molti anni dopo contro le irriducibili forze giapponesi, arroccate in opere difensive magistralmente costruite. E con lo stesso terribile tributo di sangue.
FONTI
La Stampa, Anno 71 n. 26, sabato 30 gennaio 1937-Anno XV
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