Storia delle Unità
11° Reggimento Granatieri di Savoia
motto: "Fede e valore"
Origini e vicende organiche
Viene costituito il 12 ottobre 1936 in attuazione della circolare n. 23480/356 del 6 ottobre, presso il deposito del 1° Reggimento "Granatieri di Sardegna" su comando, tre battaglioni Granatieri, una batteria armi di accompagnamento da 65/17. La nuova unità viene assegnata alla Divisione "Granatieri di Savoia" affiancata dall'11° Reggimento Granatieri e dal 60° Reggimento Artiglieria per d.f. e destinata al presidio di Addis Abeba. Nell'agosto 1938 il Reggimento modifica l'organico sostituendo il III battaglione granatieri con il III Battaglione Bersaglieri.
Guerra 1940-43:
1940 - Il 10 giugno, il Reggimento, insieme alle altre unità della 65a Divisione Granatieri di Savoia, continua ad operare nella zona di Addis Abeba, a presidio della cinta fortificata della città. Partecipa alle operazioni contro il Sudan ed in particolare contro la Somalia britannica, operando dal settore nord nelle battaglie contro il complesso fortificato del Tug Argan che culminarono con la conquista di Berbera, capitale del Somaliland britannico il 19 agosto 1940.
Alla fine mese di dicembre 1940, il Reggimento insieme agli altri reparti della 65a Divisione riceve ordine di trasferimento sul fronte di Cheren dove arriva la sera del 31 gennaio 1941.
1941 -
Verso le ore 12 del 4 Febbraio, un improvviso ordine superiore determinava l'urgente trasferimento del battaglione, meno una compagnia, alla stretta Dongolaas, a sud-ovest di Cheren, attraversata dalla camionabile e dalla ferrovia per Agordat. Il nemico, impossessatosi della nuota 1616, si era infiltrato nel gruppo di alture del Sanchil. In base agli ordini emanati dal gen. Carnimeo, due compagnie del III Bersaglieri furono avviate una a monte Sanchil e l’altra alle pendici interne nord della stretta. Alle 10 i bersaglieri riconquistavano la vetta aiutati dai pochi difensori superstiti all’attacco nemico che li aveva ributtati verso le pendici. In seguito giunse l’altra compagnia dei bersaglieri e quindi il 97° battaglione coloniale a rafforzare la linea di difesa. Il 6 febbraio il 97° battaglione coloniale rinforzato con elementi dei bersaglieri dell’11° attaccarono il nemico sul roccione di monte Forcuto sorprendendolo, scompaginandolo e annientandolo. Dopo tre giorni di incessanti bombardamenti aerei e di mortai sul Sanchil e sul roccione di monte Forcuto gli stessi ascari che avevano conquistato la posizione, furono visti sbandare nel sottostante vallone. Purtroppo all’alba del giorno 11 febbraio il nemico riattaccò il roccione e i granatieri insieme ai bersaglieri ripiegarono sul Sanchil. Seguì immediatamente l’attacco nemico alla selletta del Sanchil impegnando la 2a compagnia granatieri in un aspro corpo a corpo. Quando la compagnia stava per essere sopraffatta, giunse la compagnia bersaglieri e insieme riuscirono a respingere il nemico al di là della selletta. L’arrivo del battaglione Alpini Uok Amba contribuì a tenere le posizioni rafforzandole e impedendo ai successivi attacchi del nemico di occupare le nostre posizioni. Ristabilitasi la situazione, di dava corso al riordinamento dei reparti, assegnando a ciascuno un tratto del fronte: quello centrale era affidato ai bersaglieri in collegamento a destra con gli alpini e a sinistra con il II battaglione granatieri. Nei giorni 15 e 16 la 1a compagnia bersaglieri effettuò delle puntate offensiva verso q. 1616 insieme a pattuglioni di granatieri inviati dal Sanchil e da cima Forcuta allo scopo di accertare se la quota fosse ancora in mano nemica data la sua inattività. Ke quattro settimane che seguirono i feroci combattimenti della prima fase, videro il logoramento materiale e morale del personale a causa degli incessanti bombardamenti aerei e terrestri. Il personale di tutti i reparti era costretto a trascorrere le giornate in anguste tane scavate nella dura roccia, in una estenuante tensione nervosa, in attesa della sera per rifocillarsi. Nonostante questa situazione, con estenuanti lavori notturni si effettuarono tutti i lavori difensivi possibili. All’inizio della terza fase della battaglia il battaglione bersaglieri e quelli dei granatieri erano formati su tre compagnie ciascuna rinforzata organicamente da un plotone mitraglieri e da una squadra mortai da 45, dislocati lungo tutto il fronte del sottosettore che si sviluppava per otre 2000 m con un dislivello di 600 m. Il 15 marzo, dall’alba al tramonto, il cielo della stretta del Dongolaas era incrociato da velivoli nemici che bombardavano e mitragliavano le nostre posizioni mentre i tiri dell’artiglieria nemica si concentravano sulla zona compresa tra roccione forcuto, interno della stretta, q. 1501, la selletta di monte Sanchil e quella tra le quote di 1215 del Pinnacolo e 1437. Seguì subito l’attacco delle fanterie nemiche alle due sellette per forzarne il passaggio, mentre all’interno l’attacco si svolse lungo per la rotabile con i mezzi corazzati che furono però costretti a ritirarsi perché efficacemente contrastati dagli ordigni incendiari predisposti e dai tiri delle artiglierie anticarro. La selletta del Sanchil l’attacco nemico fu respinto sanguinosamente dai bersaglieri. All’ala opposta della stretta, il nemico riusciva a penetrare sul fronte della 5a compagnia granatieri, determinando una situazione pericolosa per le rimanenti posizioni di quel sottosettore. Il mattino del giorno seguente il nemico invase il fortino di q. 1501 di monte Dolodorodoc e si propagò in profondità verso sud occupando anche l’altura tondeggiante a nord del fortino, denominata “pan di zucchero”. Il nemico invece di riversarsi alle spalle della stretta, si diresse a est puntando il bastione montano dei monti Zeban e Falestoc. Seguirono 10 giorni di scontri durissimi e sanguinosi che impegnarono tutti i nostri reparti coinvolti, sia nazionali che coloniali, che si trovarono sempre in condizioni di inferiorità rispetto al nemico. Il 25 marzo, verso le ore 4,30 il nemico scatenò improvvisamente un violento bombardamento di artiglieria su tutto il fronte concentrandolo su q. 1407, alla collinetta delle batterie anticarro, alla derrovia e alla sommità del Sanchil. La sera del 25, poiché di giorno non era possibile alcun movimento, il colonnello Corsi inviò due compagnie del II Battaglione granatieri, riorganizzatesi nelle retrovie, a rinforzo dei resti del battaglione bersaglieri che aveva ceduto dove si trovava il suo comando. La 2a compagnia bersaglieri combattè tutto il 25 e il 26 marzo, non permettendo al nemico di invadere il Sanchil e la notte sul 27 ripiegò sul monte Amba. La 1 a compagnia bersaglieri, dislocata sotto il Sanchil, potè opporre valida resistenza fino alle ore 13 del 27 marzo venendo sommersa dopo aspri combattimenti, quando Cheren era già caduta e il nemico in marcia verso Asmara. Le perdite dell’11° Reggimento Granatieri di Savoia che il 2 febbraio, giorno in cui entrò in linea, era di 63 ufficiali e 1900 fra sottufficiali e militari di truppa, nella battaglia di Cheren ebbe le seguenti: ufficiali 11 morti e 25 feriti; sottufficiali e militari truppa 211 morti e 670 feriti. Come compare nella relazione del colonnello Corso Corsi, queste perdite non sono definitive in quanto tutti i documenti del Comando di Reggimento andarono dispersi all’epoca della occupazione inglese dell’A.O.I. I dati furono ricavati da tutti gli accertamenti che fu possibile compiere dal comandante del Reggimento e dagli ufficiali del Corpo durante i cinque anni di prigionia, interrogando i superstiti. Sono state omesse le perdite subite dalle unità coloniali assegnate di rinforzo al Reggimento in quanto non fu possibile stabilirne la cifra.
Unità maggiori
L'11° Reggimento Granatieri era così composto:
1940-1943 |
Comando Compagnia comando, 2 battaglioni fucilieri, III battaglione Bersaglieri Compagnia mortai da 81, Batteria armi di accompagnamento da 65/17 |
Campagne di guerra (1940-1943)
Data |
Divisione |
Corpo d'A. |
Armata |
Gruppo d'Armata |
Area di operazioni |
1940 |
Granatieri di Savoia |
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Africa Orientale: Addis Abeba |
1941 |
Granatieri di Savoia |
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Africa Orientale: Eritrea, Cheren |
Comandanti (1936-1941)
Col. Achille Menechini
Col. Corso Corsi
Sede
Addis Abeba