Storia delle Unità
La Milizia nella campagna di Russia 1941-1943 (*)
Il Raggruppamento CC.NN. «23 Marzo»
La costituzione del Raggruppamento si colloca nel quadro della ricostituzione dell'8a Armata, destinata ad operare sul fronte orientale germano-sovietico. Alla nuova formazione organica veniva imposto un nome rievocatore delle tradizioni guerresche acquistate in Africa Orientale (1935-1936), ed in Africa Settentrionale (1940). La sua costituzione sarebbe stata completata, entro breve giro di mesi, da quella del Raggruppamento CC.NN. «3 Gennaio», questo assegnato al XXXV C.A. (C.S.I.R.), l'altro al II C.A., mentre il C.A. Alpino, anch'esso compreso nell'8° Armata, non avrebbe disposto di unità di CC.NN.
Il «23 Marzo» sarebbe stato articolato in due Gruppi Battaglioni CC.NN.: il «Valle Scrivia» ed il «Leonessa», l'uno e l'altro costituiti su due battaglioni di assaltatori ed un battaglione armi anticarro e di accompagnamento, autocarrati, tutti di Legionari1. I comandi di Gruppo erano agli ordini di un console coadiuvato da 11 ufficiali e disponevano di un plotone comando. I battaglioni di assaltatori, oltre che del comandante e di tre ufficiali del comando, del plotone esploratori e del plotone comando, risultavano costituiti da 3 compagnie d'assaltatori ed una di mitraglieri (6 armi). Il battaglione armi anticarro e d'accompagnamento, oltre al comandante, 2 ufficiali del comando e plotone comando, aveva una compagnia da 81 mm ed una compagnia cannoni da 47/32 (8 armi). La forza organica totale di ogni Gruppo ammontava a 74 ufficiali, 112 sottufficiali, 1.606 graduati e legionari: un totale di 1.792 combattenti.
Il 23 da Saluzzo ebbero inizio le partenze dei reparti per il fronte orientale, completate il giorno 27. Tra il 4 e l'8 luglio tutto il Gruppo giungeva in territorio sovietico occupato, a Merefa presso Charkow, dove si accampava nella zona dei silos. L'intero raggruppamento «23 Marzo» si trova colà riunito.
Il 4 luglio il XLI Btg. A.A. si trasferiva a Krassnograd coi propri mezzi automobilistici. Tra il 10 ed il 13 i Battaglioni V e XXXIV compirono, con altre unità del II C.A., autocarrati, l'ampio trasferimento (circa 300 Km.) dalla zona di Charkow-Merefa a quella del bacino minerario industriale del Donez, riunendosi a Marinka al XLI che ve li aveva preceduti. Frattanto le salmerie dell'intero Raggruppamento avrebbero compiuto in tredici giornate lo stesso trasferimento. Nei giorni 20, 21 e 22 luglio il Gruppo «Valle Scrivia» si trasferiva per via ordinaria (62 km.) dalla zona di Marinka a quella di Debalzewo-Novo Grigorjewka, riunendosi alla colonna delle salmerie.
Il 10 luglio, in concomitanza con il trasferimento del «Valle Scrivia», anche il Gruppo «Leonessa» lasciava la zona di Charkow-Merefa per spostarsi con tutto il II C.A. nella zona di Stalino (bacino del Donez), dove si stava effettuando la radunata dell'8a Armata. I reparti effettuarono il movimento con trasporto automobilistico, compiuto in quattro tappe e completato il 13 luglio a Makejewka, mentre la colonna delle salmerie di tutto il Raggruppamento effettuava il proprio per via ordinaria.
Anche il Gruppo «Leonessa», nelle giornate del 20, 21 e 22 luglio, si trasferiva per via ordinaria (su automezzi i reparti autocarrati) da Makejewka alla zona di Debalzewo-Novo Grigorjewka.
Il 24 luglio l'intero Raggruppamento passava alle dipendenze operative del comando 8a Armata e da questo riceveva ordini per la prosecuzione del suo movimento, compiuto il 25 con l'arrivo ad Artemowsk, il 28 a Beloje, il 29 a Woroschilwgrad (oggi Lugansk). Il 31 luglio passava sulla sponda orientale del Donez, raggiungendo Pogoreloff. Il 2 agosto era a Tschuginska, il 3 a Dèrkul, dove sostava per una settimana.
Allo scopo di conferire maggiore consistenza tattica a questa riserva, il comando 8a Armata rinforzava il Raggruppamento ponendo alle sue dipendenze operative il Comando del 201° Reggimento Artiglieria motorizzato con il suo III Gruppo Cannoni da 75/28 del Raggruppamento Artiglieria del II C.A., (assegnato in rinforzo al Gruppo «Valle Scrivia».)
Il Comando di Raggruppamento conservava alle proprie dirette dipendenze il Comando del 201° Artiglieria ed una compagnia del XXXII Btg. controcarro (pezzi da 47/32) del 3° Reggimento Granatieri di Sardegna.
Alla metà d'agosto, mentre i due Corpi d'Armata italiani sostituivano sulla linea del Don le scarse divisioni tedesche schieratevi più in osservazione che a difesa, il Gruppo «Valle Scrivia» era dislocato con il V Btg., aliquota del XLI a Taly, rinforzato dal Gruppo cannoni da 105/28 meno una batteria. Queste unità costituivano un gruppo tattico, mentre un secondo era formato dal XXXIV Btg. e la restante aliquota del XLI, rinforzato da una batteria da 105/28, a Kusmenkoff. I due gruppi tattici erano destinati a costituire riserva del Il C.A. che il 16 agosto assumeva la responsabilità di un ampio settore difensivo sul Don, avendo in prima schiera la 294a Divisione di Fanteria tedesca, la Divisione «Cosseria» e la Divisione «Ravenna». Il «Valle Scrivia» doveva tenersi in grado di fare rapidamente massa su Nowaja Kalitwa, su valle Bogutschar e su valle Lewaja, zone difese dalle divisioni citate.
Il Gruppo «Leonessa», rinforzato dal III Gruppo del 201° Artiglieria Motorizzato, restava alle dipendenze d'impiego del comando di Armata, che lo teneva orientato sulla sinistra, in grado di potere anch'esso concorrere ad eventuali operazioni del II C.A. Il «Leonessa» così rinforzato, prendeva :dislocazione a Kantemirowka. Anche il comando di Raggruppamento, con gli elementi di rinforzo non decentrati, si stabiliva a Kantemirowka, vicino al comando del II C.A.
Il mattino del 20 agosto, sul fronte dell'ansa di Werchnje Mamon, difeso dalla Divisione «Ravenna», e più specialmente contro l'altura di quota 220 nella stessa ansa, aveva iniziato una fase della "prima battaglia difensiva del Don". Pochi chilometri più ad ovest un altro analogo episodio si svolgeva nella contro ansa di Krassno Orechowo, al limite di settore tra le Divisioni «Ravenna» e «Cosseria».
Un elemento del Gruppo «Valle Scrivia», il gruppo tattico di Kussmenkoff2 si spostava, autotrasportato, verso oriente in valle Bogutschar a Twjerdochlebowka, pronto ad essere impiegato su ordine del comando del Il Corpo d'Armata, a richiesta del comandante della Divisione «Ravenna».
Il gruppo tattico di Taly, restante parte del Gruppo «Valle Scrivia»3 scorreva anch'esso verso est, spostandosi a Kussmenkoff.
Il 22 agosto il XXXIV Battaglione, con i già nominati elementi di rinforzo, si spostava verso nord-est, dislocandosi sugli immediati rovesci della quota 217,6. Il V Battaglione, con i rinforzi assegnatigli, si spostava a Twjerdochlebowka, dove aveva sede il comando della Divisione «Ravenna».
Anche il Gruppo «Leonessa», nello stesso giorno, era chiamato a concorrere all'azione, inviando da Kantemirowka a Kussmenkoff un gruppo tattico, formato dal XIV Battaglione, mezza compagnia mortai da 81 mm e mezza compagnia pezzi da 47 del XXXVIII Battaglione CC.NN. A.A. ed una batteria del III Gruppo da 75/32 del 201° Artiglieria.
Il 23 agosto il gruppo tattico formato intorno al XXXIV Battaglione poteva lasciare le immediate adiacenze della linea di combattimento, spostandosi a Filonowo, dove sostava anche nel giorno successivo. In quella giornata l'azione dell'artiglieria sovietica gli causava perdite di 1 caduto e 2 feriti. La batteria da 105 partecipava alle azioni di fuoco delle altre artiglierie della «Ravenna».
Nella giornata del 24 agosto, per effetto di un altro attacco nemico alle linee della Divisione «Ravenna», il gruppo tattico del V Battaglione veniva spostato a Gadjutschje verso il limite sinistro del settore con la Divisione «Cosseria», nell'intento di bloccare eventuali infiltrazioni nemiche, per altro non verificatesi.
Il gruppo tattico del XIV Battaglione, in relazione all'andamento delle operazioni, veniva prudenzialmente fatto serrare da Kussmenkoff a Twjerdochlebowka.
Tutte le unità che, rimanendo impiegate in secondo scaglione, avevano partecipato alle azioni tra il 20 ed il 24 agosto, restavano nelle dislocazioni assunte in quei giorni fino al 6 settembre, quando il XXXIV Battaglione ed i suoi rinforzi si trasferivano da Filonowo a Kussmenkoff, ed il Comando del Gruppo «Valle Scrivia» rientrava a Taly.
L'8 settembre i rinforzi di artiglieria, a suo tempo assegnati al Raggruppamento, cessavano da tale dipendenza operativa per inserirsi nello schieramento delle artiglierie a difesa del settore del II Corpo d'Armata.
Anche il Gruppo tattico del XXXIV Battaglione lasciava lo schieramento avanzato di Filonowo per trasferirsi a Popowka, a disposizione del Comandante della Divisione «Ravenna», come riserva per eventuali contrattacchi.
Il 9 settembre il gruppo tattico del XIV Battaglione si spostava a Pissarewka.
Il 10 settembre il gruppo tattico del V Battaglione si spostava da Gadjutschje a Pereschtschepnyi, anch'esso come riserva della Divisione «Ravenna».
In quel giorno il Comandante del II C.A. stabiliva che i gruppi tattici costituiti con i reparti dei Gruppi CC.NN. «Valle Scrivia» e «Leonessa» assumessero le seguenti denominazioni:
Valle Scrivia I:
V Battaglione CC.NN.,
mezza compagnia mortai da 81 mm
mezza compagnia pezzi da 47 del XLI Battaglione CC.NN. A.A.:
Valle Scrivia Il:
Comando del Gruppo «Valle Scrivia»,
XXXIV Battaglione CC.NN.,
mezza compagnia mortai da 81 mm
mezza compagnia pezzi da 47 del XLI Battaglione CC.NN. A.A.;
Leonessa I:
XIV Battaglione CC.NN.,
mezza compagnia mortai da 81 mm
mezza compagnia pezzi da 47 del XXXVIII Battaglione CC.NN. A.A.
Leonessa II:
Comando del Gruppo «Leonessa»,
XV Battaglione CC.NN.,
mezza compagnia mortai da 81 mm
mezza compagnia pezzi da 47 del XXXV III Battaglione CC.NN. A.A.
L'11 settembre il nemico, con forze della sua 127a Divisione di Fanteria (I e II Btg. del 555° Reggimento di Fanteria, rinforzati da elementi del Btg. A.A. reggimentale) attaccava, alle prime luci dell'alba e con il favore della nebbia del Don, nella zona di Deresowka quota 158, nel settore della Divisione «Cosseria», presso il lato occidentale dell'ansa di Werchnje Mamon.
Le formazioni del nemico, su fronte ristretta e scaglionate in profondità, ottenevano un primo successo sulle forze della difesa italiana, disseminate a velo su di un ampio fronte. Il pronto intervento degli elementi destinati a reazioni di movimento dal 90° Reggimento di Fanteria «Salerno», responsabile del settore e quelle dell'89° Reggimento, accorse a sostegno, appoggiandosi alla resistenza in sito dei capisaldi della linea difensiva, dapprima conteneva entro limiti modestissimi la penetrazione del nemico ottenuta con attacchi ripetuti durante tutta la giornata dell'11. Alle prime luci del 12 settembre, un energico contrattacco del III/89° ristabiliva la situazione iniziale ricacciando il nemico oltre il fiume.
Il gruppo tattico «Leonessa II», chiamato a dare profondità allo schieramento italiano, si spostava da Kussmenkoff a Dubowikoff, pur senza essere impiegato a contatto del nemico.
Sul fronte dell'ansa di Werchnje Mamon, tenuto dalla Divisione «Ravenna», fra la zona di Krassno Orechovo (lato occidentale) e quella di quota 218 (lato orientale), il nemico, con le forze della sua la Divisione di Fanteria (415° Reggimento), tentava azioni di infiltrazione, che i contrassalti condotti dalle forze in sito ed il contrattacco del III/37° Fanteria rendevano vane. Il rinnovamento degli stessi tentativi nella notte sul 12 veniva stroncato dall'azione dell'artiglieria italiana.
Poco a sud-est dell'ansa di Werchnje Mamon, sempre sul fronte della «Ravenna», il nemico con altre forze della sua la Divisione (due battaglioni del 412° Reggimento Fanteria ed il Battaglione Scuola divisionale, oltre che con un Reggimento della contigua 127a Divisione), tentava due azioni di attraversamento del Don. Quella condotta nel tratto meridionale, presso l'isolotto di Kusmenkin, era sventata dal nostro fuoco di artiglieria e di mortai. Invece, in corrispondenza dell'abitato di Sswinjucha, riusciva a traghettare forze bastanti a consentirgli di porre piede sulla sponda destra, approfittando della copertura offerta dai numerosi e profondi canaloni degradanti sul Don e riallacciati a zone boscose. Alle ore 8, l'avversario si era impadronito del paese: un contrattacco del III/38° Fanteria, che presidiava quel tratto di fronte, non riusciva a risolvere la situazione.
Il comandante della Divisione «Ravenna» disponeva allora il trasferimento del gruppo tattico «Valle Scrivia I» da Pereschtschepnji a Filonowo e del gruppo tattico «Valle Scrivia II» da Popovka a Pereschtschepnji, mentre il comando del Gruppo si dislocava a Gadjutschje.
Alle ore 12, aderendo ad analoga richiesta del comandante della «Ravenna», che aveva tutte le riserve impegnate, il comandante del Il C.A. autorizzava l'impiego del gruppo tattico «Valle Scrivia I», che da Pereschtschepnji giungeva a Gadjutscje alle ore 15.
Un nuovo attacco sovietico, partendo dal bosco di Ssolonzy, per quanto contenuto dal III/38°, otteneva un'ulteriore penetrazione sulla sponda destra.
In considerazione di questa situazione il comandante del C.A. ordinava lo spostamento del gruppo tattico «Leonessa II» da Kantemirowka a Kusmenkoff, ponendolo a disposizione del comandante della «Ravenna». Nella notte il gruppo si spostava a Filonovo, nelle immediate retrovie della linea. Il gruppo tattico «Leonessa I» rimaneva in sosta a Dubovikoff.
Senza concedere altro tempo all'avversario, abile a rafforzarsi prontamente sul terreno conquistato, nella stessa notte sul 12, il comando della «Ravenna» disponeva che alle ore 6 del 12 settembre avesse inizio un attacco nell'ansa di Swinjucha per ricacciare il nemico oltre il Don. Ad esso avrebbero concorso in primo scaglione l'intero Gruppo «Valle Scrivia», articolato nei suoi due gruppi tattici, ed unità di formazione della «Ravenna» sotto il comandante del III/38° Fanteria. A sinistra il «Valle Scrivia II», al centro il «Valle Scrivia I». Era prevista un'azione avvolgente per le ali, con prevalenza dalla sinistra. In secondo scaglione il gruppo tattico «Leonessa II».
Il Luogotenente Generale Enrico Francisci, Comandante del Raggruppamento «23 Marzo», che veniva impiegato quasi tutto in quell'azione, chiedeva ed otteneva di assumerne il comando, pur mantenendo tutti gli ordini già emanati dal Generale Manlio Capizzi, Comandante della Fanteria Divisionale della «Ravenna».
Un quarto d'ora di violento fuoco d'artiglieria, tra le 6,15 e le 6,30, preparò la strada ai battaglioni che, mentre il tiro degli artiglieri si spostava su obiettivi più lontani, alle 6,30 balzavano all'assalto preceduti dal lancio delle bombe a mano, secondo il metodo tradizionale delle unità ardite italiane.
Dopo una breve e debole resistenza, svolta con fuoco di fucileria ed armi automatiche, sotto l'incalzare degli italiani attaccanti, i sovietici si ritiravano rapidamente.
Superata una fascia boscosa e tornati allo scoperto in un'ampia radura, i reparti d'assalto venivano investiti da violento fuoco di artiglieria d'accompagnamento e di mortai, che provocava le più sensibili perdite nelle file del V Battaglione.
La reazione avversaria non impressionava gli attaccanti, che incalzavano con maggior veemenza il nemico. Questo, ormai in rotta, fuggiva disordinatamente verso il Don, attraversandolo con ogni mezzo reperibile e perfino a nuoto.
Alle ore 8 circa gli italiani, provenendo da sud e da sudovest, entravano in Swininjuch, ed alle ore 11 i due gruppi tattici «Valle Scrivia I» e «Valle Scrivia II», per vie diverse giunti sul paese, avevano occupato anche l'adiacente sponda del Don.
Alla sera stessa i gruppi tattici tornavano alle loro dislocazioni precedenti, sostituiti sulle posizioni da unità della Divisione «Ravenna».
Il Generale Edoardo Nebbia così telegrafava al Generale Francisci:
«Prot. n. 1344 alt 13 settembre 1942, ore 10,30 alt
«La collaborazione d'armi tenacemente condotta da tre battaglioni CC.NN. ai tuoi ordini con decisa azione di contrattacco ha ridato pieno possesso della riva destra del Don volgendone in fuga l'avversario forte di uomini e di armi alt Ancora una volta l'ardore combattivo delle CC.NN. ha rifulso ed espresso la volontà di vittoria alt. Sono fiero di avere avuto alle mie dipendenze in un momento di lotta i tre gruppi tattici ed esprimo il mio grazie per la preziosa tua azione di comando alt».
Il Luogotenente Generale Enrico Francisci gli rispondeva:
«Caro Nebbia, grazie per il tuo fonogramma. Sono lieto che le camicie nere abbiano conseguito la loro prima vittoria in terra bolscevica a fianco dei valorosi fanti della tua bella Divisione. Cordialmente Enrico Francisci».
Il gruppo tattico «Leonessa II» fece ritorno subito alla dislocazione primitiva. I due gruppi tattici «Valle Scrivia» rimasero schierati in secondo scaglione alquanto a ridosso della linea difesa dalla «Ravenna», in quanto le unità di fanteria di essa, dopo i combattimenti dell'agosto e quelli appena conclusi, stavano attraversando una crisi di effettivi e, per assicurare il servizio ed i necessari turni di riposo ai reparti posti a difesa dei capisaldi, avevano dovuto rinunziare a qualunque profondità di schieramento, garanzia restituita alla grande unità con l'impiego dei battaglioni di camicie nere.
Soltanto l'11 ottobre poteva essere assunto lo schieramento invernale; operazione ormai indifferibile, anche se la stagione era tuttora mite. Infatti nelle nuove dislocazioni dovevano essere condotti lavori di adattamento dei locali o costruzione di essi, di adeguamento alle necessità invernali, di fortificazione campale per la costituzione di una seconda posizione.
Lo schieramento invernale fu così attuato:
Comando del Raggruppamento «23 Marzo»: Winogradowka (sud-ovest di Danzewo, in valle Bogutschar).
Comando del Gruppo «Valle Scrivia» e Comando del XLI Battaglione CC.NN. A.A.: Gadjutschje.
Gruppo tattico «Valle Scrivia I» (V Battaglione CC.NN. e rinforzi): Gadjutschje.
Gruppo tattico «Valle Scrivia II» (XXXIV Battaglione CC. NN. e rinforzi): Dubowikoff.
Comando del Gruppo «Leonessa» e Comando del XXXVIII Battaglione CC.NN. A.A.: Podoroshnyj.
Gruppo tattico «Leonessa I» (XIV Battaglione CC.NN. e rinforzi): Podoroshnyj.
Gruppo tattico «Leonessa II» (XV Battaglione CC.NN. e rinforzi): Zapkowo.
Nel frattempo la 1a Compagnia del XXXII Battaglione controcarro «Granatieri di Sardegna» ed il Plotone Lanciafiamme, già assegnati in rinforzo al Raggruppamento, erano stati destinati ad altro impiego.
Il 14 ottobre, alle ore 20,20 il XIV Battaglione del Gruppo «Leonessa», era sottoposto ad un bombardamento aereo nemico, che cagionava la perdita di 9 caduti e di 12 feriti.
Assunta la dislocazione invernale, i sei battaglioni del Raggruppamento, ripartiti nei quattro gruppi tattici, si erano dedicati di buona lena alla loro sistemazione, approntando ricoveri invernali ed adattando le «isbe» disponibili.
Contemporaneamente avevano svolto altra attività lavorativa, per la costruzione di postazioni per armi che sarebbero state comprese in una seconda posizione difensiva prevista dalle superiori disposizioni tedesche. Ma per provvedere alla sua occupazione mancavano le forze, né si sarebbe potuto pensare di valersi di quelle che eventualmente avrebbero ripiegato, battute, dalla prima posizione, posto che sulla prima posizione si sarebbe dovuto combattere ad oltranza e che i pochi elementi non compresi nei capisaldi (battaglioni di secondo scaglione delle divisioni ed unità di CC.NN. del C.A.) quasi non erano sufficienti ad assicurare reazioni di movimento contro l'attaccante che fosse riuscito ad infiltrarsi tra i capisaldi, mentre questi non potevano neppure integrare vicendevolmente la loro azione in quella organica "posizione di resistenza" prevista dalle norme tattiche, ma non attuabile sul Don, a motivo della vastità dei settori assegnati. Inoltre fu dovuto provvedere all'esecuzione di urgentissimo lavoro di costruzione di ricoveri per riserve e carri armati. Né gli uomini, né i mezzi meccanici, avrebbero potuto sostare lungamente allo scoperto in quel rigidissimo clima, questi non potendo avviare prontamente i loro motori, quelli condannandosi a sicuro assideramento.
Negli ultimi giorni di novembre e nella prima decade di dicembre il tempo si mantenne cattivo: il vento soffiava con violenza ed ammucchiava nelle depressioni la neve fresca, varie volte caduta, lasciandone un sottile strato sulle alture.
La situazione del nemico si faceva sempre più preoccupante per le unità italiane.
La tecnica di comando tedesca di quel tempo voleva che perfino i comandi delle grandi unità maggiori non fossero informati sulla situazione delle grandi unità laterali. Alle unità italiane era così giunta soltanto la notizia che nella seconda metà di novembre (tra il 19 ed il 21) la 3a Armata Romena aveva subito un grave scacco, ma non si sapeva che fosse stata una rotta. Meno ancora si sapeva che la 6a Armata tedesca fosse rimasta accerchiata a Stalingrado e neppure era nota la costituzione del «Gruppo Armate Don» tedesco, al quale era stato affidato il compito di ricollegare a Stalingrado il fronte del Don.
Se l'attività dei sovietici era stata rilevante in quel periodo, e forse anche risultava ridotta, lo schieramento della fanteria nemica sulle prime linee si andava raffittendo giorno per giorno, lo schieramento di artiglieria (anche se denunciato solamente da prudenti azioni di inquadramento) aveva preso una consistenza minacciosa, il traffico radiotelegrafico intercettato era sempre molto intenso e se ne rilevava l'accrescimento. Il maltempo aveva fatto diradare l'attività aerea sovietica, ma del pari i nostri voli di ricognizione o restavano impediti o non raggiungevano la possibilità di osservare.
Altre fonti d'informazione davano notizie concordi. I prigionieri ed i numerosi disertori, anche soltanto indicando l'unità della quale avevano fatto parte, portavano al mosaico informativo generale nuove tessere per precisare il disegno. Dalla sponda destra del Don con la osservazione terrestre, dal cielo con quella aerea, dagli Uffici Informazioni che interrogavano i prigionieri si ricavava la notizia della costruzione di numerosi passaggi sul Don, anche se gelato e tale da consentire in molti tratti il transito ai pedoni.
Al 10 dicembre sul fronte di tutta l'8a Armata italiana risultavano in atto dieci passaggi sul Don, dei quali una sola passerella all'ala sinistra (settentrionale) del Corpo d'Armata Alpino un'altra passerella all'ala destra del XXXV Corpo d'Armata (C.S.I.R.), nessun passaggio sul fronte del XXIX Corpo d'Armata tedesco.
Invece, otto passaggi collegavano le sponde del Don nel settore del II Corpo d'Armata, tra i quali un ponte a doppio transito al vertice dell'ansa di Werchnje Mamon occupata dai sovietici (fronte della Divisione «Ravenna») ed un altro ponte, pure a doppio transito, allacciava la sponda sinistra del fiume con la isola prospiciente Deresowka (fronte della Divisione «Cosseria»), in più ancora tre passerelle sul fronte della «Cosseria» e tre sul fronte della «Ravenna». Inoltre erano segnalati sul fronte dello stesso Corpo d'Armata anche reparti di pontieri e materiali da ponte e l'elencazione di altri chiari sintomi potrebbe continuare.
Più eloquente di ogni altra informazione risultava lo schieramento delle grandi unità sovietiche nella prima decade di dicembre.
La cattura di prigionieri, gli interrogatori di disertori, l'osservazione terrestre ed aerea, le intercettazioni delle comunicazioni avevano contribuito tutte a delineare un quadro che la più recente pubblicistica sovietica, più che confermare, ha colorito a tinte ancora più fosche.
Le undici divisioni ternarie sovietiche in prima schiera, più tre divisioni ed una brigata in seconda schiera, inquadrate nella 6a Armata del Fronte di Voronesh e nella la Armata «Guardie» del «Fronte Sud-Est», che fronteggiavano dieci divisioni, delle quali nove italiane binarie ed una tedesca, costituivano un rapporto di forze già favorevole ai russi, data la pesantezza organica delle loro grandi unità e la notoria sottigliezza delle divisioni italiane, tutte proiettate sul Don in uno schieramento privo di profondità e con scarse unità di supporto di C.A. e d'Armata. Il rapporto muta ad ancora maggior vantaggio del nemico se si pone mente che nel settore del II C.A. italiano le divisioni di prima schiera sovietiche erano sette, più tre in seconda schiera, mente seicento carri armati (circa sei brigate corazzate) in posizione di attesa, rendevano quello schieramento ancor più minaccioso ed indicavano chiaramente il piano operativo avversario.
Lo schieramento del II C.A. italiano, inizialmente limitato a due divisioni binarie, che avrebbero dovuto proiettare ogni loro forza sulla riva del Don, aveva cercato di darsi profondità trattenendo in secondo scaglione due battaglioni, neppure completi, per divisione, e con i quattro gruppi tattici di CC.NN., dipendenti direttamente dal Corpo d'Armata. Anche se tutti questi reparti fossero stati schierati sul fiume, non sarebbe stato possibile costituirvi una vera "posizione di resistenza", come prevedeva la regolamentazione. Meglio valeva, allora, disporre di unità da fare accorrere in contrattacco nei punti che le azioni del nemico dimostrassero minacciati.
Le ripetute segnalazioni fatte dai comandi delle grandi unità italiane di ogni livello agli ufficiali di collegamento tedeschi esistenti presso ciascuno di essi ottennero come risultato l'assegnazione di rinforzi al II C.A.: il 318° Reggimento Granatieri tedesco (costituito però da elementi tratti dagli esuberanti della «Luftwaffe» e non perfettamente addestrati) assegnato alla divisione «Cosseria» e tre compagnie controcarro (22 pezzi) assegnate alla Divisione «Ravenna». Il comando del Gruppo Armate «B» (von Weichs) aveva dislocato nelle immediate retrovie del Il C.A. la 27a Divisione corazzata tedesca, ma si trattava di unità reduce da Stalingrado, inviata a riposo per essere ricostituita e che disponeva in tutto di una trentina di mezzi corazzati vari. A combattimenti iniziati sopravvenne la 385a Divisione di Fanteria «Prussia» che era però mancante di un reggimento di fanteria e di un gruppo di artiglieria.
Nella giornata del 10 dicembre, dall'interrogatorio di un prigioniero catturato e di alcuni disertori presentatisi in punti diversi delle linee italiane, emergeva la notizia concorde che il giorno seguente avrebbe avuto luogo un attacco sulla fronte della Divisione «Ravenna».
Pur esistendo nei comandi italiani un certo ritegno a prestare completa fede a tali notizie, fu però considerato come, in altre occasioni, si Fosse avuta conferma delle risultanze di quegli interrogatori.
Pertanto, nell'intento di assicurare la maggiore prontezza di intervento ad un eventuale contrattacco, nella tarda sera dei 10, al gruppo tattico «Valle Scrivia II» veniva impartito l'ordine di spostarsi al mattino del giorno seguente, dalla sua dislocazione ordinaria di Dubowikoff a Gadjutschje, lasciandovi le impedimeta. Lì si riuniva al V Btg. CC.NN.
Verso le ore 6 dell'11 dicembre sul fronte della Divisione «Ravenna», nei pressi di Krassno Orechovo, nel tratto affidato per la difesa al III/38° Fanteria, presso il limite di settore con la Divisione «Cosseria», nel sottosettore tenuto dal 318° Granatieri tedesco, il nemico, con forze della 195a Divisione fucilieri, iniziava le mosse di approccio, tosto appoggiato da un'azione aerea non contrastata dalla nostra aviazione.
Il I e Il Battaglione del 604° Reggimento Fucilieri sovietico venivano contrastati da un battaglione del 38° Fanteria, già schierato in secondo scaglione ed inviato subito a sostegno dei capisaldi circondati.
Dalla parte opposta dello schieramento divisionale, nella piana di Sswinjucha, aveva inizio un'altra azione da parte del 412° Reggimento Fucilieri della 1a Divisione sovietica. A1 centro, elementi del 128° Reggimento Fucilieri della 44a Divisione siberiana, attaccavano a sud-ovest della quota 218, al margine orientale della base dell'ansa di Werchnje Mamon, mentre, alle ore 15, il V Btg. CC.NN. veniva inviato in prossimità di Krassno Orechovo perché potesse eventualmente sostenere i capisaldi del 38° Fanteria. La 2a Compagnia del V Btg. veniva impiegata per la riconquista dei capisaldi 9 e 9A ed in essi rimaneva respingendo reiterati attacchi notturni.
Nel corso della giornata dell'11 dicembre le tre azioni nemiche non erano riuscite a conseguire successi territoriali, ma avevano raggiunto il risultato di assorbire totalmente la riserva divisionale.
Il comandante del II C.A. (Generale Giovanni Zanghieri) aderiva alle richieste del comandante della «Ravenna» di impiegare il giorno successivo i tre gruppi tattici delle CC.NN. per risolvere la situazione.
Si sarebbe trattato dei gruppi tattici «Valle Scrivia I», e «Valle Scrivia II» e «Leonessa II». Quest'ultimo avrebbe dovuto spostarsi dalla sua dislocazione alla zona d'impiego al mattino dei 12 dicembre.
Tutta la notte sul 12 era durata la lotta per il totale ristabilimento della situazione sul fronte della «Ravenna», da parte dei reparti organici di quella divisione.
Le artiglierie della contigua Divisione «Cosseria» avevano prestati il concorso della loro azione di fuoco quando si erano trovate in gradi d'intervenire.
La temperatura minima della notte era scesa a -24°.
Alle ire 6 del 12 dicembre i sovietici rinnovavano le loro azioni pressi quota 218 (37° Fanteria) e nel settore di Krassno Orechovo, impegnando nella lotta nuove forze fresche. L'intero V Battaglione era impiegato a sostegno e presidii dei capisaldi 8, 9, 9/A e 10.
Nel pomeriggio, cadeva in mano del nemici il caposaldo 6 e la 3a/V CC.NN. mutando impiego, li riconquistava e vi rimaneva a presidio.
Alle ire 19 anche la 3a Compagnia del XXXIV Battaglione era inviata sulle posizioni già tenute dal V, sulla rotabile per Krassno Orechowo. La lotta si protraeva durante l'intera notte ed, alla fine di essa, il comando del V Battaglione sostava nell'abitato di Krassno Orechowo, mentre le compagnie presidiavano i capisaldi già citati.
Alle ore 6,15, due battaglioni sovietici della 127a Divisione Fucilieri (probabilmente del 549° Reggimento Fucilieri) attaccavano il Il Battaglione dell'89° Reggimento Fanteria «Salerno», della Divisione «Cosseria», in direzione delle pendici nord di quota 197, mentre, nello stesso tempi, due battaglioni del 555° Reggimento Fucilieri, della stessa divisione, attaccavano le pendici della quota 192, difese dal II/90° (Divisione «Cosseria»).
Nell'uno e nell'altro tratti, il fuoco d'artiglieria e la reazione degli elementi in esiti erano bastati a ricacciare il nemico la prima volta ed anche una seconda, sì che alle ore 10 la situazione era completamente ristabilita, senza che fosse stati necessario impiegare unità di secondo scaglione. Anche altri attacchi minori presso Ssamodurowka e pressi Deresowka, sempre sul fronte della «Cosseria», erano stati respinti.
Ormai il combattimento divampava su tutti il fronte del II Corpo d'Armata, ed il Generale Zanghieri, che lo comandava, annullava l'ordine dello spostamento già previsto per il Gruppo tattico «Leonessa II».
I combattimenti svoltisi fino ad allora avevano già determinato l'esaurimento degli elementi di rincalzo delle unità schierate nei capisaldi, ed essi dovevano essere sostituiti da forze tratte dai battaglioni di secondo scaglione. Era da prevedere che a questi sarebbero dovute subentrare le riserve di corpo d'armata, costituite dai quattro gruppi tattici di camicie nere. In seguito, se non fossero giunte grandi unità di seconda schiera, la resistenza sarebbe finita per l'esaurimento delle forze.
Alle 10 del 13 dicembre, per parare una minaccia contro il caposaldo 21 del 38° Fanteria, presso Krassno Orechowo, il comandante del V Battaglione riceveva l'ordine di recarsi a sostenerne la difesa con gli uomini del Plotone Comando e, durante l'azione, cadeva sul campo. I Legionari restavano a difesa del caposaldo.
Nella stessa mattina cadeva in mano al nemico il caposaldo 7.
Il Generale Comandante del Raggruppamento «23 Marzo», dopo aver constatato che i battaglioni del Gruppo «Valle Scrivia» erano stati impiegati quasi sempre per compagnie isolate e talora per plotoni, intervenne presso i comandi della Divisione «Ravenna», per evitarne il futuro impiego separato, ottenendo che il tratto di fronte ormai difeso in grande prevalenza dai legionari fosse sottoposto al comando del Console Bertoni, appunto comandante del Gruppo «Valle Scrivia».
Per effetto di ordini precedentemente impartiti, anche la 3a/ XXXIV alle ore 14 affluiva al caposaldo 21, mentre un'altra compagnia rinforzata dello stesso battaglione veniva inviata a sostegno del caposaldo 10, che si trovava in situazione critica. Prima che scendesse la notte, la sola 3a/XXXIV aveva riconquistato il caposaldo 7, perdendo nell'azione tutti i suoi tre ufficiali (uno caduto e due feriti) e la metà dei legionari. Sul caposaldo 7, rimanevano i superstiti della 3a Compagnia e tutta la 2a.
Il Comando del Gruppo «Valle Scrivia» e due compagnie del XXXIV rimanevano per tutta la notte sul 14 al caposaldo 21.
Durante la giornata la temperatura massima era stata di -5° nel settore «Cosseria» e di -13° nel settore «Ravenna». Nella notte sul 13 era scesa a -24°.
Quella notte era stata movimentatissima; continuavano ininterrottamente gli attacchi sovietici, tutti contenuti. Su quota 192 erano impegnati due battaglioni del nostro 90° Fanteria. Per altro il gruppo tattico «Leonessa II» veniva spostato da Dubowikoff a Orobinskìj, poco a sud dì q. 192.
Già al mattino del 14 dicembre il gruppo, alle ore 8,45 contrattaccava il nemico a sud-ovest di Deresowka, riuscendo alle 11,05 a riprendere possesso della contesissima q. 192 ed ottenendo il temporaneo possesso di alcuni altri capisaldi già tenuti dai fanti del 90° e che dovevano essere poi nuovamente abbandonati per il continuo afflusso di forze fresche sovietiche, oltre due battaglioni del 747° Reggimento Fucilieri della 172a Divisione. Nella giornata il nemico aveva sferrati tre attacchi. La quota 192 rimaneva in possesso delle unità italiane frammiste.
Nel pomeriggio della stessa giornata il gruppo tattico «Leonessa I», veniva spostato da Fìlonovo ad Orobinskij. Nel settore della «Ravenna» il provatissimo V Battaglione CC.NN. (gruppo tattico «Valle Scrivia I»), doveva essere ritirato dalla linea, ma vi rimaneva il XXXIV, del gruppo «Valle Scrivia II».
Al mattino del 15 dicembre, alle ore 3,30, un nuovo attacco sovietico riusciva a circondare e separare uno dall'altro i centri di fuoco di un caposaldo del 38° Fanteria, minacciando la saldatura con la «Cosseria». I rincalzi erano stati tutti logorati, anche i gruppi tattici di CC.NN. ed i reparti chimici e lanciafiamme; e si poteva prevedere che l'avversario avrebbe protratto la sua azione, alimentandola con le unità fresche già presenti nel settore.
Quella giornata del 15 vide i legionari del «Valle Scrivia» disseminati quasi in ogni caposaldo, frazionati perfino a squadre. I reparti dipendevano direttamente dai locali comandi di fanteria; una più compiuta fraternità d'armi, al di sopra di qualunque spirito di corpo, non avrebbe potuto essere attuata.
Un nuovo attacco nemico, lanciato all'alba, già alle 8,30 aveva tolto alla «Cosseria» il possesso di q. 192, mentre una nuova azione stava profilandosi dal paese di Ssamodurowka, quando il comandante del Corpo d'Armata dava alla «Cosseria» la disponibilità anche del gruppo tattico «Leonessa I» per agire sempre sulla stessa quota.
Il gruppo univa la propria azione a quella del «Leonessa II» ed a quella delle altre forze in posto del 90° Fanteria e di rinforzo. A questa data il Raggruppamento «23 Marzo» aveva subito la perdita di 699 uomini, dei quali 39 ufficiali.
Il mattino del 16 dicembre trova i legionari del «Valle Scrivia» ormai inseriti nei capisaldi che, originariamente, erano presidiati soltanto dai fanti della «Ravenna» e delle unità assegnate in rinforzo alla divisione. Non era quello di loro posto, trattandosi di unità di assalto alle quali era stato affidato il compito di movimento del contrattacco e che, alla fine della loro azione, avrebbero dovuto essere ricuperate e riorganizzate per potere, eventualmente, ripeterla. Così aveva raccomandato di fare il Generale Zanghieri, così intendeva di agire il Generale Dupont, comandante della Divisione «Ravenna».
La realtà era stata diversa: la temperatura gelida ed in continua diminuzione costituiva una grave sofferenza per tutti i combattenti, perfino per quelli sovietici che operavano nel loro ambiente originario e gli italiani, dopo avere riconquistato un caposaldo ed anche soltanto uno dei suoi centri di fuoco, trovando in esso il ricovero interrato costruito per il personale che ne aveva la difesa, lo consideravano come un premio concesso al loro valore, come un lenimento alla loro fatica e vi si affollavano, facilitando il frammischiamento dei reparti.
I comandanti, poi, constatate le gravi perdite subite dai loro reparti, vedevano di buon grado il sopraggiungere di nuovi combattenti dei quali era dimostrato il valore e che potevano con la loro valida presenza prolungare la durata della resistenza stabilita ad oltranza.
La violenza delle azioni di fuoco dei mortai, delle artiglierie, dei lanciarazzi, degli aerei, si mantenne massima dalle ore 6 alle 10, mentre si sviluppava anche un attacco di poderose forze di fanteria, costantemente rinnovate.
I reparti, assottigliati dalle gravi perdite subite durante le azioni dei cinque giorni precedenti e durante quella stessa mattina, resistevano testardamente.
Alcuni capisaldi avanzati erano stati sommersi e pochi superstiti ripiegavano su quelli arretrati. La mancanza di rincalzi, di unità di secondo scaglione e di riserva rendeva ormai impossibile ogni reazione di movimento.
Verso le 10 un'ondata di carri armati si abbatté sulle posizioni difese dalla «Ravenna» e dai suoi rinforzi per oltre cinque giorni. Quell'ondata raggiunse lo schieramento delle artiglierie; i pezzi di ogni calibro e tipo s'improv-visarono armi controcarro e per quel giorno ancora la linea difensiva continua non fu spezzata.
Nelle prime ore del pomeriggio molti capisaldi del settore di Krassno Orechowi furono sommersi e la resistenza continuò sulle posizioni di quota 204 e di Gadjutschje.
Un pezzo controcarro da 47/32 del XLI Battaglione CC.NN. Armi di Accompagnamento sparava a tiro accelerato contro un carro armato sovietico avanzante. Questo si lanciava alla carica contro il pezzo in azione ed i tre serventi non abbandonarono la arma, restando maciullati con essa tra i cingoli del carro.
Nello stesso giorno il Gruppo «Leonessa», decimato dalle perdite delle giornate precedenti, resiste ancora sulla quota 192 di Orobinskji, in alterne vicende di lotta che ricordano quelle del Carso. Camicie nere e fanti italiani, granatieri tedeschi del 318°, finalmente appoggiati da qualche carro dei pochissimi della 27a Divisione Corazzata, tentano di ritogliere al nemico alcuni capisaldi già perduti, ma le forze, non il valore, fanno loro difetto e l'azione si conclude con nuove perdite di uomini e di armi.
Il comando delle unità schierate nel settore «Cosseria», comprese tutte quelle che vi si trovavano, alle prime ore del 16 dicembre era stato ceduto, per ordine dei comandi superiori, al comandante della 385a Divisione tedesca, Generale Eibl. Tale decisione era stata resa inevitabile dall'usura dei reparti italiani che, quanto più generosamente avevano combattuto, tanto più erano stati ridotti dalle perdite.
Nelle prime ore del 17 dicembre, con una temperatura discesa a -30°, il nemico riprendeva l'azione di logoramento al fine di sfondare quel fronte che già per sei intere giornate aveva resistito. Una nuova e maggiore ondata di carri armati raggiunge l'intento su tutto il fronte della «Ravenna» e, per la disponibilità delle forze in lotta i comandi italiani prevedevano un prolungamento della resistenza sulle posizioni di Peretschschepnyj dapprima e poi Kussmenkoff, dove i superstiti del «Valle Scrivia» trascorrevano la notte. Infatti in quella località il comandante del II C.A. intendeva sviluppare una resistenza.
Nel settore della 385a Divisione tedesca la resistenza si protraeva fino alla sera del 17. Alle 19,30 il Generale Eibl ordina ai suoi uomini ed alle unità italiane cooperanti, di ripiegare, in direzione ovest, su Mitrofanowka.
I superstiti del «Leonessa», giunti a Zapkovo, trovano che forze sovietiche fin dalla notte sul 18, occupavano il paese. I legionari, frammisti coi tedeschi, vengono accerchiati e presi sotto intenso fuoco di fanteria. La lotta divampa a colpi di bombe a mano e di pugnale; i reparti tedeschi, autocarrati, riescono a disimpegnarsi, lasciando i circa trecento legionari del «Leonessa» a resistere ad oltranza4.
Il Gruppo «Leonessa » è ridotto a poco più di 400 uomini, sui 1.792 che erano partiti.
A Mitrofanowka è presente il comando del Raggruppamento «23 Marzo», convocatovi dal comandante del II C.A. Questi, al mattino del 18 dicembre, invia il Luogotenente Generale Martinesi a Kantemirowka, affinché collabori al riordinamento delle unità confluitevi dal Don. Egli constata le condizioni di spossatezza fisica e di depressione morale di quegli uomini che, dall'11-12 dicembre, non avevano più smesso di combattere e di marciare in quel clima.
L'improvvisa puntata su Kantemirowka, compiuta il 19 dicembre da mezzi corazzati sovietici, peggiorò la situazione di quegli uomini ed il Generale Martinesi con gli ufficiali del suo comando continuò la sua opera di collaborazione, spostandosi a Belowodsk ed il 21 dicembre trasferendosi a Woroschilowgrad, dove si ricongiungeva con i superstiti del Raggruppamento, già schierati sul Donez a difesa del ponte di Wesselaja Gora.
A quel momento il totale dei superstiti presenti del «23 Marzo» constava di 1.536 combattenti, dei quali molti feriti leggeri ed altri congelati di 1°, di 2° e di 3° grado non ancora spedalizzati. Le perdite, 1.792 in totale, erano state di 125 caduti (19 ufficiali), 389 feriti (23 ufficiali), 1.328 dispersi (26 ufficiali), 19 congelati (1 ufficiale). I dispersi erano stati, per la più gran parte, veduti cadere in combattimento, ma non era stato possibile accertare il decesso secondo le norme di legge.
Il 30 dicembre il Comando dell'8a Armata ordinava che le camicie nere superstiti dei Raggruppamenti «23 Marzo» e «3 Gennaio» venissero ordinate in due battaglioni di formazione, entrambi agli ordini del Console Bertoni, già comandante del «Valle Scrivia», e comandati rispettivamente dal Centurione Angelini (XXXIV Battaglione) e dal Primo Seniore Rosmino (LXIII Btg).
I superstiti del «3 Gennaio» risultavano, però, in tanto precarie condizioni fisiche da dovere rinunciare, almeno per il momento, ad includerli in reparti organici ed operativi.
I1 4 gennaio 1943 era stabilita la costituzione del I Battaglione di Formazione con elementi tratti dal solo Gruppo «Valle Scrivia» e del II con elementi del «Leonessa» integrati da una compagnia fucilieri ed una mitraglieri provenienti dal «Valle Scrivia» (9 ufficiali, 14 sottufficiali, 206 legionari).
L'organico dei reparti sarebbe stato:
1 Plotone C.do Raggruppamento
3 Compagnie fucilieri
1 Plotone Esploratori
1 Compagnia Mitraglieri
Dislocati dapprima tutti a Beloje, presso Woroschilowgrad, dall'8 gennaio il II Battaglione di Formazione fu trasferito a Ssutagan, per agevolarlo negli alloggiamenti.
Il 21 gennaio tutte le unità legionarie ricevevano l'ordine di trasferirsi a Rykowo, eseguito in giornata dagli elementi autocarrati: comandi di Raggruppamenti e di Gruppo e personale non compreso nei due battaglioni di formazione. Invece questi ultimi effettuavano il movimento in tre tappe a piedi, giungendo a destinazione il giorno 24.
I1 25 gennaio, il Comando di Raggruppamento si trasferiva a Dnjepropetrowsk; giungendosi il 28. I battaglioni di formazione partivano autocarrati il 30 giungevano il 4 febbraio a Grischino, donde proseguivano in ferrovia per Klinzy e l'8 vi si ricongiungevano con il Comando di Raggruppamento, che si dislocava a Nejin.
Il 23 febbraio nuovo spostamento verso la zona di Gomel, raggiunta il 24, lasciata il 27 per quella di Kostiunowka.
Nella notte sul 17 marzo le unità di camicie nere, ormai non più comprese nella formazione del II Corpo d'Armata, destinato a rimanere ancora al fronte orientale, partivano per il rimpatrio, subendo alla stazione ferroviaria di partenza un ultimo bombardamento aereo nemico.
NOTE
(1) Il Gruppo CC.NN. «Valle Scrivia» era stato costituito l'11 febbraio 1942 ad Ovada (Alessandria) con elementi provenienti per la maggior parte dalla disciolta V Legione CC.NN. d'Assalto «Valle Scrivia» e risultava composto dal V Btg d'Assalto e dal XXXIV Btg. CC.NN. (Savona), dal XLI Btg. armi anticarro ed accompagnamento autocarrato, proveniente dalla 41a Legione «Battisti» di Trento. Dai primi giorni di maggio il Gruppo si era spostato a Racconigi, raccogliendo colà il XLI Btg. e le Compagnie 359a e 234a mitraglieri, destinate a confluire ciascuna in uno dei due battaglioni di assaltatori. Mentre il comando Gruppo era sistemato in locali del Castello Reale, i reparti erano accantonati e svolgevano attività addestrativa. Il 20 giugno da Racconigi (Cuneo) avevano inizio le partenze dei convogli ferroviari diretti in territorio sovietico. Gli arrivi vi avevano termine il 1° luglio a Merefa, presso Charkow (Ucraina), dove il Gruppo si riuniva al completo presso quei grandiosi silos. Il Gruppo CC.NN. «Leonessa» si era costituito il 1° aprile 1942 a Roma, come trasformazione della 15a Legione CC.NN. d'Assalto, comprendente il XIV Btg. CC.NN. (Bergamo) ed il XV Btg. CC.NN. (Brescia) e ne ereditava il nome ormai reso glorioso durante la campagna di Grecia. Dopo il loro rimpatrio dall'Albania i battaglioni della 15a Legione avevano passati alcuni mesi presso i rispettivi centri di mobilitazione, erano rimasti alcune settimane nella zona di Salò ed ai primi di febbraio del 1942 si erano spostati a Nicastro (Catanzaro) restandovi un mese e trasferendosi infine a Roma. In quel periodo li aveva raggiunti la 138a Compagnia mitraglieri, destinata al XIV Btg., mentre la 15a rimaneva con il XV Btg. Il 22 aprile era pure giunto a Roma il XXXVIII Battaglione armi anticarro e accompagnamento autocarrato, destinato a far parte del Gruppo, proveniente dalla 38a Legione «Alfieri» di Asti. Il periodo di permanenza alla capitale trascorse in attività addestrative e di rappresentanza, fino alla sera del 2 giugno, quando ebbe inizio il trasferimento per ferrovia a Saluzzo, nel territorio dove si stava raccogliendo l'intero II C.A.; il movimento era terminato il 5 giugno.
(2) La forza di questo raggruppamento era costituito da: XXXIV Battaglione CC.NN., mezza compagnia mortai da 81 mm e mezza compagnia da 47/32 del XLI Battaglione CC.NN. A.A., una batteria da 105/28.
(3) Il gruppo tattico di Taly era così composto: V Battaglione CC.NN., comando del XLI Battaglione CC.NN. A.A. con mezza compagnia mortai da 81 mm e mezza compagnia pezzi da 47, Gruppo da 105/28 meno una batteria.
(4) Il console Sardu, al quale era stato proposto di porsi in salvo su di un automezzo tedesco, respinge quella possibilità, affermando: «Il mio posto è qui fin che ci sarà una sola delle mie CC.NN.». Ferito prima ad un braccio e poi all'addome, muore sul campo, come la maggior parte delle CC.NN. accerchiate con lui. I pochissimi superstiti, quasi tutti feriti, con la temperatura a -36°, riescono a raggiungere a piedi Mitrofanowka, dove si riuniscono ai salmeristi ed al personale dei servizi.
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità combattenti della M.V.S.N. 1923-1943", Giovanni Volpe Editore, Roma, 1976
Altri riferimenti: vedi la pagina contenente la bibliografia