Storia delle Unità

 

La Milizia durante la guerra di Spagna

Combattimenti

 

 

 

 

 

 

La battaglia dell'Ebro

 

Dopo Santander il C.T.V., non avendo ricevuti rinforzi dall'Italia dovette contrarre le sue formazioni e ridurre a due il numero delle Divisioni completamente formate con volontari italiani e - in compenso - incorporò la Divisione mista italo-spagnola delle «Frecce».

Le divisioni italiane furono la «Littorio» e la «Fiamme Nere XXIII Marzo», detta anche di «CC.NN.». Il C.T.V. comprendeva anche un raggruppamento carristi su tre battaglioni ed un battaglione motorizzato di Bersaglieri; inoltre disponeva di un grosso Raggruppamento di Artiglieria, sempre comandato dal Generale Manca, forte di quattro Gruppi di medio calibro e quattro di grosso calibro, più due gruppi di controaerea. E ancora un raggruppamento di genieri.

Il Generale Berti, nuovo comandante del C.T.V., affidò l'operazione di sfondamento del fronte avversario alla Divisione «Frecce». La preparazione di artiglieria durò un'ora e riprese, dopo breve interruzione, ancora per altra ora e mezza. Le frecce nere attraversarono le difese nemiche alla Cruz Santa, per sfociare dietro a Segura de los Bafios, mentre le frecce azzurre avanzavano su Rudilla, Nuesca del Comùn e Muniesa per aprire la strada alle altre divisioni del C.T.V. L'azione iniziò il 9 marzo 1938; malgrado la bellissima preparazione dell'artiglieria, lo sfondamento costò sforzo e sangue, ma era già assicurato a metà della mattinata stessa. Tra i primi feriti, il Generale Bergonzoli, mentre visitava gli avamposti; durante la sua permanenza in ospedale la «Littorio» fu comandata da Frusci. Ma già ai primi di aprile l'intrepido Bergonzoli riprendeva il suo posto.

Una volta rotto il fronte la Divisione CC.NN. «XXIII Marzo» scavalcò la Divisione «Frecce»; il 10 fu occupata Muniesa dopo un duro combattimento dove trovò la morte il capitano Paladino, di uno dei battaglioni carri; il 13 fu raggiunta Andorra. Quella stessa notte si costituì un gruppo celere con due compagnie di carri, una di motomitraglieri e due battaglioni di CC.NN. («Lupi» e «Ardente»), due gruppi di artiglieria motorizzata ed anticarro e fu iniziata una frenetica corsa per raggiungere Alcaniz, che fu occupata. Da allora in avanti gli italiani si trovarono di fronte la Divisione Lister rinforzata da varie altre brigate; il fronte si irrigidì e la battaglia si trasformò in un calvario per i legionari. Gli italiani seguitarono comunque ad avanzare appoggiati da un concentramento di artiglierie e dall'impiego a massa dell'aviazione legionaria.

I combattimenti divennero terribilmente aspri, specialmente a Mirablanca; delle «Frecce», il 1° Reggimento riuscì ad arrivare sul Rio Matarrana, progredendo sulla via di Gandesa, raggiunta poi il 3 aprile da una colonna celere della Divisione CC. NN. «XXIII Marzo». L'avanzata proseguiva faticosamente verso la città di Tortosa, con la «XXIII Marzo» al centro sulla carretera Gandesa - Tortosa, la «Littorio» a destra e la «Frecce» a sinistra. Ma la difesa si faceva sempre più disperata pur non riuscendo a fermare il C.T.V. che raggiungeva ugualmente Paulus e Pinell e lo tratteneva solo a Cherta. Intanto le truppe spagnole, battendo il nemico, erano arrivate al mare a Vinaroz; rimanevano così tagliate fuori molte forze avversarie in una grossa sacca tra il mare e l'Ebro. Era l'occasione per cercare di impedir loro il passaggio del fiume, facendole possibilmente prigioniere. Il Comando italiano del C.T.V. chiese ed ottenne di far passare per le retrovie e schierare nuovamente in linea da sud un nostro raggruppamento carri L per farlo agire assieme alla I Divisione spagnola. Le operazioni proseguirono, ma nella notte fra il 18 ed il 19 i repubblicani riuscirono a passare al di là del fiume e le truppe nazionali finalmente occuparono tutta la zona. Tortosa non poté essere presa perché si trova sulla riva sinistra dell'Ebro, ed i ponti erano ormai distrutti (la città fu conquistata solo il 13 gennaio del 1939). Anche in questa tremenda battaglia gli italiani tutti, Camicie Nere e soldati dell'Esercito, lottarono valorosamente e le loro perdite lo dimostrano: gli uomini messi fuori combattimento, tra morti e feriti, furono 3.225 e fra essi 303 ufficiali.

Dopo la battaglia, mentre la «XXIII Marzo» e la «Littorio» erano inviate a riposo a Zaragozza, la «Frecce» rimaneva ancora al fronte e veniva, verso il 24 maggio, mandata al Nord entrando nuovamente in azione a partire dall'8 giugno nella zona di Albocacer.

 

 

 

 

FONTI

(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità combattenti della M.V.S.N. 1923-1943", Giovanni Volpe Editore, Roma, 1976

A. Rovighi -F.  Stefani, "La partecipazione italiana alla guerra civile spagnola (1936-1939)", USSME, Roma, 1992.