Storia delle Unità

 

Storia della Milizia

 

 

 

 

 

 

 

La sua costituzione, i suoi compiti, le sue vicende, la sua storia

 

Con una deliberazione, del Gran Consiglio, nella notte del 12 gennaio 1923, veniva approvata la relazione del Generale Emilio De Bono che era stato incaricato di studiare la costituzione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Veniva quindi deciso che fossero immediatamente completati gli studi per la sua formazione, organizzazione ed inquadramento.

Segue il Regio Decreto n. 31 del 14 gennaio 1923 - che entrerà in vigore il 1° febbraio 1923 e sarà poi convertito in legge (n. 473 del 17 aprile 1925) - con il quale viene istituita la Milizia «al servizio di Dio e della Patria». Il reclutamento è volontario ed i limiti di età per appartenere alla M.V.S.N. sono fissati tra i 17 ed i 50 anni (1).

All'atto della sua costituzione la M.V.S.N. fu posta alla dipendenza della Presidenza del Consiglio dei Ministri. In seguito, divenuta Forza Armata dello Stato, il Comando Generale riceveva direttive ed ordini (per quanto concerneva ordinamento, addestramento, mobilitazione ed impiego in guerra) dal Ministero della Guerra, dallo Stato Maggiore Generale, dallo Stato Maggiore del Regio Esercito. Presso quest'ultimo fu istituito un Ispettorato (di arma) della M.V.S.N. cui era preposto un Ufficiale Generale della Milizia. Nel caso particolare della Specialità Artiglieria Marittima, direttive ed ordini provenivano dal Ministero della Marina.

Gli ufficiali della Milizia (RR.DD. n. 31, 14 gennaio 1923, n. 832, dell'8 marzo 1923, n. 1292 del 4 agosto 1924) erano divisi in due grandi categorie: Ufficiali in S.P.E. (servizio permanente effettivo) che costituivano l'ossatura dei comandi superiori (fino a quello di Legione). Questi ufficiali - retribuiti con stipendi inferiori a quelli di pari grado delle altre Forze Armate - non superarono mai, neppure negli sviluppi successivi, un numero complessivo, in tutta Italia, superiore al migliaio e mezzo: Ufficiali nei quadri - retribuiti solo nei periodi in cui erano richiamati in servizio - che seguitavano nelle loro abituali occupazioni civili, dedicando il rimanente della loro attività alla Milizia, tenendo un effettivo comando di reparto: furono parecchie migliaia e tra essi vanno annoverati gli ufficiali medici, questi soli oltre 600.

Le nomine degli ufficiali, secondo il R.D. dell'8 marzo 1923, dovevano essere fatte per Decreto Reale, ma con un successivo R.D. del 1925, ne fu delegato il Comando Generale. L'avanzamento degli ufficiali fu regolato da precise norme del Comando Generale già dal 1° settembre 1931, norme successivamente completate e modificate. Le chiamate in servizio dei legionari, salvo la chiamata generale di tutta la Milizia che era di unica facoltà del Capo del Governo, venivano effettuate:

  • con cartolina rosa (di tre parti, una per il milite, la seconda per il datore di lavoro che doveva lasciare in libertà il legionario, la terza per il comando che la riconsegnava al milite al termine del servizio con timbro, firma e indicazione sulla durata di questo, e che doveva essere presentata al rientro al lavoro per giustificare l'assenza);

  • con cartolina grigia, per chiamata alle armi dovuta a motivi bellici, simile a quella delle altre FF.AA. e che dava diritto al trasporto gratuito sui mezzi pubblici per facilitare al richiamato la presentazione al centro di mobilitazione.

L'armamento era depositato nelle caserme e veniva distribuito al momento della chiamata e riconsegnato prima che i legionari venissero rimessi in libertà. L'uniforme era invece in consegna al legionario ed egli ne era responsabile tenendola presso la sua casa. Dell'uniforme, fino a che non saranno costituiti i battaglioni di guerra, non facevano parte le calzature; queste erano proprietà del legionario.

L'ordinamento iniziale della M.V.S.N. fu effettuato su Legioni, Coorti, Centurie e Manipoli, più o meno corrispondenti ai Reggimenti, Battaglioni, Compagnie e Plotoni dell'Esercito. Col tempo gli ordinamenti cambiarono anche per meglio aderire ai sempre nuovi compiti che venivano man mano affidati alla Milizia, specie per quelli che successivamente sarebbero stati i suoi compiti in guerra. Ma il nominativo di Legione sarà e rimarrà costante nel tempo; la Legione sarà la base ed il deposito, funzionerà da reggimento e da distretto di reclutamento. Ogni Legione avrà un numero, un nome, una sede, una zona di reclutamento; e questi resteranno immutati durante i venti anni di vita della Milizia.

Accanto alla Milizia ordinaria vennero man mano create le specialità e le Milizie Speciali. Erano specialità della Milizia ordinaria le seguenti Milizie:

  • Confinaria: con compiti di sorveglianza sulla linea di frontiera in concorso coi Carabinieri e la Guardia di Finanza.

  • Universitaria: inquadrava gli studenti universitari e svolgeva per essi particolari corsi Allievi Ufficiali.

  • Artiglieria Controaerea: organizzava e predisponeva la difesa contraerea territoriale.

  • Artiglieria Marittima: costituiva ed addestrava le batterie per la difesa costiera del territorio.

Erano infine Milizie Speciali, le seguenti:

  • Ferroviaria: con compiti di vigilanza e di sicurezza sulle strade ferrate, sul materiale e sulle persone.

  • Portuaria: per la vigilanza dei porti e degli scali marittimi.

  • Forestale: per la difesa del patrimonio boschivo nazionale e per il suo incremento.

  • Stradale: destinata ad assicurare la disciplina della viabilità, alla difesa del patrimonio stradale dello Stato, a prestare assistenza e soccorso negli incidenti stradali.

  • Postelegrafica: per garantire il miglior rendimento del servizio postale in pace ed in guerra, con compiti anche di Polizia Amministrativa.

Tutte le Milizie Speciali avevano anche compiti ed attribuzioni di Polizia Giudiziaria e la loro utilità si è dimostrata tale che, disciolta la Milizia, esse furono conservate trasformandole, spesso con gli stessi elementi, nelle attuali Polizie speciali, ad esse corrispondenti. Alla fine del capitolo, perché il lettore possa avere sempre sotto mano un quadro preciso di riferimento sui reparti che verranno di volta in volta citati, riporteremo lo schema dell'inquadramento della Milizia, con le sue Legioni, la loro numerazione, il loro Nome, la loro Sede e la zona di reclutamento. Questo reclutamento di tipo provinciale ha costituito uno dei più importanti caratteri di forza e di coesione dei reparti della Milizia che - in pace ed in guerra - erano formati dagli stessi uomini, inquadrati dagli stessi ufficiali: tutta gente nata e vissuta sulla stessa terra, unita dalle medesime usanze e tradizioni, parlante lo stesso dialetto, unita spesso da valida amicizia o, almeno, da vecchia conoscenza.

Già nel luglio dello stesso anno della sua costituzione, il 1923, tra lo Stato Maggiore dell'Esercito ed il Comando Generale della M.V.S.N., vengono presi i primi accordi per l'addestramento militare delle Legioni e la definizione dei compiti spettanti alla Milizia. Immediatamente dopo la loro conclusione, gli accordi intercorsi vedevano la loro prima applicazione. Nel settembre dello stesso anno lo S.M. dell'Esercito richiedeva alla Milizia di mobilitare tre legioni per concorrere, con i reparti dell'Esercito, alle operazioni di riconquista della Libia, praticamente tutta perduta, salvo qualche importante città costiera, durante la guerra 1915-18.

Il 28 ottobre del 1924 la Milizia, così come le altre FF.AA., presta solennemente il giuramento di fedeltà al Re.

Nel 1925, viene assegnato alla Milizia il compito della istruzione premilitare dei giovani, già in precedenza assolto da varie istituzioni, prima fra tutte quelle del Tiro a Segno Nazionale. Per gli Ufficiali istruttori della Premilitare viene istituita una speciale scuola formativa a Mirandola.

Nel 1926 la Valtellina viene gravemente e ripetutamente colpiva da gravi alluvioni: sono immediatamente mobilitate ed inviate sul posto in aiuto alle popolazioni, le Legioni 93 (Sondrio), 143 (Bergamo) e 153 (Brescia). La prima di queste legioni, la 93, interviene anche per le alluvioni del novembre; tale è la sua abnegazione nei soccorsi che il suo Labaro viene decorato della medaglia d'argento al Valor Civile; quello della 143 della medaglia di bronzo.

Il 1927 vede già i primi reparti della Milizia partecipare ai campi divisionali dell'Esercito; questa attività si andrà sempre più intensificando col passare degli anni.

Il 1928 è l'anno della grande trasformazione nel concetto di impiego dei volontari della Milizia in tempo di guerra. In base a studi effettuati dallo S.M. viene deciso che le Legioni verranno inquadrate nelle Grandi Unità dell'Esercito e combatteranno affiancate ai vecchi gloriosi reggimenti. Ogni Legione costituisce un Battaglione CC.NN. di guerra ed un Battaglione complementi per rinsanguarne, all'occorrenza, gli effettivi. Il volontario dei Battaglioni CC.NN. si arruola per 10 anni.

Nell'anno 1930 l'istruzione premilitare diviene obbligatoria e per quanto riflette gli studenti universitari, allo scopo di agevolare per loro il periodo di servizio militare, presso le Legioni Universitarie vengono istituiti speciali corsi Allievi Ufficiali: gli studenti vengono addestrati dalle Legioni Universitarie durante l'anno accademico, nelle istruzioni formali, sulle armi, e con lezioni teoriche sulle varie materie previste dai corsi AA.UU.; in due estati successive e per la durata di due mesi, partecipano con l'Esercito a campi addestrativi e manovre, conseguendo al termine il grado di sottotenente nelle varie armi e compiendo così, senza perdite di tempo, il periodo di leva.

Nel 1934 ben 36 battaglioni CC.NN. partecipano, in pieno cameratismo coi soldati, alle manovre divisionali; altri 6 battaglioni prendono parte alle grandi manovre sull'Appennino.

Il 1935 è l'anno della grande occasione per la Milizia Volontaria: il conflitto con l'Etiopia le darà la possibilità di intervenire non solo coi suoi battaglioni, ma addirittura le consentirà la costituzione di intere divisioni e gruppi di battaglioni, batterie e salmerie, mobilitando, fra volontari per i dieci anni ed altri occasionali, circa 170.000 uomini.

Nel 1938 e nel 1939, dietro invito dello Stato Maggiore Esercito, Ufficiali in S.P.E. della Milizia, in limitato numero e dopo severissimi esami di concorso stabiliti su programmi dello S.M., sono ammessi a frequentare i corsi regolari di tre anni presso l'Istituto Superiore di Guerra (oggi Scuola di Guerra). Dal 68° corso nell'aprile del 1941 escono brevettati tre Ufficiali e sono subito inviati sul fronte libico-egiziano per compiere l'anno di esperimento di servizio di S.M. presso Divisioni dell'Esercito, assolvendo brillantemente il loro compito e guadagnandosi promozioni per merito di guerra e ricompense al V.M. Nell'anno successivo (1942) escono brevettati altri 3 ufficiali della Milizia. Negli anni successivi, essendo stati aboliti i corsi regolari triennali, all'Istituto Superiore di guerra si svolgono corsi accelerati di sei mesi, con la partecipazione di altri ufficiali della Milizia.

Gli Ufficiali della Milizia vennero anche ammessi a frequentare i corsi delle Scuole Centrali Militari di Civitavecchia e quelli per ufficiali di complemento in servizio nelle Grandi Unità. Scuole Allievi Ufficiali delle Specialità Artiglieria Contraerea e Artiglieria Marittima, furono istituite rispettivamente a Nettuno ed a Gaeta. La Milizia Forestale ebbe una Scuola per Ufficiali a Vallombrosa e una per sottufficiali a Cittaducale.

Intanto, dal 1936, in stretta fraternità di spirito e di intenti coi volontari commilitoni dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, volontari della Milizia accorrono a costituire reparti italiani (Brigata Frecce Azzurre, Divisione «Penne Nere», Divisione «Littorio», Divisione «23 Marzo») per appoggiare i Nazionali Spagnoli nella guerra civile di Spagna. Complessivamente il Corpo Truppe Volontarie (C.T.V.) raggiunse e superò le 40.000 unità ed ebbe come successivi comandanti i generali dell'Esercito Bastico, Berti e Gambara.

I volontari conquistarono Malaga, si distinsero a Guadalajara, furono vittoriosi nelle molte battaglie (Ebro, Santander) ed entrarono trionfalmente con le truppe spagnole dì Franco a Madrid e Barcellona, dove, il 26 gennaio 1939, sfilarono in parata per festeggiare la vittoria.

Sempre nel 1939, battaglioni di CC.NN. parteciparono all'occupazione dell'Albania (aprile); e nel settembre, allo scoppio della crisi europea, i battaglioni CC.NN., inquadrati nelle Divisioni dell'Esercito, vennero mobilitati durante il periodo della neutralità armata. Nell'ottobre, due ufficiali per ciascuno dei 19 battaglioni mobilitati, parteciparono con ufficiali dell'esercito a numerose ricognizioni di frontiera. Per rimediare agli inconvenienti dell'ordinamento Pariani che aveva ridotte le Divisioni di Fanteria dell'Esercito da ternarie a binarie, lo Stato Maggiore dispose che in guerra a ciascuna Divisione fosse assegnata organicamente una Legione della Milizia, formata su due Battaglioni CC.NN. ed una compagnia mitraglieri CC.NN.

Nel 1940, alla dichiarazione di guerra del 10 giugno, oltre 220 fra battaglioni CC.NN. d'Assalto, da montagna e di complementi, vengono mobilitati e parteciperanno, anche negli anni seguenti, alle operazioni su tutti i fronti. Inoltre furono mobilitati altri 81 battaglioni costieri, 51 territoriali e 29 compagnie costiere. A seguito del magnifico comportamento nella campagna di Grecia, i migliori battaglioni CC.NN. d'Assalto vengono trasformati, nel 1941, in Battaglioni CC.NN. «M», distinzione che serve di premio al loro ardimento e ne aumenta l'efficienza bellica.

Nel 19411942-1943 lottano sempre in Balcania ed in Russia, continuando a coprirsi di gloria e soffrendo grandi salassi del loro sangue generoso.

Nel maggio 1943, con armi e mezzi forniti dalla Germania, viene costituita la Divisione Corazzata CC.NN. «M» con uomini reduci dalla Grecia e dalla Russia, e nuovi giovanissimi volontari. Anche lo S.M. divisionale è fornito dalla Milizia con ufficiali col brevetto della Scuola di guerra che hanno già effettuato l'anno di esperimento al fronte nelle Divisioni dell'Esercito. Dal 10 luglio 1943 battaglioni CC.NN. d'assalto e costieri si battono in Sicilia per contrastare l'invasione.

Il 25 luglio, alla caduta del regime, anche prima che il nuovo governo Badoglio pubblichi il comunicato col quale la Milizia è riconosciuta totalmente parificata alle altre FF.AA. dello Stato, questa Milizia che molti volevano considerare fascista, offre la più grande prova, oltre le tante già fornite sui campi da battaglia, di non essere truppa di parte, ma truppa che mette l'amore e la dedizione alla Patria al di sopra ed al di fuori di qualsiasi altro sentimento, al di sopra di qualsiasi opinione politica: non un uomo si allontana dai reparti in armi, non uno fa la minima resistenza all'ordine di sostituire al bavero dell'uniforme i fascetti con le stellette. Mussolini, già comandante generale della Milizia è sostituito con il generale dell'Esercito Quirino Armellini; il Capo di S.M., Generale Galbiati, dimissionario, viene sostituito dal generale Conticelli.

Tutti i comandanti delle Milizie Speciali e delle specialità sono sostituiti con generali dell'Esercito o dei Carabinieri: tutti i legionari seguitano ad obbedire nella più salda disciplina. Vale la pena, a dimostrazione di quanto vogliamo affermare, di riportare qui alcuni brani della circolare che, immediatamente dopo assunto il Comando, il Generale Armellini diramò ai comandi della Milizia. ...« Il primo atto col quale il nuovo capo del governo, Maresciallo Badoglio, ha additato alla Nazione la Milizia quale parte integrante delle FF.AA. dello Stato, ha implicitamente e nello stesso tempo riconosciuto la necessità della Milizia ai fini nazionali, i meriti che essa aveva conquistati, la necessità che tante nobili tradizioni non venissero disperse.

Io ho avuto - con l'onore di avere ai miei ordini numerose formazioni della Milizia - la fortuna di seguirla ed apprezzarla nelle sue funzioni, manifestazioni, opere militari». E più avanti, «Al nemico che incalza dobbiamo opporre i nostri petti e le nostre armi strenuamente combattendo a fianco dell'alleato, dobbiamo soprattutto offrire lo spettacolo di un popolo unito e compatto, animato da un solo pensiero: la Patria, la nostra grande Patria immortale; di un popolo stretto intorno ad una sola persona: quella del Re Imperatore che esce oltre i limiti della caducità umana perché rappresenta la continuità della Patria per l'eternità»... E ancora: «chi mai, di fronte a tale tremenda visione, potrà pensare che l'Italia si possa dividere o permettere che possa dividersi per seguire diverse ideologie, per stare attaccati a nostalgie del passato? Non certo la Milizia che è nata con nel cuore l'Italia quando l'Italia era ancora una volta minacciata, che per l'ideale della Patria ha combattuto sulle piazze e sui campi di battaglia, morendo serenamente e purificandosi nella gloria del sacrificio»... E conclude: «Ancora una volta ripeto: la Patria è in pericolo e richiede l'unione e la concordia di tutti gli italiani; in Italia non vi sono e non vi debbono essere che Italiani».

I legionari dimostrarono oltre ogni limite di essere veramente Italiani. Fino all'8 settembre i volontari CC.NN. seguitarono a fare il loro dovere ed a morire per la difesa della Patria, in combattimento.

Dopo l'armistizio i reparti si sfaldarono come quelli delle altre FF.AA. perché privi di ordini ed abbandonati dai grossi capi. Ogni uomo cercò di tornare a casa o seguì l'impulso del suo temperamento, della sua coscienza e delle sue opinioni.

A conferma comunque del radicato senso del dovere che viveva nella Milizia citiamo l'episodio di quei battaglioni CC.NN. che, in Corsica, obbedirono all'ordine di cambiare fronte e combatterono valorosamente contro i tedeschi, contribuendo con altre truppe a strappare loro la città di Bastia.

I1 6 dicembre 1943 termina la storia della Milizia: il governo Badoglio ne decreta lo scioglimento, chiudendo così la sua vita ventennale, vissuta però degnamente e gloriosamente, nella buona e nell'avversa fortuna, con le altre FF.AA. Italiane, lasciando brandelli di carne e rivi di sangue ovunque le CC.NN. siano state presenti.

Durante la sua breve vita, la Milizia ha dato alla Patria:

- Caduti: 14.142.

- Feriti e mutilati: non accertato.

Ricompense ai Reparti:

20 Ordine Militare di Savoia (ora d'Italia) ai Labari di tutte le Legioni operanti in A.O. nella guerra del 1935-1936.

37 ricompense al Valor Militare a Labari di Legioni CC.NN.

Ricompense al V.M. ai singoli:

- 20 Ordini Militari di Savoia.

- 90 medaglie d'oro al V.M.

- 1.232 medaglie d'argento al V.M.

- 2.421 medaglie di bronzo al V.M.

- 3.658 croci di guerra al V.M.

- Numerosissime promozioni al grado superiore per meriti di guerra.

 

 

 

 

 

  

 

NOTE

 

(1) A prova del nostro concetto che la Milizia, se dal punto di vista storico deriva dallo squadrismo, assume - fin dalla sua costituzione - sotto l'aspetto giuridico e di fatto, carattere di istituzione statale, al servizio dello Stato, riportiamo alcuni brani dal libro «La Milizia volontaria e le sue specialità» di Salvatore Foderaro, edito dalla CEDAM di Padova nel 1939. L'autore, allora Sostituto Procuratore del Re e più tardi Deputato della Democrazia Cristiana, esamina la questione sotto i suoi aspetti giuridici con competenza ed esattezza. Leggiamo a pag. 6:

«Un’attenta disamina della legge istitutiva porta senz'altro alla conclusione che (la Milizia) sin dal suo sorgere venga ad inserirsi nel nostro ordinamento costituzionale come una istituzione squisitamente statale, una Milizia di Stato, al servizio dello Stato». E ancora:

«Già la stessa denominazione (Sicurezza Nazionale) della Milizia Volontaria, portata dal Decreto di fondazione, è indice abbastanza sintomatico della nostra tesi. Ma il decreto istitutivo denuncia nel modo più chiaro, il carattere statale (e, diremmo, anche ultrastatale) della Milizia, quando la mette al servizio di Dio e della Patria Italiana (art. 2), e le assegna l'altissima funzione di preparare e conservare inquadrati i cittadini per la difesa degli interessi dell'Italia nel mondo; mentre più avanti dispone che le nomine degli ufficiali e le loro promozioni sono compiute con decreto Reale».

E a pagina 9:

«Possiamo dunque concludere che, non solo allo stato attuale della legislazione, ma fin dalla sua fondazione la M.V.S.N. si inserisce nel nostro ordinamento costituzionale come Milizia di, Stato. Soprattutto per tale carattere la M.V.S.N. si differenzia dalla Milizia Nazista; le SA. e le S.S. sono parte integrante del Partito Nazionalsocialista. E poiché la dottrina tedesca considera il partito al di fuori dello Stato, la Milizia Nazista è milizia di partito e non è contemplata nell'ordinativo relativo alle forze armate».

(2) Non va dimenticato che il piano militare approntato per il conflitto in Etiopia, era caratterizzato da due fasi: la prima improntata sulla difesa delle posizioni in mano alle nostre truppe e la seconda da una avanzata da effettuare con estrema cautela. 

(3) In occasione di questo scontro, trovano la morte cinque CC.NN.

(4) Di questa colonna faceva parte il 230° Battaglione CC.NN. della Divisione “21 Aprile”

(5) Divisione di prima schiera sulla sinistra del II Corpo d’Armata, durante quattro giorni di accaniti combattimenti, travolse il nemico avanzando verso il Tacazzè.

(6) Alla fine del ciclo operativo militare, numerosi furono i soldati che decisero di rimanere in quelle terre per poter avviare alcune comuni agricole.

 

FONTI

E. Lucas-G. Ce Vecchi, "Storia delle unità combattenti della M.V.S.N. (1923-1943)", Volpe Editore, Roma, 1976.