Storia delle Unità

Reggimento Cavalleggeri di Lucca 16°

 

 

 

 

 

motto: "Gladium pro Patria et Rege"

 

 

Origini e vicende organiche

 

«Cavalleggeri di Lucca» traggono le proprie origini dall'antica «Divisione Cavalleggeri Toscana» costituita con decreto del 23 luglio 1859 basata su 2 squadroni, Stato maggiore e Stato minore. Ogni squadrone era composto di 120 uomini, 1 capitano, 2 luogotenenti, 2 sottotenenti, 10 cavalli; lo Stato Maggiore con 1 maggiore comandante, l'aiutante maggiore, 1 ufficiale pagatore, 1 cappellano, 1 medico, 1 veterinario. Lo stato minore con l'aiutante, 1 sergente maggiore, 1 trombettiere maggiore, 1 caporale trombettiere, 2 caporali furieri.

Con decreto 20 maggio 1920 «Lucca» appende lo Stendardo, i ricordi storici ed un Gruppo che riunisce gli elementi rimasti, vengono trasferiti al «Reggimento Cavalleggeri Guide».

 

Guerra 1940-45:
1943 - Con ordine 0061220/3, del 20,2.1943, lo Stato Maggiore dell'Esercito ordinava la costituzione del 
«Reggimento motorizzato Cavalleggeri di Lucca», sotto la data del 1 marzo, presso il deposito del «Reggimento Corazzato Vittorio Emanuele II», in Bologna, quale centro di mobilitazione, a cura del comando della Difesa territoriale di Bologna. L'organico venne fissato come segue:

  • comando di reggimento con squadrone comando, su 1 plotone comando e 2 plotoni cannoni da 20 su 2 squadre; squadrone motociclisti, con plotone comando, 2 plotoni motociclisti su 3 squadre, plotone motomitraglieri su 2 squadre, plotone autoblindo,

  • squadrone semoventi da 75/18, con plotone comando, 3 plotoni semoventi;

  • 3 gruppi squadroni autoportati, con comando Gr. 2 squadroni autoportati con 1 squadra comando, 2 plotoni cavalieri ed 1 plotone mitraglieri; 1 squadrone armi accompagnamento e contraerei con 1 squadra comando, 2 plotoni cannoni da 20 e 1 plotone semoventi da 75/18;

  • 1 squadrone mortai da 81, su 1 plotone comando e 3 plotoni su 3 squadre;

  • autoreparto, con 1 autosezione comando e 3 autosezioni pesanti.

In totale: 92 ufficiali, 127 sottufficiali, 1.611 truppa, 293 automobilisti, 1 assimilato (cappellano militare), 6 autovetture, 94 autocarri leggeri, 46 medi, 17 ovunque, 28 pesanti, 2 autofficine, 4 camioncini, 1 autofurgoncino, 12 cingolette con rimorchi, 1 autocarro soccorso, 1 trattore con carrello, 126 motocicli monoposto, 47 biposto, 13 motocarrozzette, 36 mototricicli, 2 motocarrelli, 25 carrelli trasporto semoventi, 56 fucili mitragliatori, 33 mitragliatrici, 27 mortai da 81, 4 autoblindo, 24 semoventi 75/18, 1 carro corazzato comando, 16 cannoni da 20, 6 rampe da carico.

Gli ufficiali superiori dovevano essere tratti dalle disponibilità del «Reggimento Vittorio Emanuele II»; capitani e subalterni quelli affluiti al deposito del predetto reggimento per le disposizioni date il 20 gennaio dallo Stato Maggiore dell'Esercito, sottufficiali e truppa dalle aliquote dei militari delle classi 1913, e più giovani, ceduti dai Gruppi appiedati di cavalleria LII, L.III, LIV (di «Genova Cavalleria») , LVIII (dei «Cavalleggeri di Saluzzo») , LIX (dei «Lancieri di Firenze»), LVI (dei «Cavalleggeri di Monferrato»), (dei «Cavalleggeri di Palermo»), dai «Cavalleggeri di Lodi»; gli specializzati dal Centro addestramento di Pinerolo, dal 3° reggimento carristi, dal 6° reggimento Autieri e dal distaccamento carri L «San Marco».
Il reggimento entrò a far parte della Divisione di Cavalleria Corazzata «Ariete II», costituita in Ferrara il 1° aprile.
Il 1° aprile il reggimento é considerato mobilitato; dal 26 luglio al 2 agosto, dopo la caduta di Mussolini e del fascismo, é impiegato, nella sua totalità ed ininterrottamente, in servizio d'ordine pubblico in Bologna ed in varie località della Romagna a disposizione del comando della Difesa territoriale di Bologna.
Il 3 agosto partenza per la zona d'impiego attorno a Roma. «Ma le provenienze le più disparate del personale, l'affluenza dello stesso a gruppi successivi, da metà marzo a fine luglio, l'appartenenza della truppa a classi anziane, non avevano consentito la completa preparazione, la trasformazione, cioè, di modeste sentinelle ad un viadotto a combattenti capaci di impiegare armi e mezzi nuovi, con procedimenti d'azione nuovi; l'affluenza lenta degli ufficiali, con continui cambiamenti, l'insufficienza qualitativa dei sottufficiali, la mancanza o deficienza dei materiali, la limitata disponibilità di automezzi e la deficienza di carburante; erano tutte difficoltà contingenti gravi che resero incomplete la preparazione e che furono superate solo dal tradizionale sentimento del dovere, di disciplina e di abnegazione dei cavalieri tutti» (1) .

«Il reggimento autotrasportato doveva, nel mio concetto (2), rappresentare il nerbo della Divisione; ma ufficiali e sottufficiali anziani vennero tratti dai depositi e dai reggimenti dell'Arma, completati da uno stuolo di sottotenenti provenienti dalla Scuola di Pinerolo; il personale di truppa era di classi già anziane, di scarso valore, perché gia scremato durante il corso della guerra degli elementi migliori, ricco di analfabeti, scarso di addestramento d'ogni genere; difettava, soprattutto, l'elemento adatto per fornire buoni graduati e comandanti di squadra a piedi; forte fu il ritardo nell'invio dei complementi provenienti dai gruppi appiedati; ad 800 siciliani, facenti parte della truppa, venne chiesto se gradivano rientrare in Sicilia, per concorrere alla difesa dell'isola: alla risposta affermativa non venne dato seguito. A dispetto di tutto il reggimento prese forma e, in brevissimo tempo, fu pronto a muoversi; il col. Magliari Galante svolse il suo ben arduo compito con serena energia, sino al limite delle possibilità umane; se il corso degli avvenimenti avesse consentito qualche mese di respiro, per amalgamare i quadri e migliorare l'addestramento, anche il reggimento Lucca si sarebbe portato all'altezza degli altri due reggimenti di cavalleria («Montebello» e «Vittorio Emanuele II»)».

Tutto questo abbiamo voluto, qui, precisare, per sottolineare maggiormente il rendimento dato da Lucca nelle tristi giornate conseguenti all'armistizio, con indiscusso valore e ferrea abnegazione. E tutti i particolari che, qui, esporremo sono stati tratti dalla «Relazione» di Magliari Galante e da «La Riscossa» di Raffaele Cadorna: per potere noi essere documentati e il più possibile obiettivi.
Tra il 3 ed il 9 agosto 
«Lucca» raggiunge la zona d'impiego assegnatagli (Manziana-Bracciano-Monterosi-Olgiata): rileva, nel servizio, il reggimento «Vittorio Emanuele II», che lo aveva preceduto, e viene assunto, il 10, il seguente schieramento: comando reggimento, con unità speciali (sqd. comando, sqd. motociclisti, meno il pl. autoblindo e meno il pl. motomitraglieri che non era ancora stato costituito, per mancanza del materiale, sqd. semoventi, autoreparto) a Trevignano; II gr. autoportato (con 8° sqd. semoventi di «Vittorio Emanuele II», 1 pl. autoblindo di «Montebello», 1 batteria da 100/22 del 135° rgt. art.,4 motociclisti) a Manziana; III Gruppo autoportato (con 6° sqd semoventi di «Vittorio Emanuele II», pl. autoblindo «Lucca», 1 batteria da 100/22 del 135° rgt. art. 4 motociclisti) a Monterosi; I Gruppo autoportato, a disposizione del comandante della riserva divisionale, all'Olgiata (presso km. 20 della Via Cassia). La forza presente era di 92 ufficiali, 134 sottufficiali, 2.092 di truppa.
Successivamente il comando reggimento si trasferiva a Bracciano e costituiva uno sbarramento arretrato in questa località. Il 1° e 2 settembre venne fatto sorvolare lo schieramento da un aereo da ricognizione, per verificarne il mascheramento. Il 4 settembre il gen. Cadorna mentre invia un elogio pel comportamento di 
«Lucca» informava i comandanti dipendenti che «i rapporti coi Tedeschi erano divenuti molto tesi, che si temeva un loro colpo di mano sulla Capitale, che l'urto con i reparti germanici era a ritenersi molto imminente; occorreva, quindi, attuare tutte le previdenze in vista dell'azione, preparare gli animi dei quadri e della truppa, esaltandone gli spiriti, ridurre al minimo il consumo di carburante, impiegando mezzi di ripiego per coprire i servizi giornalieri». Era stato costituito nella zona il Corpo d'Armata motocorazzato, con la Divisione motorizzata «Piave», la corazzata «Ariete», la semicorazzata «Centauro», la «Granatieri di Sardegna»; alla «Ariete» il compito di sbarrare le vie Cassie, Claudia, Flaminia e Salaria, «per assicurare l'osservazione e la prima resistenza e costringere il nemico a impegnarsi decisamente, così da svelare il proprio disegno operativo; in attesa del sopraggiungere di altre Divisioni in corso di ritiro dalla Francia e dalla Balcania, per liberare l'«Ariete», allo scopo di permettere il suo completamento, addestramento ed, eventualmente, funzione di massa mobile di manovra».
Si doveva «salvaguardare la capitale da incursioni di elementi paracadutisti anglo americani, effettivamente di controllare le truppe tedesche che passavano attraverso gli sbarramenti e di opporsi ad una eventuale loro incursione sulla capitale con lo scopo di prelevare il governo in carica e ripristinare il regime fascista; gli sbarramenti stradali erano costituiti d un doppio muro, con passaggio a zig zag, che obbligava gli automezzi, specie quelli di larga carreggiata, a una molesta manovra. Il nemico era individuato nella 3a Panzergrenadieren Division, dislocata nella zona Viterbo-lago di Bolsena, di complessivi 25 mila uomini e 600 carri armati: la più grave minaccia per Roma».
L'8 settembre, alle 20,35 «il comando della Divisione ordina allarme operativo e predisposizione chiusura sbarramenti; alle 21,10 comunica "conclusione armistizio, confermando precedenti disposizioni circa gli sbarramenti"; alle 24 ordina che "durante ore notturne posti sbarramento concedano libero transito solo ad automezzi isolati; qualsiasi colonna aut reparto armato dev'essere fermato, allegando scusa agitazione popolazione retrovie; sventare qualsiasi riunione colonne con passaggi isolati"
».
Il 9 settembre, alle 5,15, comando Divisione «dà ordine mettere in atto sbarramenti stradali e reagire contro eventuali tentativi tedeschi di azione»; ore 6,45 allo sbarramento avanzato «Manziana» viene negato il transito a una autocolonna tedesca; idem di altra allo sbarramento avanzato Monterosi; 7,10 «sbarramenti Manziana e Monterosi vengono contemporaneamente attaccati da forze motocorazzate germaniche; violenta immediata reazione del dispositivo di sicurezza con tiro interdizione artiglieria»; 8,45 comandante Divisione «fa presente necessità che sbarramenti Manziana-Bracciano-Monterosi resistano il più a lungo possibile, per permettere ripiegamento unità retrostanti della Divisione lungo la Claudia e la Cassia e raccogliersi nei pressi di Tivoli, nuova zona di schieramento della Divisione, dove anche Lucca si porterà, assolto il suo compito» ore 11 «combattimento prosegue accanito su tutto il settore del reggimento; pare che i tedeschi abbiano 2 battaglioni autocarrati con 30 carri armati sul fronte di Manziana e 1 reggimento autocarrato con 60 carri su Monterosi; allo sbarramento nord di Monterosi viene effettuata la predisposta interruzione del ponte di Valdiano, il cui brillamento travolge, in un'unica terribile sorte, assalitori e difensori».
Cadorna autorizza il ripiegamento dei capisaldi di Monterosi e di Manziana a sud del lago di Bracciano, per evitare un loro accerchiamento, essendo segnalata una colonna nemica sulla rotabile da Nepi per Ponte Presso e Case dell'Umiltà che raggiunge la Cassia a sud di Monterosi. Scrive Cadorna: «Mi recai a Monterosi; a 500 metri dall'abitato incontrai la testa della colonna; la arrestai e quindi la feci sfilare; rimasi colpito dall'aspetto marziale di quei soldati che, passandomi dinanzi, rettificavano impeccabilmente la posizione; in coda stava il magg. Rossi».
La resistenza di Lucca aveva permesso alle altre unità della Divisione di iniziare i loro movimenti e portarsi a mano a mano a sud del bivio della Storta per proseguire poi per Tivoli: «il bivio della Storta, punto di congiunzione della Claudia con la Cassia, costituiva la chiave di volta di tutto lo schieramento; per questo il comandante della Divisione aveva provveduto a costituire, col I Gruppo di 
«Lucca», uno sbarramento arretrato sulla Cassia, all'altezza dell'Osteria del Fosso, che rimaneva sul posto sino alle 19 e veniva ritirato dopo il ripiegamento delle forze a difesa di Bracciano». Alle 11,15 «il nemico, ricevuti rinforzi, riprende con maggior violenza gli attacchi; il II Gruppo sta per essere accerchiato ed inizia il ripiegamento al Ponte del Parente». Scrive ancora Cadorna: «La mischia era stata furibonda; i carri tedeschi avevano tentato varie volte di sboccare dalla foresta della Solfatara portandosi a poche centinaia di metri, e ogni volta erano stati ributtati con gravi perdite. I cavalieri del cavallo d'acciaio erano stati veramente all'altezza delle più fulgide trazioni dell'Arma».
Il Corpo d'armata dà ordine (alle 15) alle Divisioni «Ariete» e «Piave» di ripiegare sull'itinerario Cassia-Roma-via Tiburtina, senza ulteriori precisazioni.

Dalle 17 «si inizia ordinatamente il ripiegamento, affluendo al bivio della Storta da cui vengono fatti proseguire su Tivoli per l'itinerario stabilito di Ponte Milvio-Parioli-Acqua Acetosa-Viale Liegi-Verano-via Tiburtina».
Le perdite di Lucca erano state di 21 morti, 42 feriti (di cui 1 ufficiale), circa 180 dispersi; persi, perché colpiti in combattimento, o per avaria, 9 autocarri, 6 motociclette, 7 semoventi. Le perdite tedesche si valutavano a 70, tra morti e feriti, nel settore Manziana-Bracciano, e 300 in quello di Monterosi; distrutti 26 carri armati e 30 danneggiati; catturati 10 ufficiali, 180 uomini, un'ottantina di automezzi di vario tipo, tra cui 8 carri armati.
Scrive Cadorna: «La giornata del 9 settembre si era chiusa sul fronte nord in modo nettamente a noi favorevole; i pochi reparti della Divisione impegnati - 2 gruppi appiedati, 2 sqd. semoventi, 5 batterie di artiglieria - avevano troncato l'attacco di preponderanti forze nemiche, tratte dal fior fiore dell'esercito tedesco; il fatto stesso che i Tedeschi avessero rinunciato a esercitare qualsiasi pressione durante il ripiegamento dimostrava eloquentemente che erano stati duramente provati; ma solo a liberazione del Nord avvenuta potei, con accurate indagini, accertare la reale portata del successo; nel settore di Monterosi le forze nemiche d'attacco ammontarono a 29 carri armati, 50 autocarri, 25 motocarrelli, provenienti da Roncigione; le perdite nemiche una quarantina di carri armati, un centinaio di autocarri, 2 batterie rese inefficienti; a Manziana 40 carri armati e semoventi da 88 e 50 autocarri presenti, 30 carri armati distrutti. Il parroco di Monterosi riferì che i tedeschi di passaggio parlavano di 500-800 uomini perduti».
Giunto a Tivoli (ore 24 del 10) il comando di 
«Lucca» riceve ordine «di costituire 3 sbarramenti a oriente di Tivoli, 2 sulla via Empoliana, 1 sulla strada per Vicovaro, per arrestare eventuali attacchi di forze motocorazzate tedesche dirette verso Tivoli; effettuati rispettivamente, dal II Gruppo e dallo sqd. semoventi con un'aliquota dello sqd. comando, e del III Gruppo; il comando del reggimento a C.le Fraschetti; il I Gruppo e lo sqd. motociclisti entrano a far parte di una colonna celere (Fenulli)». Alle 21 giunge comunicazione dal comando Divisione degli «accordi conclusi tra rappresentanti di parte germanica e di parte italiana circa la città libera di Roma e si danno prescrizioni circa il contegno da parte degli sbarramenti all'avvicinarsi di colonne tedesche: cioè rendere noto l'accordo concluso ed avviare la colonna per itinerario non passante per Tivoli; in caso d'insistenza accompagnare il comandante della colonna al comando Divisione; in caso d'aggressione reagire immediatamente»; alle 23 una successiva comunicazione riguarda le modalità esecutive dell'accordo stipulato per la tregua d'armi. L'11 settembre, alle 11,30, rientrano il I Gruppo e lo sqd. motociclisti; dalle 18 é accentuato il movimento di ufficiali e truppa di vari enti sbandati, che dicono avere avuto ordine di recarsi alle rispettive abitazioni: influenza non certo benefica sull'animo dei cavalleggeri ancora ai loro posti».
Il 12 settembre la Divisione ordina di consegnare, l'indomani, presso ponte Lucano, tutti i materiali e tutte le armi ai Tedeschi; per ordine del col. Magliari, e per l'accortezza dell'incaricato della consegna cap. Benassi, comandante dello sqd. comando, vengono consegnati solo parte dei materiali. Il gen. Cadorna scioglie il 12 la Divisione, con questo ordine del giorno: «Per ordine superiore la Divisione «Ariete» si scioglie. Costituita in brevissimo tempo fra difficoltà di ogni genere, deficiente di mezzi, e di pratica addestrativa, era erede di una grande tradizione, alla quale non doveva venir meno. Ed infatti, nei brevi ma intensi giorni di azione, la Divisione ha largamente risposto alle aspettative. Noi consegnamo le armi in seguito ad ordine superiore ed in base ad ineluttabili esigenze della Patria, come soldati fieri che hanno valorosamente combattuto fino all'ultima ora, malgrado ogni avversa fortuna. Il nostro sacrificio non sarà vano, ma verrà esaltato nei cieli della Patria nel giorno immancabile della riscossa. L'Italia non muore».
Il 14 settembre 
«Lucca» risolve tutte le questioni di carattere amministrativo: pagamento di 3 mensilità di assegni a ufficiali, sottufficiali e truppa; compilazione del verbale di rimanenza di cassa; distribuzione degli scontrini di viaggio; consegna a tutti coloro che erano rimasti presso i reparti fino all'ordine di scioglimento di una dichiarazione firmata dal colonnello comandante (come questi la ricevette dal gen. Cadorna), attestante che avevano compiuto, sino all'ultimo, il loro dovere. Nella sera del 14 settembre, e nella mattinata del 15, partono sottufficiali e cavalieri, nel pomeriggio gli ufficiali». Lo Stendardo viene messo in salvo. Il gen. Cadorna diverrà il comandante di tutte le formazioni partigiane che combatteranno sino alla Liberazione; il gen. Fenulli verrà catturato, seviziato e fucilato alle Fosse Ardeatine.

 

Unità maggiori

Il Reggimento era così composto:

 

1940-1943

Comando

Squadrone Comando

Squadrone motociclisti Cavalleggeri di Lucca

Squadrone semovente da 75/18 Cavalleggeri di Lucca

Gr. Squadroni app. Cavalleggeri di Lucca1

II Gr. Squadroni app. Cavalleggeri di Lucca1

III Gr. Squadroni app. Cavalleggeri di Lucca1

Autoreparto

1) Ciascuno composto da 2 sqd. autoportati, 1 sqd. armi di accomp. e c/a, 1 sqd. mortai da 81

 

Campagne di guerra (1940-1943)

 

Data

Divisione

Corpo

Armata

Gruppo d'Armata

Area di operazioni

1943

 

 

 

 

Territorio metropolitano

 

Comandanti (1943)

Col. Giuseppe Feruglio

Col. Luigi Magliari Galante

 

Sede

Saluzzo

 

 

 

 

NOTE

(1) Dalla «Relazione sull'attività bellica svolta dal reggimento motorizzato Cavalleggeri di Lucca nei giorni 8-15 settembre 1943; del colonnello comandante Luigi Magliari Galante.
(2) Da «La Riscossa» (dal 25 luglio alla Liberazione): del generale Raffaele Cadorna, comandante la 2a Divisione di cavalleria corazzata «Ariete». Rizzoli Editore, 1948.

 

 

 

 

 

 

FONTE

Gen. Edmondo Zavattari, "I nostri reggimenti", in "Rivista di Cavalleria", annate 1968-1976, su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".

Scuole di Applicazione d'Arma, "L'Arma di Cavalleria - Cenni storici", 1964 2a Edizione, su gentile concessione dell'ANAC sez. di Milano "Savoia Cavalleria".

Dell'Uomo F.-Puletti R., "L'Esercito italiano verso il 2000", vol. I, USSME, Roma, 1998.

Dell'Uomo F.-Di Rosa R., "L'Esercito italiano verso il 2000", vol. II, USSME, Roma, 2001.