I mezzi cingolati

 

Semovente Fiat Ansaldo L 40 da 47/32

su scafo L6/40

 

 

 

 

 

 

Origini e sviluppo

 

Il Semovente L40 da 47/32 fu sviluppato dall'Ansaldo e costruito dalla FIAT tra il 1942 e il 1944. Fu progettato per consentire ai reggimenti Bersaglieri, reparti di fanteria d'assalto del Regio Esercito Italiano, di fornire supporto di fuoco diretto dal Cannone da 47/32 Mod. 1935 durante gli assalti di fanteria senza doverli trainare e, in secondo luogo, per fornire alle divisioni corazzate italiane un mezzo con prestazioni anticarro. Questi cannoni semoventi furono utilizzati dal 1942 al 1945 da Italia e Germania, nonché dallo Stato Indipendente di Croazia e dai partigiani jugoslavi. In totale, furono costruiti 402 veicoli in diverse varianti.

 

Il prototipo

 

L'idea di sviluppare un mezzo leggero e veloce per supportare le unità dei bersaglieri nacque alla fine degli anni '30, quando il cannone di supporto standard utilizzato dagli assalti della fanteria italiana era il cannone Mod. 1935 da 47/32. La variante Mod. 1935 non poteva essere trainata da trattori o camion d'artiglieria perché era priva di sospensioni. Per questo motivo, poteva essere trainata solo da cavalli o smontata in 5 parti e caricata su muli. Durante la guerra, per rendere più veloci le unità di fanteria, i soldati caricarono i cannoni sul vano di carico di camion come lo SPA38R o il Lancia 3Ro . Nel 1939, fu creata una nuova versione del cannone, il Mod. 1939, con sospensioni, che gli consentivano di essere trainato da camion. Contemporaneamente, per realizzare un mezzo in grado di supportare direttamente la fanteria all'assalto, la fabbrica Breda decise di modificare il telaio del carro armato leggero L3/35, rimuovendone la sovrastruttura e montando al centro dello scafo un cannone da 47/32.

Il progetto, denominato Semovente L3 da 47/32, non venne accettato dall'Esercito a causa della scarsa protezione dell'equipaggio offerta dallo scudo del cannone spesso 10 mm. L'Ansaldo non perse tempo e decise di realizzare un modello semovente con lo scafo del carro leggero L6/40, con un potente cannone da 75 mm L/18 progettato e prodotto dall'Ansaldo. Il peso che il mezzo avrebbe avuto, la bassa velocità e le poche munizioni che potevano essere stivate a bordo non furono accettabili dall'Esercito e il progetto per un cannone semovente da 75 mm sullo scafo dell'L6 fu annullato, ma l'Esercito non annullò i piani per un cannone da 47 mm che procedettero anche dopo il 1940.

Il primo progetto di un cannone semovente armato con un cannone da 47 mm sullo scafo L6 risultò in un solo modello campione e consisteva nello scafo di un L6/40 senza la torretta. Sopra la sovrastruttura era montato il cannone da 47 mm con uno scudo per il cannone al centro per proteggere i servitori del cannone dal fuoco delle armi leggere nemiche.

Anche questo progetto non venne accettato dall'Esercito Italiano a causa dell'altezza. Verso la fine del 1940, all'Ansaldo fu chiesto di modificare il progetto mantenendo il telaio e il cannone.

Lo sviluppo iniziò nel gennaio 1941 e, il 10 maggio 1941, fu presentato al Centro Studi della Motorizzazione Militare il prototipo del cannone semovente L40 47/32. Il cannone era all'interno di una casamatta, quindi il mezzo era molto più basso del primo modello L6 da 47/32. Aveva un tetto corazzato con due portelli.

Questo prototipo fu molto apprezzato dallo Stato Maggiore del Regio Esercito Italiano, che lo ritenne idoneo al compito di appoggio alla fanteria e, secondariamente, al ruolo di cacciacarri.

Durante i test della fine del 1940, fu evidente che lo spazio limitato ostacolava i compiti dei tre membri dell'equipaggio, quindi fu ordinato di rimuovere il tetto del veicolo, diminuendo la protezione dell'equipaggio ma aumentando lo spazio disponibile.

Una curiosità interessante e strana è la presenza del portello di accesso sul lato destro. Sia i prototipi che i veicoli della prima serie ne erano dotati, ereditato dall'L6/40. Il portello non poteva mai essere utilizzato perché davanti c'era una cremagliera e, di conseguenza, era saldato alla struttura.

Negli ultimi mesi del 1940 venne presentata allo Stato Maggiore dell'Esercito l'ultima versione del prototipo del Semovente L40 47/32. Era simile al prototipo precedente con alcune modifiche: la sovrastruttura fu ridisegnata, eliminando completamente i supporti per il tetto corazzato, riposizionando le munizioni in due nuovi rastrelliere protette e con l'aggiunta di lati arrotondati del mantello del cannone. Al posto del tetto, un telone impermeabile proteggeva l'equipaggio dalla pioggia e la culatta del cannone dalla polvere del deserto. Il telone, quando non era in uso, veniva sistemato sul retro della sovrastruttura, legato con cinghie di cuoio.

Il mezzo venne accettato in servizio con la denominazione Semovente Leggero Modello 1940 da 47/32 o, più semplicemente, Semovente L40 da 47/32.

Sui veicoli di produzione, i lati arrotondati del mantello del cannone furono eliminati per aumentare la velocità di produzione.

 

Progettazione del Semovente L40 da 47/32

 

Equipaggio

 

L'equipaggio del cannone semovente era composto, come su altri cannoni semoventi italiani, da 3 uomini. Il conducente era posizionato sulla destra, su un sedile fisso. Il cannoniere/comandante del veicolo sedeva sulla sinistra, anche su un sedile fisso, mentre il caricatore era posizionato dietro il conducente, sulla destra del cannoniere, seduto su una rastrelliera per le munizioni fissata al pavimento del compartimento di combattimento.

Un dettaglio interessante è che, su questo veicolo, l'uomo che aveva la migliore visibilità del campo di battaglia era il caricatore, quindi era consuetudine che i caricatori monitorassero il campo di battaglia e individuassero i bersagli da colpire.

Uno dei problemi più gravi del mezzo semovente era il poco spazio disponibile all'interno del mezzo che, tra le altre cose, costringeva il caricatore a esporsi per caricare il cannone.

Durante le battaglie, quando il veicolo era a portata delle armi della fanteria nemica, il caricatore, per evitare di esporsi alle armi nemiche, poteva solo dare le munizioni al mitragliere e lui doveva caricare il cannone. Ciò riduceva significativamente la cadenza di fuoco e distraeva l'attenzione del mitragliere/comandante del veicolo dalla situazione e dalla posizione delle forze nemiche viste attraverso l'ottica del cannone. Come su altri cannoni semoventi italiani, durante le scaramucce, specialmente a brevi distanze, gli equipaggi indossavano elmetti d'acciaio da fanteria invece di elmetti imbottiti da cisterna per proteggersi dal fuoco nemico e dalle schegge di granate.

 

Motore e sospensioni

 

Il motore del Semovente L40 da 47/32 era lo stesso del carro leggero L6/40, il FIAT-SPA 18D a benzina, 4 cilindri in linea, raffreddato a liquido con una potenza di 68 CV ​​(alcune fonti affermano 70 CV) a 2.500 giri/min. Aveva una cilindrata di 4.053 cm3.

Il motore poteva essere avviato elettricamente o tramite una maniglia che doveva essere inserita nella parte posteriore. Il carburatore Zenith tipo 42 TTVP era lo stesso utilizzato sulle auto blindate della serie AB e consentiva l'accensione anche a freddo.

Il motore utilizzava tre diversi tipi di olio, a seconda delle temperature a cui operava il veicolo. In Africa, dove la temperatura esterna superava i 30°, veniva utilizzato un olio 'ultra-denso'; in Europa, dove la temperatura era compresa tra 10° e 30°, veniva utilizzato un olio 'denso', mentre in inverno, quando la temperatura scendeva sotto i 10°, veniva utilizzato un olio 'semi-denso'. Il manuale di istruzioni raccomandava di sostituire l'olio ogni 100 ore di servizio o ogni 2.000 km.

Questo motore era una versione migliorata di quello utilizzato sui camion militari da carico SPA38R, SPA Dovunque 35 e FIAT-SPA TL37, il FIAT-SPA 18T da 55 CV.

I serbatoi da 165 litri garantivano un'autonomia di 200 km su strada e circa 5 ore fuoristrada, con una velocità massima su strada di 42 km/h e di 20-25 km/h su terreni accidentati, a seconda del terreno su cui operava il cannone semovente.

Il carrello era costituito da una ruota dentata anteriore a 16 denti, quattro ruote motrici accoppiate, tre rulli superiori e una ruota folle posteriore su ciascun lato. I bracci oscillanti erano fissati ai lati del telaio ed erano collegati a barre di torsione. L6 e L40 furono i primi veicoli della Royal Army dotati di barre di torsione. I cingoli derivavano da quelli dei carri armati leggeri della serie L3 ed erano composti da 88 maglie su ciascun lato.

 

Armatura

 

La corazzatura era la stessa dell'L6/40. Le piastre frontali della sovrastruttura erano spesse 30 mm, mentre quelle dello scudo del cannone e della porta del conducente erano spesse 40 mm.

Le piastre anteriori del coperchio della trasmissione e le piastre laterali erano spesse 15 mm, così come quelle posteriori. Il ponte motore era spesso 6 mm e il pavimento aveva piastre corazzate da 10 mm. La corazzatura era prodotta con acciaio di bassa qualità perché, mentre la domanda di acciaio balistico per produrre veicoli corazzati era aumentata dal 1939, l'industria italiana non era in grado di fornirne grandi quantità. Ciò fu ulteriormente aggravato dagli embarghi che colpirono l'Italia nel 1935-1936 a causa dell'invasione dell'Etiopia e da quelli iniziati nel 1939.

La corazza degli L40 spesso si crepava dopo essere stata colpita (ma non penetrata) dai proiettili nemici, anche di piccolo calibro come i proiettili Ordnance QF 2 Pounder da 40 mm. Le piastre della corazza erano tutte imbullonate, una soluzione che rendeva il mezzo pericoloso perché, in alcuni casi, quando un proiettile colpiva la corazza, i bulloni volavano via ad altissima velocità, ferendo potenzialmente gravemente i membri dell'equipaggio. I bulloni erano, tuttavia, il meglio che l'industria italiana potesse offrire nel 1941 e avevano il vantaggio di mantenere il veicolo più semplice da produrre rispetto a un veicolo con corazza saldata e aveva la possibilità di sostituire una piastra della corazza danneggiata con una nuova molto rapidamente anche in officine da campo scarsamente attrezzate.

 

Scafo e interni

 

Sul lato anteriore c'era il coperchio della trasmissione con un grande portello di ispezione che poteva essere aperto dal conducente tramite una leva. Questo veniva spesso tenuto aperto per raffreddare i freni durante la marcia. Sul parafango destro erano montati la pala e il piede di porco, mentre su quello sinistro c'era il supporto del cric. Per la guida notturna, l'unico faro era montato a destra, perché, a causa dello scudo del cannone da 47 mm, quello a sinistra era stato rimosso.

Come detto in precedenza, il conducente era posizionato sulla destra e aveva sia una feritoia apribile tramite una leva montata sulla destra, sia, in alto, un episcopio che aveva un campo visivo orizzontale di 30°, un campo visivo verticale di 8° e aveva una traslazione verticale da -1° a +18°. Sulla sinistra aveva la leva del cambio e il freno a mano, mentre sulla destra aveva il cruscotto. Sotto il sedile c'erano le batterie prodotte dalla Magneti Marelli che servivano per avviare il motore e per alimentare i sistemi elettrici del veicolo.

Dietro di lui, c'era una scatola con un episcopio di riserva montato su un porta-proiettili da 33 cannoni su cui era appoggiato il caricatore. Sulla sinistra, il caricatore aveva un porta-proiettili corazzato per altri 37 colpi che occupava quasi tutto lo spazio disponibile. Al centro del vano di combattimento c'era l'albero di trasmissione che collegava il motore alla trasmissione. Sulla sinistra del caricatore c'era il cannoniere/comandante del mezzo che aveva, davanti a sé, la culatta del cannone e, sotto di essa, le manovelle per la traslazione orizzontale e verticale. Sulla destra del cannone era montato il mirino ottico 1x prodotto dalla fabbrica San Giorgio di Sestri-Ponente. Questo era utilizzato anche sui carri armati medi della serie 'M'.

A causa dello spazio ridotto all'interno, il veicolo non era dotato di un sistema interfono.

Ai lati della sovrastruttura erano montate due rotaie per fissare il telone quando l'equipaggio lo utilizzava per coprire il vano equipaggio. Queste rotaie venivano utilizzate anche come maniglie per entrare meglio nel veicolo o per fissare zaini, elmetti d'acciaio e cingoli di scorta per offrire maggiore protezione dal fuoco nemico.

Sul retro del vano di combattimento, dietro la testa del caricatore, era sistemato un serbatoio rettangolare con l'acqua di raffreddamento del motore. Al centro c'era un estintore. Ai lati, c'erano due prese d'aria, inutili per l'L40 ma ereditate dall'L6/40, esattamente come il portello di accesso posizionato sul lato destro. Sopra l'albero di trasmissione, c'erano due portelli di ispezione per il vano motore.

I vani motore e equipaggio erano separati da una paratia corazzata che riduceva il rischio di propagazione del fuoco all'area dell'equipaggio. Il motore era situato al centro del vano posteriore, con due serbatoi da 82,5 litri su entrambi i lati. Dietro il motore c'erano il radiatore e il serbatoio dell'olio lubrificante. Il ponte motore aveva due grandi porte con due griglie per il raffreddamento del motore e, dietro, due prese d'aria per il radiatore. Non era raro che l'equipaggio viaggiasse con i due portelli aperti durante le operazioni africane, per ventilare meglio il motore a causa delle temperature esterne.

Sulle parti posteriori dei parafanghi erano posizionati due grandi cassoni porta attrezzi chiusi da lucchetti e, sul lato sinistro, una ruota di scorta. Sul lato destro era sistemata la marmitta. Nei primi veicoli prodotti, questa non era dotata di coperchio. Il coperchio dissipava il calore ed evitava danni.

 

Armamento

 

L'armamento primario del Semovente L40 da 47/32 era il Cannone da 47/32 Mod. 1935, soprannominato dai soldati Elefantino. Questo cannone fu progettato dalla società austriaca Böhler e oltre 3.200 unità furono prodotte su licenza da varie aziende per il Regio Esercito dal 1937 al 1945. I principali produttori furono Breda di Brescia, Arsenale Regio Esercito di Torino o ARET, Arsenale Regio Esercito di Piacenza (AREP) e Ansaldo. Progettato come cannone di supporto alla fanteria, si dimostrò affidabile e preciso durante la guerra civile spagnola e in grado di eliminare i pochi veicoli corazzati avversari. La sua gittata massima era di 7.000 m, ma era efficace fino a 4.000 m per il supporto alla fanteria e circa 1.000 m per il fuoco anticarro.

Il cannone era montato sul lato sinistro dello scafo, su un supporto che consentiva una rotazione orizzontale di 27° e una rotazione verticale da -12° a +20°.

Nonostante la mancanza di spazio interno, l'equipaggio iniziò a portare a bordo fucili L40 Carcano Mod. 91, mitragliatrici MAB 38 e granate a mano OTO, Breda o SRCM Mod. 35 per la difesa ravvicinata contro la fanteria nemica. Spesso, a causa dello spazio limitato nel compartimento di combattimento, le armi venivano trasportate in scatole o borse attaccate al ponte motore.

 

Munizioni

 

Il cannone aveva una cadenza di fuoco di circa 15 colpi al minuto sull'L40, a causa dello spazio angusto disponibile, ma, quando il veicolo era sotto il fuoco della fanteria nemica, il caricatore non poteva svolgere la sua funzione in modo sicuro e quindi poteva solo passare le munizioni al mitragliere, il che riduceva sensibilmente la cadenza di fuoco.

Le munizioni erano composte da 70 colpi e il cannone poteva sparare cinque tipi di munizioni:

 

Nome

Tipo

Spoletta

Peso del proiettile (kg)

Velocità iniziale (m/s)

Cartoccio Granata da 47 mod. 35

Alto esplosivo

Percussione mod. 35 o mod. 39

2,45

250

Perforatore mod. 35

Perforazione dell'armatura – Tracciante

Percussione mod. 09

1,42

630

Proietto Perforante mod. 39

Composito Rigido Perforante – Tracciante

Percussione mod. 09

1,44

650

Proietto Controcarri Effetto Pronto

Anticarro ad alto esplosivo

Mod. interna 41

1,2

//

Proietto Controcarri Effetto Pronto Speciale

Anticarro ad alto esplosivo

Spoletta frontale IPEM

1,5

//

 

Un problema serio era la mancanza di munizioni HEAT, prodotte in ritardo e non spesso distribuite agli equipaggi. Infatti, secondo i documenti dell'Esercito italiano, nel maggio 1942, c'erano solo 12.537 colpi EP da 47 mm in Nord Africa su 145.777 colpi calibro 47 mm in totale.

Non sono disponibili valori precisi sulla penetrazione delle munizioni perforanti Mod. 35. Tuttavia, un documento italiano dell'epoca della guerra civile spagnola afferma che penetrava 37 mm a una distanza di 700 m.

Le munizioni perforanti Mod. 39 potevano penetrare piastre con spessori di 55 mm a 100 m, 40 mm a 500 m e 30 mm a 1000 m, con un'angolazione di 0°.

Non ci sono dati precisi sulla penetrazione delle munizioni HEAT del cannone da 47 mm, ma un rapporto italiano di alcuni test dell'ottobre 1942 mostra che il proiettile Effetto Pronto non è riuscito a penetrare la corazza laterale spessa 52 mm della torretta di un T-34/76 Mod. 1942 catturato dagli italiani sul fronte orientale.

Il proiettile Effetto Pronto Speciale, prodotto in pochissimi esemplari tra l'inizio del 1943 e la fine della guerra, aveva maggiori capacità anticarro ed era in grado di perforare la corazza frontale di un M4 Sherman.

 

Produzione
 

La produzione del Semovente iniziò alla fine del 1941, ma il primo Semovente da 47/32 fu completato all'inizio del 1942.

La produzione degli L40 iniziò mentre era già in corso la costruzione di 583 carri armati L6/40. Fu immediatamente firmato un nuovo contratto dal Regio Esercito Italiano con Ansaldo per ridurre la produzione del carro armato leggero L6 a 283 veicoli e produrre contemporaneamente 300 L40. Nel giugno 1942, tuttavia, il Regio Esercito Italiano firmò un nuovo contratto per la produzione di 444 carri armati leggeri L6/40 e 460 Semoventi L40 da 47/32.

Per quanto riguarda il carro leggero L6/40, l'Ansaldo ne subappaltò la produzione alla FIAT a causa delle grandi commesse ricevute dal Regio Esercito. I cannoni semoventi furono prodotti a Torino, nello stesso stabilimento in cui vennero prodotti gli L6/40.

A causa della mancanza di materie prime per produrre i mezzi corazzati, nei primi mesi del 1941 il Regio Esercito ordinò alla FIAT di dare priorità alla produzione delle autoblindo AB41 , considerate molto più utili del carro leggero L6/40 nei ruoli di ricognizione a lungo raggio.

La FIAT continuò a produrre telai di carri armati leggeri ma non riuscì a completarli a causa della scarsità di molibdeno, utilizzato nella lega di acciaio delle sospensioni, e a causa dei ritardi nella consegna di radio, ottiche e altre parti delle torrette Mod. 1941. Nel gennaio 1942, i magazzini della fabbrica FIAT erano pieni di telai L6/40 in attesa di essere completati, quindi molti di questi veicoli furono modificati in cannoni semoventi L40.

Tra gennaio e maggio 1942, il ritmo di produzione fu di 30 veicoli al mese, diminuendo a 25 L40 prodotti a giugno fino a 13 unità completate a dicembre. Ciò fu dovuto alla mancanza di cannoni da 47 mm e ottiche San Giorgio, che furono utilizzate anche per i carri armati medi della serie 'M'.

Degli L40 furono prodotti 340 esemplari nella versione standard (320 consegnati ai reparti del Regio Esercito) e altri 47 nelle versioni comando e stazione radio, per un totale di 387 veicoli tra gennaio 1942 e settembre 1943.

Il 9 novembre 1943, il Generalinspekteur der Panzertruppen firmò contratti con fabbriche italiane per riavviare la produzione di diversi veicoli italiani. Gli stabilimenti FIAT di Torino ripresero a produrre carri armati leggeri nei giorni successivi, producendo un totale di 74 Semoventi L40 da 47/32 tra novembre 1943 e ottobre 1944.

Per i tedeschi furono prodotti anche altri 10 carri armati comando plotone, 7 nel 1944 e 3 nel 1945, e 36 carri armati comando battaglione (noti anche come versione stazione radio), 27 dei quali prodotti nel 1944 e 9 nel 1945, per un totale di 120 veicoli sullo scafo L40 prodotti tra il 1943 e il 1945.

 

Versioni – Prima, Seconda e Terza serie

 

Furono prodotte tre diverse serie del Semovente L40 da 47/32.

La prima serie venne prodotta tra gennaio 1942 e metà del 1943 e si distingue dalle altre serie per la ruota folle di prima produzione e per il portello di accesso saldato sul lato destro dello scafo.

A metà del 1942, iniziarono ad essere disponibili nuove ruote folli, che vennero montate sulla prima serie L40, prima di passare alla seconda serie, prodotta in pochi esemplari per il Regio Esercito. Il portello di accesso laterale venne rimosso e la ruota folle venne sostituita da un modello più robusto (montato anche sulle L6/40 di ultima produzione).

La terza serie, meglio nota come serie “Ausf. G”, dove la “G” sta per , fu prodotta per i tedeschi dagli stabilimenti FIAT di Torino. Questa serie ebbe alcune modifiche rispetto alla seconda serie, come richiesto dal Generalinspekteur der Panzertruppen. La sovrastruttura fu ingrandita e rialzata nella parte posteriore, diventando molto più “cubica” rispetto alle versioni italiane. Furono aggiunte una radio RF1CA-TR7 con la relativa antenna e una mitragliatrice Breda Mod. 38 schermata con piastra corazzata da 10 mm di spessore. La mitragliatrice era montata su un supporto scorrevole su una traversa nella parte anteriore della sovrastruttura che consentiva al caricatore/mitragliere/operatore radio di avere un buon raggio di tiro, soprattutto sul lato destro del mezzo. Purtroppo, la quantità di munizioni disponibili per il cannone e per la mitragliatrice è sconosciuta. La velocità e l'autonomia erano le stesse delle versioni italiane, ma il peso aumentò a 6,75 tonnellate, 250 kg in più a causa delle nuove aggiunte.

 

Varianti – Veicoli di comando

 

Esistevano due versioni comando: il Semovente L40 Comando Plotone e il Semovente L40 Commando Compagnia.

Il Semovente L40 Comando Plotone era equipaggiato con una radio RF1CA-TR7 che funzionava sulla stessa frequenza delle radio dei carri armati tedeschi. Questa radio aveva una portata di circa 12 km e un alimentatore modello AL-1 Dynamotor con batterie da 12 V prodotte dalla Magneti Marelli.

La radio è stata montata sul lato destro insieme all'antenna, fissata sul lato posteriore destro della sovrastruttura. A causa dello spazio limitato, il porta munizioni con 37 colpi è stato eliminato e sostituito con un porta munizioni con 16 colpi.

La Semovente L40 Commando Compagnia fu prodotta solo alla fine del 1942 e subì diverse modifiche. Al posto della radio RF1CA fu aggiunta una nuova, più potente apparecchiatura radio, la RF2CA. Questa radio aveva una portata di circa 25 km e veniva utilizzata dal comandante di compagnia o di battaglione per rimanere in contatto con altri comandanti di unità o ufficiali comandanti. L'alimentazione era la stessa della RF1CA. La radio era montata anche sul lato sinistro insieme alla sua antenna che era montata sul lato posteriore sinistro.

A causa dello spazio ridotto all'interno del mezzo, per far posto al nuovo sistema radio da oltre 120 kg, l'armamento principale e le relative munizioni furono completamente rimossi. Per scopi difensivi, l'equipaggio aveva a disposizione una mitragliatrice Breda Mod. 38 calibro 8 mm montata su un supporto sferico al posto del cannone. Per evitare di essere riconosciuti anche a distanza molto lunga, sul supporto sferico fu fissata una finta canna di legno da 47 mm in modo da far sembrare il mezzo un L40 standard.

Le munizioni per la mitragliatrice erano pari a 1.608 colpi, distribuiti in 67 caricatori da 24 colpi ciascuno, conservati sul lato destro della sovrastruttura, accanto alla radio RF1CA-TR7.

Le due versioni comando vennero chiamate dai tedeschi Panzerbefehlswagen L6 770(i) e ne vennero prodotti 47 esemplari per il Regio Esercito italiano e 46 per i tedeschi, sui telai dei veicoli della seconda serie.

 

Organizzazione

 

Fu pianificato di assegnare un Battaglione Semoventi Controcarro a ciascuna divisione corazzata italiana. Questo sarebbe stato composto da 21 cannoni semoventi, in due plotoni da 10 veicoli e un veicolo L40 Comando Plotone. Nel giugno 1942, le unità furono riorganizzate e ogni battaglione corazzato ricevette un terzo plotone, per un totale di 30 L40 e un L40 Comando Plotone. Nel dicembre 1942, con l'entrata in servizio del veicolo L40 Comando Compagnia, i Battaglioni Controcarro furono riorganizzati con 10 L40 e un carro armato L40 Comando Plotone per ciascuno dei tre plotoni e un L40 Comando Compagnia per un totale di 34 cannoni semoventi per battaglione.

I battaglioni anticarro vennero assegnati non solo alle divisioni corazzate, ma anche a battaglioni autonomi, Raggruppamenti Esploranti Corazzati o R.E.Co. e reggimenti di cavalleria. Questi ultimi ricevettero due o tre plotoni, a seconda dell'unità.

 

Il Semovente L40 da 47/32 in azione

 

Regio Esercito

 

I primi semoventi completati entrarono a far parte del XIII Gruppo Squadroni Semoventi Controcarri del 14° Reggimento Cavalleggeri di Alessandria, che il 3 agosto 1942 partì per il fronte orientale, in supporto alla 3ª Divisione Celere “Principe Amedeo Duca d'Aosta”. Il 31° Semoventi L40 prese parte a varie battaglie contro i sovietici, perdendo tutti i mezzi durante l'offensiva sovietica sul Don. L'11 dicembre 1942, insieme ad alcuni L6/40 dei reparti bersaglieri assegnati al XIII° Gruppo Alessandria Cavalleria, ebbero il compito di respingere gli attacchi sovietici al centro del lunghissimo settore tenuto dall'Armata Italiana in Russia. Coprirono un settore rimasto scoperto per dare supporto alla 5ª Divisione di Fanteria “Cosseria” e alla 3ª Divisione di Fanteria “Ravenna” che avevano subito perdite negli ultimi giorni a causa dei continui assalti dell'Armata Rossa. I carri armati operativi rimasti erano meno di venti per mancanza di rifornimenti e pezzi di ricambio. Tutti gli L40 e quasi tutti gli L6/40 vennero distrutti nei combattimenti di Gadjucja e Foronovo. L'unità venne riorganizzata nel maggio 1943 nella città italiana di Codroipo, in Friuli-Venezia Giulia, incorporando i pochi sopravvissuti alla ritirata dalla Russia.

Questi cannoni semoventi leggeri non erano adatti all'uso su terreni innevati e strade fangose ​​a causa dei loro cingoli stretti. Il cannone da 47 mm non era in grado di far fronte ai più moderni carri armati sovietici, come il T-34/76 e il KV-1 , ma poteva efficacemente mettere fuori combattimento veicoli leggeri o di prima della guerra come i carri armati della serie BT, i T-60 e i T-70 spesso utilizzati per supportare gli assalti della fanteria sovietica.

Nel settembre 1942, i registri del Regio Esercito menzionano l'invio in Tunisia di due plotoni, per un totale di 21 L40, che armarono il XXX Battaglione Controcarro del R.E.Co. “Cavalleggeri di Lodi”. I mezzi dovevano arrivare a Tunisi nei primi giorni di novembre ma, dopo la partenza dall'Italia il 27 settembre 1942, il mercantile che li trasportava, il Francesco Barbaro, fu colpito e danneggiato dal sommergibile della Royal Navy HMS Umbra. Il giorno dopo, il sommergibile riagganciò il mercantile, affondandolo.

Per questo motivo (il mercantile trasportava anche altri mezzi oltre ai 21 cannoni semoventi), il R.E.Co. “Cavalleggeri di Lodi” giunse in Tunisia solo nel febbraio del 1943, quando la situazione in Africa costrinse le forze dell'Asse a una disperata difesa.

In Nord Africa, i cannoni semoventi L40 furono impiegati durante la campagna di Tunisia dal I e ​​CXXXVI Battaglioni Controcarro e in reparti della 132ª Divisione corazzata “Ariete” e della 133ª Divisione corazzata ”Littorio”.

Verso la fine del 1942, gli inglesi affondarono decine di navi mercantili e abbatterono centinaia di aerei da trasporto italiani e tedeschi. Ciò significò che il Deutsche Afrika Korp e il Regio Esercito non riuscirono a rimpiazzare le loro perdite.

Gli italiani radunarono tutti i loro mezzi corazzati operativi nel Raggruppamento ”Cantaluppi”, che prese il nome dal suo comandante. Il 'Cantaluppi' comprendeva i mezzi corazzati superstiti delle divisioni “Ariete” e “Littorio”, alcuni carri armati medi della serie M, mezzi corazzati della 101ª Divisione Meccanizzata “Trieste” e, infine, i pochissimi mezzi della 131ª Divisione Corazzata “Centauro” che erano riusciti a sbarcare in Africa dopo il novembre 1942.

Nel febbraio 1943, il generale Giovanni Messe assunse il comando della 1ª Armata in Tunisia e riorganizzò le unità corazzate sotto il suo comando in due divisioni.

La 131ª Divisione Corazzata “Centauro” venne ricostituita con i mezzi superstiti delle divisioni corazzate “Ariete” e “Littorio”, insieme a nuovi reparti appena sbarcati in Africa, come il R.E.Co. “Cavalleggeri di Lodi” (con 34 semoventi L40) e altri nuovi mezzi corazzati.

La 136ª Divisione Corazzata “Giovani Fascisti” accolse i reggimenti superstiti della Divisione “Trieste”.

I Semoventi L40 da 47/32 furono i cingolati italiani più numerosi presenti nella Campagna di Tunisia e parteciparono in numero esiguo a tutte le battaglie fino al 10 marzo 1943.
Durante la Battaglia del Passo di Kasserine, questi veloci semoventi furono fondamentali per sferrare il decisivo contrattacco che, il 20 febbraio, fece indietreggiare le inesperte unità americane, riuscendo, a costo di ingenti perdite, ad abbattere a brevissima distanza alcuni carri armati M4 Sherman. Le forze italo-tedesche al comando del generale Erwin Rommel riuscirono a catturare più di 30 semicingolati M3, cannoni e anche alcuni carri armati medi M4 Sherman, distruggendo più di 40 carri armati nemici.

L'ultima azione nota delle unità di cannoni semoventi fu durante la battaglia di Médenine il 6 marzo 1943, quando un plotone di L40 del 20° corpo d'armata italiano lanciò un assalto alle forze britanniche con risultati disastrosi. In un solo giorno, le unità sotto il comando di Rommel persero circa 50 carri armati italiani e tedeschi.

 

L'impiego del Semovente L40 da 47/32 da parte del Regio Esercito nei Balcani

 

La data precisa in cui il primo L6/40 e il veicolo anticarro Semovente basato su di esso arrivarono per la prima volta nella Jugoslavia occupata è sconosciuta. Una delle prime unità note che impiegarono il Semovente L40 da 47/32 fu il Reggimento “Cavalleggeri di Alessandria” che aveva 13 L6/40 e 9 Semoventi L40. Anche il Reggimento “Cavalleggeri di Monferrato”, che fu di stanza in Albania fino alla resa italiana nel 1943, impiegava veicoli Semovente da 47/32.

Durante un'azione antipartigiana condotta dalle forze di occupazione italiane alla fine di luglio 1943, almeno un Semovente L40 da 47/32 fu perso, poiché colpì una mina anticarro partigiana. Dopo l'armistizio italiano, la maggior parte delle unità italiane fu costretta ad arrendersi a diverse fazioni, tra cui i tedeschi, i croati e i partigiani. Un'unità italiana, l'Italienische Panzer Schwadron (in seguito rinominata Panzer Abteilung Adria), fu utilizzata sotto il comando tedesco durante il 1944-45 in Jugoslavia. Aveva circa 34 veicoli corazzati, tra cui un numero sconosciuto di Semoventi da 47/32. Nonostante avesse dei mezzi corazzati in loro possesso, questa unità fu raramente utilizzata contro i partigiani.

 

La lotta in Italia

 

Dopo la campagna di Tunisia, gli Alleati sbarcarono in Sicilia il 9 luglio 1943. L'11 luglio la 4ª Divisione fanteria “Livorno” e la Fallschirm-Panzer-Division 1. “Hermann Göring” lanciarono un contrattacco ma senza successo. Nei giorni successivi, i superstiti delle due divisioni e altre unità italiane e tedesche cercarono disperatamente di rallentare l'avanzata delle forze alleate.

I reparti corazzati equipaggiati con i Semoventi L40 in Sicilia furono il IV° Battaglione Controcarro della 4ª Divisione fanteria “Livorno” e i Battaglioni Controcarro CXXI, CXXX, CXXXII, CXXXIII, CCXXX e CCXXXIII, per un totale di oltre 100 mezzi che combatterono con scarsi risultati contro i carri armati anglo-americani. 

Il 12 luglio 1943, un plotone del CCXXXIII Battaglione Controcarro fu coinvolto in uno scontro a poca distanza dal Bivio Gigliotto nei pressi di San Michele di Ganzaria. Lì, dopo un furioso combattimento, il comandante fu fatto prigioniero dai soldati americani e il secondo in comando, Luigi Scapuzzi, assunse il ruolo di comandante di plotone.

Nei giorni successivi il CCXXXIII Battaglione si posizionò sulla linea difensiva italo-tedesca tra Assoro e Leonforte nel vano tentativo di resistere agli assalti delle truppe statunitensi e canadesi che avanzavano inesorabilmente. Il nemico riuscì a catturare Valguarnera, a pochi chilometri dalla linea difensiva.

Gli obiettivi dei canadesi erano la cattura delle città di Assoro a 920 m s.l.m., assegnate a Hastings e Prince Edward della 1ª Brigata di Graham, e di Leonforte a 600 m s.l.m., assegnata a Loyal Edmonton e Princess Patricia's della 2ª Brigata di Vokes. In quella zona erano trincerati i reparti italo-tedeschi sopravvissuti ai contrattacchi dei giorni precedenti, due Panzergrenadier-Regiments della divisione “Hermann Göring”, il 33° e 34° Reggimento di Fanteria della divisione “Livorno”, 6 mortai da 81 mm, alcuni cannoni e una coppia di obici Skoda da 149/13 del 28° Reggimento Artiglieria “Monviso”. La situazione rimase calma per alcuni giorni ma, il 21 luglio, i canadesi iniziarono l'attacco alle posizioni tenute dai tedeschi e furono chiamati a intervenire i cannoni semoventi del CCXXXIII Battaglione Controcarro.

Nello scontro tre L40 vennero distrutti o messi fuori combattimento. Tra questi, quello del maggiore Villari, comandante del Battaglione, che venne fatto prigioniero, quello del tenente Pierino Varricchio, comandante del secondo plotone del CCXXXIII, che si salvò ma fu leggermente ferito, e un altro venne distrutto da una bomba a mano lanciata all'interno del compartimento di combattimento. Non è chiaro come, ma i tre membri dell'equipaggio sopravvissero miracolosamente e vennero ricoverati nell'infermeria tedesca.

Nel pomeriggio, uno dopo l'altro, tutti i semoventi vennero distrutti o messi fuori uso. Uno degli ultimi L40 ancora funzionanti fu quello di Luigi Scapuzzi, piazzato in località Casa Ricifari che, dopo un'intera giornata di combattimenti, nel tardo pomeriggio, aveva esaurito le munizioni, così l'ufficiale italiano iniziò a lanciare bombe a mano contro i soldati nemici e, dopo aver esaurito anche lui le bombe a mano, saltò fuori dall'L40 prendendo il suo MAB38 e respingendo i soldati canadesi fino a essere colpito mortalmente verso sera. Dopo la sua morte, quattro soldati tedeschi furono catturati dai soldati canadesi, ma furono giustiziati dai canadesi che, all'alba del 22 luglio, conquistarono Leonforte. Le truppe canadesi subirono 56 soldati uccisi e 105 feriti durante il combattimento. I due semoventi superstiti della battaglia, appartenenti al 3° Plotone del CCXXXIII, si ritirarono e si unirono alla 26ª Divisione di Fanteria “Assietta” e alla 28ª Divisione di Fanteria “Aosta” a Nicosia dove presero parte alla difesa della città per poi essere ritirati nella penisola italiana. 

Il XX Battaglione Controcarro, costituito nell'ottobre 1942 con due plotoni di L40 del 47/32, fu inviato in Corsica alla fine di ottobre 1942. 

Il CXXXI Battaglione Controcarro del 31° Reggimento Fanteria Carrista con due plotoni, fu anch'esso inviato in Corsica nel 1943. Queste due unità si trovavano ancora sull'isola al momento dell'armistizio. Il comandante italiano delle forze sull'isola, generale Giovanni Magli, ricevette la notizia dell'armistizio un'ora prima dell'annuncio ufficiale da Radio Londra e si preparò a combattere le forze tedesche liberando dalla prigione i partigiani corsi catturati nei mesi precedenti. Verso l'una di notte, ci furono le prime scaramucce con i soldati tedeschi che cercavano di occupare la città portuale di Bardia. Il contrattacco italiano supportato da alcuni L40, L3 e alcuni AB41 riuscì anche a respingere le forze tedesche per diversi giorni ma, il 13 settembre, alcuni carri armati Tiger sbarcarono sull'isola e gli italiani furono costretti a ritirarsi e nascondersi in attesa del supporto alleato. Il 17 settembre le truppe della Francia libera sbarcarono sull'isola e presero contatto con il generale Magli e il 29 settembre le unità dei bersaglieri, il 4° reggimento meccanizzato e i goumier del reggimento marocchino, supportati dagli L40, rioccuparono Bardia, costringendo i tedeschi a reimbarcarsi per la terraferma e le ultime forze tedesche si arresero il 5 ottobre. Dopo la battaglia, i francesi disarmarono i loro ex alleati italiani, trattandoli come prigionieri di guerra e caricandoli su navi dirette in Sardegna. 

Il 1° aprile 1943, a Ferrara, la Divisione Corazzata “Ariete” fu riorganizzata da zero e rinominata 135ª Divisione corazzata 'Ariete II'. Dopo un periodo di addestramento delle truppe, il 25 luglio fu inviata a Roma. A maggio fu creata una nuova divisione corazzata, la 1ª Divisione corazzata di Camicie Nere “M” formata da veterani della Campagna di Russia e della Campagna del Nord Africa. Questa unità avrebbe dovuto, nei progetti di Benito Mussolini, rappresentare l'avanguardia delle divisioni italiane e, infatti, era armata anche con 36 carri armati tedeschi, 12 Panzer III Ausf. N, 12 Panzer IV Ausf. G e 12 StuG III Ausf. G. Le due divisioni avevano 23 Semoventi L40 in due plotoni ciascuna per un totale di 40 L40 da 47/32, 4 veicoli L40 Comando Plotone e 2 veicoli L40 Centro Radio, oltre ad alcuni veicoli di riserva.

Il 25 luglio 1943, il Duce, Benito Mussolini, fu arrestato e fu creato un nuovo governo fascista italiano, con il maresciallo italiano Pietro Badoglio come primo ministro, che decise di continuare la guerra con gli eserciti dell'Asse.

Ad agosto, però, le proposte di accordo avanzate dagli Alleati convinsero Badoglio, sostenuto dal re d'Italia Vittorio Emanuele III, ad accettare l'armistizio del 3 settembre 1943.

La notizia dell'armistizio, tuttavia, non venne resa pubblica prima dell'8 settembre alle 19:42 di sera. I servizi segreti tedeschi l'avevano già scoperta qualche giorno prima e avevano messo in allarme la Wehrmacht, sebbene i soldati angloamericani fossero stati informati in anticipo dell'armistizio, gli unici a non saperlo furono i soldati e molti generali del Regio Esercito italiano che furono colti di sorpresa dall'annuncio la sera dell'8 settembre.

Il giorno dell'armistizio di Cassibile a Roma erano presenti 24 L40 del Raggruppamento Esplorante Corazzato “Lancieri di Montebello” della 135ª Divisione corazzata “Ariete II”. Questi veicoli presero parte alla difesa di Roma tra l'8 e il 10 settembre contro l'attacco tedesco. Alla confusa battaglia presero parte non solo i soldati del Regio Esercito ma anche uomini, donne e bambini, alcuni armati di fucili da caccia o carabine della prima guerra mondiale, mentre altri lanciavano pietre dalle finestre al passaggio delle truppe tedesche. 

Il R.E.Co. “Lancieri di Montebello” prese parte alla difesa di Roma dall'8 settembre alla mattina del 10 settembre, dopodiché i superstiti presero parte alla difesa di Porta San Paolo, trattenendo i tedeschi per diverse ore, ma alle ore 17 dovette ritirarsi lasciando sul campo di battaglia molti feriti e quasi tutti i mezzi a sua disposizione.

I 24 L40 del Raggruppamento Esplorante Corazzato del 18° Reggimento Bersaglieri della 1ª Divisione corazzata di Camicie Nere “M”, dopo l'arresto di Mussolini, che fu ribattezzata 136ª Divisione corazzata “Centauro II”, furono trasportati, con l'intera divisione, in treno a Roma. Alcuni treni furono bloccati dal sabotaggio delle ferrovie.

I reparti che riuscirono ad arrivare a Roma la notte del 9 settembre bloccarono l'accesso alla città da Tivoli, scontrandosi con le truppe tedesche la mattina del 10. A partire dalla mattina del 10 settembre, i pochi soldati e quasi tutti gli L40 del R.E.Co. del 18° Reggimento Bersaglieri riuscirono ad arrivare a Roma e ad unirsi alle fila della divisione “Ariete II”, che aveva perso quasi tutti gli uomini e i mezzi del R.E.Co. “Lancieri di Montebello”, che aveva combattuto, insieme alla 21ª Divisione fanteria “Granatieri di Sardegna”, contro la 2. Fallschirmjäger-Division tedesca “Ramke” a Porta San Paolo. Nel pomeriggio, altri elementi della divisione attaccarono i tedeschi a Porta San Sebastiano. Alle 17:00 il R.E.Co. ricevette la notizia che un accordo di cessate il fuoco era in vigore dalle 16:00 mediante volantini lanciati da un velivolo tedesco. Sotto l'incessante fuoco nemico, i superstiti del R.E.Co. e i pochi mezzi superstiti si ritirarono a Settecamini dove, in serata, un attacco aereo dei bombardieri in picchiata Ju-87 “Stuka” distrusse diversi carri armati e autocarri appartenenti al Reggimento. La mattina dell'11 settembre, il reparto, con meno della metà dei soldati superstiti, si sciolse dopo aver sabotato i mezzi ancora operativi. La maggior parte dei soldati superstiti si unì alla resistenza italiana.

Il 18° Reggimento Bersaglieri combatté i tedeschi nei pressi del Colosseo e del Circo Massimo con alcuni L40 prelevati dalle riserve del R.E.Co., ma alla fine del 10 settembre il Reggimento si arrese alle truppe tedesche.

 

Esercito Nazionale Repubblicano (ENR)

 

Il 12 settembre 1943, Benito Mussolini fu salvato dalla prigione da un commando di paracadutisti tedeschi e fu immediatamente portato in Germania, dove incontrò Adolf Hitler il 14 settembre, dove accettò di continuare la guerra. Ritornò in Italia il 23 settembre 1943 e fondò la Repubblica Sociale Italiana.

Dopo l'8 settembre, i tedeschi avevano catturato i soldati italiani, le loro armi e i loro veicoli blindati, ma con la proclamazione della nuova repubblica, i soldati italiani ancora fedeli al fascismo e a Benito Mussolini furono rilasciati e riequipaggiati e si unirono all'Esercito Nazionale Repubblicano e alla Guardia Nazionale Repubblicana, il corpo di polizia militare della RSI.

A causa della situazione delle forze dell'Asse e anche perché i soldati tedeschi avevano poca fiducia nei soldati italiani dopo gli eventi dell'8 settembre 1943, ricevettero pochissimi veicoli blindati e camion.

Cinque Semoventi L40 da 47/32 furono consegnati dai tedeschi all'Esercito Nazionale Repubblicano. Uno di questi fu consegnato al 1° Battaglione Bersaglieri Volontari “Benito Mussolini”, una delle prime unità fondate a Verona all'inizio di settembre 1943.

Combatterono dalla fine di ottobre 1943 al 30 aprile 1945 sul confine orientale italiano, principalmente in compiti antipartigiani nell'area di Gorizia. La maggior parte dei soldati era stata addestrata nel Centro Costituzione Battaglioni Cacciatori di Carro a Verona.

Il battaglione venne impiegato in operazioni contro i partigiani sloveni del IX Corpo nelle valli dell'Isonzo e del Baccia e con compiti difensivi lungo la ferrovia Gorizia-Piedicolle, con numerosi capisaldi. Il Semovente venne impiegato insieme ad alcuni FIAT 626 per pattugliare le vie di rifornimento dei vari capisaldi.

Verso la metà di aprile del 1945, questa unità subì numerose perdite e il mezzo semovente fu distrutto in combattimento.

Altre fonti sostengono che il mezzo, non essendo adatto a combattere i partigiani, sarebbe stato fornito a un'altra unità della RSI, ma non si hanno informazioni né su quale unità né quando ciò sia avvenuto.

Il Gruppo Squadroni Corazzati “San Giusto” ricevette due Semoventi L40 da 47/32 di seconda serie, probabilmente forniti dai tedeschi quando il reparto era di stanza a Gorizia. 

I due semoventi facevano parte dello Squadrone Semoventi insieme a un Semovente M41 da 75/18, due Semoventi M42 da 75/18 e un Semovente M42M da 75/34.

Furono impiegati con successo nella zona di Gorizia, Fiume e Mariano del Friuli contro i partigiani jugoslavi fino all'aprile del 1945, quando una grande offensiva partigiana costrinse il reparto a ritirarsi in territorio italiano e poi ad arrendersi.

Il Raggruppamento Anti Partigiani (R.A.P.), di stanza a Torino e attivo in tutto il Piemonte, ricevette alla fine del 1944 due L40 da 47/32, ritrovate in un deposito militare abbandonato di Caselle.

Furono impiegati quasi subito in compiti antipartigiani. Infatti, il 2 novembre, il reparto prese parte alla riconquista della città di Alba che, il 10 ottobre 1944, era stata liberata dalle forze fasciste dai partigiani, che avevano fondato una repubblica partigiana autonoma. Durante l'assalto, il RAP perse un AB41 e probabilmente anche uno degli L40.

 

Guardia Nazionale Repubblicana (GNR)

 

Una parte dei soldati liberati dai tedeschi si arruolò nella Guardia Nazionale Repubblicana, la polizia militare della Repubblica Sociale Italiana che non era dotata di mezzi blindati dai tedeschi e dovette armarsi con i mezzi abbandonati e nascosti dai reparti del Regio Esercito, con quelli dimenticati nei depositi abbandonati e quindi non catturati dai tedeschi oppure riparando i mezzi danneggiati.

Il Gruppo Corazzato “Leonessa” venne costituito alla fine di settembre del 1943 a Montichiari, in provincia di Brescia, con ufficiali e soldati della 136ª Divisione corazzata “Centauro II” che l'8 settembre si rifiutarono di combattere contro i tedeschi e giurarono loro fedeltà, evitando l'arresto e l'internamento nei campi di prigionia.

Sotto il comando della GNR, la 'Leonessa' era la più grande unità della RSI con sottoreparti in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Nel gennaio 1944, aveva più di 800 uomini e riparò o rinvenne più di 100 carri armati, semoventi e autoblindo, 158 autocarri da trasporto, 48 auto e più di 60 motociclette durante la sua vita operativa, tra cui cinque Semoventi L40 da 47/32.

La 2ª Compagnia del Gruppo Corazzato “Leonessa”, comandata da Giovanni Bodda, era di stanza presso la caserma Da Bormida a Torino e fu l'unica unità ad impiegarli insieme ad alcuni carri armati leggeri L3 e a carri armati medi M13/40 e M14/41.

Nel novembre 1944, dopo aver partecipato alla conquista di Alba con elementi della RAP, alcune compagnie del Gruppo Corazzato “Leonessa”, tra cui la 2a, furono inviate a Piacenza, in Emilia Romagna, e impiegate in compiti antipartigiani nell'Appennino piacentino e in Val Trebbia. Furono inoltre impiegate, insieme a carri armati e autoblindo, per la protezione e il pattugliamento della statale per la Liguria, la protezione delle guarnigioni e, soprattutto, insieme ad autoblindo, per il pattugliamento della zona petrolifera di Montechino a protezione dei pochi pozzi petroliferi dell'Agenzia Generale Italiana Petroli. Nel marzo 1945, a Busseto, in provincia di Parma, venne inviato un distaccamento al comando di Antonino Condemi per rinforzare la Brigata Nera di Parma, che possedeva un mezzo blindato prodotto autonomamente dall'Arsenale di Piacenza, molto probabilmente simile alla Lancia 3Ro Blindato della XXXVI° Brigata Nera “Natale Piacentini” di Piacenza.

Per diversi mesi, queste unità del Gruppo Corazzato “Leonessa” neutralizzarono efficacemente ogni azione di disturbo delle brigate partigiane, che raramente lanciavano piccoli attacchi contro guarnigioni periferiche o reparti fascisti in pattuglia.

Il Comando partigiano dell'Emilia preferì evitare offensive, sia per l'arrivo delle compagnie del Gruppo Corazzato “Leonessa”, sia perché gli Alleati progettavano di liberare l'Emilia Romagna entro la metà di marzo (offensiva rinviata all'aprile 1945). Per non dare tutto il merito agli americani, alla fine di febbraio i partigiani lanciarono un'offensiva su vasta scala contro i presidi di Rallio di Rivergaro, Busseto, Gropparello e Montechino, tutti presidiati da soldati del Gruppo Corazzato “Leonessa”, per tagliare i rifornimenti di petrolio alla Repubblica Sociale Italiana.

Alle compagnie fu ordinato di resistere a tutti i costi in attesa dei rinforzi. I soldati della “Leonessa” e delle Brigate Nere delle città attaccate erano comandati dal capitano Bodda, gravemente ferito in combattimento con i partigiani, e dal tenente Loffredi, che assunse il comando dopo la ferita di Bodda. Resistettero strenuamente per dieci giorni, soprattutto grazie ai loro mezzi corazzati. I plotoni di carri armati medi avevano l'ordine di difendere le guarnigioni e i centri di comando, mentre i plotoni di autoblindo e veicoli leggeri, tra cui i tre Semoventi L40 da 47/32, potevano lanciare rapide ed efficaci offensive su piccola scala o contrattacchi contro le brigate partigiane se fossero riusciti a sfondare le linee difensive fasciste.

Il 10 marzo 1945, la Waffen Grenadier Brigade der SS (italienische Nr. 1), una brigata della 29. Waffen-Grenadier-Division der SS 'Italienische Nr. 1 formata da volontari italiani, nota anche come 29. Waffen-Grenadier-Division der SS “Italia” o in italiano come 29ª Divisione SS Italiana, attaccò i partigiani, costringendoli alla ritirata e prendendo numerosi prigionieri. Durante i combattimenti, presero parte tutti gli L40 della “Leonessa” e almeno un paio furono messi fuori combattimento dai partigiani.

Un mese dopo, i soldati alleati giunsero dopo violenti combattimenti nei pressi di Piacenza. Contro ogni previsione, però, i partigiani, dopo l'assalto della 29. Waffen-Grenadier-Division, si riorganizzarono e lanciarono un nuovo assalto nei primi giorni di aprile, riuscendo a sconfiggere le forze nazi-fasciste, ed entrarono a Piacenza il 26 aprile 1945.

Tra il 1945 e il 1946, l'Arsenale di Piacenza demolisce diversi veicoli Alleati e dell'Asse danneggiati o distrutti, tra cui Jeep, alcuni semicingolati M3 (tra cui uno “recuperato nelle campagne piacentine nella strada tra Albone e San Polo con evidenti segni di penetrazione di armi anticarro”), “un semovente danneggiato su scafo L6” e due autoblindo M8 Greyhound. Secondo i registri della Wehrmacht, della Repubblica Sociale Italiana e dell'Esercito degli Stati Uniti, l'unico mezzo nella zona in grado di danneggiare questi tre veicoli Alleati appartenenti alla Força Expedicionária Brasileira (F.E.B.) è stato l'ultimo Semovente L40 da 47/32 del Gruppo Corazzato “Leonessa” che distrusse le due autoblindo M8 e il semicingolato M3 il 26 aprile 1945, nell'ultima battaglia tra veicoli corazzati italiani e Alleati della seconda guerra mondiale.

 

Servizio tedesco

 

Dopo l'armistizio, l'esercito tedesco occupò la parte della penisola italiana non conquistata dalle forze alleate e catturò numerose armi e soldati italiani. Furono catturati 74 Semoventi da 47/32 e, negli stessi giorni, venne occupata anche la fabbrica di Torino. Entro il 9 novembre la produzione riprese con altri 120 Semoventi L40 da 47/32 prodotti in tutte le varianti.

 

Croazia e Slovenia

 

Alcuni dei 194 L40 da 47/32 impiegati dalla Wehrmacht furono consegnati agli eserciti croato e sloveno che li riutilizzarono in azioni antipartigiane.

 

Esercito di liberazione jugoslavo

Dopo l'armistizio, alcuni Semoventi vennero catturati o consegnati spontaneamente dai soldati italiani ai partigiani jugoslavi che li utilizzarono contro gli occupanti dei loro territori fino all'esaurimento delle munizioni o alla mancanza di carburante.

 

Mimetismo e marcature

Come su tutti i veicoli italiani della seconda guerra mondiale, la mimetizzazione standard applicata in fabbrica sui semoventi 47/32 L40 era il Kaki sahariano chiaro. I veicoli utilizzati in Unione Sovietica partirono per il fronte orientale nella classica mimetizzazione cachi, ma in un periodo imprecisato tra l'estate e l'inverno del 1942, i veicoli furono ridipinti in verde oliva, lasciando ben visibili alcune macchie di Kaki sahariano chiaro. Questa mimetizzazione fu utilizzata solo sul fronte orientale sugli L40, non si sa perché gli italiani decisero di ridipingere i semoventi con questo schema mimetico, ma lo mantennero anche durante l'inverno, periodo in cui la mimetizzazione li rendeva più facili da osservare.

I cannoni semoventi usati in Nord Africa, Italia e Francia avevano il classico schema mimetico color cachi, spesso con l'aggiunta di fogliame per mimetizzarli meglio da potenziali attacchi aerei. Molti veicoli italiani ricevettero nuovi schemi mimetici dipinti sul campo dagli equipaggi, bandiere italiane per evitare il fuoco amico, motti o frasi, sebbene non siano noti altri schemi mimetici prima del servizio tedesco.

Negli ultimi mesi della campagna del Nord Africa, la Royal Air Force aveva il controllo completo dei cieli del Nord Africa, tanto da poter agire quasi indisturbata in qualsiasi momento per supportare le truppe di terra alleate sui campi di battaglia.

Per evitare di essere individuati dagli aerei da attacco al suolo alleati, gli equipaggi dei veicoli semoventi L40 iniziarono a coprire i loro veicoli con fogliame e reti mimetiche.

Questa pratica fu utilizzata anche dagli equipaggi che combatterono in Sicilia, anche se in quella campagna la Regia Aeronautica e la Luftwaffe riuscirono a fornire una copertura più efficace contro gli aerei da attacco al suolo alleati.

Le marcature che possedevano gli L40 li collocavano nei plotoni e nelle compagnie del Regio Esercito a cui appartenevano. Questo sistema di catalogazione dei veicoli fu utilizzato dal 1940 al 1945 ed era composto da un numero arabo che indicava il numero del veicolo all'interno del plotone, un rettangolo di colori diversi per la compagnia; rosso per la prima compagnia, blu per la seconda e giallo per la terza compagnia di un Battaglione Controcarro.

All'interno del rettangolo vennero poi inserite delle linee bianche verticali per indicare il plotone a cui apparteneva il veicolo.

I veicoli comando battaglione avevano il rettangolo diviso in due parti rosse e blu se il battaglione aveva due compagnie o in tre parti rosse, blu e gialle se il battaglione aveva tre compagnie.

I veicoli della Repubblica Sociale Italiana avevano mimetiche diverse a seconda dell'unità che li utilizzava. Da notare che in alcuni casi vennero mantenute le targhe originali, ma cancellando i riferimenti al Regio Esercito.

In un momento imprecisato tra l'inizio del 1944 e la primavera del 1944, il 1° Battaglione Bersaglieri Volontari “Benito Mussolini” aggiunse grandi strisce verde oliva alla mimetica standard.

Il Gruppo Squadroni Corazzati “San Giusto” dipinse sopra la mimetica standard un L40 con strisce marrone scuro e verde scuro mentre il secondo fu consegnato all'unità con la mimetica standard continentale a tre toni, ovvero verde scuro e marrone rossastro dipinti su mimetica standard color cachi. Per ridipingere il primo veicolo, l'unità non utilizzò vernice di grado militare e coprì completamente le piastre precedenti mentre con il secondo veicolo coprì solo il riferimento al Regio Esercito, ovvero le lettere RE sul lato destro della piastra di corazzatura frontale dello scafo mantenendo i numeri di serie originali. Sul secondo veicolo, un Balkenkreuz fu dipinto sulla corazza frontale della sovrastruttura nel febbraio 1945.

I veicoli del Gruppo Corazzato “Leonessa” mantennero la mimetica color cachi, ma dipinsero sulle fiancate della sovrastruttura una “M” rossa con una trave littoria, simbolo del Partito Fascista Italiano, utilizzato anche dal Gruppo Corazzato.

Alcune fonti menzionano anche la mimetizzazione Continentale. I veicoli probabilmente ricevettero questa mimetizzazione in Emilia Romagna ma non ci sono informazioni precise su quanti furono ridipinti.

 

Specifiche tecniche Semovente 47/32 su scafo L 40

Dimensioni

3,82x1,86x1,89 mt

Peso totale, pronto per la battaglia

6,5 tonnellate

Equipaggio

3 (1 capocarro tiratore, 1 caricatore, 1 pilota)

Propulsione

SPA 18V. T 4 cilindri 4053 cc benzina, 70 CV

Cambio

4 rapporti normali, 4 con riduttore, 2 retromarce

Velocità

42chilometri all'ora su strada; 20 km/h fuori strada

Pendenza massima

70%

Scalino

0,7 m

Trincea superabile

1,70 m

Guado

1 m

Autonomia

200 km su strada; 10 ore fuori strada

Serbatoio 145 lt di cui 20 lt di riserva

Armamento primario

1 cannone da 47/32 in casamatta

Armamento secondario

2 moschetti automatici Beretta mod 38-A cal. 9 mm

Munizioni

70 colpi per cannone

1480 colpi cal. 9 mm (37 caricatori da 40 colpi)

Corazzatura

Scafo: frontale 30 mm; laterale 15 mm; posteriore 15 mm; cielo 6 mm; fondo 6 mm

Apparato radio

-

Apparecchi visivi

1 iposcopio per pilota, 1 cannocchiale ad alzo ottico per capo carro

Produzione totale

414 esemplari più 90 carri comando

 

Varianti
 

Le varianti di produzione del semovente da 47/32 su scafo L40 furono le seguenti:

 

L40 Centro Radio: versione con equipaggiamento radio supplementare, rimase allo stadio di prototipo.

 

Carro Comando L40: sviluppato nei due varianti carro comando di plotone semoventi e carro comando di squadrone/compagnia semoventi; oltre ad avere equipaggiamento radio supplementare, il cannone era sostituito da una mitragliatrice Breda Mod. 38 da 8 mm, la cui canna era però avvolta da un manicotto di diametro maggiore, in modo che il mezzo esternamente era indistinguibile dagli altri e non attirava le "attenzioni" dei nemici. Dopo l'armistizio anche questa versione fu impiegata dalla Wehrmacht con la denominazione PzBefWg L6 770(i).

 

Specifiche tecniche Semovente 47/32 su scafo L 40 per Comando Plotone

Dimensioni

3,82x1,86x1,89 mt

Peso totale, pronto per la battaglia

6,5 tonnellate

Equipaggio

3 (1 capocarro tiratore, 1 caricatore, 1 pilota)

Propulsione

SPA 18V. T 4 cilindri 4053 cc benzina, 70 CV

Cambio

4 rapporti normali, 4 con riduttore, 2 retromarce

Velocità

42chilometri all'ora su strada; 20 km/h fuori strada

Pendenza massima

70%

Scalino

0,7 m

Trincea superabile

1,70 m

Guado

1 m

Autonomia

200 km su strada; 10 ore fuori strada

Serbatoio 145 lt di cui 20 lt di riserva

Armamento primario

1 cannone da 47/32 in casamatta

Armamento secondario

2 moschetti automatici Beretta mod 38-A cal. 9 mm

Munizioni

70 colpi per cannone

1480 colpi cal. 9 mm (37 caricatori da 40 colpi)

Corazzatura

Scafo: frontale 30 mm; laterale 15 mm; posteriore 15 mm; cielo 6 mm; fondo 6 mm

Apparato radio

RF1CA

Apparecchi visivi

1 iposcopio per pilota, 1 cannocchiale ad alzo ottico per capo carro

Produzione totale

90 esemplari *

* I 90 carri includono le due versioni Carro Comando E carro per Comando Plotone

 

Specifiche tecniche Semovente 47/32 su scafo L 40 Carro Comando

Dimensioni

3,82x1,86x1,89 mt

Peso totale, pronto per la battaglia

6,5 tonnellate

Equipaggio

3 (1 capocarro tiratore, 1 caricatore, 1 pilota)

Propulsione

SPA 18V. T 4 cilindri 4053 cc benzina, 70 CV

Cambio

4 rapporti normali, 4 con riduttore, 2 retromarce

Velocità

42chilometri all'ora su strada; 20 km/h fuori strada

Pendenza massima

70%

Scalino

0,7 m

Trincea superabile

1,70 m

Guado

1 m

Autonomia

200 km su strada; 10 ore fuori strada

Serbatoio 145 lt di cui 20 lt di riserva

Armamento primario

1 cannone da 47/32 in casamatta

Armamento secondario

2 moschetti automatici Beretta mod 38-A cal. 9 mm

Munizioni

70 colpi per cannone

1480 colpi cal. 9 mm (37 caricatori da 40 colpi)

Corazzatura

Scafo: frontale 30 mm; laterale 15 mm; posteriore 15 mm; cielo 6 mm; fondo 6 mm

Apparato radio

RF1CA e RF2CA

Apparecchi visivi

1 iposcopio per pilota, 1 cannocchiale ad alzo ottico per capo carro

Produzione totale

90 esemplari

 

L40 G "Germanico" (o "Ausf G"): terza serie del semovente, fu prodotta dagli stabilimenti della FIAT per i tedeschi dopo l'8 Settembre. Questa serie presentava alcune modifiche, come richiesto dal Generalinspekteur der Panzertruppen: la sovrastruttura venne allargata e rialzata nella parte posteriore, una radio RF1CA-TR7 con la relativa antenna ed un Breda Mod.38 scudata su supporto scorrevole venne montata e utilizzata dal mitragliere per il supporto ravvicinato.Purtroppo non si conosce la quantità di munizioni disponibili, ma la velocità e l'autonomia erano le stesse delle versioni italiane, anche se il peso aumentava di 250 kg grazie alle nuove aggiunte.

Conclusioni

 

Questo cannone semovente dotato di un cannone da 47 mm si rivelò inefficace contro i più moderni carri armati britannici, americani e sovietici quando apparve sul campo di battaglia alla fine del 1942.

Sviluppato principalmente per fornire supporto ravvicinato alle unità d'assalto dell'Esercito Italiano, l'L40 si dimostrò molto efficace nel ruolo di supporto alla fanteria, dove poteva colpire bersagli fino a 4.000 metri con elevata precisione.

I suoi punti deboli erano l'assenza di armamento secondario e di equipaggiamento radio, la debole protezione e lo spazio interno piccolo e angusto. Questi problemi furono per lo più risolti dalla terza serie prodotta per i tedeschi dopo il novembre 1943, ma a causa delle dimensioni complessive del veicolo, si poteva fare poco per aumentare la potenza di fuoco con un cannone più potente.

 

Fonte

tank-encyclopedia.com articolo di Arturo Giusti e Marko Pantelic

S.M.R.E. - "Nozioni di armi, tiro e materiali vari", Edizioni Le "Forze Armate", Roma, 1942.

Wikipedia