I mezzi cingolati
Semovente Fiat Ansaldo M 40 da 75/18
Origini e sviluppo
Il Semovente da 75/18 fu progettato dalla Fiat Ansaldo
sul telaio del carro medio italiano Carro Armato M13/40
della IIIª Serie
e fu l'unico blindato italiano della seconda guerra mondiale
prodotto in grande numero a minacciare seriamente i mezzi
alleati, dando prova della sua potenza sul fronte africano
ma anche nello sbarco alleato in Sicilia. A seguito dell'entrata in servizio con le
unità dell'esercito tedesco degli "Sturmgeshutz" e dei positivi risultati da questi
ottenuti sui vari fronti che li avevano visti impegnati,
verso la fine del 1940 il nostro Ispettorato Tecnico
dell'Artiglieria richiese all'Ansaldo uno studio di
fattibilità per un progetto simile basato sullo scafo dei
carri M. In meno di due mesi dalla richiesta, il primo
prototipo era pronto per iniziare le prove di tiro il agli
inizi del febbraio 1941. Questa prima versione del veicolo
fu denominato M40 ed era armato con un pezzo da 75/18
installato in casamatta, derivato derivato dal pezzo ruotato
da 75/18 da cui differiva solo per gli organi elastici
appositamente ridisegnati per l'impiego specifico in un
mezzo corazzato.
Inizialmente fu sviluppato come veicolo di supporto per le
unità d'assalto di fanteria del Regio Esercito, tuttavia, a causa dell'obsolescenza
dei carri medi italiani, come il Carro Armato M13/40, dalla
metà del 1942 fino alla fine della Campagna del Nord Africa
nel maggio 1943, fu impiegato dalle unità corazzate italiane
come cacciacarri e carro medio.
Anche con l'eliminazione della
torretta il peso il peso del mezzo si attestava, nella
versione su scafo M40, sulle 15 tonnellate in seguito al potenziamento
dell'armamento principale e dell'incremento della
corazzatura frontale. Condividendo la fragile la meccanica degli
scafi M,
l'ulteriore appesantimento acuiva i mai risolti problemi
derivanti dal basso rapporto peso potenza, dalla ridotta
autonomia, dalla scarsa velocità e la tendenza ad
sprofondare in terreni sabbiosi o soffici imputabile ai
cingoli troppo stretti.
In seguito, venne montato anche sul telaio del carro M14/41,
dando origine al semovente M41. Sullo stesso telaio venne
anche montato, con una modifica sul campo, il pezzo con canna più
lunga, il 75/32.
Quando nel 1943 venne prodotto il nuovo carro M15/42, con
motore V8 a benzina, su di esso venne anche montato il
cannone da 75/34. Anche la versione col 75/34, cannone a canna lunga,
era molto efficace, soprattutto con le granate perforanti EP. Lo sviluppo
finale dette vita alla versione denominata M43, costituito
da un cannone da 105/25 sul telaio M15, era un mezzo
veramente temibile, del quale furono prodotti però solo una
ventina di esemplari e questa variante fu denominata
"Bassotto".
Progetto
I problemi riscontrati con i carri medi italiani in Nord Africa furono solo una parte delle motivazioni che portarono lo Stato Maggiore italiano a decidere di adottare obici semoventi. La ditta Ansaldo sosteneva che, nelle prime fasi della seconda guerra mondiale, i corrispondenti di guerra italiani che seguivano la Wehrmacht tedesca in Francia rimasero colpiti dalle caratteristiche del Gepanzerten Selbstfahrlafette fur Sturmgeschütz 75 mm Kanone tedesco, cannone d'assalto semoventi, o più semplicemente Sturmgeschütz III , basati sul telaio del Panzerkampfwagen III, il principale carro armato tedesco dell'epoca. Alcuni generali italiani che avevano visitato i campi di battaglia europei prima della dichiarazione di guerra italiana o che erano stati invitati ad assistere all'addestramento tedesco avevano riportato un'impressione positiva dello Sturmgeschütz III tedesco. Altre fonti sostengono che lo sviluppo di un obice semovente sul telaio del Carro Armato M13/40 equipaggiato con un Obice da 75/18 fu ideato dal colonnello Sergio Berlese del Servizio Tecnico di Artiglieria nel collaborazione con il Servizio Tecnico Automobilistico. Il colonnello Berlese aveva visitato una fabbrica tedesca a Kiel nel 1940, dove venivano assemblati semicingolati armati di cannoni. Secondo i piani del colonnello Berlese, il Regio Esercito avrebbe potuto realizzare un semicingolato corazzato e armato ma a quel tempo l’industria italiana non produceva semicingolati di alcun tipo. Nonostante la mancanza di un semicingolato adeguato, il colonnello Berlese non si arrese e continuò a sostenere la sua idea, culminando infine nel 1943 con un progetto cartaceo denominato Autocannone da 90/53 su Autocarro Semicingolato Breda 61. In mancanza di una piattaforma semicingolata adatta e per mettere in pratica la sua idea, era necessario invece un telaio completamente cingolato. Così la scelta ricadde sul miglior carro armato medio esistente in Italia all'epoca, il Carro Armato M13/40. La prima menzione del semovente risale al gennaio 1941, quando lo Stato Maggiore del Regio Esercito creò tre proposte di cannoni e obici semoventi. Uno di questi era il pezzo semovente da 75/18 sullo scafo del carro medio M13/40 dotato di una armatura da 40 a 50 mm sulla parte anteriore e 25 mm sugli altri lati. Ogni reggimento d'artiglieria di ciascuna divisione corazzata avrebbe avuto un gruppo di questi obici semoventi. Una aspetto importante è che questi veicoli furono sviluppati come obici semoventi a lungo raggio, ma nel corso del loro servizio, i mezzi furono utilizzati principalmente come veicoli di supporto a corto raggio o come cacciacarri. Il 28 maggio 1941, il generale Roatta, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito, scrisse all'Ispettorato Superiore dei Servizi Tecnici per sviluppare nuovi progetti di tali veicoli su telaio cingolato o semicingolato per supportare le divisioni corazzate. Allo stesso tempo, il generale Roatta chiese all'Ispettorato di sviluppare un adeguato carro armato di osservazione/comando e un carro armato corazzato portamunizioni che seguisse gli obici semoventi. Il 3 giugno 1941 l' Ispettorato Superiore dei Servizi Tecnici rispose a Roatta assicurando che era allo studio un obice semovente con le seguenti caratteristiche:
Equipaggio: 4
Cannone Principale: un Obice da 75/18 oppure un cannone da 75/34
Munizioni: almeno 50 colpi
Pressione al suolo: 0,60-0,65 kg/cm3
Rapporto peso/potenza: almeno 15 CV per tonnellata
Velocità massima: circa 60 km/h
Altezza massima: 1,8 metri
La risposta menzionava anche che era in fase di progettazione un rimorchio destinato a essere trainato dal semovente su terreno pianeggiante, con una capacità da 50 a 70 colpi. Si menzionava anche che era stato pianificato di spostare il gruppo propulsore nella parte anteriore, montando il cannone principale su un piedistallo nella parte posteriore del telaio. Nella risposta si specificava inoltre che l' Ispettorato dell'Arma dell'Artiglieria preferiva l'adozione dell'obice da 75/18 per il suo specifico ruolo di supporto dato che il cannone da 75/34 era anticarro. Questa soluzione non venne adottata sul Semovente M40 da 75/18, ma venne successivamente incorporata per il più potente cacciacarri Semovente M41M da 90/53 dotato di un cannone da 90/53 Modello 1939 da 90 mm L.53. L'Ispettorato della Fanteria, in una lettera del 5 giugno 1941, scriveva che avrebbe evitato la produzione di un obice semovente sul carro armato M13/40 perché troppo costoso da produrre e suggerì la produzione di un semovente leggero su telaio del carro armato L6/40 armato con un cannone da 47 mm specifico per il supporto della fanteria. Il 21 giugno 1941 il Capo Ufficio Servizi dello Stato Maggiore del Regio Esercito, generale Aldo Rossi, redasse un documento in cui elencava le decisioni prese dallo Stato Maggiore dell'Esercito in merito ai nuovi obici e cannoni semoventi.
Prototipo
Il progetto della semovente del colonnello Berlese fu
sviluppato presso l'Ansaldo-Fossati. Il 10 gennaio 1941
l'Ansaldo produsse un modello in legno dell'obice semovente.
Gli ufficiali del Regio Esercito rimasero chiaramente
colpiti dal progetto e il 16 gennaio 1941 ordinarono
i primi 30 veicoli.
L'11 febbraio 1941 il prototipo, rapidamente assemblato,
venne collaudato a Cornigliano con ottimi risultati. La
produzione iniziò poco dopo e il Regio Esercito incrementò
l'ordine di obici semoventi su telaio Carro Armato M13/40
dopo che, per ragioni sconosciute, era stata richiesta una
riduzione a 15 veicoli il 10 marzo 1941.
Il 25 maggio 1941 l'ordine fu aumentato a 60 veicoli. Il 5
dicembre 1941 venne portato a 144 veicoli e infine a 200
veicoli il 17 maggio 1942, quando il carro M40 non era più in
produzione. Infatti, dopo la produzione di 60 veicoli,
l'Ansaldo cambiò il telaio del carro medio dall'M13/40 a
favore di quello
leggermente più potente M14/41.
Il prototipo fu poi testato a Nettunia alla presenza
dei membri del Servizio Tecnico Armi e Munizioni, dell'Ispettorato
Superiore dei Servizi Tecnici e del Servizio Tecnico di
Artiglieria. Dalle prove valutative emerse che l'armatura
frontale del prototipo non era abbastanza spessa per
resistere ai proiettili perforanti britannici da 40 mm e per questo motivo i veicoli in produzione vennero
modificati, rallentando i ritmi produttivi. La corazza
frontale fu sostituita con nuove piastre corazzate con
percentuali più elevate di nichel e cromo, che ne
aumentarono la resistenza.
I primi veicoli furono consegnati alle scuole di
addestramento del Regio Esercito nel maggio 1941.
Produzione e Consegne
La richiesta di produzione dei semoventi M40 è quella della tabella sottostante ma la produzione effettiva nel 1941 fu complessivamente di 60 Semoventi M40 da 75/18.
Dati dell'ordine |
Numero di veicoli ordinati |
Tipo di veicolo |
16 febbraio 1941 |
30 Semoventi |
M40 da 75/18 |
15 marzo 1941 |
151 Semoventi |
M40 da 75/18 |
25 maggio 1941 |
30 Semoventi |
M40 da 75/18 |
5 dicembre 1941 |
144 Semoventi |
M41 da 75/18 |
Furono molte aziende italiane che parteciparono alla
produzione dell'M40 da 75/18; le parti prodotte arrivavano
allo stabilimento Ansaldo-Fossati di Sestri-Ponente dove
venivano assemblate.
Nome |
Località |
Produzione |
Fabbrica Italiana Automobili di Torino (FIAT) |
Torino |
Pompa iniettore carburante |
Società Piemontese Automobili (SPA) |
Torino |
Motori |
Ernesto Breda per Costruzioni Meccaniche |
Brescia |
Mitragliatrici |
Magneti Marelli |
Corbetta, Sestri Ponente |
Avviamento motore, sistemi radio e batterie |
San Giorgio |
Sestri Ponente |
Dispositivi ottici |
Società Italiana Acciaierie Cornigliano (SIAC) |
Cornigliano |
Piastre di armatura |
Alemanno |
Torino |
Manometri e strumenti |
Bosch |
n. d. |
Filtri dell'aria |
ALIT Società Anonima |
Torino |
Filtri dell'olio |
FERCAT |
Torino |
Radiatore dell'olio |
Pirelli |
Milano |
Gomma dei rulli e delle ruote di ritorno |
Ansaldo |
Sestri Ponente |
Armi e assemblaggio |
Duco |
Milano |
Vernici per il mimetismo dei mezzi |
Corazzatura
La corazzatura dello scafo del Semovente M40 da 75/18 era la
stessa del Carro Armato M13/40. I due veicoli blindati
avevano una corazza di 30 mm sulla piastra di copertura
della trasmissione. La lastra superiore dello spalto aveva
uno spessore di 25 mm ed era inclinata di 80°. La corazza della sovrastruttura era costituita da due
piastre corazzate saldate da 25 mm con uno spessore
combinato di 50 mm angolate di 5°. La piastra angolata che
collegava la piastra rialzata superiore del coperchio
trasmissione e la piastra anteriore era di 30 mm a 65°.
I lati erano di 25 mm per scafo e casamatta, con l'unica
differenza che i lati della casamatta erano angolati di 8°.
Anche la parte posteriore della casamatta era protetta da una
piastra corazzata spessa 25 mm. La parte posteriore del vano
motore era spessa 27 mm e inclinata di 20°. Il tetto era
composto da piastre corazzate da 15 mm, orizzontali nel
primo tratto e poi angolate di 85°. Ai lati del tetto altre
piastre da 15 mm sono state inclinate di 65° a destra e di
70° a sinistra.
Il tetto del vano motore era composto da piastre corazzate
da 10 mm angolate di 74°. Anche i portelli di ispezione del
vano motore avevano lo stesso spessore. Gli sportelli di
ispezione dei freni avevano uno spessore di 25 mm, mentre
l'apertura del conducente sulla piastra corazzata anteriore
era di 50 mm.
L'armatura era imbullonata a un telaio interno, consentendo
una rapida costruzione del veicolo, nonché una più semplice
sostituzione delle piastre dell'armatura danneggiate
rispetto ai modelli con armatura saldata o fusa. Il prezzo
da pagare per questo metodo di costruzione fu che non era
leggero come un veicolo saldato e che generalmente rendeva
la corazzatura meno efficace di quanto avrebbe potuto
essere.
Scafo e casamatta
Lo scafo era lo stesso del carro armato M13/40 IIIª Serie. Nella parte anteriore, il carro aveva un coperchio della trasmissione arrotondato in fusione. La piastra arrotondata aveva due ganci ai lati e un anello di traino al centro. C'erano anche due portelli di ispezione sopra i freni per migliorare il flusso d'aria attorno alla trasmissione, soprattutto per aiutare a raffreddare la frizione durante i lunghi viaggi. In combattimento, questi portelli dovevano essere chiusi. I due portelli potevano essere aperti o chiusi dall'interno del veicolo anche durante la guida mediante una leva posta sul lato destro del telaio, azionata dall'artigliere. Sulla piastra corazzata frontale era presente un foro circolare per il supporto sferico del cannone principale. Sul lato sinistro c'era una fessura per il conducente, il quale aveva anche un iposcopio posto sopra da utilizzare quando la fessura era chiusa. L'iposcopio aveva una dimensione di 19 x 36 cm ed un campo visivo verticale di 30°, da +52° a +82°. Per la guida notturna erano presenti due fari regolabili ai lati della sovrastruttura. Sul tetto c'erano due grandi portelli, che si aprivano all'indietro e permet-tevano all'equipaggio di accedere o uscire facilmente dal veicolo e di caricare le munizioni. Sul lato sinistro del portello per il caricatore/radio-operatore sul tetto era sistemato un periscopio monoculare panoramico. Per il comandante/artigliere, c'era un mirino montato sul lato destro dell'arma. Il tetto aveva un piccolo portello che poteva essere chiuso quando il mirino non era montato. Sul lato posteriore della sovrastruttura c'erano due porte per le pistole chiuse da persiane girevoli dall'interno e una presa d'aria. Gli attacchi per le pistole furono aggiunti in seguito alle esperienze negative vissute dai membri dell'equipaggio durante la guerra italo-etiopica del 1935-1936, dove si riscontrò come l'equipaggio del mezzo non poteva difendersi dagli attacchi laterali o posteriori dei guerrieri etiopi. La presa d'aria aspirava l'aria dall'esterno nell'abitacolo e poi nel vano motore. Ciò dava una sorta di conforto agli equipaggi operanti nel Nord Africa, dove, all'interno dei carri, la temperatura poteva raggiungere i 60°C, ma poteva creare problemi durante gli inverni nella penisola italiana o nei Balcani. Sui parafanghi, su ciascun lato dietro la sovrastruttura, c'erano le cassette degli attrezzi e dietro le marmitte. Il ponte macchine era dotato di due portelli d'ispezione di grandi dimensioni, apribili a 45°. La parte superiore posteriore del veicolo presentava le griglie di raffreddamento del radiatore orizzontali e, al centro, il tappo del carburante. La parte posteriore aveva un anello di traino al centro e due ganci ai lati, una ruota di scorta a destra, un cric a sinistra, un sistema di rimozione dei cingoli al centro, una targa sul lato sinistro con luce di stop. Per gli attrezzi, l'equipaggio poteva trasportare una pala, un piccone, un piede di porco e una mazza sul ponte del motore, tra i due portelli di ispezione. Sul retro si trovavano un martinetto, una ruota di scorta, un attrezzo per il collegamento dei cingoli, una fune da traino e un grillo da traino, più due cassette degli attrezzi sui lati, davanti alle marmitte, utilizzate per riporre chiavi inglesi e piccoli pezzi di ricambio.
Interno
Partendo dalla parte anteriore del veicolo era presente la
trasmissione collegata all'impianto frenante. A sinistra si
trovava il posto di guida, con il sedile con schienale
ribaltabile per un facile accesso. Anteriormente aveva le
due timonerie sterzanti, una fessura corazzata che poteva
essere chiusa con una leva, e un iposcopio per la guida con
la fessura chiusa. A sinistra aveva il pannello di controllo
da cui l'autista avviava il motore e, a destra, la culatta
della pistola.
Dietro l'autista c'era una scatola per le munizioni del
cannone da 75 mm. Questo serviva anche come sedile per
l'addetto al caricamento. Egli aveva, a sinistra, l'impianto
radio e le batterie della radio e, sopra di lui, uno dei due
portelli blindati. In caso di attacco aereo, il l'armiere/caricatore
avrebbe potuto utilizzare anche la mitraglia-trice antiaerea. Sul
lato destro dello scompartimento di combattimento c'era il
sedile del cannoniere/comandante senza schienale. Davanti al
suo posto, l'artigliere aveva i volantini di elevazione e di
traslazione. Alla sua sinistra c'era la culatta del cannone.
È interessante notare che la leva per l'apertura della
culatta era posizionata sul lato superiore della stessa.
Ciò significava che, dopo aver sparato, con un movimento
molto scomodo in uno spazio ristretto, l'artigliere doveva
ruotare il busto di circa 90° azione e aprire la culatta. Alla sua destra c'era
il supporto per il cannone antiaereo (quando non
utilizzato), un kit di manutenzione e un estintore.
Dietro l'artigliere/comandante c'era l'ultima rastrelliera
per le munizioni. Sulla parete posteriore del compartimento
di combattimento c'erano quattro ingombranti filtri per
l'aria, l'olio e due per il carburante. C'erano anche la
ventola del motore, un serbatoio dell'acqua di
raffreddamento del motore, le batterie per l'accensione del
motore e l'albero di trasmissione attraversava l'intero
compartimento di combattimento, dividendolo a metà.
Sospensioni
Le sospensioni del semovente M40 da 75/18 era del tipo a
balestra laminata semiellittica. Su ciascun lato c'erano
quattro carrelli con otto ruote stradali doppie rivestite in
gomma accoppiate su due sospensioni. Questo tipo di
sospensione era obsoleto e non consentiva al veicolo di
raggiungere un'elevata velocità massima. Inoltre, era molto
vulnerabile al fuoco nemico o alle mine.
Le ruote dentate di trasmissione erano nella parte anteriore
e le ruote tenditrici, con regolatori della tensione del
cingolo modificati, erano nella parte posteriore, con tre
rulli di ritorno in gomma su ciascun lato.
Il carro aveva cingoli larghi 26 cm con 84 maglie per
lato. La ridotta superficie dei cingoli (circa 13.750 cm²)
dava una pressione al suolo di circa 0,95 kg/cm², aumentando
il rischio che il veicolo si impantanasse nel fango, nella
neve o nella sabbia.
Motore e trasmissione
Il Semovente M40 da 75/18 era alimentato da un motore diesel
FIAT-SPA 8T a 8 cilindri a V, raffreddato a liquido, con una
potenza massima di 125 CV a 1.800 giri/min. Era montato
nella parte posteriore del veicolo, separato dall'abitacolo
da una paratia. Il vano motore era dotato di due grandi
portelli di ispezione, attraverso i quali era facile
controllare e manutenere il motore. I portelli avevano due
viti a farfalla nella parte inferiore ed erano fissati a
perni nella parte superiore, apribili verso l'alto a 45° e
bloccati in posizione aperta da un'asta, come il cofano
motore di un'auto. Di solito, in Nord Africa, durante la
guida su strade asfaltate dove non si sollevava molta
polvere, l'equipaggio teneva i portelli aperti per ventilare
il motore ed era accoppiato a
un radiatore olio FERCAT e filtri olio Modello 80.
Il motore era lo stesso del carro armato M13/40, uno dei
maggiori handicap del carro armato. Non era molto potente e
nemmeno molto affidabile. Questo motore era stato sviluppato
per veicoli di peso intorno alle 8 tonnellate e aveva già
creato problemi sul carro M11/39,
più leggero di oltre 2 tonnellate rispetto all'M13/40 e
all'M40 da 75/18.
Nella prima serie di M13/40 la mancanza dei filtri antisabbia
era un problema serio, risolto in parte nella 3a serie, da
cui derivava l'M40 da 75/18, con i filtri antisabbia Bosch
Fa 11 S1. Il motore utilizzava tre diversi tipi di olio, a
seconda delle temperature a cui operava il veicolo. In
Africa, dove la temperatura esterna superava i 30°, veniva
utilizzato l'olio ultra denso; in Europa, dove
la temperatura era compresa tra 10° e 30°, si utilizzava
l'olio denso, mentre in inverno, quando la
temperatura scendeva sotto i 10°, si utilizzava l'olio semi
denso.
A causa della scarsa logistica del Regio Esercito, in
alcuni casi, i battaglioni dovettero utilizzare olio
invernale in Nord Africa, diminuendo l’efficacia della
lubrificazione a olio.
Per avviare il motore era presente un avviamento elettrico
della Magneti Marelli ma anche un avviamento inerziale
prodotto dalla Onagro. La leva per l'avviamento inerziale
poteva essere inserita all'esterno del veicolo, nella parte
posteriore, oppure dall'interno del vano combattimento. Due
membri dell'equipaggio dovevano girare la manovella,
raggiungendo circa 60 rotazioni al minuto. A quel punto il
conducente potrà girare il pulsante del motore sul cruscotto
fino ai primi colpi di motore.
Per iniziare a marciare, i membri dell'equipaggio dovevano
controllare la quantità di liquido refrigerante, olio motore
e olio della trasmissione e del cambio. Poi dovevano essere
sicuri che non ci fossero perdite dai vari serbatoi e che i
freni e le sospensioni funzionassero correttamente.
L'abbassamento dei cingoli doveva essere di 2-3 cm tra i
rulli superiori, in modo che, in caso di fango o sabbia tra
il cingolo e le ruote, il cingolo non si rompesse.
Il conducente, con le leve rilasciate, il cambio in folle,
il freno a mano tirato, doveva accendere il quadro
strumenti, tramite la sua chiave, e la lampadina della
dinamo diventava rossa. Dopo aver aperto il rubinetto del
carburante del serbatoio principale e portato a piena
potenza la pompa del carburante, i cui comandi erano posti
sulla paratia posteriore, era necessario premere il
pulsante sul cruscotto che permetteva il riscaldamento delle candelette.
Una volta che le candelette diventavano incandescenti, era
necessario premere il pulsante che comandava l'innesto dei
due motorini di avviamento. Se tutto fosse stato in ordine, la
partenza sarebbe stata immediata. Quando il motore raggiungeva i
450 giri al minuto e la pressione dell'olio era compresa tra
6 e 7,5 kg/cm², il veicolo poteva muoversi.
I due grandi ventilatori, azionati dal motore, aspiravano
l'aria attraverso il compartimento di combattimento. Ciò
consentiva la ventilazione dell'aria per l'equipaggio ma
anche il raffreddamento dell'impianto frenante e della
trasmissione grazie all'aria aspirata attraverso i portelli
di ispezione dei freni aperti.
Per fermare il carro, il motore veniva spento dal
conducente premendo il pulsante della pompa di iniezione del
carburante, situato sulla paratia nella parte posteriore del
compartimento di combattimento, in modo da interrompere il flusso di
carburante al motore. La pompa di
iniezione era una FIAT 6.70 2D18.
Prima di scendere dalla carro, era necessario che
l'equipaggio pulisse l'esterno dei cingoli e delle
sospensioni da fango, neve e detriti, e l'interno della
della camera di combattimento, aprendo, se necessario, i fori sul fondo dello
scafo. L'equipaggio doveva anche aprire un piccolo foro di
ispezione sulle ruote dentate per lubrificarle.
La capacità del serbatoio del carburante era di circa 145
litri più 35 litri di riserva, per un totale di 180 litri
suddivisi in tre serbatoi, due da circa 60 litri ciascuno ed
il terzo da 35 litri. L'autonomia era di 210 km su strada o
circa 10 ore in fuoristrada. Nel Nord Africa era
consuetudine che gli equipaggi trasportassero taniche da 20
litri ovunque ci fosse spazio all'interno e all'esterno del
cannone semovente per aumentare l'autonomia. Sul semovente
M40 da 75/18 venivano comunemente trasportate in totale 6 o
più taniche da 20 litri (180 litri).
Il semovente poteva raggiungere una velocità massima
di 30 km/h su strada e di circa 15 km/h su terreni
accidentati. Con un raggio di sterzata di circa 4,50 m,
poteva attraversare trincee larghe 2 m, guadare acque
profonde 1 m e salire gradini alti 0,80 m. Il veicolo era
inoltre dotato di freno a mano che bloccava le ruote
dentate.
Il cambio a 5 marce aveva 4 marce avanti e una
retromarcia. Inoltre, grazie al riduttore incorporato, erano
disponibili altre 4 marce avanti e una retromarcia.
Tuttavia, per passare dalla marcia standard a quella
ridotta, il veicolo doveva fermarsi. Purtroppo il modello
del cambio non è citato in nessuna fonte, ma si trattava di
un modello FIAT, probabilmente prodotto dalla Società
Piemontese Automobili, sua controllata.
La trasmissione del semovente M40 da 75/18 era altrettanto
epicicloidale, così come la frizione. Era montato
frontalmente, collegato alle ruote dentate. Era smontabile,
insieme ai freni, previa rimozione della piastra corazzata
che lo proteggeva.
Armamento principale
L'obice o cannone montato in casamatta accoppiato alla
mitragliatrice fu sempre l'armamento standard del semovente.
Sin dalla prima versione, con il 75/18, il mezzo si dimostrò
estremamente efficace contro le corazze dei carri Sherman e
Grant di fabbricazione americana in dotazione all'8a
Armata, e gli inglesi ne temevano l'efficacia, tanto da dare
ordine ai loro carri di non impegnare combattimento con
grosse formazioni di semoventi prima di aver richiesto il
supporto aereo.
L'armamento principale del semovente M40 da 75/18 era l'obice da 75/18 Mod. 1934. Si trattava di un obice da
campo sviluppato dopo che il generale Ettore Giuria creò nel
1929 un bando per la sostituzione dei cannoni ormai
obsoleti.
Doveva essere leggero per essere trasportato velocemente
ovunque e aveva un calibro di 75 mm. Questa discutibile
decisione fu presa anche se, durante la prima Guerra
Mondiale, il Regio Esercito aveva notato che un obice di
calibro maggiore era migliore per distruggere le postazioni
fortificate nemiche. Il motivo per cui il Servizio Tecnico
di Artiglieria scelse nuovamente il calibro 75 mm fu dovuto
alla presenza di migliaia di colpi da 75 mm nei depositi e
nelle caserme dell'esercito.
Nel 1932 l'Ansaldo presentò il suo progetto: l'obice da
75/17 a singola scia centrale, del peso di 696 kg e capace
di sparare ad una gittata di 9.300 m. Aveva 3° di
traslazione su entrambi i lati ed un'elevazione da -10° a
+80°. L'obice da 75/18 Modello 1934 pesava 780 kg.
Dopo lunghe sperimentazioni, questo progetto fu abbandonato
nel 1933 a favore di quello del tenente colonnello Berlese,
all'epoca membro dell'ufficio di progettazione della
Direzione Superiore del Servizio Tecnico Armi e Munizioni. Questo
cannone fu immesso in servizio
e venne denominato obice da 75/18 Modello 1932.
Sul semovente M40 da 75/18 l'obice da 75/18 Mod. 1934
venne montato leggermente a destra per dare più spazio al
pilota. La sua traslazione era di 20° a sinistra e di 16° a
destra. L'alzo era compreso tra -12° e +22°.
Presentava modifiche sul meccanismo di rinculo per diminuirlo all'interno del veicolo e il supporto modificato
proveniva dal cannone Schneider da 105/28 Mod. 1916. Il
mirino era da campo modificato per essere montato
all'interno del cannone semovente e poteva essere smontato
quando non utilizzato.
Armamento secondario
L'armamento secondario era costituito da un fucile
mitragliatore Breda Mod. 1930 che poteva essere
utilizzato sul supporto antiaereo o con bipiede per
difendere l'equipaggio quando operava all'esterno del
cannone semovente.
Anche se prima della guerra la propaganda fascista la
considerava un esempio ben congegnato della tecnologia
italiana, in realtà si rivelò un'arma tutt'altro che
perfetta. Era camerato per la stessa cartuccia
Mannlicher-Carcano da 6,5 mm x 52 mm utilizzata nei fucili
italiani. Si trattava di una munizione leggera per una
mitragliatrice, ma il Regio Esercito preferì questa
cartuccia per facilitare le proprie linee logistiche.
Sviluppato nel 1929 dalla mitragliatrice leggera Breda
Mod. 5GF, fu adottato nel 1930 dopo una serie di
modifiche. Era alimentato da 20 caricatori rotondi caricati
in una camera oscillante sul lato destro dell'arma.
Dopo aver aperto la camera oscillante in avanti,
l'artigliere doveva caricare il caricatore con 20 colpi,
rimuovere il caricatore vuoto, chiudere la camera
oscillante, ricaricare la mitragliatrice e aprire il fuoco. Questa
era un'operazione dispendiosa in termini di tempo che ha
ridusse la velocità di fuoco a 150 colpi al minuto.
Si rivelò un'arma inefficace a causa di
problemi meccanici. Infatti spesso si bloccava se non era
perfettamente lubrificato, problema che si aggravava nel
sabbioso Nord Africa.
Come armamento secondario per un cannone semovente, si
dimostrò ancora meno efficace. La breve portata e la
difficoltà di ricaricarlo lo rendevano ancora meno efficace
con una cadenza di fuoco ulteriormente ridotta.
Quando non veniva utilizzato, il Breda Mod. 1930 veniva
riposto sul lato destro della casamatta, vicino ad un kit di
manutenzione.
Munizioni
Il Semovente M40 da 75/18 aveva due rastrelliere per
munizioni, per un totale di 43 colpi da 75 mm disposti in
file di 4 intervallate da file di 3. Le rastrelliere erano
apribili dall'alto, il che rallentava le operazioni di
ricarica.
Munizioni comuni Semovente M40 da 75/18
Nome |
Tipo |
Peso (kg) |
Velocità della volata (m/s) |
Penetrazione
(mm) a |
Granata Dirompente |
Modello 1932 |
|
6.35 |
450 - / - / - |
Granata Perforante da 75 mm |
APCBC |
|
6.42 |
425 - 44 - 39 - 33 |
Granata Perforante Modello 1932 |
APCBC |
|
6.26 |
476 - 50 - 44 - 38 |
Effetto Pronto Calore |
n.d. |
|
4,50 |
/ - 100 - 100 - 100 |
Effetto Pronto Speciale Calore |
n.d. |
|
5.20 |
400 - 120 - 120 - 120 |
Anche le munizioni secondarie consistevano in 600 colpi di
mitragliatrice divisi in 30 caricatori da 20 colpi. I
caricatori erano conservati sul pavimento del veicolo,
vicino al sedile dell'artigliere.
Apparecchiature radiofoniche
L'apparato radio del Semovente M40 da 75/18 era un apparato
ricetrasmittente radiofonico Magneti Marelli 1 per carro
armato denominato RF1CA. Si trattava di una stazione
radiotelefonica e radiotelegrafica con potenza di 10 Watt
sia in fonia che in telegrafia con dimensioni di 35 x 20 x
24,6 cm ed un peso di circa 18 kg. La decisione di dotare
ogni semovente di un apparato radio fu presa il 28 maggio
1941 dal generale Roatta.
La gamma di frequenza operativa era compresa tra 27 e 33,4
MHz; era alimentato da un dinamotore AL-1 da 9-10 Watt
montato sul lato destro dello scafo; aveva un'autonomia di 8
km in modalità vocale e 12 km in modalità telegrafica che si riducevano quando i carri armati
erano in movimento. La radio aveva due portate, Vicino, con
una portata massima di 5 km, e Lontano, con una
portata massima di 12 km.
Gli equipaggi erano invitati a utilizzare la modalità
vocale ma con messaggi brevi e, se possibile, in dialetto
perché,
anche se le truppe nemiche potevano ascoltare le
comunicazioni italiane, era davvero difficile che un soldato
nemico potesse capire tutti i diversi dialetti italiani.
Equipaggio
L'equipaggio era composto da tre persone: a sinistra
l'autista, a destra il comandante/artigliere e, dietro
l'autista, a sinistra, il caricatore/operatore radio che
presidiava anche la mitragliatrice antiaerea.
A causa del piccolo spazio all'interno del semovente, caricare il cannone era un compito laborioso. A
peggiorare le cose, il caricatore e il comandante del
veicolo dovevano svolgere troppi compiti. Ad esempio, il
caricatore non avrebbe potuto caricare il cannone se avesse
usato la radio, e per sparare con la mitragliatrice
antiaerea avrebbe dovuto esporsi. L'artigliere/comandante
avrebbe dovuto passargli munizioni aggiuntive per la
mitragliatrice antiaerea, rallentando ulteriormente il
processo di caricamento e rendendo impossibile per il
veicolo utilizzare contemporaneamente il cannone principale.
Organizzazione e distribuzione
Il 24 maggio 1941 il generale Roatta, nuovo Capo di
Stato Maggiore del Regio Esercito, scrisse un documento in
cui precisava che i primi 60 semoventi M40 da 75/18 e 20
carri comando M40 erano bastati per creare i primi 5
gruppi.
Spiega inoltre che i semoventi M40 da 75/18 dovevano essere
impiegati in appoggio a lungo raggio e non, come furono
schierati in Nord Africa, in appoggio d'assalto, al seguito
della fanteria italiana.
Richiedeva anche che fosse sviluppato un nuovo veicolo di
supporto per seguire la fanteria nell'assalto, suggerendo
un veicolo veloce basato su un telaio semicingolato o
completamente cingolato.
Ogni gruppo era composto da 2 batterie con 4 semoventi M40
da 75/18 e 2 Carri Armati Comando M40 , per un totale di 8
Semoventi 40 da 75/18 e 4 Carri Armati Comando M40, più
altri 2 semoventi M40 da 75/18 e 1 carro comando M40 di
riserva. Ogni gruppo era composto da un comando, due batterie con quattro
semoventi M40 da 75/18 e un reparto munizioni e viveri. Ciascuna batteria era
divisa in due squadre con 2 semoventi M40 da 75/18 comandati
da un carro comando M40. La sezione comando era
composta da un'auto del personale, 2 carri comando
M40, 2 camion leggeri SPA CL39, 2 motociclette monoposto, 3
motociclette biposto e un triciclo.
Per i compiti logistici e di ricognizione, ciascuna batteria
era dotata di un'auto del personale, 7 camion leggeri SPA
CL39, 2 motociclette monoposto, 2 motociclette biposto, un
triciclo e altri 6 camion leggeri impiegati per
il trasporto di attrezzature di vario tipo e forniture.
Il reparto unità e viveri assegnato a ciascun gruppo era
dotato di 1 auto del personale, 20 autocarri leggeri, 1
motocicletta monoposto, 1 officina mobile e un'autocisterna
per l'acqua.
Dal 2 luglio al novembre 1942 le batterie furono modificate,
aggiungendo 4 semoventi e portando a 12 il numero totale dei
semoventi M40 da 75/18. Ciò avvenne con la diminuzione dei
carri comando M40 a 4 in totale, 2 per il comando e 1 per
ciascuna batteria. La composizione di questi gruppi era di
19 ufficiali, 21 sottufficiali, 206 membri dell'equipaggio
di carri armati e soldati, 81 autisti e 20 conducenti di
carri armati, 4 auto di servizio, 16 autocarri leggeri SPA
CL39, 31 autocarri leggeri (FIAT-SPA 38R o FIAT SPA AS37), 2
autocarri pesanti, 2 carri attrezzi, 1 officina mobile, 2
macchine motrici, 7 motociclette monoposto, 9 motociclette
biposto, 3 tricicli a motore, 3 mitragliatrici medie, 4
stazioni radio, 2 rimorchi, 12 semoventi e 4 comando carri
armati.
Dal 1° ottobre 1942 i gruppi furono riorganizzati con 3
batterie da 6 Semoventi ciascuna, per un totale di 18
semoventi e 9 carri comando. Solo il DLIII Gruppo Semoventi
M40 da 75/18,
il DLVII Gruppo Semoventi M40 da 75/18 e il DLIX Gruppo
Semoventi M40 da 75/18 furono
creati con la successiva formazione organica di 3 gruppi di
batterie.
Due circolari dell'esercito riassumono lo schieramento dei
semoventi M40 da 75/18 sul fronte africano. Una è "Notizie
Circa l'Impiego dei Carri e Autoblindo in AS" scritta dal colonnello Mario Bizzi
e la
seconda è "Nuovi Ordinamenti Organici per le Artiglierie
delle Divisioni Corazzate in AS" dell'8 luglio 1942
dell'Ufficio Ordinazioni dello Stato Maggiore Generale del
Regio Esercito. Queste due circolari affermavano che il
semovente M40 da 75/18 aveva partecipato ad un'azione
fiancheggiando carri armati nemici cha avevano corazzatura
più leggera. Tuttavia, sono stati elencati anche i difetti, come
la portata limitata del cannone, la scarsa precisione a
lunga distanza e un campo di fuoco ridotto. Tutto ciò fece
sì che i semoventi M40 da 75/18 venissero utilizzati per
azioni di supporto ai carri armati e non come cannoni
semoventi.
Impiego operativo
Anche se introdotto all'inizio del 1941, la vita operativa dei semoventi da 75/18 si protrasse dalla fine del 1941, data dell'effettiva consegna ai reparti, sino alla fine del conflitto, evolvendosi come già accennato con lo sviluppo degli scafi dei carri M. I vantaggi rispetto ai carri da cui derivava erano molteplici e su tutti:
un armamento in grado di fermare qualsiasi carro alleato
una migliore corrazzatura
la semplicità costruttiva
l'economia di produzione
Il piano delle assegnazioni prevedeva reparti di Artiglieria, di Cavalleria e di Fanteria Carrista (questi ultimi a partire dal maggio del 1943). I semoventi da 75/18 si dimostrano efficaci sia nell'impiego "classico" di appoggio alla fanteria che come controcarri. Fu l'unico mezzo corazzato italiano ad essere definito al momento della sua comparsa sul teatro nord-africano, "eccellente" ed addirittura "formidabile rispetto ai semoventi schierati sia dai tedeschi che dagli alleati", al punto che se l'intelligence alleata ne sospettava lo schieramento in quantitativi "significativi" durante le fasi offensive, "è preferibile attendere l'intervento delle forze aeree in azione caccia-carri ad un ingaggio diretto con tali unità".
Nord Africa: la vita operativa dei semoventi da 75/18 si protrasse come detto dalla fine del 1941, data dell'effettiva consegna ai reparti, sino alla fine del conflitto; in particolare furono impiegati in Nord Africa dalle Divisioni Corazzate Ariete e dalla Littorio, le due uniche grandi unità corazzate presenti sul teatro di operazioni, fino alla resa in Tunisia.
Italia: fino all'armistizio, fu impiegato dai
seguenti reparti corazzati e di cavalleria:
Reggimento Esplorante Corazzato Lancieri di Montebello (8°) (5° Squadrone su 12 75/18)
Reggimento Lancieri di Vittorio Emanuele II° (10°) (Squadroni 3°, 6°, 9° su 48 75/18)
Reggimento Cavalleggeri di Lucca (16°) (3° Squadrone su 24 75/18)
Divisione Ariete II (Regio Esercito); di questi, buona parte furono distrutti durante la disperata difesa di Roma nei giorni dell'armistizio (Porta San Paolo ed altri scontri).
La produzione della versione M40 da 75/18 consisteva in 60 veicoli divisi in 6 gruppi da DLI a DLVI e furono assegnati al IV Gruppo M40 da 75/18, comandato dal maggiore Pasqualini, e VI Gruppo M40 da 75/18, comandato dal capitano Viglieri. Le prime due batterie consegnate furono la IV e la VI, facenti parte del gruppo DLI il 30 aprile 1941. Dopo l'addestramento dell'equipaggio presso il centro di addestramento di Nettunia, dove gli equipaggi si addestrarono sui nuovi veicoli, all'inizio di gennaio 1942 furono inviati in Nord Africa, dove furono poi assegnati al 132° Reggimento Artiglieria Corazzata "Ariete" della 132a Divisione Corazzata "Ariete". La DLIV batteria venne costituita il 15 maggio 1942 e andò ad armare la 131ª Divisione Corazzata "Centauro" mentre le batterie DLV e DLVI, anch'esse costituite il 16 maggio, andarono alla 133ª Divisione Corazzata "Littorio". I primi 2 gruppi raggiunsero il 132° Reggimento Artiglieria Corazzata "Ariete" a El Agheila il 18 gennaio 1942. Dopo le vittoriose offensive dell'Asse in Nord Africa nell'estate 1942, il Comando Supremo dichiarò che il numero di semoventi M40 da 75/18 nelle divisioni corazzate era inadeguato e ne chiese un aumento del 60%, diminuendo la numero degli ormai obsoleti Carri Armati M14/41. Da agosto l'Ispettorato dell'Arma d'Artiglieria decise di creare battaglioni misti con carri armati M e semoventi M40 da 75/18. Nel novembre 1942, la seconda battaglia di El Alamein fu combattuta tra le forze dell'Asse e del Commonwealth. Gli italiani schierarono in quella battaglia tutti i semoventi M40 da 75/18 presenti nelle loro batterie. Il IV Gruppo e il VI Gruppo in quella occasione furono ribattezzati DLI Gruppo e DLII Gruppo. Il nuovo DLIII Gruppo fu assegnato alla 1a Divisione di Fanteria "Superga" ma si disperse in mare durante il trasporto. Anche i Gruppi DLIV e DLVI della 133a Divisione Corazzata "Littorio" furono perduti durante la seconda battaglia di El Alamein, a parte 2 semoventi di riserva del Gruppo DLIV che furono inviati in Jugoslavia prima della partenza del gruppo per il teatro delle operazioni nordafricano. Un numero imprecisato di semoventi M40 e M41 da 75/18 del Gruppo DLIV e del Gruppo DLVI combatterono egregiamente nella seconda battaglia di El Alamein, durante la quale furono tutti caricati con il maggior numero possibile di colpi da 75 mm, immagazzinati ovunque nello scompartimento di combattimento. 35 cannoni semoventi del Gruppi DLIV e DLVI combatterono egregiamente nella seconda battaglia di El Alamein. In questa occasione erano tutti caricati con un centinaio di colpi ciascuno, ma sopravvissero solo 2 Semoventi M40 da 75/18. Dodici semoventi M40 da 75/18 del Gruppo DLI e Gruppo DLII combatterono nella notte tra il 4 e il 5 novembre 1942 insieme all'intera 132a Divisione Corazzata "Ariete", che contava complessivamente 27 carri armati. Fino ad allora la Divisione era rimasta nelle retrovie e dopo il combattimento fu impiegata per coprire la ritirata dell'intero esercito italo-tedesco, non lontano da Bir El Abd, nel tentativo di arginare le brigate corazzate del Commonwealth ormai all'attacco. I carri armati "Ariete" affermarono di aver distrutto circa 30 carri armati nemici, inclusi M4 Sherman, M3 Grants e Crusaders. Alcune fonti parlano di 3 Semoventi M40 da 75/18 ancora in azione sulla strada di Fuka il 6 novembre e dell'ultimo messaggio radio che recitava “Rimangono 3 cannoni semoventi, contrattacchiamo”. La maggior parte delle fonti parlano però della distruzione totale della 132a Divisione Corazzata "Ariete" nella notte tra il 4 e il 5 novembre. I 2 cannoni semoventi sopravvissuti del Gruppo DLVI andarono perduti durante la difesa del forte Ridotta Capuzzo il 9 novembre contro le forze australiane. L'ultimo semoventi M40 da 75/18 fu il DLVII Gruppo formato con membri dell'equipaggio della 133a Divisione Corazzata "Littorio". Arrivò in Africa e fu assegnato alla 131a Divisione Corazzata "Centauro" insieme al DLVIII Gruppo equipaggiato con il più potente semoventi M41 da 75/18 su telaio carro armato M14/41. Questi 2 gruppi furono distrutti durante la campagna di Tunisia nell'aprile 1943. Dopo la fine della campagna nordafricana, il semovente M40 da 75/18 non partecipò ad alcuna operazione militare. Ancora una volta i quantitativi messi a disposizione dall'industria furono insufficienti a soddisfare le necessità imposte dal conflitto, e la decisione di sospendere la produzione dei carri M a favore di quella dei soli semoventi fu troppo tardiva. Dopo l'armistizio, il semovente fu operativo anche Wehrmacht.
Specifiche tecniche semovente da 75/18 su scafo M 40 |
|
Dimensioni |
4.915 x 2.280 x 1.850 mt |
Peso totale, pronto per la battaglia |
13,1 tonnellate |
Equipaggio |
3 (1 capo pezzo tiratore, 1 servente marconista, 1 pilota) |
Propulsione |
FIAT-SPA 8T Mod. 1940 diesel, 8 cilindri, 11.140 cm³ 125 CV a 1.800 giri/min |
Cambio |
4 rapporti normali, 4 con riduttore, 2 retromarce |
Velocità |
30 chilometri all'ora su strada; 15 km/h fuori strada |
Pendenza massima |
100% |
Scalino |
0,8 m |
Trincea superabile |
2 m |
Guado |
1 m |
Autonomia |
210 km su strada, 10 ore fuori strada |
Serbatoio |
145 lt con 35 lt di riserva |
Armamento primario |
1 cannone da 75/18 in casamatta |
Armamento secondario |
1 mitragliatrice Breda 38 cal. 8 mm |
Munizioni |
44 colpi per cannone 1104 colpi per mitragliatrice cal. 8 (46 caricatori da 24 colpi) |
Corazzatura |
frontale 30 mm; laterale 25 mm; posteriore 25 mm; cielo 6 mm; fondo 6 mm |
Apparato radio |
RF1CA |
Apparecchi visivi |
1 iposcopio per pilota, 1 periscopio per capo carro, 1 cannocchiale panoramico per alzo |
Produzione totale |
60 esemplari |
Versioni
Carro Comando M40 - L'unica variante del semovente da 75/18, non considerando come tali gli aggiornamenti degli scafi, fu quella del carro comando che non montava la bocca da fuoco standard. Nella prima serie su scafo M40 manteneva in casamatta le due mitragliatrici abbinate Breda da 8mm, sostituta negli scafi M41 ed M42 da una mitragliatrice Breda da 13,2mm in una culla sempre in casamatta, e manteneva la possibilità dell'installazione di un'altra mitragliatrice Breda Mod. 38 esternamente sul cielo della casamatta per l'impiego antiaereo o di difesa ravvicinata. Il mezzo non incontrò il favore dei reparti cui fu assegnato a causa della mancanza di armamento pesante che ne impediva un fattivo impiego di combattimento, ma specialmente per la vulnerabilità derivante dalla facile individuazione che poteva esserne fatta dal nemico. I carri comando M40 della 3a serie, senza torretta, al posto dell'anello della torretta fu montato un portello a 4 porte con supporto antiaereo. Le due mitragliatrici medie Breda nello scafo furono lasciate per l'autodifesa, mentre una mitragliatrice leggera Breda Mod. 1930 fu riposta all'interno per compiti antiaerei. L'equipaggio era composto da quattro persone: autista, comandante, mitragliere e operatore radio. Era equipaggiato con l'apparato ricetrasmittente RF1CA e l'apparato ricetrasmittente RF2CA della Magneti Marelli, montati sul lato destro del compartimento di combattimento. Il suo telemetro stereoscopico era posizionato all'interno del compartimento di combattimento e montato sul tetto del carro quando veniva utilizzato. Il veicolo fu prodotto esclusivamente per comandare le unità cannoni semoventi.
Specifiche tecniche semovente da 75/18 su scafo M 40 Carro Comando |
|
Dimensioni |
4.915 x 2.280 x 1.850 mt |
Peso totale, pronto per la battaglia |
12,5 tonnellate |
Equipaggio |
4 (1 comandante, 1 goniometrista, 1 tiratore marconista, 1 pilota) |
Propulsione |
FIAT-SPA 8T Mod. 1940 diesel, 8 cilindri, 11.140 cm³ 125 CV a 1.800 giri/min |
Cambio |
4 rapporti normali, 4 con riduttore, 2 retromarce |
Velocità |
30 chilometri all'ora su strada; 15 km/h fuori strada |
Pendenza massima |
100% |
Scalino |
0,8 m |
Trincea superabile |
2 m |
Guado |
1 m |
Autonomia |
210 km su strada, 10 ore fuori strada |
Serbatoio |
145 lt con 35 lt di riserva |
Armamento primario |
1 mitragliatrice 13,2 mm in casamatta o 2 mitragliatrici Breda 38 cal. 8 mm |
Armamento secondario |
1 mitragliatrice Breda 38 cal. 8 mm |
Munizioni |
420 colpi per 13,2 mm (35 caricatori da 12) 1560 colpi per mitragliatrice cal. 8 (65 caricatori da 24 colpi) |
Corazzatura |
frontale 30 mm; laterale 25 mm; posteriore 25 mm; cielo 15 mm; fondo 6 mm |
Apparato radio |
RF1CA e RF2CA |
Apparecchi visivi |
1 iposcopio per pilota, 1 periscopio per capo carro, 1 cannocchiale di puntamento |
Produzione totale |
- esemplari |
Semovente M40 da 75/32
-
Il semovente M40 da 75/32 era un prototipo di
cannone semovente sviluppato per dotare le unità italiane di
un cannone più potente e con migliori caratteristiche
anticarro rispetto all'Obice da 75/18 a canna più corta. Il
progetto fu apprezzato, ma il cannone a lunga gittata da
75/32 Modello 1937 era un cannone da campo e non aveva
caratteristiche adeguate per essere installato su veicoli
blindati. Per questo motivo fu sostituito dal cannone da 75/34 Mod.
SF sui semoventi
M42M da 75/34, di cui furono prodotti circa 170.
Differenze tra i modelli semoventi da 75/18
Il semovente M40 da 75/18 era derivato dal carro
M13/40. Il modello più potente semovente M41 da 75/18 invece
era
derivato dal carro M14/41. Esternamente era identico
al modello precedente a parte nuovi parafanghi più lunghi
che in quest'ultimo modello coprivano l'intera lunghezza
dello scafo.
Come il carro medio M14/41, montava un motore diesel
FIAT-SPA 15T Modello 1941, 8 cilindri a V, che produceva
145 CV a 1.900 giri/min, aumentando la velocità massima a
33,3 km. L'armatura della sovrastruttura consisteva in
un'unica piastra corazzata dello spessore di 50 mm invece di
due piastre spesse 25 mm imbullonate insieme. Le
rastrelliere per le munizioni erano le stesse dell'M40.
L'originale fucile mitragliatore Breda Mod. 1930 da 6,5
mm fu sostituito nella serie semoventi M41 da un più
potente mitragliatrice media Breda Mod. 1938 da 8 x 59 mm
con un totale di 864 colpi stivati in 36 caricatori in 2 rastrelliere
di legno, una con 16 caricatori sul lato lato sinistro e uno
con 20 sul lato destro, sopra l'inverter radio.
L'8 maggio 1943 venne consegnato alle unità il semovente M42
da 75/18, derivato dallo scafo del carro M15/42.
La nuova base per i cannoni semoventi italiani, pesava 13,25
tonnellate con una protezione migliorata di 35 mm di
armatura sullo scafo e sulle fiancate e 20 mm sulla parte
posteriore.
Il Semovente M42 da 75/18 era un po' più lungo, 5,06 m
contro i 4,92 m del semovente M40 e M41, perché il nuovo
vano motore necessitava di ospitare il nuovo motore a
benzina più potente, il FIAT-SPA 15TB modificato Mod. 1942 da 190 CV e relativi
serbatoi carburante con capacità maggiorata di 307 litri, di
cui 40 litri di riserva. Furono anche migliorate le
attrezzature antincendio a causa della maggiore
infiammabilità della benzina. Il consumo era di 1,5 l/km, la
velocità massima su strada era di 38,4 km/h e l'autonomia
era scesa a 150 km.
I colpi trasportati erano 44 nelle consuete 3 rastrelliere
e 1.104 colpi, in 46 caricatori, per la mitragliatrice
media Breda Mod. 1938. Fu anche modificato
il supporto dell'antenna e aggiunti tre supporti
per taniche da 20 litri su ciascun lato più due sul lato
posteriore della casamatta. Il nuovo vano motore presentava
nuove griglie di raffreddamento sui portelli di ispezione e
nuova piastra posteriore e scudi per proteggere le marmitte
dagli urti.
A parte una prima produzione di 60 semoventi M40 da 75/18,
sul semovente M41 da 75/18 furono prodotti in totale 162
veicoli fino al 1942 quando il telaio fu nuovamente
cambiato. Prima dell'armistizio italiano del settembre 1943
furono costruiti altri 66 Semoventi M42 da 75/18 portanto il
totale della produzione sui 3 modelli di telaio
complessivamente a 288 semoventi da 75/18 .
Conclusione
Il Semovente M40 da 75/18 fu il primo cannone semovente
italiano della Seconda Guerra Mondiale, che portò allo
sviluppo di un'intera gamma di cannoni semoventi italiani
fino al 1945.
La sua serie fu uno dei semoventi italiani più prodotti durante
la guerra. Con il suo obice a canna corta, poteva supportare
la fanteria e sparare contro i carri armati nemici grazie a
colpi di carica sagomati.
La sua corazza sottile, il motore debole e gli interni
angusti ne influenzavano l'uso operativo. Questi problemi
diminuirono l'efficienza dei semoventi mentre il loro
potente cannone principale offriva alle divisioni italiane
un'adeguata potenza di fuoco anticarro che i carri medi non
erano riusciti a fornire all'inizio della guerra.
Per fortuna, l'M40 da 75/18 fu presto sostituito dal
Semovente M41 da 75/18 che condivideva la maggior parte
delle parti con il modello precedente, ma aveva un motore
più potente e una nuova mitragliatrice antiaerea.
Fonte
tanks-encyclopedia.com articolo di Arturo Giusti
S.M.R.E. - "Nozioni di armi, tiro e materiali vari", Edizioni Le "Forze Armate", Roma, 1942.
Wikipedia