I mezzi cingolati

 

Semovente 90/53 su scafo M 41

 

 

 

 

 

 

Origini e sviluppo

Il Semovente M41M da 90/53 fu sviluppato da Ansaldo per il Regio Esercito italiano ed era realizzato con il telaio del carro armato M14/41 modificato per adattarsi al potente cannone antiaereo da 90/53 Mod. 1939. Era in grado di sparare proiettili perforanti e sagomati in grado di affrontare anche i carri armati alleati più robusti. La bassa velocità, la corazzatura leggera e lo spazio molto limitato a bordo, che non era sufficiente a trasportare l'intero equipaggio a bordo del veicolo, permetteva di trasportare solo 8 colpi da 90 mm. Queste erano le principali caratteristiche del Semovente M41M da 90/53 e i svantaggi critici. I limitati numeri prodotti, solo 30 esemplari, non permisero mai un utilizzo di massa di questo complesso cacciacarri.

Storia del progetto


Il Semovente M41M da 90/53 fu sviluppato, come molti altri veicoli corazzati italiani, su suggerimento del colonnello Sergio Berlese, stimato progettista italiano, membro del Servizio Tecnico di Artiglieria. Nel 1940 il colonnello Berlese visitò diversi stabilimenti tedeschi nei quali si producevano veicoli militari. Nello stabilimento di Kiel rimase colpito dal semicingolato armato tedesco basato su telaio Sd.Kfz.8 e quando ritornò in Italia suggerì ai suoi comandanti che veicoli simili venissero prodotti anche da noi. Riuscì facilmente a suscitare l'interesse del Comando Supremo del Regio Esercito e alcuni generali manifestarono pareri positivi verso la produzione di semicingolati in Italia. Infatti, alcuni alti ufficiali italiani ebbero pareri positivi sulla produzione di semicingolati in dopo aver visto il tedesco 8.8 cm FlaK 18 (Selbstfahrlafette) auf Schwere Zugkraftwagen 12t (Sd.Kfz.8) in azione durante la campagna di Francia. Il colonnello Berlese si impegnò a realizzare un semicingolato armato, anche se all'epoca l'Italia non produceva semicingolati. Lo Stato Maggiore del Regio Esercito, entusiasta delle idee del colonnello Berlese, gli ordinò di sviluppare il suo progetto sul telaio di un veicolo interamente cingolato. Questa decisione fu presa per accelerare il progetto. Se fosse stato necessario attendere la produzione di un telaio semicingolato per creare un cannone semovente sarebbe stato necessario molto più tempo, che il Regio Esercito semplicemente non aveva. Sotto la supervisione del colonnello Berlese, un pezzo di artiglieria fu montato su un telaio completamente cingolato, si trattava del semovente M40 da 75/18, uno dei veicoli di maggior successo del Regio Esercito durante la guerra e l'unico progetto del colonnello Berlese realmente costruito. Un altro percorso progettuale portò lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano a avanzare nel 1941 alcune richieste per la realizzazione di semicingolati. Il Regio Esercito prevedeva che i semicingolati sarebbero stati utilizzati sia per ruoli logistici che per montarvi cannoni, trasformandoli trasformarli in autocannoni. Influenzato dall'esperienza tedesca dei cannoni FlaK da 8,8 cm montati su semicingolati a pianale, il 12 gennaio 1941 lo Stato Maggiore del Regio Esercito commissionò all'Ansaldo-Fossati la realizzazione di un cannone da 90 mm da 90/53 Mod. 1939, con simili caratteristiche del cannone tedesco, da montare sul telaio di un camion. Il 10 marzo 1941 furono presentati al Regio Esercito i prototipi dei mezzi d'artiglieria autocarrati, usando autocarri pesanti Lancia 3Ro e Breda 52. Fu subito chiaro che si trattava solo di palliativi prima che fossero disponibili veicoli meglio progettati, come l' Autocannone da 90/53 su autocarro semicingolato Breda 61, uno dei progetti di artiglieria semicingolata del colonnello Berlese, ma questi non andarono mai oltre la carta.

 

Fase di progettazione
 

Il 29 dicembre 1941 l'Ansaldo, che aveva prodotto gli autocannoni da 90/53 su Lancia 3Ro e gli autocannoni da 90/53 su Breda 52, ricevette l'ordine di sviluppare anche un veicolo cingolato equipaggiato con il cannone a doppio uso da 90 mm. Anche se i requisiti originali del Regio Esercito per questo mezzo non furono mai soddisfatti, si può presumere che il semovente M41M da 90/53 sia stato prodotto per contrastare i carri pesanti sovietici. Probabilmente la prova può essere trovata nel fatto che il camuffamento dei prototipi e dei veicoli di preserie era grigio-verde, invece del comune camuffamento kaki del deserto. Allo stesso modo, il primo dispiegamento programmato fu sul fronte orientale.

Storia del prototipo


Nonostante le prescrizioni ufficiali del Regio Esercito risalgano alla fine di dicembre 1941, dagli archivi Ansaldo risulta un documento fotografico di un progetto per un cannone da 90 mm su telaio cingolato iniziato nell'autunno 1941, con la realizzazione di un modello in legno nel mese di novembre 1941, con la denominazione non ufficiale di Cannone Anticarro. Nel gennaio 1942 era pronto il piedistallo per il cannone da 90 mm da montare su un carro armato e successivamente fu costruito un nuovo modello in legno del veicolo su un telaio del carro armato M14/41. Lo scafo del carro fu pesantemente modificato e la designazione ufficiale cambiò da M41 a M41M, in cui la seconda M stava per "Modificato". Dopo la modifica del primo telaio dell'M41, una finta canna di legno, un perno e un modello della sovrastruttura furono presentati al generale Cavallero, Capo di Stato Maggiore del Regio Esercito ed ex presidente dell'Ansaldo. L'arma era posizionata nella parte posteriore del veicolo su un perno collegato ad uno scudo frontale. Per liberare spazio per il cannone, il motore fu posizionato al centro del veicolo, con un conducente e un comandante davanti al vano motore. Come sull'M14/41 standard, il cambio e i freni erano posti davanti alla postazione di guida. Il primo prototipo fu pronto a fine febbraio e collaudato il 5 marzo 1942. Fu subito chiaro che la protezione per gli artiglieri non era sufficiente e fu sviluppato un nuovo scudo. Questo nuovo proteggeva la parte anteriore, i lati e il tetto della culatta del cannone, aumentando la protezione dell'equipaggio e consentendo l'installazione dell'apparato radio sulla parte interna delle piastre corazzate. Il 6 aprile 1942 Agostino Rocca, amministratore delegato dell'Ansaldo, scrive al generale Ugo Cavallero, illustrando la situazione del nuovo cannone semovente. Nella sua lettera Rocca spiegava che il veicolo era migliore di quanto previsto dall'Ansaldo grazie alle caratteristiche del cannone da 90/53 Mod. 1939 e del telaio del carro armato M14/41, che potevano essere modificati per adattarsi insieme. Quello stesso giorno, appena un mese dopo i test del primo prototipo e meno di 5 mesi dopo i requisiti per lo sviluppo del cannone semovente, i primi 6 esemplari erano già assemblati.

Progetto


Lo scafo del semovente M41M da 90/53 era lo stesso del carro armato M14/41 I Serie. Nella parte anteriore, il carro aveva il coperchio della trasmissione arrotondato in fusione. La piastra arrotondata aveva due ganci ai lati e un anello di traino al centro. C'erano anche due portelli di ispezione sopra i freni per migliorare il flusso d'aria attorno alla trasmissione, soprattutto per aiutare a raffreddare la frizione durante i lunghi viaggi. In combattimento, questi portelli dovevano essere chiusi. I due portelli potevano essere aperti o chiusi dall'interno del veicolo anche durante la guida mediante una leva posta sul lato destro del telaio, azionata dal comandante. Dietro il cambio si trovava l'abitacolo, con l'autista seduto a sinistra e il comandante a destra. Sopra le loro teste c'erano due portelli rettangolari per entrare e uscire dal veicolo. Ai lati c'erano due fari per la guida notturna. Il ponte motore, dietro i portelli per l'equipaggio, era lo stesso dell'M14/41 originale ma posizionato al centro del veicolo. Il telaio del semovente M41M da 90/53 fu allungato di circa 17 cm rispetto all'M14/41 e il cannone fu posizionato su un perno su una piccola piattaforma posteriore. Sul retro, sotto il piedistallo del cannone, c'erano due porte rettangolari dove venivano immagazzinati un totale di 8 colpi da 90 mm in due file di due colpi per porta.

Armatura


La corazzatura del telaio del semovente M41M da 90/53 era la stessa del carro armato M14/41 su cui era basato. I due veicoli corazzati avevano una corazza di 30 mm sulla piastra arrotondata della copertura della trasmissione. La piastra corazzata superiore che ricopriva la trasmissione aveva uno spessore di 25 mm ed era angolata di 80°. L'abitacolo aveva una piastra frontale spessa 30 mm e inclinata a 0°. I lati dello scafo e della parte posteriore erano 25 mm. Il tetto dell'abitacolo era composto da piastre corazzate da 15 mm. Il tetto del vano motore e i portelli di ispezione erano realizzati con piastre corazzate da 10 mm angolate di 74°. Gli sportelli di ispezione dei freni avevano uno spessore di 25 mm. Il pavimento del veicolo era costituito da piastre corazzate da 6 mm che non erano in grado di proteggere l'equipaggio e i vani motore dalle esplosioni di mine. L'armatura era imbullonata a un telaio interno, consentendo una rapida costruzione del veicolo e una più semplice sostituzione delle piastre dell'armatura danneggiate rispetto ai modelli con armatura saldata o fusa. Lo svantaggio di questo metodo di costruzione era che non era leggero come un veicolo saldato e generalmente rendeva l'armatura meno efficace di quanto avrebbe potuto essere.

Scudo del cannone


Lo scudo del cannone era posto posteriormente ed era spesso 30 mm anteriormente, angolato di 29°. Le placche centrali "guanciali" avevano uno spessore di 15 mm e un'angolazione di 18°, mentre i lati avevano uno spessore di 15 mm e un'angolazione di 0°. Il tetto dello scudo del cannone aveva uno spessore di 15 mm. Sul tetto dello scudo del cannone c'erano due fori rettangolari per gli iposcopi panoramici per l'artigliere e il caricatore. Sul telaio fu aggiunta una piastra di spessore 6 mm per proteggere la parte inferiore dello scudo del cannone. La piastra aveva due fori per le marmitte. Sul lato interno sinistro dello scudo del cannone era collocato l'apparato radio e le relative batterie. Tra la piastra corazzata e la culatta, posizionato al centro, c'era il posto del caricatore/radioperatore, mentre, sul lato destro, c'era il posto dell'artigliere. Davanti ai due membri dell'equipaggio c'erano le manovelle per la traslazione e l'elevazione del cannone. A causa del piccolo spazio disponibile, non c'era un motore elettrico per sollevare e spostare il pesante cannone, cosa che doveva essere fatta manualmente.

Motore e trasmissione


Il motore era lo stesso del carro armato M14/41, ovvero il FIAT-SPA 15T Mod. 1941, un motore diesel a 8 cilindri a V da 11.980 cm³ che erogava 145 CV a 1.900 giri/min. Il cambio a 5 marce aveva 4 marce avanti e una retromarcia. Inoltre, grazie al riduttore incorporato, erano disponibili altre 4 marce avanti e una retromarcia. Tuttavia, per passare dalle marce standard a quelle ridotte, il Semovente M41M da 90/53 doveva fermarsi completamente. Probabilmente il modello del cambio era un FIAT, forse prodotto dalla Società Piemontese Automobili, sua controllata. Era accoppiato con un radiatore olio FERCAT e filtri olio Modello 80. Il peso pronto al combattimento del Semovente M41M da 90/53 era di 15,7 tonnellate, circa 1,5 tonnellate in più rispetto a un carro armato M14/41 pronto al combattimento e circa 800 kg in meno rispetto alle stime originali dell'Ansaldo. La velocità massima suggerita per il veicolo, per evitare stress al motore e alle sospensioni, era di 25 km/h, anche se su strada il veicolo poteva raggiungere una velocità massima di 35 km/h.

Cingoli e sospensione


La sospensione del semovente M41M da 90/53 era del tipo a balestre semiellittiche. Questo tipo di sospensione era obsoleto e non consentiva al veicolo di raggiungere un'elevata velocità massima. Inoltre, era molto vulnerabile al fuoco nemico o alle mine. Su ciascun lato c'erano quattro carrelli con otto ruote stradali in gomma doppiate accoppiate su due sospensioni. A causa del telaio allungato, il carrello posteriore fu posizionato alcuni centimetri più indietro per sostenere meglio il peso del cannone. Le ruote dentate di trasmissione erano nella parte anteriore e le ruote tenditrici, con regolatori della tensione del cingolo modificati, erano nella parte posteriore. C'erano tre rulli di ritorno in gomma su ciascun lato. Il mezzo aveva cingoli larghi 26 cm e la ridotta superficie dei cingoli (circa 20.000 cm²) provocava una pressione al suolo di circa 1,30 kg/cm², aumentando il rischio che il veicolo impantanasse nel fango, nella neve o nella sabbia. Le due marmitte laterali erano dotate di tubi di scarico più lunghi a causa del vano motore centrale. I tubi di scarico furono posizionati in modo da evitare che i gas di scarico ostacolassero la visuale dell'artigliere e del caricatore.

Apparecchiature radiofoniche


L'apparato radio del Semovente M41M da 90/53 era un apparato ricetrasmittente radiofonico per carro armato o Apparato Ricevente RF1CA prodotto dalla Magneti Marelli. Si trattava di una stazione radiotelefonica e radiotelegrafica con una dimensione di 35 x 20 x 24,6 cm e un peso di circa 18 kg. Aveva 10 watt di potenza sia nelle comunicazioni vocali che in quelle telegrafiche. La gamma di frequenza operativa era compresa tra 27 e 33,4 MHz ed era alimentato da un dinamotore AL-1 da 9-10 Watt, montato sul lato destro dello scafo. Aveva una portata di 8 km in modalità vocale e 12 km in modalità telegrafica. Queste capacità venivano ridotte quando i veicoli erano in movimento. La radio aveva due portate, Vicino, con una portata massima di 5 km, e Lontano, con una portata massima teorica di 12 km. In realtà anche con la gamma Lontano, in modalità vocale, aveva un'autonomia di 8 km. L'antenna radio, montata sul lato sinistro, non aveva lo stesso sistema di abbassamento degli altri semoventi a causa dello spazio limitato. L’antenna del Semovente M41M aveva invece un supporto abbassabile a 360°. Un gancio sul lato destro gli permetteva di appoggiarsi durante i lunghi viaggi, per evitare che colpisse i cavi elettrici o interferisse con la guida in spazi ristretti.

Armamento


Il cannone da 90/53 Mod. 1939 era un cannone antiaereo da 90 mm sviluppato dal cannone Ansaldo-OTO da 90/50 Mod. 1939, sviluppato per il ruolo antiaereo sulle navi da guerra della Regia Marina. Come il cannone FlaK tedesco da 8,8 cm, anche il cannone italiano venne utilizzato come cannone anticarro nelle prime fasi della guerra, rivelandosi altrettanto adeguato in quel ruolo. Circa 500 cannoni furono utilizzati in Nord Africa e nell'Italia continentale, talvolta anche come pezzi di artiglieria da campo in ruoli di fuoco indiretto. Lo sviluppo di questo cannone iniziò nel 1938, quando il Regio Esercito richiese un cannone antiaereo in grado di colpire i bombardieri nemici che volavano ad altitudini superiori a 10.000 m. In quel periodo l'Ansaldo stava sviluppando il cannone Ansaldo-OTO da 90/50 e decise di realizzare una versione da terra del stessa pistola per accelerare lo sviluppo. I primi 4 cannoni erano pronti il ​​30 gennaio 1940. Nell'aprile dello stesso anno furono provati presso il poligono di tiro di Nettuno, dove risultarono sostanzialmente identici al cannone 90/50 provato alcuni mesi prima. L'arma venne subito messa in produzione dall'Ansaldo. Il cannone pesava 8.950 kg per la versione trainata Mod. 1939 (6.240 kg per il solo cannone, escluso l'attacco da campo). Aveva un'elevazione da -2° a +85° e una traversata di 360°. La cadenza di fuoco era di 19 colpi al minuto, mentre la gittata massima era di 17.400 m contro bersagli terrestri e di 11.300 m contro bersagli volanti. Sul semovente M41M da 90/53 l'elevazione era da -5° a +19° mentre la traslazione era di 45° su entrambi i lati. Sullo scafo è stato posizionato un dispositivo di blocco da viaggio per il cannone su cui veniva fissata la canna durante i lunghi viaggi.

Munizioni


Il Cannone da 90/53 Modello 1939 sparava diversi tipi di colpi da 90 x 679 mm, gli stessi della versione navale. Aveva caratteristiche paragonabili al cannone antiaereo tedesco FlaK da 8,8 cm, sia nel ruolo antiaereo che anticarro. Sfortunatamente per il Regio Esercito, i proiettili anticarro per il cannone da 90 mm venivano raramente consegnati alle unità equipaggiate con cannoni da 90 mm e le loro capacità anticarro erano davvero limitate.

 

Munizioni per il Cannone da 90/53 Mod. 1939

Nome

Tipo

Massa (kg)

 Quantità di TNT (g)

Velocità della volata (m/s)

Spoletta

Penetrazione a 90°

100 metri 500 m 1000 m

Cartoccio

Granata Esplosiva*

10.1

1.000

850 

Mod. 1936

// // //

Cartoccio

Granata Esplosiva*

10.1

1.000

850 

Mod. 1936 R

// // //

Cartoccio

Granata Esplosiva*

10.1

1.000

850 

Mod. 1941

// // //

Cartoccio

Granata Esplosiva*

10.1

1.000

850 

IO40

// // //

Cartoccio

Granata Esplosiva*

10.1

1.000

850 

R40

// // //

Cartoccio

Granata Perforante*

12.1

520

758

Mod. 1909

130 121 110

Cartoccio

Granata Perforante*

 

 

 

 

156 146 123

Granata

Effetto Pronto Calore

 

 

 

Mod. 1941

~110 ~110 ~110

Granata

Effetto Pronto Speciale Calore

 

 

 

IPEM

~110 ~110 ~110

 

A bordo del Semovente M41M da 90/53, la dotazione delle munizioni era di solo 8 colpi che erano conservati in due piccoli scomparti rettangolari sotto il perno dell'arma. Altri 26 colpi erano immagazzinati sui carri armati L6/40 trasporto munizioni e altri 40 nei rimorchi portamunizioni delle Officine Viberti, per una riserva totale per ogni semovente di 74 colpi.

Equipaggio


L'equipaggio a bordo del veicolo era composto da 2 persone: l'autista a sinistra e il comandante del veicolo a destra. Quando il veicolo era in posizione di batteria, i due membri dell'equipaggio lasciavano le loro postazioni per mezzo di un portello sopra le loro teste. Altri 2 membri dell'equipaggio erano trasportati a bordo di un piccolo carro armato L6 trasporto munizioni. Si trattava di una variante specializzata del carro L6/40 armato con una sola mitragliatrice media Breda Mod. 1938 per la difesa aerea, un equipaggio di due persone e un totale di 26 colpi a bordo e altri 40 in un rimorchio blindato per un semovente M41M da 90/53. Quando il semovente M41M era in posizione di tiro, i membri dell'equipaggio dell'L6 lasciavano il veicolo e operarono come artigliere e caricatore del Semovente M41M. Per accelerare le operazioni di ricarica, è probabile che intervengano altri soldati trasportati su altri veicoli.

Produzione e Consegne


I primi 6 Semoventi M41M da 90/53 furono pronti il ​​6 aprile 1942, insieme a 10 carri armati Comando M41 e 7 carri armati L6 trasporto munizioni. Gli M41M e gli L6 furono assemblati e consegnati alle unità nei mesi successivi. L'amministratore delegato dell'Ansaldo-Fossati Rocca, nella sua lettera al generale Cavallero, ricordò che la conversione dei carri armati L6/40 arrivati ​​da Torino e la produzione dei semoventi era una priorità per l'azienda. Rocca inoltre precisò che la consegna dei restanti 30 semoventi M41M da 90/53, 30 carri armati L6 trasporto munizioni e 15 carri armati comando M41 potevano essere disponibili entro la fine del mese senza interruzioni, né festive né notturne. Del contratto di produzione facevano parte anche le Officine Viberti di Torino. L'azienda torinese produsse i rimorchi portamunizioni per la carri armati L6 trasporto munizioni, nei quali erano trasportati 40 colpi. La Viberti consegnò tutti i 30 rimorchi tra il 10 e il 30 aprile 1942. Il 23 aprile 1942 Rocca scrisse al generale Piero Ago, capo del Comitato Superiore Tecnico Armi e Munizioni. Nella sua nuova lettera Rocca racconta che nel pomeriggio del 22 aprile era arrivato l'ordine di consegna di 12 semoventi M41M da 90/53 e 12 carri armati L6 trasporto munizioni. Con ciò l'Ansaldo-Fossati aveva consegnato un totale di 24 semoventi M41M da 90/53 e 19 carri armati L6 trasporto munizioni. Rocca inoltre ricordò al generale che lo stabilimento Ansaldo di Sestri Ponente aveva nei propri depositi 6 carri comando M41 pronti per la consegna. Il 25 aprile 1942, in un documento destinato al Comando Supremo italiano, Rocca dichiarava che nel suo stabilimento era terminata la produzione degli ultimi 6 semoventi M41M da 90/53, ma che a causa dei ritardi della Magneti Marelli i veicoli non potevano essere dotati di apparecchi radio ancora per qualche giorno e che sarebbero stati pronti per la consegna il 28 aprile. Il 26 aprile erano pronti per la consegna gli ultimi 11 carri L6 trasporto munizioni e 9 carri comando M41. Per quello che riguardava i rimorchi prodotti dalle Officine Viberti, Rocca spiegò al Comando Supremo che l'Ansaldo aveva ricevuto solo uno dei 30 rimorchi previsti, ma che Viberti aveva affermato che sarebbero stati consegnati tutti entro la fine del mese.


Cronologia del servizio


I 30 semoventi M41M da 90/53, 30 carri L6 trasporto munizioni e 15 carri comando M41 furono assegnati a 3 Gruppi da 90/53. L'organico dei gruppi venne organizzato il 27 gennaio 1942 con circolare n. 0034100 dello Stato Maggiore del Regio Esercito nella quale si specificava che ogni gruppo era organizzato in due batterie e un reparto munizioni e viveri.

 

Gruppo da 90/53 equipaggiamento

 

Comando di gruppo

Batterie

Unità di munizioni e rifornimenti

Totale

Ufficiali

6

8

4

18

Sottufficiali

4

14

6

24

Artiglieri e caricatori

49

104

82

235

Conducenti di veicoli

12

24

32

68

Conducenti di veicoli blindati

2

18

3

23

Auto del personale

1

2

1

4

Carri Armati Comando Semoventi M41

//

12

//

12

FIAT-SPA AS37 o SPA CL39

5

6

1

12

Camion pesanti

//

//

19

19

Autocarri leggeri

//

6

3

9

Carri Armati L6/40 Trasporto Munizioni

//

8

//

8

Semovente M41M da 90/53

//

8

//

8

Officine mobili

//

//

1

1

Motociclette monoposto

2

4

1

7

Motociclette a due posti

3

4

//

7

Tricicli a motore

1

2

1

4

Rimorchi per munizioni

//

8

//

8

Rimorchi da 15 tonnellate

//

//

12

12

Mitragliatrici

//

//

3

3

Stazioni radio

8

16

7

31


Ogni gruppo era composto da 8 ufficiali, 24 sottufficiali, 235 artiglieri, 68 camionisti e 23 conducenti di veicoli blindati. Il parco automezzi era composto da 4 autovetture, 4 Carri Armati Comando M41 , 12 FIAT-SPA AS37 o SPA CL39 , 19 autocarri pesanti, 9 autocarri leggeri, 10 semoventi M41M da 90/53 , 1 officina mobile, 14 moto, 4 moto tricicli, 10 rimorchi portamunizioni Viberti, 12 semirimorchi cisterna per trasporto cisterne, 3 mitragliatrici e 38 radio. Ogni Gruppo da 90/53 aveva 2 batterie, ciascuna composta da 5 semoventi M41M da 90/53, 5 carri L6 trasporto munizioni e 1 carro comando M41 .

Il 27 aprile 1942 furono creati i tre Gruppi da 90/53. Questi erano inseriti nel 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente

 

Nome

Forniti da

Posizione

Comandante

Numero di veicoli

CLXI Gruppo da 90/53

Deposito del 1° Reggimento d'Artiglieria di Corpo d'Armata

Casale Monferrato

Maggiore Carlo Bosco

10 Semoventi M41M da 90/53
5 Carri Armati Comando Semoventi M41

CLXII Gruppo da 90/53

Deposito del 2° Reggimento d'Artiglieria di Corpo d'Armata

Acqui

Tenente colonnello Costantino Rossi

10 Semoventi M41M da 90/53
5 Carri Armati Comando Semoventi M41

CLXIII Gruppo da 90/53

Deposito del 15° Reggimento d'Artiglieria di Corpo d'Armata

Pietra Ligure

Maggiore Vittorio Cingolani

10 Semoventi M41M da 90/53
5 Carri Armati Comando Semoventi M41


I tre Gruppi furono inizialmente assegnati alla 8a Armata, ovvero l'ARMIR, e furono confluiti nel 10° Raggruppamento, successivamente ribattezzato 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente. Il Raggruppamento fu inviato a Nettuno per l'addestramento, che poté iniziare solo il 16 agosto 1942, a causa di problemi logistici. Questo ritardo fu dovuto anche al ritardo del Regio Esercito nel creare le regole di impiego per questa unità. Solo il 20 luglio 1942 l' Ispettorato dell'Arma di Artiglieria pubblicò la circolare n. 16500/S in cui spiegava la composizione di ciascun gruppo e sottolineava le regole di schieramento. Il semovente M41M da 90/53 avrebbe dovuto essere impiegato per fermare gli assalti nemici e per contrastare l'artiglieria nemica con il fuoco di controbatteria. Nei primi mesi di attività gli equipaggi, supportati dalle officine del reparto e da quelle del centro di addestramento Nettuno, provarono a modificare i mezzi, rinforzando la canna del cannone e riparando i mezzi che avevano problemi al motore o alle sospensioni. Infatti gli autisti erano addestrati alla guida dei carri armati M o dei semoventi M41 da 75/18, poiché avevano caratteristiche e pesi simili al semovente M41M da 90/53 , e gli equipaggi dovevano imparare a guidare guidare un veicolo che pesava 1,5 tonnellate in più rispetto a un M14/41 standard. I piani iniziali del Regio Esercito prevedevano l'invio in Unione Sovietica dei semoventi M41M da 90/53 per contrastare i carri armati sovietici pesantemente corazzati T-34 e KV-1 ma ciò non avvenne. Il Supecomando Africa Settentrionale Italiana chiese che questi veicoli fossero messi in servizio nella campagna del Nord Africa il 26 giugno 1942. Il generale Cavallero rifiutò questa proposta, insistendo sulla sua idea di inviare l'unità in l'Unione Sovietica. Il 16 ottobre 1942 il 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente ricevette l'ordine di schieramento, ma non in Unione Sovietica, fu invece inviato in Sicilia, quando l'Alto Comando del Regio Esercito iniziò i preparativi per difendere la Sicilia da una potenziale invasione alleata in seguito alla vittoria nella Seconda Battaglia di El Alamein. Il 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente fu assegnato al Comando Supremo Forze Armate Sicilia della 6a Armata di stanza nell'isola. Il CLXI Gruppo da 90/53 e il CLXII Gruppo da 90/53, insieme alla 63a Officina Mobile Pesante lasciarono immediatamente Nettuno, mentre il CLXIII Gruppo da 90/53 partì poco dopo. Un totale di 6 Semoventi M41M da 90/53 (2 per ogni gruppo) furono lasciati a Nettuno, probabilmente per addestrare altri membri dell'equipaggio. Il CLXI Gruppo da 90/53 e il CLXII Gruppo da 90/53 probabilmente aspettavano da qualche parte nel sud Italia l'arrivo del CLXIII Gruppo da 90/53. Tutti gli elementi del 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente raggiunsero la Sicilia il 15, 17 o 18 dicembre (le fonti variano sulla data esatta). Il 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente fu subito posto al comando del colonnello Ugo Bedogni, ponendo il quartier generale a Canicattì. Il CLXI Gruppo da 90/53 rimase per un periodo a Canicattì per poi trasferirsi a San Michele di Ganzaria. Il CLXII Gruppo da 90/53 fu inviato a Borgesati e il CLXIII Gruppo da 90/53 a Paternò. Il Raggruppamento avrebbe dovuto essere utilizzato come riserva militare in caso di sbarco alleato sulle coste siciliane.
 

10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente in Sicilia

Nome

Luogo di distribuzione

Comandante

Numero di veicoli

10° Raggruppamento Quarto Alto

Canicattì

Colonnello Ugo Bedogni

//

CLXI Gruppo da 90/53

Canicattì, poi San Michele di Ganzaria

Maggiore Carlo Bosco

8 Semoventi M41M da 90/53
4 Carri Armati Comando Semoventi M41

CLXII Gruppo da 90/53

Borgesati

Tenente colonnello Costantino Rossi

8 Semoventi M41M da 90/53
4 Carri Armati Comando Semoventi M41

CLXIII Gruppo da 90/53

Paternò

Maggiore Vittorio Cingolani

8 Semoventi M41M da 90/53
4 Carri Armati Comando Semoventi M41

//

Nettuno

//

6 Semoventi M41M da 90/53 


Tra la fine di dicembre 1942 e l'inizio di luglio 1943 i Gruppi da 90/53 si prepararono ai nuovi ruoli. Durante la visita di Vittorio Emanuele III in Sicilia tra il 28 dicembre 1942 e il 7 gennaio 1943, il Re passò in rassegna il 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente e durante la cerimonia furono scattate alcune fotografie. Grazie a queste immagini, i servizi segreti americani hanno avuto la possibilità di analizzare meglio il veicolo. I servizi segreti americani ipotizzarono che il cannone fosse montato su un telaio del Carro Armato M13/40, ma con un motore più potente e una traslazione totale di 40°. Ritenevano inoltre che l'equipaggio fosse composto da 6 persone e che le munizioni trasportate a bordo fossero molto limitate. Durante l'invasione alleata della Sicilia, iniziata il 10 luglio 1943, il 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente fu assegnato a supporto della 207a Divisione Costiera comandata dal generale Ottorino Schreiber (il 12 luglio 1943 , il comando passò al generale di brigata Augusto de Laurentiis). Il 10 luglio 1943 il CLXI Gruppo da 90/53 , con tutti i suoi 8 Semoventi M41M da 90/53 , fu inviato a difendere la stazione di Favarotta, lasciando la sua posizione a San Michele di Ganzaria. Il generale Ottorino Schreiber chiese per 3 volte di schierare il 10° Raggruppamento Artiglieria Controcarro da 90/53 Semovente in aiuto delle sue forze. Lo scarso coordinamento tra le forze italiane e un ritardo nelle comunicazioni radio permisero alle forze statunitensi di occupare la stazione. Di conseguenza, il gruppo fu inviato a difendere Campobello di Licata insieme al 177° Reggimento Bersaglieri e alla 1a Compagnia Motomitraglieri. Il giorno successivo il CLXI Gruppo da 90/53 si scontrò con il 3° Battaglione Rangers e la 2° Divisione di Fanteria statunitense. Il reparto perse tre Semoventi e dovette ritirarsi con i bersaglieri nella zona di San Silvestro. Nel frattempo, il CLXII Gruppo da 90/53 , che si era già trasferito a Gibellina, e il CLXIII Gruppo da 90/53 appoggiarono il CLXI Gruppo da 90/53 in un contrattacco. Il contrattacco fallì, ma gli italiani riuscirono a fermare le forze statunitensi, perdendo 3 Semoventi M41M da 90/53 del CLXI Gruppo da 90/53, ma mettendo fuori combattimento o distruggendo 9 carri medi M4 Sherman. Il 13 luglio 1943 il CLXII Gruppo da 90/53 ed il CLXIII Gruppo da 90/53 furono inviati in combattimento nella zona di Portella Recattivo con tutto il loro personale. Lo scontro fu un completo disastro, con 14 dei 16 Semoventi M41M da 90/53 persi a causa del fuoco nemico o di guasti meccanici. Altri Semoventi M41M da 90/53 furono distrutti il ​​16 luglio 1943 da un attacco americano e i rimanenti veicoli furono collocati nel Raggruppamento Tattico Schreiber e furono distrutti insieme all'unità. Il Raggruppamento Tattico Schreiber era formato dal Gruppo Mobile A, Gruppo Mobile B e Gruppo Mobile C e dai restanti 4 Semoventi M41M da 90/53. I gruppi mobili erano costituiti dalla CII Compagnia Carri R35 con carri armati francesi Renault R35 (16 carri armati per compagnia), una compagnia di fanteria meccanizzata, la 1a Compagnia Motomitragliatrici, il CXXXIII Battaglione Semoventi Controcarro composto da 21 Semoventi L40 da 47/32, una batteria di artiglieria motorizzata, e la 2a Sezione della 78a Batteria da 20/65 della 26ª Divisione di Fanteria "Assietta". Nel libro "Carro M - Carri Medi M11/39, M13/40, M14/41, M15/42, Semoventi ed Altri Derivati", Andrea Tallillo e Daniele Guglielmi sostengono che il 19 luglio 1942 una batteria del CLXII Gruppo da 90/53 (probabilmente con alcuni dei 14 veicoli messi fuori combattimento dagli Stati Uniti alcuni giorni prima e che furono riparati) fu assegnato alla 28a Divisione di Fanteria "Aosta" dopo aver raggiunto Nicosia. Il 23 luglio i 4 Semoventi della batteria furono assegnati alla 15. Panzer Division tedesca. I 4 mezzi parteciparono alla difesa di Troina dal 1 al 6 agosto. I tedeschi inizialmente fermarono un attacco del 39° reggimento di fanteria della 9a divisione di fanteria e della 1a divisione di fanteria. Dopo aspri combattimenti che costarono la vita a 116 civili e la totale distruzione della città, nella notte tra il 5 e il 6 agosto 1943, le forze tedesche e italiane si ritirarono dopo aver sferrato 25 contrattacchi in 5 giorni. I restanti 3 semoventi M41M da 90/53 spararono gli ultimi colpi nei pressi di Cesarò. Solo 2 di loro raggiunsero Messina il 18 agosto, dove furono abbandonati e non trasportati in Calabria, presumibilmente per mancanza di tempo. Successivamente non ci furono più utilizzi del Semovente M41M da 90/53 nel servizio italiano.

Camuffamento


I Semoventi M41M da 90/53 furono verniciati presso lo stabilimento Ansaldo-Fossati di Sestri Ponente con la mimetica verde-grigia utilizzata all'inizio della guerra per verniciare il primo lotto di carri armati M13/40. Sul tetto dello scudo del cannone era dipinto un tondo bianco per il riconoscimento aereo da 63 cm, comune a tutti i carri armati italiani. Dopo il loro dispiegamento in Sicilia all'inizio di gennaio 1943, i veicoli ricevettero un nuovo schema mimetico che copriva parzialmente la mimetica verde-grigio. Alcuni camuffamenti color sabbia kaki sahariano furono dipinti a strisce sui veicoli. Il CLXI Gruppo da 90/53 adottò come stemma un quadrifoglio. Il CLXIII Gruppo da 90/53 adottò la sagoma bianca di un semovente M41M da 90/53. In entrambi i gruppi gli stemmi erano dipinti sui lati dello scudo. Non risulta alcuno stemma sui veicoli del CLXII Gruppo da 90/53. I 6 veicoli rimasti a Nettuno ricevettero un piccolo stemma, anche se il suo significato non è del tutto chiaro.

Considerazioni


Molti considerano il Semovente M41M da 90/53 un cannone semovente mal progettato che, a parte il potente cannone principale, non aveva nulla di eccezionale. L'aumento di peso ridusse drasticamente l'efficienza del motore e degli ingranaggi, costringendo gli equipaggi ad aumentare la quantità di manutenzione eseguita sui veicoli. Un altro dettaglio importante che a volte non viene considerato è l’inesperienza dei membri che formavano l’equipaggio. Questi provenivano da reggimenti di artiglieria e avevano un addestramento di base sull'equipaggio dell'artiglieria e sulla guida e riparazione di camion. Ricevettero solo un addestramento limitato sui carri armati presso la scuola di addestramento di Nettuno prima di essere trasferiti in Sicilia. Se i veicoli fossero stati inviati in Unione Sovietica, come originariamente previsto, i risultati non sarebbero stati poi così diversi da quelli della campagna di Sicilia, dove la maggior parte dei semoventi M41M da 90/53 furono abbandonati a causa di guasti meccanici. Se i mezzi fossero stati inviati in Nord Africa, come aveva richiesto il Supecomando Africa Settentrionale Italiana, forse avrebbero avuto maggiori possibilità di rendersi utili, grazie alla maggiore esperienza degli equipaggi e dei meccanici in quel teatro.

Conclusione


Il semovente M41M da 90/53 era un cacciacarri medio prodotto per contrastare i carri armati sovietici ben corazzati, contro i quali non combatté mai. Il suo peso costringeva gli equipaggi a operare a velocità molto basse per evitare guasti meccanici causati dallo stress del motore o delle sospensioni. Il suo cannone principale era abbastanza potente da permettere al veicolo di affrontare tutti i veicoli corazzati alleati del 1943. Tuttavia, poiché furono prodotti solo 30 veicoli, non furono mai impiegati efficacemente a causa della situazione disperata e disorganizzazione del Regio Esercito in Sicilia. Molti di questi furono abbandonati a causa di guasti meccanici mentre cercavano di raggiungere le posizioni di combattimento o durante le disperate ritirate dopo falliti contrattacchi.
 

Specifiche tecniche semovente da 90/53 su scafo M 41

Dimensioni

5,08x2,15x2,30 mt

Peso totale, pronto per la battaglia

15,7 tonnellate

Equipaggio

4 (capo pezzo tiratore, 1 servente, 1 marconista, 1 pilota), altro personale su altro veicolo

Propulsione

FIAT-SPA 15T Modello 1941 8 cilindri da 145 cv

Cambio

 4 marce avanti, 1 indietro

Velocità

25 km/h su strada; 10 km/h fuori strada

Pendenza massima

80%

Scalino

0,8 m

Trincea superabile

2,00 mt

Guado

1 mt

Autonomia

150 km su strada, 8 ore fuori strada

Serbatoio

145 lt di cui 35 di riserva

Elevazione

da -5° a +19°

Brandeggio

45° su entrambi i lati

Armamento primario

Cannone da 90/53 Modello 1939

Munizioni

72 colpi per cannone

Corazzatura

frontale 30 mm, laterale 25 mm, posteriore 25 mm, cielo 15 mm, fondo 6 mm

Apparato radio

RF1CA

Apparecchi visivi

2 cannocchiali panoramici per alzo

Produzione totale

30 esemplari

 

Fonte

tanks-encyclopedia.com articolo di Arturo Giusti

S.M.R.E. - "Nozioni di armi, tiro e materiali vari", Edizioni Le "Forze Armate", Roma, 1942.

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