Storia dei Reparti
Servizio sanitario
Nel 1936 venne emanato il R.D.L. n. 484 del
1 febbraio 1936-XIV (pubblicato nel Giornale militare 1936 -
circolare n. 316) in cui era contemplato un provvedimento di
capitale importanza nella vita del Corpo Militare della C.R.I.:
venivano, cioè, finalmente dettate le norme per disciplinare lo
stato giuridico, il reclutamento, l'avanzamento, il trattamento
economico ed amministrativo del personale militare della nostra
Associazione. Il valore e l'importanza di questo provvedimento
sono veramente grandi in quanto rispecchiando e contemplando
tutti gli aspetti della struttura militare della C.R.I.,
inquadra in un ben preciso complesso di norme, tutto il
personale militare e costituisce quindi una solida base di
partenza per lo sviluppo dei rapporti tra la C.R.I. ed i
cittadini che hanno ed avranno l'onore di essere iscritti nei
ruoli del suo Corpo Militare. Il personale militare C.R.I. ebbe
così quella completa e soddisfacente disciplina del suo stato
giuridico che, pur costituendo una delle sue maggiori
aspirazioni, non era stata mai raggiunta nei settantadue anni di
vita del Corpo. Veniva, infatti, essenzialmente sancito che il
personale militare C.R.I. «costituiva un Corpo speciale
volontario ausiliario delle Forze Armate dello Stato» e veniva
ancora una volta decisamente ribadito il concetto che, se
chiamato in servizio, il personale era da considerarsi militare
ad ogni effetto di legge.
Così, sull'uniforme militare, si venivano a sostituire, in
maniera definitiva, le speciali stellette portanti la croce
rossa al centro, con quelle regolamentari a cinque punte
previste dal R.D. 14 luglio 1907 n. 556 «come segno della
soggezione alla giurisdizione militare, a mente dell'articolo n.
523 del Codice Penale Militare e n. 362 del Codice Penale
Militare Marittimo».
Una piena parificazione, quindi, nei diritti e nei doveri con
gli appartenenti alle Forze Armate dello Stato.
Veniva modificata anche la gerarchia dei gradi che, con
l'abolizione delle qualifiche già in uso, si uguagliava in tutto
a quella prevista per il R. Esercito. Inoltre venivano istituiti
i gradi di maresciallo ordinario e maresciallo capo non previsti
dal precedente ordinamento.
I gradi venivano concessi agli ufficiali con atto reale e non,
come in precedenza, con determinazione del Presidente della
Croce Rossa Italiana, tennero pertanto successivamente
riesaminate e posizioni di tutti gli ufficiali, che nella quasi
totalità, furono confermati nel loro grado e nel loro ruolo con
uno specifico decreto reale regolarmente registrato alla Corte
dei Conti. Con questa conferma gli ufficiali della C.R.I.
vennero ad avere uno stato giuridico ben preciso grazie al
quale, a tutti gli effetti, furono considerati militari in
posizione di congedo attribuendo loro ulti i doveri ed i diritti
dei pari grado delle Forze Armate dello Stato. Veniva poi
abolito il ruolo degli affidali automobilisti che con il loro
grado e la lo-!o anzianità, transitarono nel ruolo dei
commissari.
Inoltre il R.D. 484 contemplava che, per i servizi nelle
colonie, poteva essere arruolato uno speciale personale di
assistenza (ciò sulla base di quanto disposto dall'ordinamento
militare per il R.C.T.C. (Regio Corpo Truppe Coloniali) tra gli
indigeni in possesso dei requisiti richiesti e non aventi
impegni militari con il R.C.T.C.medesimo. Detto personale, per
quanto concerne la gerarchia e le altre condizioni particolari
di servizio, doveva osservare, in linea di massima ed in quanto
applicabili, tutte le norme del regolamento per le truppe
indigene in essere nelle Colonie.
Nel 1936, in occasione della festa dello Statuto, reparti
militari C.R.I., con al bavero le stellette del R. Esercito,
presero parte alla rivista militare che, come ogni anno, veniva
tenuta alla presenza del re Vittorio Emanuele III. La colonna
militare della C.R.I., con il Labaro in testa, era composta da
venti autoambulanze, di cui otto grandi da guerra, da una
ambulanza radiologica e da tre autocarri dei quali due erano
adibiti al trasporto del personale addetto ai servizi di
bonifica del terreno, munito di scafandri antipritici e di
maschere antigas.
Il 5 giugno del 1937, in occasione della festa del Corpo, una
compagnia di militari C.R.I., prestò in Roma il giuramento di
fedeltà, giusto quanto previsto dalle nuove disposizioni, nelle
mani del Presidente del IX Centro di mobilitazione.
Sempre nello stesso periodo:
Reparti Militari C.R.I. parteciparono con il Labaro e con un reparto motorizzato alla grande parata militare svoltasi in occasione della visita a Roma dell'ammiraglio Horty, Reggente d'Ungheria.
Il generale Pariani, Sottosegretario alla Guerra, favorevolmente impressionato dalla presentazione impeccabile del reparto del Corpo, fece pervenire il suo più alto elogio.
Le grandi manovre estive del 1937, tenutesi in Sicilia, furono di notevole importanza anche in considerazione del fatto che, contemporaneamente e nella stessa zona, si svolsero quelle aeronavali. La C.R.I. fu presente con i suoi ospedali attendati che furono al seguito delle Unità operative.
Con l'occasione si provvide alla costituzione di nuclei militari mobili di soccorso destinati ad operare nelle località in cui si verificavano ammassamenti di truppe, specialmente in quelle in cui i servizi sanitari erano carenti od addirittura mancanti.
Seconda Guerra mondiale
Il 7 giugno 1940 giunse alla Presidenza della C.R.l. l'ordine per l'approntamento delle Unità e per l'allertamento dei servizi del tempo di guerra. L'ordine di mobilitazione fu invece diramato la sera del 10 giugno.
Furono subito impartite ai Centri di mobilitazione le necessarie disposizioni: nella mattinata del giorno 11 giugno tutta la struttura operativa della C.R.l. era pronta e funzionante nella prescritta formazione di guerra.
Vennero subito considerati mobilitati:
il Comitato centrale al quale, a termini di Statuto, competeva il comando e l'organizzazione di tutti i servizi della C.R.l. Il colonnello medico Giovanni Zurria assunse l'incarico di curare tutta la struttura tecnico-sanitaria facente capo al Comitato centrale;
la Delegazione C.R.l. presso le Forze Armate in zona operante, a capo della quale venne posto il col. medico prof. Giunio Salvi, senatore del regno. Agli ordini del col. Salvi vennero posti i treni ospedale, i posti di soccorso ferroviario e tutte le Unità militari eventualmente richieste per essere destinate al seguito delle FF.AA. operanti;
i sedici Centri di mobilitazione (Alessandria - Ancona - Bari - Bologna - Cagliari - Firenze - Genova - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino - Trieste - Udine - Venezia - Verona);
i dieci Ispettorati amministrativi (Bari - Bologna - Firenze - Genova - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino - Venezia);
i cinque Magazzini di rifornimento (Milano - Napoli - Palermo - Roma - Verona);
i sedici Autoparchi (Alessandria - Ancona - Bari - Bologna - Cagliari - Firenze - Genova - Messina - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino - Trieste - Venezia - Verona);
i sei Nuclei automobilistici (Arezzo - Catania - Grosseto - Livorno - Pisa - Reggio Calabria);
i cinquantasei Posti di soccorso ferroviario e portuale.
Contemporaneamente venne mobilitata tutta
la struttura per la protezione sanitaria antiaerea ed antigas
del territorio nazionale che, come abbiamo già visto, era stata,
giuste le disposizioni di Legge, affidata alla C.R.l.
Tale struttura, (che dal 5 marzo 1941 così come da circolare del
Ministero della Guerra U.PA. G. 600 passerà dalla dipendenza del
Ministero stesso a quella del Ministero degli Interni) si
articolava in:
n. 61 Direzioni centrali di P.S.A.A. n. 300 Squadre di pronto
soccorso n. 155 Squadre di bonìfica di zone infette n. 26
Squadre di riserva n. 133 Stabilimenti di prima cura e
smistamento n. 84 Stabilimenti di cura specializzata n. 132
Stabilimenti di bonifica umana.
In previsione poi di richieste da parte dell'autorità militare,
vennero allertate, pronte ad entrare immediatamente in azione,
altre Unità militari sanitarie e precisamente:
n. 22 Treni ospedale
n. 24 Posti di soccorso ferroviario
n. 12 Ospedali territoriali
n. 11 Ospedali attendati da cento letti
n. 35 Ospedali attendati da cinquanta letti
n. 75 Ambulanze attendate
n. 9 Ambulanze lagunari.
Un gruppo chirurgico mobile venne infine mobilitato per far
fronte alle necessità sanitarie della Sicilia.
In Sardegna vennero inviati due ospedali attendati. In Corsica
vennero istituiti, e subito impiegati, quattro poliambulatori.
Con ordinanza presidenziale n. 404 del 10-6-1940 - XVIII
nell'ambito del Comitato centrale C.R.I. venne resa operante la
struttura dell'Ufficio militare con il compito, per tutta la
durata della guerra e sino a nuove disposizioni, di
sovraintendere al servizio del personale militare (stato
giuridico avanzamento, disciplina, istruzione, movimento di
quadri, organici, matricola, etc.). La direzione dell'Ufficio fu
affidata al colonnello commissario dr. Trifogli cav. di gran
croce Guglielmo, consigliere di Stato.
Nel 1940, con sua lettera prot. 1686/S del 23 dicembre avente
per oggetto «Mobilitazione e costituzione Unità C.R.I.», il
Ministero della Guerra rivedeva la posizione delle varie Unità
militari C.R.I. differenziandone la qualifica del personale.
Diceva infatti la lettera: «Sono da considerarsi mobilitati dal
10 giugno 1940 i soli elementi per i quali l'ordine di
mobilitazione è stato dato dallo S.M.R.E. (Stato Maggiore del
Regio Esercito) e dallo Stato Maggiore per la difesa del
territorio nazionale e cioè:
n. 61 Direzioni centrali di P.S.S.A. n. 300 Squadre di pronto
soccorso n. 155 Squadre di bonifica di zone infette n. 26
Squadre di riserva n. 133 Stabilimenti di prima cura e
smistamento n. 84 Stabilimenti di cura specializzata n. 132
Stabilimenti di bonifica umana n. 56 Posti di soccorso
ferroviario e portuale.
Il personale degli Enti sottoelencati è considerato richiamato
dall'1-6-1940-XVIII:
Ufficio Militare C.R.I. comprendente: Addetti al gabinetto della presidenza - Direzione tecnica dei servizi sanitari mobilitati (ufficio centrale -ufficio materiale sanitario) - Personale (ufficio personale - ufficio mobilitazione - matricola) - Servizio contabilità e revisione guerra (ufficio assegni - contabilità - ufficio revisione);
Comitati centri di mobilitazione di: Alessandria - Ancona - Bari - Bologna - Cagliari - Firenze - Genova - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino - Trieste - Udine - Venezia - Verona;
Ispettorati Amministrativi di: Bari - Bologna - Firenze - Genova - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino - Venezia;
Depositi personale di: Palermo - Roma - Verona;
Magazzini rifornimento di: Milano - Napoli - Palermo - Roma - Verona;
Autoparchi di: Bologna - Genova - Messina - Milano - Napoli - Palermo - Roma - Torino».
Successivamente il Ministero della Guerra,
con sua circolare n. 010129/S del 24 novembre 1941-XX ebbe a
stabilire che tutte le Unità e servizi della Croce Rossa
Italiana dovevano considerarsi mobilitati a tutti gli effetti.
Veniva così a cessare la distinzione, sino al momento in essere,
tra gli Enti e le Unità mobilitati e richiamati. Ciò con piena
soddisfazione di tutto il personale.
Per il funzionamento di tutto questo notevolissimo complesso
sanitario il Corpo militare C.R.I. si avvalse di milleduecento
ufficiali dei vari ruoli e undicimilatrecento tra sottufficiali
e truppa che, e lo possiamo ben dire con orgoglio a posteriori,
svolsero il loro compito con disciplina, sprezzo del pericolo,
alto senso del dovere e soprattutto con notevole spirito di
attaccamento al Corpo affrontando con fermezza d'animo e salde
virtù militari i disagi ed i rischi di una dura guerra.
All'inizio delle ostilità venne subito costituito l'Ufficio di
informazioni e di soccorso per i prigionieri di guerra (nel
quale prestarono servizio anche ufficiali e militari C.R.I. del
ruolo territoriale) che svolse una notevole attività nel fornire
notizie alle famiglie dei militari italiani prigionieri nei
Paesi nemici e dei militari «alleati» prigionieri in Italia.
Compito dell'Ufficio suddetto fu anche quello di collaborare per
il regolare servizio di corrispondenza e dei pacchi tra i
prigionieri e le loro famiglie nonché quello, importantissimo,
di curare lo scambio con gli Stati nemici del personale
sanitario protetto dalle Convenzioni di Ginevra e dei grandi
invalidi prigionieri di guerra.
Notevole importanza venne anche attribuita al potenziamento
delle formazioni militari sanitarie destinate a costituire i
posti di soccorso ferro-
viari e portuali cui fu devoluto il compito di portare l'aiuto
medico-chirurgico, anche di una certa entità, ai militari
viaggianti, isolati o no, su treni o navi, in transito nelle
stazioni e nei porti nonché di curare la collaborazione con il
personale dei treni ospedale qualora si fosse presentata la
necessità di scaricare o caricare, durante il percorso, feriti o
malati.
A ciascuna delle Unità suddette, il cui organico era costituito
da uno o più ufficiali medici e da un numero di militari tale da
garantire il servizio nell'intero arco delle ventiquattro ore,
venne fornita tutta l'attrezzatura necessaria per il buon
espletamento del servizio.
Delle Unità allertate e tenute pronte furono, a più riprese e
secondo gli ordini impartiti dallo S.M.R.E., mobilitati otto
treni-ospedale e precisamente i numeri 13, 14, 15, 16, 17, 18,
19 e 20.
All'allestimento di queste Unità fu riservata un'attenzione
particolare specie per quanto concerne l'attrezzatura sanitaria.
Fu infatti adottato un particolare tipo di barella per i feriti
alla colonna vertebrale così come venne studiata la possibilità
di usare le normali barelle sia nelle autoambulanze che nei
treni-ospedale al fine di evitare dolorosi trasbordi.
In ogni treno poi fu resa funzionante una camera operatoria
dotata di tutto quanto occorrente per consentire di effettuare
interventi chirurgici anche di un certo livello.
Con queste Unità sanitarie (che nell'arco del conflitto
percorsero oltre 200.000 chilometri) furono sgomberati i feriti
ed i malati dal fronte greco-albanese, dal fronte
croato-montenegrino e dal fronte russo. -
È qui da ricordare che per le esigenze «Russia» furono
attrezzati in maniera particolare alcuni treni-ospedale e ciò in
considerazione del clima rigidissimo di quelle zone e del lungo
viaggio da compiere. Tali Unità dovevano infatti portarsi in
località vicinissime alla linea dei combattimenti ed in zone
prive di adeguati rifornimenti.
In tutte le carrozze furono infatti aggiunte contropareti in
legno con intercapedini di materiale isolante, ed in tutti gli
sportelli furono applicate speciali guarnizioni a tenuta d'aria:
venne anche opportunamente potenziato l'impianto di
riscaldamento.
Superiori alla normalità furono le dotazioni di coperte: ogni
treno venne inoltre equipaggiato con viveri, medicinali,
serbatoi e filtri d'acqua in misura tale da garantire una quasi
completa autonomia anche per lunghi periodi.
Con queste modifiche, i treni-ospedale della C.R.I. affrontarono
viaggi di oltre quattromila chilometri ad una temperatura anche
di quaranta gradi sotto lo zero, portandosi sul fronte del Donez
per sgomberare i feriti del C.S.I.R. (Corpo di Spedizione
Italiano in Russia).
La storia di un treno-ospedale della Croce Rossa, rientrante in
Patria con il suo carico di dolore dal fronte russo è stato
oggetto della trama di un film girato nel 1942 e dal titolo: «Il
treno crociato». Protagonista il treno-ospedale della C.R.I. n.
14 ed il suo equipaggio militare.
Nel marzo del 1941 fu affidato al treno-ospedale n. 13 il
trasporto dei militari italiani, feriti e prigionieri di guerra
dei greci, restituiti da quel Governo in cambio di militari
greci di pari condizione.
Partito da Ravenna il 16 marzo al comando del capitano medico
C.R.I. Martellini, il treno giunse il 19 marzo a Gevgeliye dove,
pressoché contemporaneamente, giunse il treno-ospedale greco che
era al comando di un colonnello medico.
Espletate celermente le formalità dello scambio e presi a bordo
i nostri militari feriti, l'Unità rientrò a Trieste il 21 marzo,
avendo portato a termine, in maniera del tutto felice, la sua
missione umanitaria fuori del confine della Patria.
Per le necessità di sgombero e di trasporto dei malati e dei
feriti, si rese poi necessario integrare in maniera sostanziale
il parco delle ambulanze.
Furono acquistati centocinquantasette automezzi scegliendoli,
naturalmente, tra quelli che dessero le migliori garanzie
strutturali, di funzionamento e di assistenza. Successivamente
furono commesse all'industria nazionale altre duecento macchine
la cui carrozzeria venne appositamente studiata, sulla base
dell'esperienza acquisita, affinchè le operazioni di trasporto
fossero, per quanto possibile, confortevoli e celeri.
Si può calcolare che, al 1943, il numero delle ambulanze C.R.I.
disponibili fosse di settecento-quarantatre unità.
Uno dei primi interventi richiesti al Corpo Militare si ebbe nel
settembre del 1940 in occasione della battaglia navale dello
Jonio. L'ammiraglio Cavagnari ebbe a richiedere l'opera dei
militari C.R.I. per portare soccorso ai feriti ed ai naufraghi
dello scontro navale. Tali operazioni vennero svolte con
prontezza ed abnegazione tanto da riportare il plauso ed il
ringraziamento da parte delle autorità marittime.
Nel 1941, su richiesta del Ministero dell'Interno e con
l'autorizzazione dello S.M.R.E., si dispose l'invio in
territorio montenegrino degli ospedali da guerra attendati
C.R.I. (da cento letti) n. 73, n. 74 e n. 79 al completo di
personale e di materiali. Partirono per la zona di operazioni
trentuno ufficiali (ventuno medici - tre farmacisti - quattro
com-missari - tre cappellani) dieci sottufficiali e
cento-cinquantasette tra graduati e militari di truppa.
Lasciata Roma il 3 novembre 1941, le Unità si imbarcarono a Bari
giungendo, il 6 novembre a Cattaro: da qui, superando varie
difficoltà dovute specialmente ai trasporti, raggiunsero la loro
sede operativa (ospedale n. 73 a Bijelo Polle - ospedale n. 74 a
Plevlje - ospedale n. 79 a Nickcic) dove iniziarono subito la
loro attività medica assistendo militari e civili, nazionali e
nemici, come sempre senza discriminazione alcuna.
Ma la furia della guerra si accanì anche contro queste Unità
sanitarie, nonostante fossero ben chiaramente protette dalla
Convenzione di Ginevra.
La notte tra il 30 novembre ed il 1° dicembre 1942, l'ospedale
n. 74 fu attaccato di sorpresa. Caddero combattendo per la
difesa dell'Unità il direttore dell'ospedale maggiore medico
Luigi Cisco, il tenente cappellano Padre Giuseppe Oliana ed il
milite Salvatore Coco. Rimasero feriti alcuni sottufficiali (ad
uno dei quali fu amputata la gamba destra) e non pochi militi.
Le salme dei caduti furono tumulate, con gli onori militari, nel
cimitero di guerra della divisione alpina «Pusteria», il cui
comandante ebbe a formulare il più vivo elogio per il contegno
«calmo ed eroico» dimostrato nella circostanza dagli ufficiali e
da tutto il personale dell'ospedale n. 74.
Numerose furono le proposte per la concessione di ricompense al
valor militare formulate nella circostanza; i fatti bellici
accaduti in seguito fecero però sì che molte delle suddette
proposte non avessero il giusto seguito.
Un'opera altamente umanitaria della C.R.l. che merita di essere
ricordata ed alla quale partecipò un buon numero di ufficiali e
di militari del Corpo fu la missione organizzata per il
rimpatrio degli italiani ancora residenti nei territori della
A.O.l. (Africa Orientale Italiana).
Sul finire dell'anno 1941 la Gran Bretagna, tramite la Croce
Rossa Internazionale, dava notizia al Governo italiano di non
poter garantire la incolumità dei nostri connazionali internati
nei vari campi di raccolta e che pertanto sarebbe stato
provveduto alla loro deportazione in campi di prigionia del Sud
Africa e dell'India.
La cosa, naturalmente, allarmò il Governo italiano che, tramite
l'Ambasciata americana prima e la Legazione svizzera poi,
intavolò subito le
trattative per effettuare i viaggi necessari per il rimpatrio
delle donne, dei bambini e degli invalidi. Fu un lavoro
diplomatico veramente complesso poiché per la realizzazione del
programma fu necessario raggiungere un accordo che coinvolse
tutti i Paesi belligeranti, Giappone compreso.
Le difficoltà però vennero superate e 1' operazione «missione
rimpatrio» prese il via.
Vennero subito opportunamente adattate le motonavi «Vulcania»,
«Saturnia», «Duilio» e «Giulio Cesare» che
risultarono attrezzate in maniera così valida sotto il profilo
assistenziale ed ospedaliere da garantire ai rimpatriandi ogni
possibile assistenza sanitaria.
L'incarico di organizzare i servizi assistenziali a bordo delle
succitate navi fu affidato ufficialmente alla C.R.l. nel giugno
1941 dal Ministero dell'Africa Italiana, previi accordi con
quelli della Marina e degli Esteri.
11 Corpo militare della C.R.l. mise subito a disposizione
trentadue ufficiali (medici-commissari e cappellani) e sessanta
militari tra sottufficiali e truppa affiancandoli ad un numeroso
stuolo di infermiere volontarie.
11 2 aprile, con la partenza da Trieste della «Saturnia»
(seguita il 4 aprile dalla «Vulcania» da Genova - il 6
aprile dalla «Duilio» da Trieste ed il 9 aprile dalla «Giulio
Cesare» da Genova) ebbe inizio la grande missione.
Le quattro navi aventi a bordo un picchetto armato inglese, con
il compito di far rispettare il divieto di operazioni militari
compirono, tra l'aprile del 1942 e l'agosto del 1943, ben sei
volte il periplo dell'Africa coprendo complessivamente oltre
centocinquantamila miglia.
Vennero rimpatriati oltre trentamila profughi, di cui
venticinquemila donne e bambini.
Il clima torrido e le difficoltà della navigazione fecero di
ogni viaggio una vera odissea: il comportamento e l'operato dei
militari C.R.l. fu veramente degno di ammirazione così come
superlativo fu il lavoro svolto dalle infermiere volontarie.
Non vennero lesinati elogi da parte delle autorità militari e
civili quando queste grandi missioni di pace, effettuate in
tempo di guerra, vennero portate a termine.
Per quanto concerne l'assistenza ospedaliera in territorio
metropolitano ai feriti ed ai malati in guerra, venne provveduto
alle operazioni di smistamento dei ricoverandi in varie sedi,
tenendo conto dei fronti di provenienza.
Lo smistamento avvenne così:
Fronte greco albanese
Ospedali di Foggia - Modugno - Brindisi - Lecce - Taranto;
Fronte africano
Ospedali di Palermo - Messina - Catania - Siracusa - Agrigento;
Fronti vari
Ospedali di Roma e di altre circoscrizioni della C.R.I., tra cui sono da ricordare gli ospedali di Bologna (VI Centro) Apuania - Massa - Arezzo - Lucca - Grosseto - Pisa - Firenze (VIII Centro).
E intanto gli anni di guerra
passavano e la situazione andava facendosi sempre più tragica,
oltre che per l'andamento degli eventi bellici, anche per le
continue e pressanti azioni di bombardamento aereo che andavano
a colpire pressoché tutte le zone d'Italia.
I militari delle squadre di P.S.A.A., forti della loro
organizzazione, ben studiata e preparata sino dal tempo di pace,
fecero miracoli riuscendo a portare ovunque il loro contributo
di soccorso e di assistenza incuranti dei notevolissimi rischi
cui quotidianamente andavano incontro.
Nel 1943 furono poi costituite squadre mobili di soccorso che
ebbero il loro battesimo del fuoco quando Roma, il 19 luglio
1943, subì il primo bombardamento, aereo che provocò lutti e
danni.
I sacrifici dei militari C.R.l. furono notevoli, ma notevoli
furono anche i riconoscimenti, che, in verità, non vennero
lesinati.
Nel 1943, il Capo di Stato maggiore generale Ambrosio, scriveva:
«... attività veramente imponente e complessa. Questo potente
organismo che è mosso da un alto e disinteressato senso di
solidarietà umana merita, più che un elogio, incondizionata
ammirazione.
Ai pari delle forze combattenti ha anch'esso i suoi Caduti, i
suoi valorosi, le innumeri quotidiane abnegazioni dei suoi
componenti...».
E la lettera così veniva conclusa: «...
anche a nome di questo Stato maggiore generale invio, con il mio
vivo plauso, un cordiale saluto ed un auspicio per il futuro».
RIEPILOGO COMANDI, UNITÀ, REPARTI E SERVIZI DEL CORPO MILITARE DELLA C.R.I. MOBILITATI, PARTECIPANTI ALLE OPERAZIONI DI GUERRA DURANTE IL CONFLITTO 1940-1945
Operazioni alla frontiera alpina occidentale
Operazioni alla frontiera greco-albanese
Operazioni alla frontiera italo-jugoslava e albanese-jugoslava
Operazioni in Balcania (territori ex iugoslavi compreso il territorio della provincia di Lubiana e del governatorato della Dalmazia)
Operazioni in Russia
Operazioni in Corsica
Operazioni in Balcania (territori greci ed albanesi)
Operazioni nel territorio delle province di Gorizia - Trieste - Fiume e nella parte del territorio del distretto militare di Trieste compresa nella provincia di Pola
Operazioni in Sicilia ed isole adiacenti
Operazioni in Sardegna ed isole adiacenti
Operazioni ne! territorio della piazza militare marittima di Messina - Reggio Calabria
Operazioni nel territorio delle province di Foggia - Bari - Brindisi - Lecce - Taranto - Cosenza - Catanzaro - Reggio Calabria - Matera - Potenza
Operazioni nelle provincie di Napoli - Benevento - Avellino - Salerno
n. 5 Ospedali da campo C.R.l.
n. 6 Treni ospedale C.R.l.
n. 3 Navi ospedale C.R.l.
n. 14 Posti soccorso ferroviario militari C.R.l.
n. 10 Posti soccorso portuale militari C.R.l.
n. 20 Ospedali 1" cura e smistamento C.R.l.
n. 16 Ospedali cura specializzata C.R.l.
n. 2 Gruppi poliambulatori attendati C.R.I.
n. 2 Stabilimenti bonifica umana C.R.l.
n. 2 Squadre bonifica zone infette C.R.l.
n. 1 Nucleo chirurgo C.R.l.
n. 1 Nucleo automobilistico C.R.l.
n. 1 Autoreparto C.R.l.
n. 1 Organo centrale di comando C.R.l. svolgente per l'Esercito attività strettamente connessa con le operazioni di guerra.
Note
Si ringrazia il S.ten. C.R.I. Marcello G. Novello per aver messo a disposizione le informazioni riportate
Fonte
Ruggero Belogi, "Il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana" Edito a cura del Comitato Provinciale della CRI di Bergamo, 1989, pagg. 133-135, pagg. 143-144, pagg. 147-149, pagg. 152-153.