:
Il nuovo lavoro di
Lembo, solo dopo un’apertura dedicata alle
truppe da montagna nel mondo, passa alla
trattazione della fondazione del Corpo degli
Alpini.
Intorno al 1870,
il capitano di Stato Maggiore Giuseppe
Perrucchetti, insegnante di geografia militare
presso la scuola di Guerra di Torino, avviò uno
studio teso alla costituzione di reparti
specializzati per muovere e combattere in
montagna.
L’idea del
Perruchetti non nasceva da un’intuizione
completamente spontanea, ma si andava ad
inserire in un contesto strategico più ampio di
difesa dello Stato. Infatti, il “Piano di
difesa” che sarebbe stato presentato nel 1871 al
Ministro della Guerra dalla gerarchia militare
di allora, prevedeva la costituzione di un
sistema di fortificazioni a difesa dell’arco
alpino. Nel maggio del 1872 sulla “Rivista
Militare” comparve uno studio del Perrucchetti
inerente la difesa dei valichi alpini. Con lo
steso studio l’Ufficiale proponeva un
riordinamento militare territoriale della zona
alpina la costituzione di un Corpo con
caratteristiche territoriali da mettere a
guardia dei valichi delle alpi. Tali studi,
avrebbero poi tenuto a battesimo gli Alpini,
così come li conosciamo oggi.
Il 24 febbraio
1887, un contingente di 500 alpini sbarcò a
Massaua, per partecipare alla penetrazione
italiana in Africa. Otto anni dopo, il 29
dicembre del 1895, un Corpo di spedizione
italiano sbarcava nella stessa località, Colonia
italiana del Corno d’Africa. Assieme agli altri
reparti, ne faceva parte il 1º Battaglione
Alpino d’Africa.
Stranamente, un
Corpo nato per combattere in montagna, avrebbe
sito il suo battesimo del fuoco in Africa. Gli
Ascari, vedendo gli alpini percorrere centinaia
di chilometri, portando in spalla zaini
pesantissimi, in una terra d’altipiani che
avrebbe messo a dura prova chiunque, sarebbero
restati stupefatti, indicandoli da quel momento
in poi, come i “soldati elefante”.
Nel 1911, il Regno
d’Italia avviò la penetrazione militare nelle
regioni della Tripolitania, Cirenaica e Fezzan,
allora sotto il dominio turco.
La guerra fu
dichiarata ai turchi alle ore 14,30 del 29
settembre 1911 e anche in questo conflitto i
soldati con la penna nera sarebbero stati
presenti, partecipando ai combattimenti.
Quattro anni dopo,
l'Italia denunciava la sua uscita dalla Triplice
alleanza e il 24 maggio 1915, dichiarava guerra
all’Austria. Perché le Penne Nere, potessero
essere finalmente impiegate nella loro sede
elettiva d’impiego, dovettero attendere
l’entrata dell’Italia nel primo conflitto
mondiale. Furono i soldati delle vette e delle
nevi, ma anche minatori impegnati nella “guerra
di mine” contro gli austriaci.
Dopo l’impegno
nella guerra contro l’Etiopia, la partecipazione
alla guerra di Spagna e le operazioni di sbarco
in Albania, le Penne Nere erano pronte a
partecipare alle operazioni della seconda guerra
mondiale. Prima di affrontare i fatti dell’utlimo
conflitto, Daniele Lembo dedica però un ampio
capitolo alla “Scuola Militare Centrale Di
Alpinismo”, vera università destinata ai soldati
della montagna.
Il 10 giugno 1940,
Benito Mussolini, dal balcone di Piazza Venezia,
annunciò che era scoccata l’ora fatale. Al
momento dell’entrata in Guerra, il Regio
Esercito era articolato su 3 Comandi di Gruppi
D’Armate (Ovest, Est e Sud), 9 comandi D’armata
(1°, 2°, 3°, 4°, 5°, 6°,7°, 10°) e 24 Comandi di
Corpo D’armata, di cui uno Alpino, uno
autotrasportabile, uno Corazzato e uno Celere.
In totale, il l’Esercito, escluse le forze
dislocate in A.O.I., aveva alle armi circa
1.700.000 uomini indivisionati in 73 Divisioni.
Di queste 5 erano Divisioni Alpine, ordinate
ognuna su: 2 Reggimenti alpini, 1 Reggimento
artiglieria alpina, reparti del Genio e Servizi.
L’autore,
nell’analizzare i fatti della guerra contro la
Grecia e la Jugoslavia, dedica ampio spazio al
“mulo” e al suo impiego in guerra.
La pubblicistica
sull’argomento ha versato fiumi d’inchiostro
sulle truppe da montagna del CSIR e dell’ARMIR,
spesso dimenticando che gli alpini presero parte
anche negli scontri che si svolsero in A.O.I. -
Africa Orientale Italiana. Il nostro autore,
invece, nel suo lavoro non dimentica del
battaglione alpino Uork Amba e del suo impiego
nel corso della battaglia di Cheren.
Chiaramente, il
giusto peso è dato poi dalla monografia di Lembo
al fronte russo. All’invio in Russia,
inizialmente, fu destinato un Corpo d’Armata
autotrasportabile che il 9 luglio ’41 assunse la
denominazione di C.S.I.R. – Corpo di Spedizione
Italiano in Russia, che entrò in linea, sul
fronte orientale, nell’estate 1941.
I primi alpini ad
arrivare su quello scacchiere vi giunsero nel
seguente invero, erano gli sciatori delle due
compagnie del Battaglione Sciatori Monte
Cervino.
Fu nella primavera
del 1942 che nacque l’ARMIR, ovvero l’Armata
Italiana in Russia, designata come 8° Armata, al
cui comando fu disposto il generale Italo
Gariboldi. Uno dei tre corpi dell’Armata fu il
Corpo D'Armata Alpino articolato sulle Divisioni
Tridentina, Julia e Cuneense.
Molti degli autori
che hanno trattato dell’ARMIR, rispondendo alle
esigenze di una sorte di masochismo tutto
nazionale, nel narrare delle vicende delle
truppe alpine hanno dato, immediatamente, ampio
spazio ai fatti della ritirata di Russia, quasi
che quelle truppe avessero combattuto solo
ritirandosi. Lembo, invece, nel suo lavoro narra
al lettore i fatti d’arme che videro le truppe
italiane combattere vittoriosamente portarsi ad
attestarsi sulle posizioni del fiume Don.
La monografia,
dopo un accenno ai nefasti fatti dell’8
settembre 1943, si chiude con gli alpini del
Regno del Sud che combatterono con il C.I.L –
Corpo di Liberanzione Nazionale - e con le Penne
Nere della Monterosa.
In particolare,
un’ampia panoramica è dedicata alla Divisione “Monterosa”,
la Divisione di ferro.
Il12 marzo 1944 il
gen. Graziani annunciò l’avvenuta ricostituzione
di Grandi Unità da combattimento. Erano le
Divisioni Littorio, San Marco, Italia e
Monterosa. L’ultima di queste era una Divisione
Alpina, ed è questa Grande Unità Alpina italiana
che, troppo spesso, gli autori dimenticano
volutamente.
La Monterosa fu
addestrata presso il campo d’addestramento di
Munzingen, nel Wurttenberg e gli alpini
italiani, non appena giunti in Germania, si
resero subito conto di avere a che fare con un
sistema di istruzione del singolo soldato e
dell’unità da combattimento che era
completamente differente dai sistemi piuttosto
empirici, tutta forma e nessuna sostanza, usati
fino ad allora dal Regio Esercito.
Il 16 luglio 1944
la Monterosa, oramai pronta e addestrata,
ricevette in Germania, la visita di Mussolini
che passò in rassegna i reparti che la
componevano.
Il 20 luglio la
Divisione iniziò a muoversi alla volta
dell’Italia per essere destinata in zona
d’operazioni. Sarebbe stata, inizialmente,
dispiegata in Liguria, per poi essere destinata,
in buona parte, in Garfagnana, nel settore
appenninico. Fu in tale settore che quelli della
Monterosa presero parte, nel dicembre ’44,
all’operazione “Temporale d’Inverno” che vide le
truppe della R.S.I. avanzare nella valle del
Serchio.
Chi volesse
saperne di più, può richiedere la monografia
alla DELTA EDITRICE(tel: 0521 287883).
Si tratta di un
elegante fascicolo, di circa sessanta pagine, in
carta lucida e con centinaia di foto, come è
solito per i lavori proposti dalla Delta.
Per contattare
l’autore:
danielelembo@email.it
Edizioni Delta
EDITRICE -
Prezzo di
copertina 6,80 euro - Arretrati a 8,30 euro +
spese postali
“Alpini” può
essere richiesto ai seguenti indirizzi:
deltaed@iol.it
- info@deltaeditrice.it |