Le armi

 

Obice da 149/19 Mod. 37

Materiale di artiglieria d'armata a traino meccanico

su una sola vettura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Denominazione

Obice da 149/19

Tipo

Materiale d'artiglieria di armata a traino meccanico

Nazione di origine

Italia

Nazione utilizzatrice

Italia

Produttore

O.T.O.

Anno di produzione

1941

Quantità prodotta

230

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bocca da fuoco

Di acciaio, con camicia sfilabile e  fornita di freno idraulico

Congegno di chiusura

Otturatore a vitone

Affusto

A doppia coda divaricabile ed era su ruote gommate

 

 

 

 

 

Origini e sviluppo

 

Al termine della prima guerra mondiale l'artiglieria pesante campale del Regio Esercito era fornita dei cannoni da 105 mm e degli obici Krupp (149/l2) e Ansaldo da 149 mm (149/12 Mod 16) più gli Skoda dello stesso calibro (149/13) di preda bellica. Fra questi il più moderno era l'Ansaldo 149/12 Mod. 14, che, tuttavia, aveva una gittata teorica di 6800 m e pratica di soli 6000 m. Tuttavia uno studio della Commissione Suprema di Difesa (22 luglio 1927) aveva valutato la necessità che venissero aggiunte alle dotazioni 1200 bocche da fuoco di calibro 149 mm e 152 mm, oltre alla necessità di sostituire tutti gli obici già disponibili da 149 mm, considerati ormai obsoleti.
Nel 1929, sulla base delle considerazioni precedenti, venne predisposto un programma di rinnovamento delle artiglierie, che, in particolare, doveva fornire le artiglierie di corpo d'armata (nuovo nome assegnato alla pesante campale) di cannoni da 105 mm e obici da 149 mm di nuova concezione. Fu richiesto di fornire prototipi sulla specifica tecnica della Direzione del Servizio Tecnico Armi e Munizioni per l'obice da 149 mm sia all'Ansaldo sia alla Odero Terni Orlando (OTO). Le specifiche del Servizio Tecnico richiedevano una gittata massima non inferiore a 14 km, un peso in batteria non superiore a 5,5 t, carica minima atta a consentire una gittata non superiore a 2 km con angolo di elevazione di 15°, affusto a code divaricabili, settore di tiro orizzontale 60°, settore di tiro verticale 70°, traino su due vetture ognuna di peso non superiore a 3,5 t, possibilità di messa in batteria in non più di 15 min. I due complessi furono presentati nel 1933, ma furono rifiutati in quanto non rispondenti alle specifiche, pertanto le società effettuarono una riprogettazione, eliminando particolari ritenuti superflui, e la OTO nel 1935 presentò un nuovo modello. Furono richieste ulteriori modifiche, che portarono all'accettazione del progetto OTO nella versione del 1936 con la denominazione 149/19 OTO Mod 37. Nel 1938 furono commessi 16 pezzi di preserie, immediatamente immessi in servizio in presenza di una situazione disastrosa delle bocche da fuoco per l'artiglieria di corpo d'armata, tuttavia le modifiche furono continue, tanto che la produzione di serie poté iniziare nelle officine Ansaldo e OTO solo alla fine del 1941.

 

Tecnica

 

La bocca da fuoco aveva la camicia sfilabile (quindi sostituibile senza la sostituzione dell'intera canna), era fornita di freno idraulico ed aveva recuperatori ed equilibratori idropneumatici. Le guide per lo scorrimento sulle lisce della culla erano ricavate sul blocco di culatta. L'otturatore era a vitone, con la tenuta assicurata da un anello plastico interposto fra la testa e la faccia anteriore del vitone. Questo anello era costituito da un tessuto metallico pieno di amianto tenuto in una matrice di sapone di calce, con due anelli elastici di acciaio per la protezione agli spigoli.
L'affusto era a doppia coda divaricabile ed era su ruote gommate (inizialmente in gomma piena), il pezzo poteva essere trainato in due carichi separati (4000 kg per la "vettura obice", che trasportava la bocca da fuoco, e 4170 kg per la "vettura affusto"), mobili su strada ad una velocità di 30 km/h mediante un trattore Pavesi P4 Mod. 26. In alternativa era possibile il traino a velocità più ridotta in un singolo carico. Il movimento in direzione era ottenuto tramite un affustino incernierato sull'affusto principale, affustino che portava le orecchioniere che, a loro volta, tramite gli orecchioni supportavano la culla ed il congegno per l'elevazione della bocca da fuoco. Il freno idraulico era a rinculo variabile con l'elevazione, ed i recuperatori erano posti a lato del freno.
Il pezzo, in batteria, oltre che sulle code, poggiava su un sottoaffusto, per evitare sollecitazioni indebite agli organi di movimento. La base del sottoaffusto era a calotta sferica per permettere al pezzo di adattarsi al terreno. Le code erano scatolate e ottenute per chiodatura di profilati, erano collegate al sottaffusto con perni verticali per permetterne apertura e chiusura, formate in due parti snodate tramite perni orizzontali, che permettevano una rotazione massima di circa 16°. Nel modello 41, nel traino la bocca da fuoco era tenuta in posizione arretrata e fissata al sottoaffusto, per ridurre la lunghezza del treno.

Il programma per le costruzioni degli obici 149/19 fu fissato nel 1938, costruzione che doveva essere effettuata a cura dell'Ansaldo per 312 complessi (da costruire nello stabilimento di Pozzuoli), della OTO per 320 complessi, con entrambe le commesse che dovevano essere completate entro il 1943. Tuttavia, con lo scoppio della seconda guerra mondiale, nell'autunno del 1939 fu lamentata una carenza di elementi nobili per produrre gli acciai legati, tuttavia nel 1940 si riuscì a rimediare a queste carenze, aumentando addirittura il numero di pezzi richiesti, portando la commessa per l'Ansaldo a 792 complessi (costruiti nelle officine di Pozzuoli) e quella per la OTO a 600 complessi.
In conclusione al 1º giugno 1940 non era ancora stato prodotto nessun complesso, ma ne esistevano 1392 in commessa. Nel 1941 furono prodotti 16 complessi, non distribuiti, al 30 settembre 1942 erano in servizio 147 complessi, all'8 settembre 1943 da documenti OTO risulta che erano stati costruiti 230 complessi, mentre non risulta che siano stati completati complessi presso l'Ansaldo di Pozzuoli. L'impiego dell'artiglieria di corpo d'armata (così era stata rinominata l'artiglieria pesante campale a partire dal 1935), prevedeva che l'artiglieria di corpo d'armata operasse in offensiva:

  • in controbatteria

  • appoggio in concorso con l'artiglieria di divisione (ex artiglieria da campagna)

  • interdizione vicina e lontana in concorso con l'artiglieria di armata (ex artiglieria pesante)

Mentre in difensiva doveva operare

  • in controbatteria

  • interdizione vicina

  • repressione (cioè il tiro di sbarramento su posizioni appena occupate dal nemico)

Tuttavia le caratteristiche del 149/19 già all'inizio della guerra mostravano chiaramente che il pezzo era insufficiente per le necessità dell'artiglieria di corpo d'armata, tanto che si pensava di passarlo all'artiglieria di divisione. L'obice fu assegnato ai gruppi di artiglieria CLI e CLVII, dipendenti dalla VI armata e organizzati su due batterie ciascuno, al 1º luglio 1943 furono dislocati in Sicilia, dove l'obice ebbe il battesimo del fuoco, con risultati assolutamente positivi.
Dopo il settembre 1943 i pezzi disponibili nel Regno d'Italia furono organizzati nel CLXXVI gruppo, sotto il comando del CIL, utilizzato dall'8 luglio al 24 settembre 1944 con le modalità previste dai criteri di impiego (soprattutto interdizione lontana).

 

Munizionamento

 

Il munizionamento del 149/19 era il seguente:

  • granata 149/19-35-40 mod 32

  • granata 149/12-13-19 mod 41 (leggera)

  • granata 149/28 (di produzione tedesca)

  • granata 149G in acciaio autarchico (adottata nel giugno 1943)

  • granata 149/19G con caricamento NTP o PNP (adottate nel luglio 1943)

  • granata controcarri da 149 EPS (effetto pronto speciale) (adottata maggio 1943)

  • granata da 149 inerte (per esercitazione)

Dati numerici principali

 

Obice

Lunghezza totale

mm. 3034

Rigatura

destrorsa righe: 19

Peso dell'obice

(con otturatore) kg. 1610

Meccanismo di sparo

a vitone

Affusto

Altezza del ginocchiello

mm. -

Settore orizzontale di tiro

50°

Settore verticale di tiro

-3°  +60°

Lungh. Totale del pezzo in batteria

mm. 6600

Lunghezza di rinculo massima

mm. -

Carreggiata

mm. 2295

Diametro delle ruote

mm. -

Peso del pezzo in batteria

Kg. 6700

Velocità iniziale proietto

600 m/s

Gittata (massima)

m. 15350

Traino

 

-

Composizione della batteria

-

Velocità oraria stradale

Km. 30 con trattore Pavesi P4 Mod. 26

Profondità della colonna della batteria

m. -

Tempo della messa in batteria

-

Cariche di lancio

-

Sistema di puntamento

Apparecchio di puntamento

Alzo da 149/19 tipo Skoda unificato; cannocchiale panoramico a doppia graduazione n. 1 camp.; livello a doppia graduazione Mod. Righi

Munizionamento

cartoccio a sacchetto

Celerità di tiro

Normale

1

Massima

2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonte

F. Grandi, "Dati sommari sulle artiglierie in servizio e sul tiro", Ed. fuori commercio, 1934.

F. Grandi, "Le armi e le artiglierie in servizio", Ed. fuori commercio, 1938.

Museo storico italiano della guerra, Artiglierie e mortai, Rovereto 1992.

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