Le armi
Cannone da 75/27 Mod. 906
Materiale di artiglieria leggera di artiglieria leggera trainato a cavalli
Denominazione |
Obice da 75/27 mod. 906 |
Tipo |
Cannone |
Nazione di origine |
Italia |
Nazione utilizzatrice |
Italia |
Produttore |
Ansaldo |
Bocca da fuoco |
E' l'obice da 75/18 Mod. 34 con diversa organizzazione dell'affusto la quale lo rende atto al traino animale o meccanico. |
Congegno di chiusura |
- |
Affusto |
- |
Origini e sviluppo
Il cannone da campagna
standard per il Regio Esercito all'inizio del XX secolo era il 75A ad
affusto rigido che era già superato dai modelli successivi. Considerando la
situazione delle artiglierie europee, nel 1902 lo Stato Maggiore decise di
adottare un cannone pari calibro con organi elastici per l'assorbimento del
rinculo. Dopo una serie di sperimentazioni fu deciso di utilizzare il
modello Krupp da 75 mm a tiro rapido, che quattro anni dopo fu omologato
come cannone da 75/27, a cui fu successivamente aggiunta l'indicazione Mod.
1906 per distinguerlo dal 75/27 Mod. 1911. L'ordine iniziale, emesso nel
1907, prevedeva la fornitura da parte della Krupp di pezzi sufficienti ad
armare 48 batterie (39 da campagna e 9 a cavallo) più la fornitura di parti
per la costruzione di pezzi sufficienti ad altre 68 batterie, da costruire
presso gli arsenali di Torino e di Napoli, in totale all'inizio della prima
guerra mondiale erano disponibili 1005 pezzi.[4] La produzione fu interrotta
nel 1912 in favore del 75/27 Mod. 1911 derivato dal 75 mm Deport, riprese
negli stabilimenti dell'Ansaldo e dell'Armstrong-Pozzuoli durante la Grande
Guerra.
La tecnica
Il pezzo era su un affusto ruotato, con ruote in legno a razze, che ne
limitavano fortemente la possibilità di traino meccanico. Questa, per tutta
la vita operativa del pezzo, rimase la maggiore pecca di un pezzo che,
altrimenti, avrebbe potuto rappresentare una soluzione accettabile per le
artiglierie di accompagnamento della fanteria. Per ovviare a questa
limitazione, negli anni quaranta i pezzi destinati ad operare in Africa
settentrionale furono dotati di ruote in elektron con pneumatici pieni "celeflex".
La canna era su due pezzi, anima e manicotto, collegata alla culla da due
guide a zampa. La rigatura, progressiva nella prima serie prodotta, divenne
elicoidale con passo di 30 calibri. L'otturatore era a cuneo a scorrimento
orizzontale. Il percussore era spinto da una molla a spirale ed era posto in
un apposito alloggiamento all'interno dell'otturatore.
L'affusto era a coda unica a rinculo costante lungo. Sull'affusto inferiore
era collegato un affustino o porta culla a cui, a sua volta era collegata la
culla. All'affusto inferiore era collegato l'assale, che portava due ruote
in legno a 12 razze con cerchione metallico ed i sedili per i serventi nel
caso di traino animale. Superiormente era fissato lo scudo di protezione per
i serventi, formato da due elementi (dei quali il superiore ripiegabile) in
acciaio dello spessore di 4 mm. Sull'affusto erano presenti i congegni
frenanti ed era fissato un vomere per l'ancoraggio al terreno.
La culla, collegata all'affustino, tramite un perno per l'orientamento in
brandeggio, era formata da una cassa di lamiera a sezione quadrata con
superiormente le lisce per lo scorrimento della bocca da fuoco. All'interno
della culla erano fissati il freno di sparo idraulico ed il recuperatore a 4
molle. Tra l'affusto inferiore e l'affustino era inserito il meccanismo di
direzione, che veniva operato tramite un volantino che agiva su una
chiocciola.
I congegni di mira potevano essere o diretti (cannocchiale panoramico 75/27)
o indiretti (alzo 75/27 Mod. 06). Erano inoltre previsti direttamente sul
pezzo un mirino ed una tacca di mira saldati direttamente alla volata ed
alla culatta.
Il traino avveniva tramite un tiro di tre pariglie di cavalli, agganciando
il pezzo ad un avantreno con cassone da 32 cartocci-proietti; altrimenti il
pezzo poteva essere trasportato sul cassone di un camion pesante Lancia
munito di verricello. In montagna il pezzo poteva essere scomposto in due
carichi per il traino animale, uno comprendente bocca da fuoco e scudo (760
kg) e l'altro comprendente affusto e culla (500 kg).
L'impiego
Guerra italo-turca e prima guerra mondiale
Il primo impiego del pezzo avvenne in occasione della guerra italo-turca, in
particolare è citata la presenza di questi cannoni a Tripoli in occasione
della battaglia di Sciara Sciat, comunque non viene citato nessun rapporto
sull'operatività di queste artiglierie.
Munizionamento 75/27 nella prima guerra mondiale
granata caricata a tritolo o schneiderite
shrapnel caricato con 360 pallette da 9 g o 260 da 12 g
granata con spoletta a percussione Schneider (costruzione francese)
granata dirompente per tiro contraerei
granata chimica con 400 g di liquido lacrimogeno o gas asfissiante o miscela
nebbiogena
granata inerte (per esercitazione)
Un Mod. 1906 nel classico assetto in postazione antiaerea: l'alzo di tiro
veniva aumentato posizionando l'affusto su un supporto circolare in cemento;
la coda d'affusto poggiava su una piattaforma anch'essa circolare, lungo la
quale era di solito incisa una scala angolare numerata.
Allo scoppio della prima guerra mondiale la produzione era stata interrotta,
essendo già in corso la sostituzione del pezzo con il 75/27 Mod. 1911,
tuttavia, avendo constatato le gravi mancanze in termini di artiglierie, la
produzione venne ripresa nel 1916 da parte dell'Ansaldo Armstrong
(Pozzuoli), che allestì altre 2400 bocche da fuoco, terminando la produzione
nel 1919. Nel corso della guerra furono effettuati tentativi, che tuttavia
non portarono a soluzioni pratiche, per adattare i pezzi al traino
meccanico, data la scarsità dei cavalli disponibili per gli usi
dell'esercito. Nel corso della ritirata di Caporetto un certo numero di
pezzi, data l'incapacità di muoversi, fu persa e catturata dagli austriaci,
78 di questi furono recuperati dopo Vittorio Veneto. Nel 1918 erano ancora
disponibili 1451 pezzi, in previsione dell'offensiva finale, furono
approntati due reggimenti su 75/27 Mod. 1906 autocarreggiati, cioè con i
pezzi trasportati sui pianali di autocarri e scaricati a terra prima del
tiro. Il cannone si rivelò un'arma robusta ed affidabile,[8] confrontabile
per caratteristiche balistiche con l'8 cm austriaco, tuttavia, nel 1917, con
l'introduzione del 7,7 cm FK 16 tedesco, fu surclassato come gittata (la
gittata del pezzo tedesco era di 10300 m).
Nel corso della guerra alcuni pezzi furono montati su basamenti di cemento
con sottoaffusti in legno, per permettere un alzo abbastanza prossimo a 90°,
impegnando così gli aerei nemici. In questi casi veniva utilizzata, oltre ai
normali proiettili shrapnel, un'apposita granata con spoletta a tempo ed un
nucleo interno in ghisa, caricata a tritolo.
All'inizio della guerra era previsto l'utilizzo di una carica di lancio
unica, ma fu chiaro abbastanza presto dall'esperienza operativa che la
carica di lancio utilizzata portava ad un logoramento eccessivo dell'anima
della canna e che la carica di lancio unica in ambiente montuoso dava al
proiettile una traiettoria eccessivamente tesa. Per questo motivo già nel
1915 fu inserita fra la granata e la carica una rosetta ritardante (non
utilizzata per gli shrapnel), per aumentare la curvatura della traiettoria,
a discapito della precisione del tiro. Dopo questa soluzione di ripiego
furono prodotti proiettili nel cui bossolo(sempre collegato permanentemente
col proiettile), invece della carica massima, potevano essere inserite o una
carica normale o una carica ridotta. Con la carica normale la velocità alla
bocca era ridotta a 460 m/s, la carica massima fu autorizzata unicamente per
il tiro contraerei, mentre per il tiro terrestre era obbligatorio utilizzare
la carica normale, che dava una gittata massima di 8000 m. La carica
ridotta, con velocità alla bocca di 260 m/s, era utilizzata a discrezione
del comando di batteria quando era necessario avere traiettorie fortemente
curve. Successivamente alla fine della guerra furono prodotte munizioni con
bossolo separato e carica di lancio variabile.
L'impiego fra le due guerre mondiali
Dopo la prima guerra mondiale il cannone venne progressivamente declassato a
compiti di seconda linea, assegnato a compiti statici, alla GAF o a unità
coloniali. Partecipò alla campagna di rioccupazione della Libia ed alla
Guerra civile spagnola (330 pezzi fra quelli ceduti ai nazionalisti e quelli
del CTV) ed alla campagna di Etiopia.
Alcuni pezzi furono ceduti all'Albania e 36 batterie alla Polonia che le
impiegò nella guerra del 1920 contro l'Unione Sovietica.
I cannoni da 75 mm di calibro, nel periodo fra le due guerre, diventarono
completamente obsoleti per l'uso come artiglieria da campagna, a causa della
scarsa efficacia (dovuta al calibro limitato) delle granate sparate da essi,
all'inizio della seconda guerra mondiale l'unica nazione che aveva ancora in
linea artiglierie da campagna di tale calibro era l'Unione Sovietica, che
aveva il cannone 76,2 mm M1936, utilizzato sia come artiglieria da campagna
sia in funzione controcarri.
L'impiego nella seconda guerra mondiale
I cannoni da 75/27 Mod. 1906 ancora in servizio all'inizio della seconda
guerra mondiale erano circa 1.700, assegnati (insieme ai cannoni 75/27 Mod.
1911) alle divisioni di fanteria o autostrasportate (2 gruppi su 24 pezzi),
motorizzate (16 pezzi) , corazzate (24 pezzi) e della milizia (2 gruppi).
Questa distribuzione capillare portò questo pezzo ad essere il più
impiegato, insieme al Modello 1911, dall'artiglieria del Regio Esercito
nella seconda guerra mondiale: infatti sia l'obice da 75/18 nei modelli 34 e
35 che il cannone 75/32 modello 37 non entrarono in produzione che a guerra
già avanzata.
I cannoni 75/27 Mod. 1906 furono utilizzati principalmente nel teatro
nordafricano, considerando la loro robustezza e rusticità, mentre i 75/27
Mod. 1911 furono utilizzati maggiormente sul fronte russo. Oltre che in Nord
Africa questi cannoni furono utilizzati su tutti i fronti, tranne in AOI.
Tuttavia i 75/27 in Africa furono sempre surclassati dai 25 libbre
britannici, che li superavano sia in gittata sia in potenza della granata ed
inoltre erano in grado di brandeggiare per 360° senza cambiare posizione.
Nonostante i pareri non sempre favorevoli a tale uso il cannone 75/27 spesso
fu usato in Africa in capisaldi avanzati per azioni di fuoco a puntamento
diretto contro carri, data la mancanza di armi controcarro maggiormente
idonee. Per questo uso vennero introdotti in servizio proiettili a carica
cava (EP ed EPS). Nel 1943 venne omologata una piattaforma circolare su cui
poteva essere posto il pezzo per permettere un brandeggio a 360° senza
disinterrare i vomeri, questa piattaforma aveva un peso di 130 kg e
richiedeva circa 2 min per la messa in batteria.
Penetrazione per il cannone 75/27 Mod. 06 |
||
Distanza (m) |
Impatto a 90° (mm) |
Impatto a 60° (mm) |
500 |
50 |
45 |
1000 |
45 |
35 |
Questo cannone poteva impegnare formazioni di mezzi corazzati ad una
distanza massima di circa 700 m, invece per impegnare il singolo mezzo era
opportuno trattenere il tiro fino ad una distanza di 300–400 m, quando il
tempo di volo del proiettile si riduceva a circa 0,6 s.
Ancora nella seconda guerra mondiale il pezzo fu usato in funzione
contraerei, su installazioni di circostanza, presumibilmente con scarsi
risultati, anche se non ne esiste una documentazione precisa.
In Africa nel maggio 1941 erano disponibili 75 pezzi (di cui 6 ancora con
ruote in legno), saliti a 263 nell'ottobre dello stesso anno, ma, dopo
l'operazione Crusader, i pezzi erano nuovamente scesi a 96 (divisioni
Trieste, Giovani Fascisti, Pistoia, La Spezia, Centauro e Raggruppamento
sahariano "Mannerini"). Su tutti i fronti nell'aprile 1942 erano ancora
disponibili 2106 pezzi fra Mod. 1906 e Mod. 1911, in gran parte trasferiti
alla difesa statica (costiera e antisbarco). Oltre ai pezzi di produzione
nazionale furono utilizzati 38 pezzi da 75 mm Mle 1905 TR di preda bellica
belga (7,5 cm FK 235(b)) e alcuni pezzi 7-veld di costruzione olandese (7,5
cm FK 243(h)), ceduti dai tedeschi[18]. Dopo l'8 settembre 1943 i pezzi
furono impiegati dall'Esercito Nazionale Repubblicano della RSI in parte
(non se ne sa il numero esatto, ma certamente abbastanza elevato)
riutilizzati dai tedeschi con la designazione 7,5 cm FK 237(i).
Derivati
Dal Mod. 1906 furono ricavati un cannone per l'artiglieria a cavallo e due
cannoni contraerei. Per l'artiglieria a cavallo fu sviluppato una apposita
versione alleggerita denominata 75/27 Mod. 1912. Nel 1916 la Ansaldo,
installando la bocca da fuoco e la slitta del Mod. 1906 su un affusto a
candeliere, ottenne il 75/27 A.V. (Anti-Velivolo). L'anno successivo invece
l'Arsenale Regio Esercito di Napoli (AREN), modificando più pesantemente il
pezzo, soprattutto negli organi elastici, mise in produzione il 75/27 C.K.
(Commissione Krupp), anch'esso su affusto a candeliere. Entrambi i pezzi,
seppur ormai obsoleti, furono impiegati durante la seconda guerra mondiale
nella difesa del territorio metropolitano.
Dati numerici principali
Cannone |
Lunghezza totale |
calibri 18,3 |
Rigatura |
(da sinistra a destra) righe 25 |
|
Peso del cannone |
kg. 105 |
|
Affusto |
Altezza del ginocchiello |
mm. 960 |
Settore orizzontale di tiro |
50° |
|
Settore verticale di tiro |
-10° + 45° |
|
Lungh. Totale del pezzo in batteria |
mm. - |
|
Lunghezza di rinculo massimo |
mm. 1000 |
|
Carreggiata |
di tiro e di traino normale: mm. 1450 |
|
di traino in montagna: mm. 1150 |
||
Diametro delle ruote |
mm. 1300 |
|
Peso del pezzo in batteria (con scudi) |
Kg. 1100 |
|
Velocità iniziale proietto |
m. - |
|
Gittata (massima) |
m. 9400 |
|
Someggio e traino |
L'obice da 75/18 Mod. 35 può: 1° essere trainato a cavalli, con avantreno (con sospensione elastica alle vetture). Peso della vettura al traino kg. 1800 circa 2° essere autotrainato, con attacco diretto al trattore (e cioè senza avantreno), a carreggiata normale sulle strade ordinarie, a carreggiata ridotta sulle strade di montagna. 3° Essere trainato a cavalli, in montagna, su due vetture bilanciate, a carreggiata ridotta, con attacco a timonella, e quadrupedi di punta. Vettura affusto kg. 800 circa; bocca da fuoco completa (con avantreno) kg. 800 circa. Le due vetture possono anche, eventualmente, essere trainate da un adatto automezzo (trattore da montagna od auto-carretta). |
|
Velocità oraria stradale |
- |
|
Profondità della colonna della batteria |
m. - |
|
Tempo della messa in batteria |
- |
|
Cariche di lancio |
- |
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Munizionamento (dati al 1938) |
Granata da 70 |
Di acciaio – peso del cartoccio granata kg. 4,840 – carica di tritolo fuso |
Shrapnel da 70 |
Di acciaio – peso del cartoccio shrapnel kg. 4,900 – con pallette di piombo e antimonio |
|
Celerità di tiro |
Normale |
- colpi al minuto |
Massima |
- colpi al minuto |
Fonte
F. Grandi, "Dati sommari sulle artiglierie in servizio e sul tiro", Ed. fuori commercio, 1934.
F. Grandi, "Le armi e le artiglierie in servizio", Ed. fuori commercio, 1938.
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