Le armi

 

Cannone da 90/53

Materiale di artiglieria contraerei

adatto anche al tiro controcarro

 

 

 

 

 

 

 

Denominazione

Cannone da 90/53

Tipo

Materiale di artiglieria contraerei

Nazione di origine

Italia

Nazione utilizzatrice

Italia

Produttore

Ansaldo

Anno di produzione

1940

Quantità prodotta

-

 

Bocca da fuoco

Canna in acciaio speciale (Ni-Cr-Mo)

Congegno di chiusura

A cuneo.

Affusto

A forcella era sostenuto da un sottoaffusto a piedistallo, di forma troncoconica, poggiante sul paiuolo con interposto un anello in legno per attutire il tormento sulla piattaforma nei pezzi da posizione fissa..

 

 

Origini e sviluppo

 

Nel 1938 lo Stato Maggiore dell'esercito decise di adottare un cannone contraereo in grado di impegnare i bombardieri operanti a quote superiori a 10000 m. L'Ansaldo in quel periodo stava studiando un pezzo da 90 mm per conto della Regia Marina, con la canna della lunghezza di 50 calibri, quindi la Direzione del Servizio Tecnico Armi e Munizioni incaricò la ditta di studiare una variante terrestre dello stesso pezzo. L'Ansaldo aveva l'incarico di studiare sia un cannone mobile sul campo di battaglia, sia da montare in posizione fissa, quindi furono ordinate 2 batterie (quattro pezzi ciascuna), una per ciascun tipo. L'ordine per l'Ansaldo venne emesso il 1º aprile 1939 e nel settembre dello stesso anno erano pronti i disegni costruttivi. Il primo complesso (da posizione fissa) venne ultimato il 30 gennaio 1940, le prove di omologazione furono effettuate a Nettuno nell'aprile dello stesso anno, utilizzando il munizionamento già messo a punto per la Marina, e si passò immediatamente alla produzione. Gli organi tecnici di esercito e marina valutarono la possibilità di utilizzare lo stesso cannone, ma risultò che le necessità delle due armi erano differenti, quindi ci si limitò ad unificare bossolo, esplosivo e granitura del propellente. Il cannone prodotto (ed usato) dalla Regia Marina fu il 90/50 Mod. 1939, utilizzato anche su pianali ferroviari con le stesse funzioni del pezzo prodotto per l'esercito. Per la costruzione dei complessi 90/53 operarono, oltre all'Ansaldo, anche le Officine Reggiane, Comerio, Officine di Gorizia, CRDA (parti meccaniche), Officine Galileo, Officine San Giorgio (congegni di puntamento e parti elettromeccaniche), Motomeccanica Milano (carro rimorchio per i pezzi campali).

 

Tecnica

 

La canna in acciaio speciale (Ni-Cr-Mo) era a pareti semplici, con rigatura elicoidale destrorsa a 28 righe. La culatta era avvitata a freddo e poteva essere separata per sostituire l'anima usurata, il blocco di culatta portava superiormente una staffa per il collegamento alle aste dei recuperatori ed inferiormente un'appendice per l'unione al cilindro del freno di rinculo. L'otturatore a cuneo era scorrimento orizzontale, con apertura e chiusura a mano. In modo di funzionamento automatico l'otturatore era trattenuto in posizione di apertura dopo l'estrazione del bossolo.

L'affusto a forcella era sostenuto da un sottoaffusto a piedistallo, di forma troncoconica, poggiante sul paiuolo con interposto un anello in legno per attutire il tormento sulla piattaforma nei pezzi da posizione fissa. Il livellamento dell'affusto era ottenuto facendo oscillare il paiuolo rispetto al sottoaffusto. La culla era a manicotto ed entro la culla scorrevano la massa oscillante ed i congegni di punteria. Nella versione campale il paiuolo era sostituito da una piattaforma di tiro a crociera a quattro code, su cui veniva montata una piattaforma in quattro settori quando il pezzo era in batteria nei pezzi campali. Il traino avveniva tramite due carrelli fissati al longherone principale della crociera. Nell'allestimento per la marcia le code laterali della crociera (imperniate sulla trave centrale) venivano poste in verticale e sotto la trave centrale erano fissati due carrelli a due ruote ciascuno, uno dei quali era fornito di timone per l'aggancio al veicolo trainante. In batteria le code laterali erano poste in posizione orizzontale e sulla crociera era montata la piattaforma per i serventi.

Il complesso era fornito di freno idraulico, ad asta e controasta, posizionato inferiormente alla canna, a rinculo variabile a seconda dell'inclinazione della bocca. Oltre al freno idraulico il pezzo aveva due recuperatori idropneumatici, applicati esternamente alla culla e sistemati superiormente alla canna. Era previsto anche un equilibratore, agente sulla culatta, dato che gli orecchioni arretrati provocavano un forte preponderante di volata.

Il congegno di direzione (su 360º) era a corona dentata, mentre i congegni di elevazione erano a settori dentati elicoidali e vite senza fine. Il puntamento avveniva con congegni a linea di mira ed alzo indipendenti, comunque il puntamento del pezzo era previsto tramite centrale di tiro. Era inoltre previsto un graduatore di spoletta di costruzione Borletti

Il trattore d'artiglieria designato per il 90/53 fu il Breda TP32, presto rimpiazzato dal Breda TP41 che permetteva una maggiore velocità di traino (39 km/h); fu poi pensato di adoperare la variante trattrice dello SPA Dovunque 41, intenzione impedita dall'armistizio del settembre 1943.

 

 

Impiego

 

I primi affusti campali vennero consegnati alla fine del 1942, ma, nel frattempo, l'esercito aveva deciso di installare i pezzi sui pianali degli autocarri pesanti Lancia 3Ro e Breda 51 coloniale per avere la possibilità di un suo utilizzo a fianco delle forze mobili. Il prototipo dell'autocannone Lancia venne valutato positivamente nel febbraio 1941 e alla fine dell'anno erano disponibili 30 autocannoni su meccanica Lancia e 10 su meccanica Breda.

Il trattore d'artiglieria designato per il 90/53 fu il Breda TP32, presto rimpiazzato dal Breda TP41 che permetteva una maggiore velocità di traino (39 km/h); fu poi pensato di adoperare la variante trattrice dello SPA Dovunque 41, intenzione impedita dall'armistizio del settembre 1943. All'aprile del 1942 il Regio Esercito aveva in dotazione 30 cannoni 90/53 e 50 autocannoni, mentre la difesa contraerei territoriale aveva 240 pezzi (tutti da postazione fissa). Alla fine dello stesso anno risultavano costruiti dall'Ansaldo 104 pezzi campali, 517 da posizione e 129 su installazione mobile.

L'impiego nel frattempo era passato dall'uso unicamente contraerei all'impiego anche controcarri, particolarmente su autocannone 90/53 su Lancia 3Ro o su scafo cingolato (M.41 da 90/53). Considerando questo nuovo impiego l'Ansaldo studiò un'installazione a doppio ginocchiello, alto per il tiro contraerei e basso per il tiro contro bersagli terrestri) per cui era previsto l'impiego usando come base il trattore semicingolato da 8 t Breda 61. Venne anche studiata la possibilità di ridurre il calibro a 88 mm per rendere il munizionamento compatibile con quello dell'8,8 cm FlaK.

Considerando questo nuovo impiego l'Ansaldo studiò un'installazione a doppio ginocchiello, alto per il tiro contraerei e basso per il tiro contro bersagli terrestri) per cui era previsto l'impiego usando come base il trattore semicingolato da 8 t Breda 61. Venne anche studiata la possibilità di ridurre il calibro a 88 mm per rendere il munizionamento compatibile con quello dell'8,8 cm FlaK.

Data la mancanza di un numero adeguato di centrali di tiro in genere le batterie operavano con tiro di sbarramento, la cui efficienza tuttavia era inficiata dalla mancanza di spolette a orologeria, dato che in prevalenza le granate antiaeree erano fornite di spoletta pirica.

I pezzi da posizione operarono tutti in funzione contraerei ed antisbarco sul territorio nazionale, mentre gli autocannoni operarono in Libia (132ª Divisione corazzata "Ariete" e 133ª Divisione corazzata "Littorio"), Tunisia (131ª Divisione corazzata "Centauro"), Francia meridionale e Sicilia.

I primi gruppi su autocannoni Lancia 3Ro, costituiti nel 1941, furono inviati in Africa settentrionale, in organico alle divisioni corazzate operanti su quel teatro. Successivamente anche gruppi e batterie di artiglieria dipendenti da divisioni di fanteria, operanti sullo stesso teatro di guerra, furono equipaggiati con tali mezzi. Alcuni pezzi del 135º Reggimento artiglieria furono impiegati nella mancata difesa di Roma, inquadrati nella divisione Ariete II.

I mezzi su scafo cingolato operarono unicamente in Sicilia, inquadrati nel 10º Raggruppamento Controcarro, dipendente dalla XII Armata, schierato nella zona compresa fra Calatafimi e Caltanissetta. Il raggruppamento era su tre gruppi, il 161º, 162º e 163º.

Notevole fu la partecipazione dei cannoni da 90/53 nella difesa delle truppe italo-tedesche che si ritiravano dalla Sicilia. Nell'occasione erano presenti 8 batterie da posizione e 3 batterie campali nella zona di Messina, mentre nella zona di Reggio Calabria si trovava una batteria campale da 90/53 e 5 batterie su 8,8 cm FlaK.

Nel corso dell'occupazione tedesca, successiva all'8 settembre, vennero prodotti 145 pezzi da posizione e 68 campali, oltre ai pezzi recuperati dal Regio Esercito. Alla fine del 1944 la Wehrmacht aveva in linea 315 pezzi, denominati 9,0 cm FlaK 41(i), mentre altri pezzi erano in carico alle forze armate della RSI.

 

Le centrali di tiro

 

 

Fin dalla fase di progettazione l'impiego del pezzo era previsto con asservimento ad una centrale di tiro, inizialmente vennero prese in considerazione la Centrale di tiro Mod. 1940 "Gamma" (di progettazione ungherese) e la Borletti-Galileo-San Giorgio, indicata anche come BGS, di produzione nazionale.

La centrale BGS utilizzava come sistema di puntamento un telemetro stereoscopico con base di 4 m, ed utilizzava un equipaggio di soli 6 uomini, che operavano direttamente sul pianale del rimorchio autotrainabile su cui era fissata la centrale. I dati (distanza, direzione e sito), misurati attraverso il telemetro, erano inseriti manualmente nel calcolatore elettromeccanico, che poteva essere gestito (estrapolazione lineare o meno del punto futuro) dal personale addetto (2 specializzati). I dati di alzo, brandeggio e graduazione della spoletta erano trasmessi elettricamente al pezzo. I pezzi potevano essere totalmente asserviti alla centrale o potevano essere utilizzati manualmente tramite indici di coincidenza che comparivano sui congegni di mira. Nel 1942 le centrali BGS furono asservite al radiorilevatore (radar) Wūrzburg Ausf D (tedesco), indicato nel Regio Esercito come "Volpe", con questo metodo la centrale poteva gestire il tiro di una batteria su bersagli ad una distanza non superiore a 12 km ed una velocità non superiore a 720 km/h.

 

Munizionamento

 

Il munizionamento del cannone 90/53 era il seguente:

Prestazioni

 

Penetrazione dei proiettili perforanti contro una lastra di corazzatura laminata in acciaio omogeneo, inclinata a 30°:

 

 

Secondo Nicola Pignato il 90/53 penetrava 100 mm a 1000 m, non è specificato precisamente se con angolo di 30° oppure verticale. Quanto al proiettile HEAT (EP o EPS), benché provato e previsto (a metà 1943 risultavano in corso prove con munizioni EP ed EPS, queste ultime pressoché uguali alle HL tedesche), non venne mai adottato operativamente. A metà del 1943 erano stati solo allestiti campioni per le prove di tiro sia del tipo EP che EPS. Non è noto il valore della penetrazione di cui erano capaci, ma devono essere stati simili alle HL tedesche da 88 mm, che perforavano sui 90 mm a 30°. Il fatto è confermabile anche dalla non adozione operativa di queste munizioni, perché il valore perforabile era simile al proiettile da 90 mm perforante già disponibile

 

 

 

Dati numerici principali

 

Cannone

Lunghezza totale

mm. 5039 kg.

Rigatura

destrorsa progressiva righe: 28

Peso del cannone

(con otturatore) kg. -

Meccanismo di sparo

-

Affusto

Altezza del ginocchiello

mm. -

Settore orizzontale di tiro

360°

Settore verticale di tiro

da -2°  a  +85°

Lungh. totale del pezzo in batteria

mm. -

Lunghezza di rinculo normale

mm. -

Carreggiata

mm. -

Diametro delle ruote

mm. -

Peso complessivo in batteria

Kg. 6240

Velocità iniziale proietto

850 m/s

Gittata (massima)

m. 17400

Traino

-

Composizione della batteria

-

Velocità oraria stradale

 39 km/h con Trattore Breda TP41

Profondità della colonna della batteria

m. -

Tempo della messa in batteria

-

Cariche di lancio

-

Sistema di puntamento

Apparecchio di puntamento

-

Munizionamento

Granata da 90 esplosiva (c.a.)

di acciaio, peso kg.10,100

   

Celerità di tiro

Normale

-

Massima

17-19 colpo ogni minuto

1) Fino a consumazione

 

 

Fonte

Filippo Cappellano, Le artiglierie del Regio Esercito nella Seconda Guerra Mondiale, Albertelli Edizioni Speciali, Parma 1998.

Massimo Iacopi, Il centro Addestramento e Sperimentazione Artiglieria Contraerei e la specialità dalle origini al 2000, Officina Grafica Bolognese, 2000

Giors Oneto, "Cos'era la DAT ?", SpiridonInter, Firenze 2003

Nicola Pignato, Un "Pezzo da 90", su Storia Militare N° 201, giugno 2010, pag 4-15

Wikipedia