Regolamento di istruzione
(Edizione 1937)
(aggiornata sino alla pubblicazione del presente manuale)
Nota. - Con aggiunte e varianti sino alla pubblicazione del presente Manuale. Tutto ciò che nel presente regolamento è detto per la squadra, il plotone, la compagnia, il battaglione, il reggimento, vale anche per le unità corrispondenti delle varie armi. I numeri dei paragrafi sono quelli del testo originale.
PREMESSA.
La complessità della battaglia e le difficoltà
che ne accompagnano la condotta esigono salda preparazione dei quadri e
delle truppe. Questa costituisce lo scopo essenziale dell'attività
dell'Esercito in tempo di pace.
L'istruzione è mezzo per conseguirla; ad essa debbono essere rivolte le
energie di tutti.
La limitazione di tempo dipendente dalla durata della ferma e le
molteplicità delle cognizioni che debbono essere impartite impongono che
l'istruzione sia svolta dopo accurata organizzazione e con adatti
procedimenti. Occorre perciò un metodo, inteso quale sistema da seguire per
la pronta impostazione dei problemi e per la loro rapida soluzione. Metodo
semplice, ma uniforme, che agevoli la reciproca comprensione e
collaborazione, creando una disciplina delle intelligenze.
Tale metodo esige che, sia chiaramente definito lo scopo che si vuoi
raggiungere, in base ad una determinata situazione, e si concretino, quindi,
i mezzi occorrenti e le modalità di esecuzione.
Scopo, situazione, mezzi, modalità sono i capisaldi per l'inquadramento di
qualsiasi attività, in qualsiasi campo; essi, perciò, vanno tenuti sempre
presenti.
Il presente regolamento sancisce i criteri fondamentali e le norme pratiche
per lo svolgimento dell'attività istruttiva e costituisce, per quanto
riflette l'istruzione delle minori unità, premessa ed integrazione dei
Regolamenti d'arma, che sono indispensabile base per la preparazione
tecnico-professionale.
CRITERI FONDAMENTALI (1).
1. - Scopo unico dell'istruzione militare è la
preparazione alla guerra.
L'idea della guerra deve dominare tutta l'attività istruttiva.
2. - Tutte le branche dell'addestramento sono necessarie, come è necessario
che esse siano coordinate e composte in unità.
Ma, certo, prevalente importanza ha l'educazione morale, perché la guerra,
anche svolgendosi in forme sempre più complesse, non cessa di essere, nella
sua essenza e nelle sue fasi, lotta di animi e di volontà.
Una completa istruzione professionale non basta, se sentimento del dovere,
amor di patria, spirito guerriero, capacità di sacrificio, volontà di
vincere non sostengano comandanti e truppe. Questi sentimenti debbono essere
costantemente coltivati, traendo occasione da ogni ricorrenza storica e dai
gloriosi ricordi propri di ciascun corpo.
3. - L'educazione morale, più che costituire insegnamento a sé, deve
informare e ravvivare tutta l'istruzione militare: il comandante deve saper
istruire e, ad un tempo, educare, agendo sulla formazione dei caratteri e
dando ad essi impronta militare. L'istruttore che si prepari diligentemente
ai propri compiti, che li adempia sempre coscienziosamente, eserciterà,
anche solo con l'esempio, una grande influenza educativa.
D'altro canto, l'addestramento ha anche un intrinseco valore morale: tutti
devono essere persuasi che, per essere buoni soldati, non basta essere
disciplinati e valorosi, ma che occorre anche saper adoperare, con perizia,
le armi e fare bene il proprio dovere.
4. - Chi istruisce, al pari di chi comanda, deve sempre ricordare che la sua
azione si esercita su uomini, che hanno una loro sensibilità, una loro
esperienza ed anche un loro modo di pensare e di rendersi conto delle cose.
Perciò, in sede di addestramento, si deve formare l'abitudine ad agire
sempre sulla base di un ragionamento, anche perché l'obbedienza più
redditizia è quella che segue alla persuasione.
La capacità di raziocinio si esercita:
- in un'attenta osservazione delle circostanze nelle duali l'individuo deve
operare, per poter discernere gli elementi favorevoli da quelli sfavorevoli
al raggiungimento del compito ricevuto;
- nella decisione di agire, sfruttando, nel miglior modo, gli elementi che
siano apparsi favorevoli ed attenuando, nella maggior misura possibile,
l'effetto di quelli sfavorevoli.
5. - L'istruttore non deve perdere alcuna occasione che comunque giovi
all'educazione del carattere, il che è conforme al precetto di istruire
educando. Si abituino i dipendenti a volere dapprima nelle cose piccole, e
poi in quelle che richiedono maggiore sforzo.
A tal uopo, giovano le competizioni e le gare, purché siano condotte con
sana emulazione e con assoluta correttezza.
Incitando i soldati verso i cimenti, facendo apprezzare il valore del
successo, si crea la volontà dello sforzo che da inestimabili frutti anche
in guerra.
6. - Per meglio preparare moralmente e fisicamente i dipendenti alle vicende
del combattimento, l'istruttore deve sempre cercare di impartire
gl'insegnamenti e compiere le esercitazioni per quanto possibile, aderenti a
quelle di guerra.
7. - In ogni circostanza favorevole dovrà farsi risaltare la necessità dello
sforzo collettivo, cioè della cooperazione.
Tutta la battaglia, anzi la guerra stessa, è convergenza di sforzi verso un
fine unico; il successo premia soltanto la cooperazione e, attraverso
questa, il sacrificio di ogni concezione particolare.
Questo convincimento deve avere le sue radici nel campo istruttivo. Tutti,
quadri e gregari, debbono essere posti in grado di apprezzare il grande
valore del reciproco appoggio, sia tra individui dello stesso reparto, sia
tra reparti della stessa arma, sia tra reparti di armi diverse; tutti devono
convincersi che non c'è incombenza che non sia direttamente o indirettamente
necessaria al conseguimento dello scopo comune; tutti devono essere persuasi
che in combattimento, mentre massimo è il vantaggio che può derivare a tutti
dalla solidarietà, altrettanto grave è il danno che può conseguire
dall'isolamento spirituale, dalla deficiente azione o dalla mancata
cooperazione anche da parte di uno solo.
8. - Affinchè possa produrre buoni frutti, l'opera istruttiva deve svolgersi
in ambiente sereno, tra gente lieta. Ciò si ottiene:
- dando ai dipendenti segni di fiducia e di riguardo;
- ponendo gli inferiori in condizioni favorevoli all'attenzione ed
all'azione;
- consentendo a ciascuno di esercitare il proprio criterio e di agire
d'iniziativa.
Ricordare che in ogni atto addestrativo la misura è elemento di successo:
evitare, quindi, ogni degenerazione in fatica opprimente che toglierebbe
proficuità al lavoro in comune.
9. - L'agire di iniziativa è potente molla per il migliore adempimento del
dovere.
L'iniziativa intesa come libertà d'azione lasciata all'inferiore nella
cerchia della sua competenza, nei limiti delle norme regolamentari e degli
ordini superiori, deve essere considerata come prerogativa di ogni grado.
Ma l'iniziativa va pure intesa in senso più lato.
Talvolta l'esecuzione di un ordine non è conciliabile colle esigenze
dell'azione per il manifestarsi di difficoltà o circostanze imprevedute ed
urgenti, alle quali si deve far fronte senza che sia data la possibilità di
attendere o di provocare disposizioni superiori.
In tali casi, l'iniziativa consiste nel dovere che incombe all'inferiore di
adattare l'esecuzione dell'ordine alla mutata situazione, agendo anche al di
là dei limiti sopra detti: per agire rettamente egli dovrà avere di mira
unicamente l'interesse comune, lo scopo cui tendeva il superiore, ed
escludere ogni visione particolaristica ed ogni movente di carattere
personale. Così intesa, l'iniziativa è più specialmente prerogativa di
ufficiali, ma anche fra i graduati deve essere promossa, in quei più
ristretti limiti che sono propri delle loro funzioni.
10. - L'agire di iniziativa richiede sicurezza di sé, basata sulla propria
capacità professionale, e, sopra tutto, salda tempra di carattere per
affrontare le responsabilità derivanti dalle proprie decisioni. Non può
esplicarsi, rettamente e fecondamente, in guerra, se, in pace, non si siano
inspirati nell'inferiore fiducia nelle proprie forze ed amore di
responsabilità.
A tale scopo, si dovrà combattere l'abitudine di nulla fare senza avere
ricevuto l'ordine, o di operare solo sulla traccia dì categoriche
indicazioni e di minute regole: si dovrà, invece, lasciare a ciascuno la
libertà di azione di sua diretta competenza e la relativa responsabilità, e
favorire gli atti di iniziativa, giudicando gli atti compiuti non soltanto
dai risultati ottenuti, ma anche dai motivi da cui furono determinati, e dal
senso di responsabilità di cui l'inferiore ha dato prova.
Non dovrà esser fatta colpa a chi, agendo di iniziativa con discernimento,
con ragionevolezza, con sincerità di propositi, sia stato poco fortunato nei
risultati: grave colpa, sarà invece, considerata quella di chi abbia mancato
di iniziativa, quando questa era necessaria.
11. - L'istruzione in tanto da buoni risultati in quanto è organizzata e
preparata: la brevità delle ferme e la molteplicità degli insegnamenti
impongono ritmi celeri e impiego intensivo del tempo disponibile.
Organizzare l'istruzione significa preordinarla in modo da ottenere il
massimo rendimento con la maggiore economia di tempo, di sforzi, di mezzi.
Per ciò occorre: stabilire un metodo e determinare un programma di lavoro:
l'uno e l'altro adeguati alle circostanze in cui l'istruzione deve
svolgersi.
12. - La gradazione gerarchica deve essere rispettata anche nell'istruzione.
Perciò, a ciascun comandante occorre lasciare la responsabilità
dell'educazione e dell'istruzione del suo reparto. Ad essa, deve
corrispondere una adeguata libertà nella scelta del metodo e dei
procedimenti, in guisa che essi risentano della personalità dell'istruttore.
Le Autorità superiori dovranno orientare il proprio controllo a quanto
indispensabile per assicurarsi del regolare sviluppo di una determinata
istruzione, per correggere errori, deviazioni, omissioni, per stimolare le
attività, per encomiare il merito.
13. - Nell'interno di ciascun reggimento, spetta, in particolar modo, al
comandante, piena autorità direttiva e di controllo.
Il comandante del reggimento deve essere il maestro più diligente e
premuroso. Egli, per il modo come istruisce i quadri e di essi si vale, per
lo spirito di ordine e di organicità che imprime alle istruzioni, per
l'incitamento ai dipendenti, che deriva dal suo esempio, a plasmarsi sulla
sua intellettualità ed a seguirlo sulla sua attività culturale, può lasciare
negli animi una impronta delle più profonde.
14. - Il metodo è procedimento organizzativo. Esso impone una indagine
razionale;
- sulle finalità addestrative da conseguire;
- sulle condizioni quantitative e qualitative del personale e dei mezzi a
disposizione;
- sul tempo assegnato,
e trae da tale indagine le deduzioni essenziali atte a concretare un piano
d'azione che fissi le modalità esecutive sintetizzandole in un breve
programma.
15. - Il programma o piano di lavoro è stabilito da chi ha la responsabilità
diretta dell'istruzione. Questi indica gli scopi da raggiungere, ne fissa i
limiti di tempo, determinando la progressività delle istruzioni, assegna i
mezzi, indirizza gli istruttori e ne segue l'attività.
Molto importa che i programmi siano formulati con chiara e tempestiva
visione delle pratiche possibilità, cioè con la sicurezza di poterli
integralmente attuare. La loro inosservanza, difatti, oltre a turbare il
regolare andamento dell'istruzione, nuoce al prestigio stesso
dell'istruttore e dei comandanti in genere.
Nella compilazione dei programmi occorre avere ben presenti, oltre lo scopo,
il tempo ed i mezzi disponibili. Se questi risultano insufficienti al
raggiungimento di un programma massimo, bisogna saper distinguere
l'essenziale dall'accessorio e concentrare gli sforzi sul primo.
Eguale criterio deve essere seguito da ogni comandante allorché, nel corso
dell'istruzione, vengano a ridursi i mezzi ed il tempo su cui si era fatto
assegnamento.
16. - I programmi sono tanto più dettagliati quanto più si scende nella
scala gerarchica. L'istruttore al quale è materialmente affidato
l'insegnamento compila il suo programma particolareggiato entro le linee più
generali fissate dal comando superiore e sulla scorta dei regolamenti,
lasciando un margine di tempo per dare elasticità al programma stesso e
adattarlo agli imprevisti.
Tale metodica preparazione non deve essere considerata quale rigido vincolo,
ma come guida necessaria per svolgere l'istruzione in modo ordinato e senza
deviazioni, lacune o ripetizioni.
17. - Chi istruisce deve aver ben chiaro nella mente ciò che è chiamato ad
insegnare.
All'uopo occorre che l'istruttore compia, di volta in volta, prima di ogni
istruzione, una preparazione immediata, a complemento delle conoscenze già
acquistate sull'argomento.
L'istruzione improvvisata, anche dal più esperto istruttore, non riesce così
efficace come quella preparata metodicamente.
D'altra parte, attraverso la continua preparazione, la cultura
dell'istruttore si perfeziona e la sua opera diviene sempre più viva e
redditizia.
Nessuna istruzione sia iniziata senza che ogni dipendente abbia la chiara
visione dello scopo dell'istruzione stessa e cioè sappia quanto da lui
effettivamente si richiede.
18. - Nell'ambito del compito affidategli e con la libertà di azione
consentitagli, l'istruttore agisce direttamente sui dipendenti.
Egli studia i mezzi più adatti e, sopratutto, le parole più semplici per
arrivare alla loro mente, per aver presa nel loro animo, per sovvenirli di
chiarimenti in ogni incertezza e dubbio.
Adegua, inoltre, gli insegnamenti alle particolari condizioni in cui si
svolgono e alla media capacità dei dipendenti, valendosi dei più progrediti
per i procedimenti imitativi.
Si sforza, infine, di conoscere tutti nel loro carattere, nelle loro
inclinazioni e nelle loro attitudini, perché solo questa conoscenza assicura
l'ascendente sui singoli e il dominio della massa; il che è quanto dire
l'esercizio del comando.
CORSO ANNUALE DI ADDESTRAMENTO.
19. - L'addestramento si sviluppa in un corso
annuale, diviso normalmente in due cicli, dei quali l'uno si svolge nel
periodo autunno-inverno (ciclo invernale) e l'altro in quello
primavera-estate (ciclo estivo).
20. - Le principali istruzioni da svolgersi dalle varie armi e corpi nel
corso annuale di addestramento risultano dall'elencazione successiva.
Esse avranno maggiore o minore sviluppo in guarnigione, a seconda delle
possibilità che offre ciascuna sede, delle esigenze di ciascun'arma e della
durata che sarà annualmente fissata per le esercitazioni di campagna.
21. - Di tali istruzioni, quelle relative all'addestramento individuale del
soldato ed a quello delle unità elementari (squadra-plotone) hanno somma
importanza, perché costituiscono la base indispensabile per l'addestramento
delle unità di ordine superiore. L'addestramento di una unità dovrà, perciò,
essere iniziato solo quando le unità di ordine immediatamente inferiore
abbiano raggiunto un sufficiente grado di istruzione.
22. - In entrambi i cicli, si provvede:
- al perfezionamento della capacità tecnico-professionale dei quadri;
- al completamento della istruzione dei graduati e degli specializzati,
nonché dell'addestramento tattico e tecnico, individuale e di reparto,
svolto nel ciclo precedente;
- all'addestramento tecnico ed alla preparazione morale al combattimento dei
nuovi soldati chiamati alle armi all'inizio del ciclo stesso, ed alla prima
formazione dei graduati e degli specializzati tratti da, tali nuovi soldati.
CICLO INVERNALE.
23. - In questo ciclo, che si svolge per la
massima parte in guarnigione, dopo il termine delle esercitazioni di
campagna annuali fino alla chiamata primaverile della nuova classe:
- si effettua l'istruzione del contingente di leva giunto alle armi nel
ciclo (addestramento al combattimento del singolo e delle minori unità sino
al plotone incluso; preparazione degli allievi graduati e degli
specializzati tratti da tale contingente) ;
- si perfeziona l'addestramento dei graduati e specializzati formati nel
ciclo precedente;
- si svolgono esercitazioni con le truppe e con i quadri;
- si perfeziona la cultura tecnico-professionale degli ufficiali e
sottufficiali.
24. - Le esercitazioni con le truppe comprendono, di massima:
- esercitazioni d'arma;
- esercitazioni di più armi (presidiarle e interpresidiarie) ;
- escursioni e ricognizioni invernali.
25. - Le esercitazioni con i quadri sul terreno - preferibilmente - o sulla
carta, comprendono:
- esercitazioni con i quadri di reggimento;
- esercitazioni con i quadri dei servizi;
- esercitazioni con i quadri di grande unità (divisione, corpo d'armata,
eventualmente di grandi unità superiori).
Lo svolgimento delle esercitazioni con i quadri di grande unità può essere
proseguito nelle prime settimane del ciclo estivo.
CICLO ESTIVO.
26. - In questo ciclo, si provvede
all'istruzione del nuovo contingente di leva e si effettuano, di norma, solo
esercitazioni con le truppe.
27. - Il ciclo estivo si sviluppa in dite fasi.
Nella prima, che si svolge normalmente in guarnigione, si addestrano al
combattimento il soldato ed i minori reparti (sino al plotone incluso), si
effettuano i tiri preparatori di artiglieria, si porta a buon punto la
preparazione degli allievi graduati e specializzati.
I reparti che non dispongono di terreni favorevoli all'addestramento, nelle
immediate vicinanze delle guarnigioni, si recano - per battaglioni isolati -
in sede estiva, anticipando, così, di qualche settimana la partenza per i
campi.
Nella seconda fase (esercitazioni di campagna):
- si perfeziona l'addestramento delle minori unità:
- si addestrano quelle di ordine superiore alla azione collettiva di arma ed
a quella di più armi in cooperazione;
- si effettuano le scuole di tiro;
- si perfeziona l'addestramento dei graduati e degli specializzati formati
nel ciclo precedente.
28. - Le esercitazioni da svolgersi nella seconda fase comprendono:
- campi d'arma, (escursioni estive per le truppe alpine, scuole di tiro per
l'artiglieria);
- esercitazioni delle minori unità di armi diverse in cooperazione;
- esercitazioni di divisione;
- eventualmente: esercitazioni di grandi unità superiori alla divisione,
esercitazioni combinate con la R. Marina o con la R. Aeronautica, manovre a
fuoco di artiglieria.
ISTRUZIONE DEL SOLDATO.
29. - II cittadino diventa soldato all'atto
della leva fascista.
La sua preparazione alla guerra, iniziata nella scuola e nei corsi
premilitari, si compie e si perfeziona durante la permanenza alle armi;
congedato, egli viene tenuto orientato - per quanto possibile - nel servizio
dei nuovi mezzi e nell'impiego tattico e, se specializzato, nelle funzioni
inerenti alla sua carica, mediante l'istruzione postmilitare e con saltuari
richiami.
ORGANIZZAZIONE DELL'ISTRUZIONE.
30. - L'istruzione del soldato è, di massima,
organizzata per battaglione e riceve sviluppo, nella sua parte essenziale,
per compagnia. La compagnia è la sede più idonea per abbinare l'azione
istruttiva all'opera educativa.
31. - I programmi per l'istruzione, sono redatti periodica-mente dai
comandanti di reggimento, di battaglione e di compagnia.
Perché siano realmente applicabili, è necessario che i programmi più
particolareggiati (minori reparti) non siano compilati con troppo anticipo,
non si riferiscano a lunghi periodi e non scendano in eccessivi dettagli.
32. - Il metodo d'istruzione del soldato deve essere improntato a grande
praticità; le spiegazioni teoriche devono essere ridotte al minimo ed essere
seguite, sempre che possibile, da pratiche applicazioni.
Ogni insegnamento deve essere impartito per gradi, dal facile al difficile,
dal meno faticoso al più faticoso, adattando la progressione al livello
medio dei soldati. In pratica, valgono le seguenti norme:
- il soldato apprende e ritiene bene ciò che vede, e, sopralutto, ciò che
fa: si devono, quindi, suscitare in lui impressioni vive, affinchè gli
insegnamenti permangano durevoli e siano applicabili, quasi per istinto,
anche durante la battaglia;
- il soldato deve riuscire a fare, prima che ad esporre; il soldato, in
genere, fa bene soltanto ciò di cui comprende la ragione, e fa benissimo
quello che lo interessa in modo particolare: bisogna, quindi, proporsi di
destare in lui simile interessamento;
- l'amor proprio e l'emulazione promuovono in ciascuno ed in tutti attività
feconde: essi devono essere pertanto suscitati nell'interno dei reparti (2);
- le ricompense, sotto qualunque forma siano concesse, costituiscono potenti
molle propulsive.
33. - I procedimenti d'istruzione influiscono molto sui risultati. Essi,
però, variano da arma ad arma, e, per la stessa arma, variano anche a
seconda delle istruzioni. Si danno qui, pertanto, solo alcune idee generali
valevoli per tutte le armi:
- si studino le attitudini dei nuovi soldati per poter regolare su di esse
fin dai primi giorni l'azione istruttiva;
- si dimostri al soldato, fin dall'inizio dell'istruzione, la potenza delle
armi e dei mezzi di cui è dotato e i grandi effetti che se ne possono trarre
quando siano bene impiegati;
- si ponga in evidenza l'importanza e la necessità della cooperazione; e
questo in ogni occasione, dagli atti più elementari a quelli più complessi
del combattimento;
- non si cerchi la perfezione degli esercizi fin dai primi momenti, né si
tenda ad esaurire completamente un argomento, perché spesso il praticare
nuovi esercizi giova a rendere più facile e spedita la esecuzione di quelli
appresi in precedenza; ma non si incorra nell'eccesso opposto di dare una
prima attuazione superficiale all'intero programma, per poi ritornare
indietro per perfezionare e completare. È più difficile correggere gli
errori che evitarli fin da principio;
- il giorno prima dell'istruzione, si riveda il testo delle prescrizioni
regolamentari relative agli esercizi da insegnare il giorno successivo;
- durante l'istruzione individuale, si mostrino i movimenti, invece di
descriverli; e, sempre che possibile, nell'istruzione dei minori reparti, si
faccia vedere in azione ai nuovi soldati un reparto formato di anziani;
- nell'insegnare un movimento od un esercizio, lo si rappresenti dapprima
completo agli uomini che devono eseguirlo, lo si scomponga quindi in parti e
si insegni ciascuna di queste progressivamente;
- si correggano sempre posizioni e movimenti; ma si evitino sempre nel
correggere atti ed espressioni ironiche od offensive;
- nelle istruzioni, si ricorra sovente alla forma dialogica; questa, però,
intesa non come elementare gioco di domande e di risposte; ma, piuttosto,
come mezzo per tenere avvinta l'attenzione dei soldati, specie nelle
questioni più difficili;
- si utilizzi il sistema, ove lo si giudichi adatto alla materia, di
riassumere le cognizioni necessarie al soldato in tabelle da tenere esposte
nelle camerate, o in foglietti a stampa da distribuire;
- si alternino le istruzioni più faticose, e quelle richiedenti maggiore
attenzione, con le istruzioni che implicano minor fatica e minore sforzo
mentale;
- si limiti la durata dell'istruzione all'indispensabile, evitando ogni
lungaggine, ogni attardamento;
- si interrompano le istruzioni con qualche riposo da concedersi a buon
momento, e cioè dopo aver lavorato;
- si faccia procedere lo svolgimento delle istruzioni individuali di pari
passo con quello degli esercizi ginnastici e sportivi, coi quali non pochi
sono i nessi e le analogie.
34. - L'istruzione, nel suo metodo e nei suoi procedimenti, deve
naturalmente tendere alla sostanza, ch'è preparazione dell'individuo e della
collettività alla guerra.
Ma nel militare, sopra tutto, la sostanza non può prescindere dalla forma.
Essa va curata non come obiettivo a sé, ma come necessario complemento dello
sforzo addestrativo ed educativo, perché è la forma che da il più chiaro
indizio della disciplina, della coesione, dell'addestramento impressi dal
comandante e della pronta rispondenza ai suoi ordini.
Curare la forma non esige molto tempo, sibbene molta tenacia da parte
dell'istruttore. Dedicarsi ad essa poco, ma costantemente. Non devesi mai
tollerare che gli atti che si compiono normalmente nella presentazione dei
reparti, per rendere onori, o per i maneggi d'arma o per le evoluzioni in
ordine chiuso siano compiuti in modo meno che perfetto per precisione e
simultaneità, di movimenti. Scatto e simultaneità, rigida immobilità
assumono allora aspetto di volontà e passione addestrativa e, più che di
forma, diventano manifestazioni di anima.
35. - Metodi e procedimenti istruttivi di per sé non valgono se non sono
avvivati dall'opera dell'istruttore, anzi dalla personalità dell'istruttore:
questa, nel campo didattico, corrisponde a quella personalità del comandante
che deve dominare sovrana in tutto il campo disciplinare e tattico.
All'uopo, occorre, innanzi tutto, assicurare la stabilità degli istruttori,
il che deve costituire cura costante dei comandanti di ogni grado.
Gli istruttori, a loro volta, devono:
- vivere la vita dei soldati, studiarne l'animo e le abitudini, apprenderne
il nome e le condizioni di famiglia: tutto ciò senza cadere in
dimestichezza;
- mostrarsi fermi e calmi, sereni e giusti, energici e riflessivi; seguire
una linea di condotta costante, sempre cercando di prevenire, ma senza mai
transigere;
- porre in valore, animando particolarmente i più timidi e i più tardi, le
naturali doti dei singoli soldati, dei quali molti sono intelligenti,
moltissimi di buon senso, quasi tutti volenterosi, dotati di amar proprio e
capaci di emulazione.
NOTE
1) Del regolamento di istruzione si riportano soltanto in istralcio i "Criteri fondamentali". Essi sono un naturale complemento alle pagine del Regolamento di disciplina, e devono essere assimilati da chiunque debba esercitare azione di comando.
2) Per destare sane emulazioni può essere utile fissare dei risultati da raggiungersi, ad esempio: distanze da percorrere e dislivelli da superare in tempi dati; punti od effetti da conseguire nel tiro; tempi occorrenti per armarsi ed equipaggiarsi in caso di allarme, per il carico o lo scarico di muli o di carri o di automezzi, per la scomposizione e la ricomposizione di un'arma o di una macchina, per trasmettere un determinato numero di parole con l'alfabeto Morse, ecc.
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