Storia delle Unità

 

I Cappellani della Milizia

 

 

 

 

 

 

 

La direzione del servizio di assistenza spirituale presso la Milizia era esercitato dall'Ordinariato Militare per l'Italia, che aveva la giurisdizione disciplinare ecclesiastica su tutti i Cappellani (quando, come tali, esercitavano il loro ministero presso i reparti ai quali erano destinati) e che fissava le norme del servizio per mezzo di uno speciale regolamento. Fra l'Ordinariato Militare ed i Cappellani addetti ai reparti vi era un organo intermedio: l'Ispettorato dei Cappellani, con un Ispettore equiparato al grado di Console. Presso ogni Legione era preposto, quale Cappellano, un sacerdote equiparato al grado di Centurione. Ai Cappellani non era fatto tassativo obbligo di iscrizione al P.N.F. e spettava loro il trattamento morale gerarchico dovuto agli ufficiali pari grado, nonché, in caso di mobilitazione, integralmente, il relativo trattamento economico. Negli altri periodi essi prestavano servizio gratuito.

Il personale addetto all'assistenza spirituale presso le Legioni e le Coorti Autonome, durante il servizio continuava ad indossare l'abito ecclesiastico, ponendo al bavero il distintivo in tessuto oro del Fascio Littorio e sul cappello speciali distintivi (fascio littorio sormontato da una croce).

 

Di particolare impegno fu l'operato dei Cappellani sui fronti di guerra della Campagna d'Etiopia del 1935-1936.

Essa fu prima di tutto "forza spirituale". I Cappellani della Milizia con la loro presenza fra i combattenti, le loro messe al campo, le loro conferenze, la loro somministrazione dei Sacramenti, l'assistenza ai feriti e moribondi, diedero ai militi quell'alimento spirituale che contiene il segreto di ogni resistenza e di ogni sacrificio.

Essa fu, inoltre, "forza morale". Vedere i Cappellani vestiti della stessa divisa, con l'insegna della croce color cremisi sul petto, affrontare marce e pericoli di ogni genere, correre dove più urgeva la loro presenza, avere cura delle salme, formare i primi cimiteri, affrontare essi stessi la morte, fu per tutti un insegnamento e un esempio.

Essa fu ancora "forza sociale". I Cappellani delle CC.NN. si fecero intermediari fra i militi e le loro famiglie; presero a cuore le loro condizioni di fronte alla chiesa, di fronte allo stato, di fronte alla coscienza. Riallacciarono rapporti spezzati e dimenticati, regolarono matrimoni e legittimazione di figli, si interessarono della corrispondenza epistolare, ricordarono il dovere del mantenimento dei parenti lontani, confortarono le famiglie che pagarono il tributo più alto con la perdita dei loro cari.

I Comandi apprezzarono la complessa attività dei Cappellani della Milizia, affidando loro anche il compito di collaborare negli uffici stampa, di vigilare sulla distribuzione della corrispondenza, di risolvere casi riguardanti sussidi, testamenti ecc. Ma la missione dei Cappellani non ebbe termine con la conclusione delle operazioni militari che vide la proclamazione dell'Impero. Dal maggio 1936 in poi, il movimento per l'assistenza religiosa continuò e anzi si moltiplicò come il numero dei Cappellani. Essi accompagnavano le centurie dei lavoratori e continuarono ad assistere i militi nel complesso lavoro della colonia.

Fra tutti si vuole ricordare la figura di Padre Reginaldo Giuliani, Cappellano del 1° Gruppo Battaglioni CC.NN. d'Eritrea, caduto a Passo Uarieu il 21 gennaio 1936 e decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare.

 

 

FONTI

Teruzzi A., "La Milizia delle Camicie Nere e le sue specialità", A. Mondadori Editore, Milano, 1933.

a cura di G. Scalia, "MVSN - La Milizia per l'Impero", per il Comando Generale della Milizia, Istituto Grafico Tiberino, Roma, 1937, pagg. 133-134.