Storia delle Unità
La Milizia nella difesa dell'A.O.I. 1940-1941 (*)
L'attacco all'Eritrea
Il Comando FF.AA. deli'A.O.I. decise di sottrarsi alla manovra avversaria e il 15 gennaio 1941 ordinò di rompere il contatto col nemico fra Cassala e Tessenei e ripiegare sulla linea Barca - Monte Adal - Aicotà - fiume Gash.
Di conseguenza, anche le truppe nell'Uolcait dovevano adeguarsi ad assumere una nuova linea. Erano, sulla fronte dell'Uo1.cait, dislocati: un Btg. CC.NN. e 3 Btgg. coloniali. A seguito della situazione generale ricevettero ordine di ripiegamento ed eseguirono l'operazione in ordine perfetto e all'insaputa del nemico. Poterono così raggiungere, attraverso però tremende difficoltà, la zona Az Darò - Tolè. Lo sganciamento generale dal contatto avversario avvenne il 17 gennaio.
Battaglia di Agordat.
La linea difensiva, tra il 22 ed il 26 gennaio era tenuta da un Btg. CC.NN. e 5 Btgg. coloniali, più una compagnia di volontari tedeschi; la linea era lunga 22 km, da M. Taninai per M. Caianaic - M. Itaberré - M. Laquatat fino a M. C,.)chen. Sul fronte di Barentù erano schierati: un raggruppamento squadroni autocarrato, un Btg. coloniale, un Btg. CC.NN., due Cp. del Genio, due batterie ed una sezione di artiglieria, cui sr aggiunsero poi altri reparti delle brigate coloniali XVI e VIII ripiegate da Aicotà.
La battaglia ha inizio col primo attacco nemico il 27 gennaio. La impari dura lotta continua aspra ed ininterrotta fino a che, nella notte del 31, l'avversario, dopo molti attacchi disperatamente respinti, con 16 carri armati di dimensioni mai viste fino ad allora, riesce a infiltrarsi nella linea con possibilità di tagliar fuori tutti gli altri reparti dai Laquatat in poi.
Il comando riesce a raccogliere un Btg. coloniale e due c..ornpagnie di CC.NN. con i volontari tedeschi per fronteggiare la situazione, ma malgrado lo strenuo valore di queste truppe, non si mutano le sorti della giornata.
I carri inglesi incassano senza esserne scalfiti i colpi da 77/ 28 e raggiungono la strada Agordat - Cheren seguiti dalla fanteria. La battaglia è perduta; si impone la ritirata su Cheren, contrastando al massimo il passo al nemico.
Contemporaneamente a questa battaglia si svolge l'attacco contro Barentù.
Fino al 31 gennaio, fra attacchi e contrattacchi incessanti, si mantiene la lirica; il 2 febbraio, caduta Agordat, si impone il ripiegamento dopo una lotta definita eroica. Fra Cheren e Asmara sono in ricostituzione i reparti logori; ad Asmara coi nazionali residenti si costituiscono altri 3 Btgg. CC.NN.
Questi, verso fine febbraio, vengono sciolti allo scopo di restituire alla vita civile elementi indispensabili alle officine ed alle industrie di guerra.
La Battaglia di Cheren.
Si sviluppa in tre tempi:
- 1° tempo: dal 1° febbraio al 13 febbraio 1941. Con le forze provenienti da Agordat il nemico attacca continuamente ma senza risultati.
- 2° tempo: dal 14 febbraio al 14 marzo. La lotta si limita a piccole azioni. Accentuata pressione sulla posizione avanzata nostra di Cuh Cub, le cui forze ripiegano su passo Mescelit a 20 km. ;da Cheren.
- 3° tempo: dal 15 al 27 marzo. La battaglia infuria su tutto il fronte; i monti Samanna, il Roccione Forcuto, Monte Sanchil, Monte Dologorodoc, sono teatro di lotta cruenta e furibonda. Impadronitosi del M. Dologorodoc, il nemico si infiltra nella valle Dongolaas, creando una situazione insostenibile.
Le truppe italiane, che avranno scritta una pagina eroica per la Patria, esauste, la notte del 27 ricevono ordine di ripiegare su una linea difensiva a cavallo della strada di Asmara.
All'ultima fase della battaglia parteciparono valorosamente i seguenti reparti della Milizia:
- W Legione CC.NN. su due battaglioni. - XLIV Btg. CC.NN. - CLXX Btg. CC.NN.
Quest'ultimo reparto con i Btgg. coloniali XXII e XXXIII giunti la notte precedente, tentò di riconquistare q. 1.501 del Dologorodoc; Camicie nere ed ascari con assalti eroici posero piede sulle alture che controllano i pozzi e su q. 1.407, ma battuti tremendamente da violento fuoco di artiglieria furono costretti a ritornare sulle posizioni di partenza.
La battaglia di epica difesa è durata 55 giorni; solo tra il 15 ed il 27 marzo il nemico ha sparati 110.000 colpi di artiglieria.
Il miglior riconoscimento del valore delle nostre truppe venne dallo stesso nemico contro cui esse si erano strenuamente battute durante l'asperrima battaglia.
I combattimenti di Ad Teclasan.
Le posizioni avanzate del nuovo fronte difensivo erano tenute dai battaglioni coloniali XLVII e CXIV e da tre compagnie di CC.NN. Violentissimi gli attacchi del nemico; la sera del 29 marzo il sistema Monte Addigares - M. Fanscibocà era sempre in nostra mano. Il 1; 10° granatieri assieme a quanto restava della 155' Compagnia autonoma CC.NN. difendeva rabbiosamente il tratto M. Addigares - Selletta; la rimanenza della 155° Compagnia CC.NN. con due plotoni mitraglieri era nei pressi della cantoniera n. 3. Alla sera del 1° aprile dopo una ultima riconquista di q. 2.336, da poco perduta, i nostri dovevano definitivamente, abbandonarla per una minaccia che si era sviluppata sul rovescio.
Il 1° aprile fu decisa la cessione di Asmara quale città aperta per evitare danni all'abitato ed alla popolazione civile. I movimenti di ripiegamento si svolsero indisturbati fino al giorno 2. Il 3 aprile il nemico si lanciò all'inseguimento colle sue colonne motorizzate e nella giornata raggiunse Adigrat.
La difesa di Massaua.
La difesa del fronte a terra nel gennaio 1941 era costituita da una serie di opere a cerchio intorno alla città a distanza di 5-6 km. dall'abitato; le opere erano armate di mitragliatrici provenienti dalle navi. Per i lavori di rafforzamento e per costituire un inizio dei presidi fu inviato a Massaua il CXXXVI Btg. CC.NN. Successivamente arrivarono circa 350 granatieri di formazione, 210 alpini (resti del Battaglione Uork Ambà), 250 CC.NN. reduci dalla battaglia di Cheren, 50 bersaglieri, 200 genieri, 40 artiglieri e 1.100 amhara, reduci dalla accanita difesa di Ad Teclasan.
Ai primi di aprile erano schierati: Guardia di Finanza e Granatieri a nord, due battaglioni di formazione di Marinai al centro, un battaglione di CC.NN. a sud: era il, CXXXVI.
Il nemico investì la piazza con 'la 5' Divisione indiana rafforzata da carri armati, autoblindo e cannoni; a queste già ingenti forze si aggiunsero la X brigata indiana e forze della Francia Libera. L'azione di fuoco iniziata il 3 aprile, ripresa il 4, fu intensificata da ambo le parti all'alba del 5. Nel pomeriggio, sulla strada di Moncullo, ufficiali inglesi si presentavano con bandiera bianca agli avamposti per chiedere la resa che fu respinta.
Il combattimento riprende violento e dura fino alla resa delle città il giorno 9 aprile, mentre a nord, granatieri e guardie di finanza, gareggiando in bravura, combattono ancora e mandano prigionieri in città quando questa è già occupata dalla 5a Divisione indiana.
NOTE
(I) I reparti coloniali erano formati da indigeni, inquadrati da ufficiali e sottufficiali dell'Esercito Nazionale.* Questi reparti erano regolari e facevano parte dell'Esercito Coloniale. Vi erano inoltre bande regolari comandate da ufficiali italiani e bande irregolari.
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità combattenti della M.V.S.N. (1923-1943)", Giovanni Volpe Editore, Roma, 1976
Altri riferimenti: vedi la pagina contenente la bibliografia