Storia delle Unità
La Milizia in Africa Orientale 1940-1941 (*)
L'A.O.I., per la sua particolare situazione geografica nei riguardi dei territori nemici contermini, rappresentava una potenziale seria minaccia strategica alle vitali vie di comunicazione dell'impero britannico. Minaccia che avrebbe potuto gravemente compromettere la stessa unità economica militare dell'impero nemico, rischiando questo di essere tagliato in due tronconi separati, con la conseguente impossibilità di manovra delle risorse e dei mezzi.
Questa potenziale minaccia era stata esattamente percepita dal governo inglese e determinò tutti gli sforzi effettuati dalla Inghilterra per impedire od ostacolare al massimo la nostra affermazione in Etiopia.
L'impero italiano in Etiopia non aveva avuto il tempo di organizzarsi anche a causa dell'instabile situazione interna; ma soprattutto la visione politica sulla brevità della guerra sottovalutò le possibilità di offesa e la preparazione alla difesa del vasto territorio; tanto che nessun piano bellico era stato approntato all'atto dell'inizio delle ostilità e tutto dovette essere lasciato alla improvvisazione dopo che la guerra in atto aveva abbandonata l'A.O.I. a sé stessa, completamente tagliata dalla Madre Patria.
A posteriori possono essere prospettate solo delle ipotesi sulla funzione che il nostro impero avrebbe potuto rappresentare nel conflitto. Via terra poteva essere minacciato e stroncato il collegamento Cairo-Città del Capo; con la massa di truppe e di mezzi accumulata in A.O.I., l'Italia avrebbe potuto di slancio occupare il Sudan meridionale (in un primo tempo totalmente sguarnito di uomini e materiali avversari) e successivamente operare verso nord tentando un ricongiungimento col nostro esercito della Cirenaica. Questo avrebbe potuto ottenere il collegamento con i rifornimenti dall'Italia e certamente avrebbe inoltre fortemente influito sul mondo indigeno africano in senso favorevole all'Asse facendolo schierare al nostro fianco. La manovra era possibile solo all'inizio immediato, ma nulla fu tentato ed il tempo trascorse a favore degli avversari, mentre le poche energie dello impero italiano venivano disperse nella poco redditizia impresa della conquista della Somalia inglese.
Via mare, dalle basi di Massaua e Assab, avremmo potuto insidiare le rotte del Mar Rosso, del Canale di Suez e dell'Oceano Indiano; sarebbe stato necessario, per realizzare la minaccia, munire in tempo le basi e concentrare laggiù le forze navali adeguate all'importante compito. Anche questo non fu fatto.
Abbandonato a sé stesso, il nostro impero, man mano che la guerra si prolungava, venne a trovarsi in condizioni sempre più critiche, circondato, con problemi ogni giorno maggiori per i rifornimenti e lo stesso vettovagliamento.
Non restava che attendere l'immancabile assalto nemico e difendersi strenuamente fino all'ultima cartuccia ed all'ultima pagnotta. E questo sì fu fatto, tenacemente, valorosamente ed onorevolmente.
Forza presente in A.O.I. al 10 giugno 19401
Forza totale: Uomini 255.950 uomini, così ripartiti:
Truppe Coloniali: 181.895 uomini2
Esercito: 47.412 uomini
CC.NN. della Milizia: 26.643 uomini, e precisamente: 858 ufficiali - 1.439 sottuff. - 24.345 CC.NN.
Le CC.NN. erano suddivise in 30 battaglioni3, che combatteranno tutti eroicamente; di questi, gli ultimi 12 lottarono disperatamente fino all'esaurimento, nella difesa estrema del Gondarino.
Come armamento, le nostre forze disponevano di:
3.300 mitragliatrici.
5.300 fucili mitragliatori.
24 carri «M».
39 carri «L».
126 tra autoblindo e autocarri attrezzati.
866 pezzi di artiglieria, di vari calibri e modelli.
71 mortai da 81.
57 mortai da 45.
183 aerei in linea, 61 in magazzino, 81 in riparazione.
Le forze nemiche contrapposte erano, alla stessa data dello inizio delle ostilità, le seguenti:
Truppe dell'Impero britannico 70.000 uomini
Truppe inglesi in Aden 10.000 uomini
Truppe francesi a Gibuti 10.000 uomini
Totale generale 90.000 uomini
Così distribuiti:
nel Sudan: 32.000 uomini
nel Kenia: 31.000 uomini
nel Somaliland: 7.000 uomini
ad Aden: 10.000 uomini
a Gibuti: 10.000 uomini
Non bisogna però fermarsi all'apparenza delle cifre per confrontare gli eserciti contrapposti. Le nostre truppe avevano armamento antiquato, (i nostri pezzi da 75 con una gittata di 7 km. mentre quelli inglesi da 88 avevano un tiro efficace a 11 km.), non avevamo armi controaeree o controcarro; il nemico aveva carri armati moderni ed in piena efficienza. Gli aerei nostri erano di vecchi modelli, contro quelli modernissimi dell'avversario. Pochi i nostri automezzi (quindi poca possibilità di spostamenti) contro una disponibilità impressionante degli inglesi, con tutti i servizi autotrasportati. In quanto alla disparità iniziale delle forze vedremo poi, nel gennaio 1941 di quanto saranno accresciute le nostre e di quanto quelle nemiche.
Inizio delle ostilità - Operazioni di frontiera.
La prima mossa italiana è l'occupazione di Càssala, importante nodo stradale utilizzabile per un eventuale attacco inglese al l'Eritrea e nello stesso tempo nostra vecchia rivendicazione. È conquistata con una superba carica delle «Penne di falco», la nostra cavalleria eritrea, il 4 luglio 1940.
Il 7 luglio, nostra incursione su Kurmuk, alla frontiera de! Sudan; viene conquistata il 12 ed il 14 viene occupata Ghezan.
Contemporaneamente a Cassala viene occupata, dopo breve scontro, anche Gallabat.
Il 15 luglio ha luogo la conquista di Moyale inglese con inseguimento degli avversari verso Buna; contemporaneamente venivano conquistate più ad oriente, Tercali, Tabaga, Danisa e Cocaia; viene così eliminato il saliente inglese di Mandera realizzando un raccorciamento di fronte di ben 300 km. Il 31 luglio il nemico contrattacca con reparti del King's African Rifles e del 1° Reggimento Niger, ma viene respinto lasciando nelle mani dei nostri coloniali il gagliardetto del VI Btg. del K.A.R.. Dopo 5 giorni nuovo attacco; le nostre truppe senza impegnarsi abbandonano la località di Debel.
La conquista della Somalia Inglese - 3-19 agosto 1940.
Le truppe operanti agli ordini del Generale Nasi (3 battaglioni nazionali e 23 coloniali) in complesso 4.800 nazionali e 30.000 coloniali, furono suddivise in quattro colonne:
colonna di sinistra: Generale Bertoldi, composta di 8 battaglioni, di cui 2 di CC.NN. ed 1 mitraglieri della Div. Granatieri di Savoia, e 4 batterie. Base di partenza: Agin - Obiettivo: Zeila.
colonna costiera: Console Generale Passerone: muoverà da Zeila ed avrà per primo obiettivo Bulhar. (due Btg. CC.NN. della 11a Legione, il LXVI Btg. coloniale, un reparto speciale, una sezione artiglieria).
colonna di centro: Generale De Simone; XIII - XIV - XV brigate coloniali, 11 battaglioni e 14 batterie. Base di partenza: Giggiga, obiettivo: Berbera.
colonna di destra: Generale Bertello; un Btg. armi speciali, due gruppi Dubat ed una batteria. Base di partenza: Curati, primo obiettivo: Oadueina.
Alla colonna di centro si aggiungeranno:
la colonna di destra dal 7 agosto.
la II brigata coloniale dal 10 agosto (era di riserva).
la LXX brigata coloniale dal 13 agosto.
Il giorno 10 agosto la colonna centrale giunge a contatto col sistema fortificato britannico, perfezionato modernamente ed efficientemente nel 1939. L'attacco ha inizio il giorno i l incontrando ovunque accanita resistenza, dovuta al sistema difensivo forte e profondo. La resistenza si protrae fino al giorno 15; alle 19 cade il fortino n. 1 (chiamato dagli inglesi Gibilterra) e vi appare la bandiera bianca; successivamente il nemico abbandona tutto il sistema difensivo. Il 17 viene raggiunta Lafarug, il 19 gli italiani sono a Berbera. Gli inglesi si sono imbarcati abbandonando tutti i materiali e le armi pesanti.
Prime avvisaglie della grande offensiva britannica. Settembre-dicembre 1940.
Càssala era difesa da 2 battaglioni di CC.NN. e da 4 battaglioni coloniali. Il 9 ottobre ha inizio l'attacco inglese e nella notte del 12 si effettua la prima nostra reazione.
A Gallabat il nemico intraprende l'attacco tra il 6 ed il 7 novembre con inglesi, sudanesi ed indiani rinforzati da carri armati; dopo strenua e dura lotta, le nostre truppe, inferiori in numero ma soprattutto in mezzo, desistevano dalla battaglia. Nella giornata del 7, un battaglione CC.NN. (il DCCXXXI che era già stato citato sul bollettino delle FF.AA. n. 78 del 24-8-1940) e due battaglioni indigeni, mossero da Metemmà per scortare le colonne di rifornimenti. Di fronte alla nuova minaccia il nemico abbandona Gallabat che viene rioccupata dai nostri il giorno 8. La lotta continuerà ancora in questo settore.
La grande offensiva britannica - Gennaio-novembre 1941.
In vista dell'approssimarsi dell'inizio del grosso attacco inglese, al 10 gennaio 1941, lo schieramento delle forze avversarie che si fronteggiavano, era il seguente:
Forze nostre (italiani ed indigeni) 336.000 uomini.
Forze nemiche (inglesi, truppe coloniali indiane, sudanesi, del Kenia, e bande armate abissine) 279.000 uomini.
Il numero dei nostri uomini alle armi era accresciuto con richiami dei residenti italiani, con arruolamenti volontari in altri battaglioni di CC.NN., con nuovi arruolamenti fra gli indigeni. Le forze erano così distribuite nei vari scacchieri:
Scacchiere Giuba 27.000 uomini
Scacchiere Sud 55.000 uomini
Difesa Addis Abeba e Scioa 10.000 uomini
Scacchiere Est 122.000 uomini
Scacchiere Nord 122.000 uomini
Le forze inglesi erano così divise:
Kenia 130.000 uomini
Aden 25.000 uomini
Sudan (nord e sud) 124.000 uomini
Dettaglio delle operazioni:
Ridotti di Dessiè e dell'Amaba Alagi
Btg CC.NN. impiegati nella difesa dell'A.O.I.
NOTE
(1) Un organigramma più dettagliato delle nostre forze in A.O.I. viene presentato nelle pagine di questo sito dedicate alle Campagne di guerra.
(2) I reparti coloniali erano formati da indigeni, inquadrati da ufficiali e sottufficiali dell'Esercito Nazionale. Questi reparti erano regolari e facevano parte dell'Esercito Coloniale. Vi erano inoltre bande regolari comandate da ufficiali italiani e bande irregolari.
(3) L'elenco è riportato nei collegamenti
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unità combattenti della M.V.S.N. (1923-1943)", Giovanni Volpe Editore, Roma, 1976
Altri riferimenti: vedi la pagina contenente la bibliografia