Storia delle Unitā
La Milizia nella difesa dell'A.O.I. 1940-1941 (*)
L'attacco contro la Somalia
Forze contrapposte:
Italiane: 3 brigate coloniali (complessivamente 14 Btgg.); una compagnia zaptič; 5 gruppi di Dubat; 2 Btg. CC.NN. con una sola compagnia costituita; 27 batterie di vario calibro di cui, 2 della Milizia in postazione fissa e controaerea. Inoltre: un Btg. CC.RR.;
2 cp. guardie di finanza; un reparto radiotelegrafisti; un reparto di Milizia Forestale; Servizi.
Inglesi: 112 Divisione Africana su due brigate di fanteria (XXI e XXIII) con una squadriglia autoblindo, molta artiglieria e varie batterie contraeree.
122 Divisione Africana su tre brigate (II - XXII - XXIV) squadroni autoblindo; artiglierie di vario calibro; carri armati leggeri; compagnie mitraglieri; un reggimento autoblindo meno 2 squadroni.
Chiarissima la differenza - in reparti, uomini e mezzi - a favore degli inglesi.
Eliminate con forze schiaccianti e con giganteschi bombardamenti dal cielo le nostre truppe indigene idi confine particolarmente sensibili agli attacchi aerei, il nemico - tra il 2 e l'8 febbraio 1941 - arriva al Giuba.
Il 10 febbraio un attacco con autoblindo ad Afmadų viene respinto da un vigoroso contrattacco. Si organizza la difesa dietro il Giuba che perō č ormai quasi secco; il 13 si sgombera Chisimaío. Oltre Giuba restano varie teste di ponte in corrispondenza di Giumbo, Margherita, Gelib, Barbera, Lugli Ferrandi e Dolo.
Nel settore di Gelib č presente anche una sezione autoblindo delle CC.NN.
Nel settore di Giumbo si resiste accanitamente dal 17 al 20. Uno sbarco nemico dal mare, a tergo, completa l'accerchiamento e costringe alla resa.
Comincia lo sfaldamento dei battaglioni coloniali, specie fra quelli di recente costituzione; gli ascari, terrorizzati dalle azioni aeree, gettano le armi e vanno a casa.
Nel settore di Gelib, l'artiglieria e un successivo contrattacco disperdono un attacco di fanterie, autoblindo e motocarrette; il nemico - battuto - si disperde nella boscaglia, ma intanto altre colonne passano il Giuba 50 km. a nord creandoci una situazione quanto mai critica, tanto da indurre il nostro comando ad ordinare l'abbandono di Gelib che perō resiste fino al 22.
II 21 il nemico raggiunge Margherita, il 26 occupa Mogadiscio e prosegue, preceduto da autoblindo, carri armati, in colonne autocarrate, verso Gabredarre e Dagabur su Giggiga.
Il nostro comando organizza una linea di difesa dalla Costa, francese dei Somali, per Sciavelli, Giggiga, fino a posizioni a sud di Harrar, raccogliendo le truppe che occupano la Somalia Britannica, gli avanzi dei reparti che avevano combattuto sul Giuba ed in Scnialia. Al 10 marzo si riesce a mettere insieme 26.000 coloniali e 5.000 nazionali. Questi ultimi, fatta eccezione delle unitā di artiglieria nazionale, del Il e del DIV Btgg. CC.NN., sono per la maggior parte autieri, carabinieri, guardie di finanza ed avieri rimasti senza impiego.
Padrone della piana di Giggiga, il giorno 17 il nemico attacca con notevoli forze il Passo Marda e tenta un aggiramento; contrattaccato dal XXXVIII Btg. coloniale e dal I gruppo Dubat, ripiega con gravi perdite, Il tentativo viene ripetuto il 18 e nuovamente fallisce. Ma nella notte il XXXVIII Btg. coloniale, uno dei nostri migliori e sempre comportatosi eroicamente anche fino a due giorni prima, abbandona le posizioni e si avvia in massa verso il nemico portando via armi munizioni e viveri. Viene sostituito immediatamente dal XX Btg. coloniale costituito da elementi eritrei ed amhara.
Il 19 e 20 tutti i tentativi nemici sono respinti. Il 21 altro attacco, il XX Btg. coloniale contrattacca varie volte, ma le diserzioni rilevanti del CI Gruppo Dubat consentono all'avversario di arrivare in parte sulla cresta della posizione, e nelle notte, scendendo da questa esso tenta di aggirare il XX Btg. Ne consegue l'ordine di ripiegamento che viene eseguito, senza disturbo da parle nemica, fino alla linea a difesa diretta di Harrar.
A causa delle sempre crescenti diserzioni degli indigeni anche questa linea fu dovuta abbandonare il mattino del 24 marzo e il ripiegamento fu continuato fino alla linea Dire Daua - Carsā. Il ripiegamento si compie regolarmente e solo un plotone di CC. NN., attardatosi nella strenua difesa, rimase in mano agli inglesi.
Il mattino del 27 nuclei nemici meccanizzati si avvicinarono alle posizioni di Carsā e Langhei, mentre su tutta la zona si svolge una intensa e continua azione aerea.
I coloniali, senza distinzione di razza, si allontanavano, asportando armi automatiche, salmerie, munizioni e viveri: i battaglioni erano ridotti ad una forza massima di 200 uomini. A Miesso, il XV gruppo di artiglieria indigena da 65/17, non aveva pių neppure un uomo e fu caricato su autocarri; le batterie del XIII gruppo someggiato avevano dovuto sostituire serventi e conducenti con ufficiali e truppa delle CC.NN.
Il 29 sgombero di Dire Daua. La linea occupata č: Monte Dofan-fiume Auasc-M. Cumbi-Ghelemsti. Il 30, vista la impossibilitā di difendere Addis Abeba, dove vivevano 35.000 italiani e 100.000 scioani, per garantire la vita dei connazionali, fu deciso di cedere senza lotta la cittā al nemico, lasciando il minimo di tempo fra l'uscita delle nostre truppe e l'ingresso di quelle nemiche. Il 6 aprile, alle ore 10,30, la 1 a brigata Sud Africana faceva il suo ingresso nella capitale.
In base alle direttive del nostro comandante delle, scacchiere sud, le truppe superstiti della Somalia e dell'Harrarino si ritirarono il giorno 10 aprile tra Sciasciamanna, Soddu ed il lago Margherita; erano: due battaglioni di fanteria, un battaglione CC.RR., un battaglione dell'Aeronautica, un battaglione di CC.NN., un raggruppamento motorizzato, un plotone armi controcarro, un plotone motociclisti, 2 autocarri corazzati, 27 batterie idi vario calibro. Complessivamente: 6.000 nazionali e 3.000 coloniali. Raggiunsero la zona in condizioni abbastanza buone tanto da poter essere impiegati ancora con buon rendimento.
NOTE
(I) I reparti coloniali erano formati da indigeni, inquadrati da ufficiali e sottufficiali dell'Esercito Nazionale.* Questi reparti erano regolari e facevano parte dell'Esercito Coloniale. Vi erano inoltre bande regolari comandate da ufficiali italiani e bande irregolari.
FONTI
(*) Testo tratto da: E. Lucas-G. De Vecchi, "Storia delle unitā combattenti della M.V.S.N. (1923-1943)", Giovanni Volpe Editore, Roma, 1976
Altri riferimenti: vedi la pagina contenente la bibliografia