Dall'incidente di Ual Ual all'adunata del 2 ottobre
Nel La vertenza italo-abissina con i suoi addentellati
e le sue ripercussioni ha fornito il tema a una ^infinità di articoli di
cronaca, di commento e di polemica nella stampa mondiale.
L'Italia, che era volentieri ignorata dalla stampa estera e che solo coll'avvento
del Fascismo al potere e colla affermazione di una personalità eccezionale
come quella di Mussolini, ha richiamato in pieno su di sé. l'attenzione dei
giornali stranieri, è balzata imperiosamente al primo piano, senza soluzione
di continuità, in occasione della sua vertenza coll'Etiopia, nelle
discussioni che hanno appassionato e continuano ad appassionare gli organi
dell'opinione pubblica di tutto il mondo.
Il crescente interesse dell'estero per il nostro Paese è dato in modo
tangibile dall'aumentato numero di corrispondenti esteri e di inviati
speciali che da oltre un anno vengono in Italia (1300 in confronto degli 850
venuti l'anno precedente), mentre il numero dei corrispondenti esteri
residenti fra noi è anch'esso in continuo aumento : dai 77 giornalisti
iscritti all'Associazione della Stampa Estera nel 1928 si è passati ai 135
nel 1935, rappresentanti circa 250 fra grandi agenzie e quotidiani di ogni
parte del mondo.
In una rivista come la nostra che intende riassumere le diverse fasi
dell'azione italiana nell'Africa Orientale e le sue ripercussioni, non è
fuor di posto, ed è anzi in perfetta armonia con la sua missione, un giro
d'orizzonte attraverso la stampa mondiale nei suoi atteggiamenti verso
l'Italia, dall'inizio della vertenza coll'Etiopia in poi. La materia è
copiosissima, per cui troviamo opportuna suddividerla in tre parti
corrispondenti a tre fasi della appassionante controversia destinata a
passare dalla cronaca alla storia.
In questo primo articolo ci occupiamo della stampa estera dall'incidente di
Ua-lual (5 dicembre 1934) alla grande adunata del 2 ottobre '35,
riservandoci di considerare l'atteggiamento dei giornali esteri nei
confronti del nostro Paese durante le operazioni militari in A. O., e dopo
il trionfale arrivo delle nostre truppe ad Addis Abeba e la proclamazione
dell'Impero d'Italia in Etiopia.
Nel nostro riassunto molto sintetico ma obbiettivo, che abbiamo compiuto
consultando anche la « Rassegna settimanale della Stampa Estera » —
pubblicata per cura del Ministero Stampa e Propaganda e che ha raggiunto ben
26 mila pagine di testo, dobbiamo limitarci, per ovvie ragioni, agli organi
di stampa più noti e importanti dei maggiori paesi.
L'interesse della stampa internazionale per le relazioni tra l'Italia e
l'Etiopia, cominciato a manifestarsi in modo partico-larmente vivo nei
commenti all'incidente di Ualual, accrebbe all'annuncio dell'assunzione del
Ministero delle Colonie da parte del Duce, nonché della nomina del generale
De Bono ad Alto Commissario per l'Africa Orientale (16 gennaio 1935),
seguita poi dalla nomina dal generale Graziani a Governatore e Comandante
delle truppe in Somalia e successivamente dalla nomina dello stesso generale
De Bono a Comandante di tutte le truppe in A. O.
La stampa estera si abbandonò in ipotesi e commenti all'annuncio della
mobilitazione delle nostre prime Divisioni e a quello delle prime partenze
delle nostre truppe per FA. O.; il diapason delle discussioni e dei commenti
salì in seguito ai discorsi pronunciati dal Duce a Eboli, in Sardegna, a
Benevento, alle grandi manovre a Bolzano, dal balcone di Piazza Venezia, da
cui fu lanciato il « Noi tireremo diritto ». Commenti e discussioni alle
interviste del Duce con inviati di importanti giornali di Francia e
d'Inghilterra, al suo incontro con alti personaggi dell'estero,
all'atteggiamento del rappresentante dell'Italia a Ginevra e a Parigi, ai
comuj nicati del Ministero Stampa e Propaganda, del Consiglio dei Ministri e
del Gran Consiglio, dai primi riguardanti la fase preparatoria agli ultimi
della vigilia riaffermanti la ferma volontà di vita e di espansione
dell'Italia fascista e guerriera.
In massima può dirsi che, ad eccezione della stampa di sinistra, la quale
animata da spirito settario ed antifascista si schierò subito contro di noi
in difesa di un paese di selvaggi, la maggioranza dei gior-
nali esteri all'inizio della nostra vertenza coll'Etiopia, ha avuto verso
l'Italia un atteggiamento sereno, riconoscendo la legittimità delle nostre
richieste e anche delle misure precauzionali militari.
Il fenomeno più appariscente nella stampa internazionale si è avuto colla
evoluzione che, nei riguardi dell'Italia, si è andata manifestando in
diversi organi della Gran Bretagna, specialmente dopo il rifiuto da parte
del Duce di proposte avanzate prima dal rappresentante del Governo di Londra
e poi dal Comitato dei Cinque istituito a Ginevra.
E' noto che una parte notevole del giornalismo britannico è accentrata in
tre o quattro grandi aziende che raccolgono sotto un'unica direzione gruppi
di importanti giornali. Magnati autorevoli dell'industria giornalistica a
Londra sono lord Rothermere, erede di lord Northcliffe, il famoso fondatore
del Daily Mail, e lord Beaverbrook, proprietario del Daily Express, del
Sunday Express e dell' Evening Standard. Il Daily Mail e il Daily Express,
ambedue conservatori, hanno ciascuno una tiratura da 1.500.000 a 1.800.000
copie. Il Daily Mail, il cui proprietario è fautore della revisione dei
trattati e ammiratore di Mussolini che ha avuto occasione di conoscere
personalmente, ha sostenuto fino dall'inizio e con costante fervore la causa
dell'Italia contro l'Etiopia e contro la Lega. Il Daily Express, forse con
minore ardore ma con continuità, ha appoggiato pure l'Italia. Al primo
annuncio della proposta di sanzioni avanzata da altri giornali, l'organo di
lord Beaverbrook ha lanciato un appello di questo tenore : «Cittadini
inglesi, padri e madri, leggete ai vostri figli le tragiche notizie. Le
sanzioni economiche significherebbero boicottaggio commerciale,
significherebbero la chiusura del canale di Suez, vorrebbero dire la guerra
».
Benché di una tiratura minore dei due giornali succitati, l'organo magno
della Gran Bretagna è il Times (circa 300 mila copie di tiratura), il quale,
pur dichiarandosi indipendente, riflette spesso gli umori del «Foreign
Office». Il Times, che sembrava riconoscere il diritto dell'Italia
all'espansione, a un certo momento assunse un tono minaccioso, passando poi
al genere viscido che qualche volta predilige per volersi dare l'aria della
imparzialità.
Un cambiamento di tono nei riguardi dell'Italia assunse pure il Daily
Telegraph, considerato come organo personale di E4en. L'atteggiamento
ombroso del giornale conservatore seguì al fallimento dell'intervista col
Duce del giovane ministro inglese, ritornato dal Campidoglio senza i sognati
allori. Fu in occasione di quella poco fortunata gita a Roma che il Daily
Express scrisse che considerava i viaggi di Eden « colla stessa ansietà con
cui una madre guarda il proprio figlio giocare con una scatola di
fiammiferi».
La Morning Posi, altro giornale importante che rappresenta a un tempo gli
interessi tradizionali dell'antica aristocrazia britannica e quelli più
moderni e pratici delle miniere di carbone, a un certo punto assunse verso
l'Italia un atteggiamento che definiremo ondeggiante.
Si volle giustificare il cambiamento di tono nei giornali succitati come
risposta alla campagna polemica della stampa italiana, la quale — onore
insospettato! — avrebbe pure causato il movimento dell'Home fleet nel
Mediterraneo e nel Mar Rosso! Ostili verso il nostro Paese si manifestarono
il Manchester Guardian, del partito liberale, che durante la controversia
distribuiva lusinghe alla Francia e minaccio all'Italia, la radicale Star,
il laburista Daily Herald, il filolaburista News Cronicle, teneri questi
due ultimi per i «poveri abissini». Secondo l'Evening News, la particolare
simpatia dei laburisti inglesi per l'Abissinia è dovuta all'avversione
contro l'Italia di Mussolini che ha avuto il coraggio di eliminare il
cosidetto «negozio delle chiacchiere», cioè il parlamentarismo.
Apertamente favorevole all'Italia si è sempre dimostrato l'Observer con
scritti del noto giornalista autorevole Garvin e di altri collaboratori
rivolti ad ammonire i «bellicosi pacifisti» a considerare la realtà così
come è e a non correre il rischio di ingolfare il paese in pericolose
avventure. A noi favorevolissimo il Blackshirt, organo del partito fascista
inglese, il quale affermava che il Governo non interpretava affatto i
sentimenti dell'opinione pubblica.
Quanto all'atteggiamento dei Dominions, la stampa canadese si dichiarò
contraria a qualsiasi intervento ; il Sud Africa si dimostrò molto leghista,
ma non disposto a sparare un colpo di fucile per il conflitto italo-abissino.
Passiamo ad esaminare l'atteggiamento della stampa francese. Oltre il Temps,
organo del Quai d'Orsay, vi sono in Francia giornali di informazioni, ;
quasi tutti a grande tiratura, è giornali di opinione, organi di partiti e
di gruppi speciali. L'atteggiamento del Governo francese impersonato, nel
periodo che stiamo prendendo in considerazione, dal signor Lavai, che firmò
col Duce gli accordi italo-francesi del gennaio '35, fu assecondato, con
cordiale amichevole solidarietà verso l'Italia, dalla grande maggioranza dei
giornali francesi. II Temps illustrò a più riprese le ragioni dell'Italia
nei suoi editoriali e mise in rilievo lo spirito del popolo italiano colle
corrispondenze da Roma di Gentizon. A favore della nostra politica si
schierarono dai giornali di grande tiratura come il Petit Parisien,-iì Petit
Journal, il Matin ai giornali nazionalisti e di acuta sensibilità coloniale
come YAction frangaise, YEcho de Paris, il Journal de Debats, i quali, oltre
considerare equamente la tesi italiana, si rendono conto del valore della
amicizia nostra per il loro paese. Notevoli in modo particolare gli scritti
dell'accademico Louis Madelaine nell'£cAo de Paris, del senatore Bérenger e
del compianto de Jouvenel, già ambasciatore a Roma, nel-l'Excelsior, le
corrispondenze di Henri de Monfreid, conoscitore come pochi dell'Abissinia,
nel Paris Soir, gli sferzanti articoli antiinglesi di Henri Beraud nel
Grin-goire. Nella Revue de deux mondes le vicende della politica italiana
anche di questo primo periodo è stata seguita attentamente da Rene Pinon,
talvolta però con considerazioni non del tutto accettabili.
Fra i giornali francesi specializzati nella propaganda antìtaliana ed
antifascista — soltanto per rendere più completa la nostra rassegna —
ricordiamo il Quotidien, organo massonico, l'Ere nouvelle e ì'Oeuvre, del
cartello delle sinistre, YHumanité, organo centrale del partito comunista,
il Peuple, sindacalista. Una segnalazione particolare merita il Populaire,
organo della sezione francese della II Internazionale, il cui direttore Leon
Blum con articoli violenti invitava Lavai a rinnegare gli accordi
italo-francesi. Però, in un momento di lucido intervallo, il direttore
dell'organo socialista, in un articolo riconosceva che le « rivendicazioni
italiane fanno parte del problema della ripartizione internazionale delle
materie prime e dell'emigrazione umana, nonché del problema del popolamento
». La risoluzione del problema, secondo Blum, dovrebbe però essere affidata
alla Società delle Nazioni.
Passato in rassegna l'atteggiamento della stampa delle due nazioni più
direttamente interessate ai rapporti tra l'Italia e l'Etiopia, ci limitiamo
a brevi cenni per ciò che si riferisce alla stampa degli altri paesi
d'Europa e di Oltre Oceano.
Si sono subito schierati a favore dell'Italia quasi tutti i giornali, sia
pure in misura e con tono diversi, di Austria e di Ungheria, due nazioni
sinceramente amiche del nostro Paese.
La Germania, di fronte alla vertenza italo-etiopica, aveva dichiarato che
intendeva rimanere spettatrice, per cui i suoi giornali, i quali — come è
noto — si uniformano alle direttive del Governo del Reich e dell'ufficio di
propaganda, si sono mantenuti in un atteggiamento riservato.
Qualche venatura di malumore in qualche settore della stampa tedesca si
mani- ' festò dopo la risoluzione di Ginevra contro il riarmo della
Germania, alla quale l'Italia, per ragioni di principio, aveva dato la sua
adesione. Rasserenato l'orizzonte, alcuni giornali tedeschi, a cominciare
dal Volkischer Beobachter, organo nazista, dedicarono alla causa italiana
articoli calorosi e tale atteggiamento dell'organo ufficiale del nazismo
andò poi sempre più diffondendosi in quasi tutta la stampa del Reich.
La stampa polacca seguì fino da principio la controversia italo-etiopica con
senso realistico e soprattutto « europeo ». La Gazeta Polska, organo
ufficioso, pubblicò anche articoli ammirativi per la
perfezione tecnica e l'efficienza militare delle formazioni mobilitate.
La stampa cecoslovacca, eccetto poche voci discordanti, si è dimostrata
serena e obbiettiva. Così dicasi delle nazioni della Piccola Intesa : la
stampa della Jugoslavia rifletteva le migliorate condizioni del Paese nei
suoi rapporti coll'Italia.
Ispirati a sentimenti di simpatia verso il nostro Paese la maggior parte dei
giornali del Belgio. L'Independence Belge ebbe a scrivere fin dal principio
che di fronte all'aumento della potenza italiana, la pretesa
dell'Inghilterra di comandare la strada delle Indie diventava troppo
presuntuosa.
I giornali spagnoli, pur con qualche riserva, dimostrarono comprensione per
le aspirazioni coloniali italiane, riconoscendo che il fascismo ha
potenziato le colonie mettendone far valore le risorse naturali.
Nella stampa svizzera gode di una particolare autorità il Journal de Gènere,
organo di politica internazionale di non grande tiratura, ma diffuso negli
ambienti politici e diplomatici dell'estero. Il giornale che si stampa sulle
rive del Lemano, nei suoi articoli e nelle sue note, svolgeva la tesi
societaria, indugiandosi a spiegare il meccanismo giuridico della Lega,
esprimendo la speranza — non senza qualche spunto di scetticismo — in una
composizione pacifica della vertenza.
La stampa egizianaxmostrò di preoccuparsi che l'Egitto potesse essere
coinvolto nel conflitto.
Nell'Estremo Oriente la vertenza italo-etiopica veniva seguita con interesse
specialmente per le ripercussioni che potevano derivare alla politica
imperialista della Gran Bretagna. Qualche spunto anglofobo nella stampa
cinese, mentre una evidente non disinteressata anglofilia si manifestava in
qualche organo della stampa giapponese.
La stampa nordamericana presenta con evidenza, anche nei riguardi della
controversia italo-etiopica, tre correnti ben distinte, ispirate però tutte
a pacifismo. Una riconosce il diritto di esistenza e di espansione anche
delle nazioni povere, le quali meritano « qualche cosa » nella spartizione
dei beni terreni: è la corrente dei pacifisti realisti. Delle altre due
correnti, una non nasconde il desiderio di eollaborare colla Società delle
Nazioni e di prendere una parte più attiva alla politica internazionale,
l'altra vuole l'isolamento completo. Organi di stampa accentrati sotto
direzioni diverse riflettono negli Stati Uniti queste tre tendenze.
Nell'America del Sud la stampa del Brasile si è subito schierata nella
grande maggioranza a favore dell'Italia ; atteggiamenti diversi hanno avuto
i giornali degli altri Stati sud-americani, che potremo meglio specificare
quando passeremo in rassegna l'atteggiamento della stampa durante le
operazioni militari e in seguito alla proclamazione dell'Impero Italiano
nell'Etiopia.
GIOBIA