L'utopia societaria

 

 

 

 

 

 

Le sanzioni (seguito dalla pagina precedente)

 

Il Comitato dei Diciotto, emanazione del Comitato di Coordinamento, in una sola settimana di febbrili riunioni emise un complesso di proposte relative alle misure da applicare contro l'Italia, il cui scopo avrebbe dovuto essere quello di far cessare le operazioni militari in Etiopia. Vediamo in cosa consistono queste misure che tutti hanno poi chiamato «sanzioni». Esse sono raggruppate, a seconda della loro natura, in cinque differenti categorie, in base alle proposte fatte dal Comitato dei Diciotto; accettate poi integralmente dal Comitato di Coordinamento e in seguito dai vari Stati sanzionisti.
La Proposta I invita tutti gli Stati Membri della Lega a impedire là fornitura all'Italia di qualsiasi materiale di guerra, specificato in un minuzioso ed esteso elenco, lasciando invece libero ogni Stato di fornire tali materiali all'Etiopia.
La Proposta II prescrive a tutti i Membri della Lega di impedire qualsiasi operazione di prestito o di credito bancario od altro, destinata sia al Governo Italiano come anche a qualsiasi persona morale o fisica stabilita in Italia.
La Proposta IH tende a far cessare qualsiasi disponibilità di divisa estera all'Italia; si è ideato un sistema semplice e totalitario - per lo meno nelle intenzioni - vietando cioè a tutti i Membri della Lega di importare qualsiasi prodotto o mercé italiana.
La Proposta IV consiste nell'«embargo» sulle esportazioni di alcuni prodotti considerati «chiave» per le operazioni militari o per il potenziamento bellico e comprende tutti gli animali da trasporto, il caucciù, tutti i minerali metalliferi.
La Proposta V tende infine a stabilire un sistema di mutuo appoggio fra gli Stati che applicano le sanzioni economiche e finanziarie, per indennizzare con vari metodi gli Stati maggiormente colpiti dalla cessazione dei traffici commerciali con l'Italia.
Consideriamo ora i tempi dell'azione sanzionista.
La Proposta I venne approvata il giorno 11 ottobre, lo stesso giorno della convocazione del Comitato; la proposta II il 14 ottobre, e le proposte III, IV e V il 19 ottobre.
Il Comitato dei Diciotto venne mantenuto permanentemente in carica con un quadruplice compito: di seguire la messa in esecuzione delle sanzioni; di formulare nuove proposte se ritenute utili; di proporre il completamento della lista dei prodotti soggetti a embargo per l'Italia; di prestare la sua assistenza ai Governi per I'organizzazio,ne del mutuo appoggio.
Il 31 ottobre il Comitato dei Diciotto annunziava che 50 Governi avevano dichiarato che applicavano già la proposta di embargo sulle armi destinate all'Italia. Solo la Svizzera e il Lussemburgo, a ragione della loro neutralità, avrebbero applicato l'embargo anche sulle armi per l'Etiopia. Le misure finanziarie (proposta II) erano applicate alla stessa data da 32 Governi e 10 altri erano disposti a prendere le misure necessarie per applicarle; mentre le proposte III e IV (divieto di importare merci dall'Italia e embargo di prodotti chiave) erano accettate da 43 Stati Membri della Lega, mentre altri 6 Governi si riservavano di esaminare favorevolmente in seguito il testo delle proposte. La Svizzera, in forza delle riserve già fatte dal signor Motta per l'applicazione delle sanzioni, prospettò alcune riserve speciali circa le misure della proposta III (divieto di importare merci dall'Italia).
Pur con qualche riserva e con numerose sfumature d< calore nell'accettazione. il mondo societario ha quindi sottoscritto alle varie proposte di sanzioni deliberate dal Comitato dei Diciotto. E dato che l'essenziale — come aveva dichiarato Eden — era di agire prontamente, il Comitato delle sanzioni nella sua riunione dei primi
eli novembre fissò senz'altro la data di entrata in vigore delle misure economiche al 18 novembre.
Diamo ora un quadro riassuntivo dell'applicazione delle sanzioni da parte dei vari Stati Membri della S. d. N.
Stati che hanno aderito a tutte le proposte, e adottato le misure necessarie per applicarle integralmente :
- Afganistan, Unione Sud-Africana, Australia, Belgio, Inghilterra, Bulgaria, Canada, Cina, Colombia, Cuba, Danimarca, Repubblica Dominicana, Spagna, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Haiti, India, Irak, Iran, Manda, Jugoslavia, Lettonia, Liberia, Lituania, Lussemburgo. Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Siam, Svezia, Cecoslovacchia, Turchia, U.R.S.S.
Stati che pur avendo aderito a tutte le proposte non hanno applicato le sanzioni della proposta III (divieto di importare merci italiane) non avendo disposto leggi speciali in proposito:
- Argentina, Bolivia, Cile, Uruguay.
Stati che in forza delle riserve generali fatte sul!''applicazione delle sanzioni non applicano la proposta IH :
- Svizzera.
Stati che, pur avendovi aderito, applicano parzialmente le sanzioni :
- Honduras, Salvador, Perù, Panama.
Il Guatemala, pur avendo dato la sua adesione alle proposte, non ha poi emanato le norme di applicazione e si è ultimamente ritirato dalla S. d. N.
Il Nicaragua e il Venezuela hanno aderito soltanto alle proposte I e IL
L'Equatore che aveva aderito di massima alle sanzioni, le ha poi come noto recentemente abolite.
La mobilitazione delle forze politiche e economiche societarie si è estesa a quasi tutto il mondo, avendo le grandi potenze decretato l'applicazione delle sanzioni anche nei territori coloniali e nei paesi da esse controllati attraverso i Mandati, nonostante ciò fosse contrario ai principi generali che regolano tale istituto internazionale, e al bene inteso interesse economico e politico dei paesi stessi.
Rimanevano estranei alla politica sanzionista, oltre all'Austria, all'Ungheria e all'Albania, che vi si erano dichiarate apertamente contrarie, gli Stati che non fanno parte della S. d. N., tra cui gli Stati Uniti, la Germania, il Brasile, il Giappone, l'Egitto, l'Arabia Saudiana e lo Yemen.
Anche il Paraguay, che si è ritirato da qualche tempo dalla S. d. N., non ha aderito alle sanzioni.
Il Comitato di Coordinamento, volendo coalizzare anche questi ultimi paesi contro di noi, per rendere completo l'assedio economico, comunicò ad essi il contenuto delle misure proposte, invitandoli a far conoscere se intendessero aderire alla politica sanzionista. Contemporaneamente, il mondo anglo-sassone e nordico sferrava in alcuni paesi la propaganda di stampa più accanita per attirarli nella coalizione societaria, mentre si esercitavano pressioni politiche in tal senso su altri più facilmente manovrabili.
E' così che l'Egitto finiva per sottomettersi alle imposizioni di Londra, e comunicava alla Lega il 31 ottobre di aderire all'applicazione delle sanzioni economiche e finanziarie, e di eseguirle nel limite del possibile. E' del resto l'unico paese non Membro della S. d. N. che abbia sottoscritto alle sanzioni, riconfermando in tal modo la sua completa soggezione politica all'Inghilterra.
Negli Stati Uniti dell'America del Nord, mentre si può dire che le sfere governative sarebbero state favorevoli in linea di massima ad una politica di collaborazione con la S. d. N., l'opinione pubblica invece, dopo appassionate discussioni, si è dichiarata contraria ad ogni direttiva politica che potesse trascinare la Confederazione ad adottare una politica analoga a quella societaria. In risposta quindi all'invito della Lega di aderire alle sanzioni, il Governo nord-americano si è limitato a ricordare la partecipazione da esso presa agli Atti internazionali tendenti a prevenire la guerra e a mantenere la pace (patto Briand-Kellogg. embargo sulle armi destinate ai belligeranti) «ciò che rappresenta la politica indipendente e chiara del Governo degli Stati Uniti e dimostra che esso non vuole essere trascinato alla guerra né contribuire a prolungarla».
Non va dimenticata un'altra importante e più diretta manovra politica che l'Inghilterra ha condotto nello stesso periodo. Ricordiamo che dal mese di settembre la Home Fleet inglese staziona nelle basi inglesi del Mediterraneo e nelle acque egiziane e palestinesi. Di fronte all'atteggiamento dell'Italia, che è passata oltre alla minaccia e alle intimidazioni, il Governo inglese ha cominciato a nutrire qualche apprensione sulle possibili incognite della sua azione di forza in Mediterraneo, che, ripetiamo, era solo dettata da fini egoistici e non giustificata da alcuna decisione della Lega. L'Inghilterra si è preoccupata allora da un lato di legalizzare di fronte alla Lega la presenza della sua flotta nel Mare Nostro, e dall'altro di assicurarsi l'appoggio eventuale militare e politico delle nazioni rivierasche del Mediterraneo e pertanto nuove basi navali, considerate indispensabili, in caso di conflitto, dall'Ammiragliato.
Fondandosi sul paragrafo 3° dell'ari. 16 del Patto, secondo il quale i Membri della Società sono obbligati, fra l'altro, di prestarsi un appoggio mutuo per resistere a tutte le misure speciali eventualmente dirette contro uno di essi dallo Stato in rottura del Patto, il Governo inglese ha iniziato in data 14 ottobre uno scambio di idee col Governo Francese per precisare quali aiuti concreti quest'ultimo fosse disposto a fornirgli in caso di attacco da parte dell'Italia.
Il 18 ottobre il Governo francese rispondeva che, forte delle assicurazioni date dall'Inghilterra di non prendere contro l'Italia l'iniziativa di alcuna misura che non fosse conforme alle decisioni prese o da prendere dalla S. d. N. in pieno accordo con la Francia, esso era disposto a confermare che nel caso di un attacco eventuale dell'Italia contro l'Inghilterra per la sua collaborazione all'azione internazionale della S. d. N., esplicata d'accordo con la Francia, il suo appoggio le era assicurato, come un obbligo derivante dall'articolo 16.
Analoghe conversazioni il Governo inglese svolse allora con i Governi greco, turco e jugoslavo. i quali si dichiararono disposti ad assolvere gli impegni loro derivanti dall'ari. 16 nel senso esposto dal Governo inglese.
La Spagna, richiesta a sua volta di far conoscere le sue intenzioni a tal proposito, si dichiarava pronta a mantenere i suoi impegni, aggiungendo tuttavia che per quanto riguarda il Mediterraneo, visto che l'ipotesi considerata era legata alle sanzioni, sì sarebbe dovuto eventualmente esaminare il caso nel quadro dei Comitati istituiti a Ginevra.
Le forze coalizzate al servizio delle utopie ginevrine e degli interessi imperialistici inglesi, ritennero di aver forgiato con le sanzioni economiche e finanziarie uno strumento di sicura efficacia per soffocare l'Italia e obbligarla ad arrendersi. D'altro canto le intese corse fra l'Inghilterra e gli stati rivieraschi del Mediterraneo dovevano servire a costringere l'Italia a subire senza possibilità di reazione gli ulteriori sviluppi, più o meno societari, dell'azione antitaliana.
Compiuta così l'opera di accerchiamento, coloro che si erano arrogati a giudici delle nostre azioni e che avendo deliberatamente misconosciuto le nostre ragioni e i nostri bisogni, facevano correre al mondo civile il rischio di un incendio totale, hanno atteso di cogliere il successo delle loro imbelli macchinazioni.
Ma l'Italia non si lasciò per questo distrarre. Tenne fisso lo sguardo e tirò diritto verso il luminoso destino che il genio del Duce le aveva additato. Il 18 novembre, giorno di inizio dell'assedio economico (data che è ormai incisa nei cuori degli italiani, a ricordo perenne di un inaudito sopruso morale e materiale) da tutte le case d'Italia sventolava il tricolore: all'ingiustizia, all'ostracismo, ginevrino l'Italia in piedi rispondeva con la fusione totale degli animi, con entusiasmo travolgente, con ferrea volontà di vittoria.
 

 

A. C.