Il tentativo di conciliazione Laval-Hoare
L'iniziativa del negoziato diplomatico che condusse al
tentativo di conciliazione Hoare-Laval, va attribuita a Lavai, cui non
sfuggivano i pericoli che la politica sanzionista faceva correre alla pace
dell'Europa e alla sicurezza stessa del suo paese. La Francia era stata
indotta a seguire l'Inghilterra sul terreno societario da quella ideologia
politico-giuridica che ha mirato tenacemente per anni a lare (Iella S. d. \.
un baluardo della sua difesa di fronte al germanesimo. ina era riluttante
d'altra parte ad alienarsi l'unica potenza in grado di portarle in date
eventualità un decisivo aiuto, e con la quale a\eva stretto degli accordi di
larga portata il 7 gennaio 1935 a Homa. L'opinione pubblica francese si
dimostrava perciò in gran parte restia a distruggere una preziosa amicizia
per un ipotetico miraggio giuridico di sicurezza collettiva. A questi
argomenti di apprensione si aggiungeva quello non meno grave che non si
riuscisse a contenere l'azione sanzionista nelle misure già volate dal
Comitato di Coordinamento. E' più facile evocare i demoni che contenerli. E
la follia verbosa dei membri sanzionisi!, tra cui molti delegali di piccoli
paesi ebbri di potersi accanire contro ulia grande potenza, minacciava di
tradursi in nuove e. più rigorose misure contro l'Italia e di slittare
sempre più verso il piano inclinalo che avrebbe condotto velocemente ad una
nuova conflagra/ione. Il 12 dicembre doveva infatti riunirsi il Comitato
delle Sanzioni per fissare l'entrata in vigore dell'embargo sul petrolio,
carbone e acciàio e grati, parlare-si faceva di nuove ingegnose follie,
quali la chiusura dei porti sanzionisti alle navi di commercio italiane ed
altre.
Sembrò quindi al Signor Lavai che fosse tempestivo in quel momento fare.un
tentativo più deciso e più realista per risolvere il conflitto. Ciò oltre a
tutto avrebbe potuto servire a chiarire l'atmosfera e a trattenere gli
entusiasmi dei sanzionisti. riconducenclo l'opinione pubblica a rendersi
conto della necessità di ristabilire la pace, e di riconoscere il fondamento
delle rivendicazioni italiane.
I sondaggi di Lavai a Londra trovarono un'eco favorevole presso il Ministro
degli Esteri Hoare, che da qualche tempo valutava la grave situazione
nelle-sue giuste proporzioni. Ne furono una conferma le coraggiose
dichiarazioni che egli ebbe a fare alla Camera dei Comuni nel difendere il
progetto concordato con Lavai.
II 7 e F8 dicembre Hoare incontrava Lavai a Parigi e tra i due venivano
definite le proposte che nei comunicati dei due governi furono indicate come
una « base di accomodamento ». E' da ricordare che il Ministro Hoare prima
di dare il suo assenso al progetto, lo aveva sottoposto all'esame del
Gabinetto britannico il quale, dopo una laboriosa, discussione provocata da
vari ministri avversi al* progetto tra cui specialmente Eden, lo approvava
il giorno 9.
Ma il 9 dicembre, all'indomani dei colloqui di Parigi e mentre il progetto
era ancora in esame a Londra, sulla base di indiscrezioni gio;-:-.r.!istiche
deiVEcKo de Paris, che ne pubblicò le principali clausole, si iniziava in
tutta Europa una campagna di stampa sanzionista e antifascista contro le
proposte di Parigi, considerandole favorevoli al così detto aggressore e
perciò inaccettabili.
Il 10 dicembre, le ostilità manifestatesi contro^il progetto, ormai noto
benché non ancora comunicato al Governo italiano, si diffondevano negli
ambienti societari di Ginevra e in quelli parlamentari inglesi : alla Camera
dei Comuni il governo era fatto segno a violentissimi attacchi ai quali Eden
rispondeva che le proposte rappresentavano dei suggerimenti e che non si
intendeva im-porle ad alcuno; se esse erano'contrarie al Covenant il,
governo inglese era pronto ad accettare il giudizio della Lega. In tal modo
il valore delle proposte era già vulnerato, l'iniziativa dei proponenti
paralizzata.
L'11 dicembre nel pomeriggio le proposte vengono presentate dagli
Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra al Duce, 'che esprime il suo vivo
apprezzamento per lo sforzo di collaborazione fatto dai loro Governi. Il
Gran Consiglio del Fascismo è convocato per il 18> dicembre per essere
consultato. Lo stesso giorno Lavai che si appresta a partire per Ginevra per
la riunione del Comitato dei
Diciotto, riceve una nota di protesta della Legazione di Etiopia a Parigi,
contro le proposte che non sono ancora pervenute al Negus. La nota etiopica
viene presentata a Ginevra l'indomani.
In questa atmosfera il 12 dicembre Lavai dinanzi al Comitato dei Diciotto
informa che in base al mandato affidato alla Francia e all'Inghilterra il 2
novembre su proposta di Van Zeeland. il progetto di conciliazione sarebbe
stato comunicato oltre che alle parti anche al Consiglio della S. d. N. che
avrebbe dovuto «decidere ciò che dovesse esser fatto ». Eden, invece, in un
discorso palesemente diverso di spirito dichiara che le proposte « non sono
intangibili » e che « qualora* la S. d. N. non le approvasse i due' governi
avrebbero accolto con favore ogni suggerimento».
Appariva ormai chiaro dalle dichiarazioni fatte dai Ministri britannici, sia
a Londra che a Ginevra, e dall'atteggiamento di Lavai, reso cauto dalle
opposizioni manifestatesi violentemente un pò dovunque, che Francia e
Inghilterra non avrebbero agito in alcun modo per far accettare il loro
progetto a Ginevra o ad Addis Abebé. nemmeno nel caso che vi fosse stato
un'accettazione di massima da parte dell'Italia. Le proposte avevano dpnque
un carattere assolutamente precario se si pensa che col deferimento al
Consiglio dell'esame delle proposte stesse, queste avrebbero dovuto in
sostanza esser subordinate all'approvazione dei 52 stati Membri della Lega,
ciò che con il permanere dello stato di eccitazione, creato dalla propaganda
antitaliana a scopi interni o internazionali., sembrava pressoché
irrealizzabile.
Il contenuto delle proposte Hoare Lavai si differenziava dai precedenti
tentativi di soluzioni del conflitto italo-etiopico che, come abbiamo
esaminato nei numeri precedenti si limitavano a uh programma di riforme
amministrative dell'Etiopia, sotto l'egida ; della S. d. N. Nel progetto
elaborato a Parigi F8-9 dicembre, che pure risultava assolutamente
inadeguato e illogico nelle sue clausole territoriali e nel determinare
l'estensione della zona riservata all'espansione economica e demografica
italiana, vediamo tuttavia affermarsi un primo principio di riconoscimento
delle nostre rivendicazioni.
Vediamo in breve in che consìstessero le proposte.
Il progetto constava di due parti. La prima raccomandava degli scambi
territoriali; ih corrispettivo di uno sbocco al mare in proprietà assoluta
dell'Etiopia nella zona di Assab, con una striscia di territorio di accesso,
venivano concesse delle rettifiche di frontiera a favore dell'Italia che
avrebbero incluso a nord il Tigrai Orien-' tale con Adua, ma non Axum, a est
parte della Dancalia e a sud parte dell'Ogaden. Là seconda parte del
progetto era dedicata a determinare la costituzione nell'Etiopia meridionale
di una zona di espansione economica e di popolamento riservata all'Italia, i
cui limiti sarebbero stati a nord l'8° parallelo, a ponente il 35" meridiano
a sud la frontiera fra l'Etiopia e il Kenya, e a oriente la frontiera
rettificata della Somalia italiana. All'interno di questa zona, pur formante
parte integrale dell'Etiopia, l'Italia avrebbe esercitato diritti economici
esclusivi, diritti di proprietà delle terre inoccupate, monopoli di
sfruttamento delle miniere, foreste ecc. Al resto dell'Etiopia si sarebbe
applicato il piano di assistenza elaborato nel settembre dalla S. d. N.
(Comitato dei Cinque). L'orgar nizzazione civile, nella zona riservata
all'espansione italiana, avrebbero fatto capo a un Consigliere italiano, il
quale sarebbe stato l'Aggiunto di un Consigliere principale (straniero)
residente ad Addis Abeba, Delegato della S. d. N. presso l'Imperatore.
Appare facilmente dall'esame di queste proposte come esse fossero il frutto
molto imperfetto di varii e stridenti compromessi tra le formule societarie
e la realtà insopprimibile dei nostri diritti.
La cronistoria dei giorni immediatamente successivi alla presentazione del
progetto — mentre ancora non si conosceva l'opinione del Governo italiano in
proposito —- segna una rapidissima evoluzione dell'opinione pubblica inglese
in senso sempre più contrario alle proposte. La pubblicazione di un Libro
Bianco in- • glese sui negoziati Hoare-Laval, avvenuta il 14 dicembre da
occasione alla stampa inglese di schierarsi contro Hoare, di cui si
annunziano le prossime dimissioni. Il 15 Herriot pronuncia a Mon-theliard al
congresso radicale un discorso ostile al progetto e la stampa di sinistra
francese assume un contegno analogo a quella inglese. Il 16 alla Camera dei
Comuni continua il fuoco di fila delle interpellanze per togliere qualsiasi
valore di impegno da parte del Governo britannico alle proposte. Il lo,
dinanzi al Consiglio della S.d.N., Eden ripete che se le proposte non
riscuotono l'approvazione della Lega, il Governo inglese non potrebbe
continuare a raccomandarle o ad appoggiarle. Lo stesso giorno vengono
annunziate le dimissioni di Hoare. 11 Journal des Nations pubblica che il
progetto è da considerarsi ormai sepolto. In tali condizioni il Gran
Consiglio del Fascismo adunatesi il 18 dicembre non poteva che riservare il
suo atteggiamento in attesa degli sviluppi della situazione, e. pur
iniziando l'esame delle proposte franco-inglesi, asteneva dal formulare un
proprio giudizio definitivo e rinviava ogni decisione ad una ulteriore
riunione fissata per il 20 dicembre. Non vi erano tuttavia più dubbi che
tanto a Londra come a Ginevra le proposte venivano considerate come
decadute. Il 19 dicembre alla Camera dei Comuni, mentre Hoare riconosceva di
aver dovuto dimettersi perché le propóste, per quanto poco soddisfacenti per
l'Italia, non avevano incontrato l'approvazione del Parlamento inglese, il
Premier Baldwin riassumeva la situazióne dichiarando : « è ovvio che ora
esse (proposte) sono assolutamente morte — il Governo Britannico non farà
certamente alcun tentativo per farle rinascere >>.
D'altra parte la Delegazione etiopica a Ginevra informava il 20 dicembre la
S. d. N. che il governo di Addis Abeba aveva risposto ai governi francese e
inglese in modo da respingere il prospettato regolamento conciliativo.
Il Gran Consiglio del Fascismo prendeva quindi atto il 20 dicembre che le
proposte di Parigi di cui aveva iniziato l'esame erano state nel frattempo
dichiarate decadute e ripudiate dai loro promotori.
Sull'utopia societaria non potevano ancora far presa gli argomenti'realisti
che Hoare aveva evocato a giustificazione del suo operato: l'aggravarsi
della situazione internazionale in vista del pericolo di un embargo sul
petrolio; la possibilità di complicazioni nella situazione politica europea
e la necessità di ristabilire prontamente la pace; le difficoltà "di
proseguire nell'azione coercitiva contro l'Italia.
Ma di fronte allo spettro di una generale catastrofe, cadeva, col tentativo
di conciliazione, anche il primo tentativo di embargo sul petrolio.
A. C.